La visita del ministro degli esteri dello Stato di Israele Eli Cohen, in queste ultime ore in Italia, ha rappresentato un momento molto importante nella storia dei rapporti tra il nostro paese e lo stato ebraico, ma ancora più significativo è stato il passaggio in Vaticano, dove Cohen ha incontrato l’arcivescovo Paul Gallagher, suo omologo nello Stato Pontificio.
Erano esattamente 12 anni che un ministro degli esteri di Israele non si recava in visita in Vaticano ed è stata l’occasione, per l’attuale titolare del dicastero, per confermare la bontà dei rapporti bilaterali tra Israele e Santa Sede e ribadire l’impegno del governo israeliano a tutelare la libertà e la sicurezza dei fedeli cristiani nel recarsi nei luoghi di culto e poter vivere con serenità la propria fede. La condanna delle violenze contro i cristiani ovunque ed in particolare in Medioriente e il ribadire la libertà di culto, garantita da Israele a qualsiasi fedele di qualsiasi religione, rappresentano una ulteriore conferma della sintonia di vedute tra i due stati.
Da parte di Cohen, come passo decisivo nella lotta all’antisemitismo ed all’antisionismo, la richiesta alla diplomazia vaticana di adottare la dichiarazione della IHRA, come sta avvenendo sempre più frequentemente nelle nostre regioni, comuni ed ordini professionali, come lo stesso Ordine dei Giornalisti nazionale e del Lazio, che hanno aderito poche settimane fa.
Con i ministri Tajani e Salvini invece il ministro degli esteri Cohen ha potuto ribadire e rinsaldare quell’amicizia ormai consolidata e storica tra Israele ed Italia. Nelle dichiarazioni della vigilia degli incontri Cohen aveva ribadito la necessità di una cooperazione da parte degli Stati europei nella lotta al terrorismo e al contrasto di quelle organizzazioni che raccolgono fondi, come accade anche in Italia, sotto le mentite spoglie di associazioni umanitarie e che invece finanziano in maniera occulta il movimento terrorista di Hamas. Allo stesso tempo la richiesta di spostare l’ambasciata italiana da Tel Aviv a Gerusalemme, sede della Knesset, del parlamento israeliano e del Primo Ministro e del Presidente della Repubblica.
Il segnale che arriva al termine dei colloqui è quello di rapporti sempre più saldi di Israele , tanto con lo Stato italiano che con quello Vaticano, sempre più improntati alla sinergia e alla collaborazione, in un momento molto delicato per Israele dove, se da un lato le proteste per la riforma della giustizia confermano lo spirito democratico del paese, per altri versi ne ledono la tranquillità interna ed anche l’immagine proiettata all’esterno.
Vista poi la posizione geografica dell’Italia, al centro del Mediterraneo ,molto importante per Israele è poter contare sull’appoggio del nostro paese, tradizionalmente amico del mondo arabo e dei paesi del Golfo Persico, in sede di ampliamento di quegli accordi di Abramo, che rappresentano un grande passo avanti verso la pace nell’area e la possibilità che si ampli la schiera di paesi mediorientali che aderiscono all’accordo. Questo permetterebbe agli stati firmatari delle intese di poter lavorare in sinergia su tematiche complesse come l’approvvigionamento di fonti energetiche, idriche e la lotta ai cambiamenti climatici che in questa porzione di mondo, l’area mediterranea, sta diventando sempre di più una priorità assoluta.
Non è mancato nei colloqui infine un passaggio sull’Iran, paese dispotico che finanzia e sostiene il terrorismo e che promuove azioni violente contro Israele ed allo stesso tempo contro l’intero Occidente.Per questo la cooperazione tra le nazioni democratiche diventa sempre più determinante, tanto più che Arabia Saudita, paese che ha aderito agli Accordi di Abramo ed Iran, nemico giurato di Israele, hanno riattivato quei rapporti diplomatici che avevano interrotto per qualche tempo.
E chissà che proprio il paese più carismatico del mondo islamico, titolare dei luoghi santi della Mecca e di Medina, che ancora non brilla per rispetto dei diritti umani, non possa comunque rappresentare quel possibile mediatore di pace o quantomeno di rispetto tra le parti come auspica lo stesso ministro Cohen.
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