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Home #Economia

Quibyt e la sicumera digitale di Sagrafena e Tomassini che potrebbe nuocere a Vetrya

Francesco Paolo Li Donni Francesco Paolo Li Donni
18 Gennaio 2022
in #Economia, Copertina
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Al 20 gennaio mancano poco meno di 48 ore. Questa è la data che Katia Sagrafena e Luca Tomassini, rispettivamente liquidatore e socio controllante tramite la Holding Alglaia di Vetrya S.p.A., hanno individuato come termine da loro proposto al giudice fallimentare di Terni per accettare il loro progetto di affitto dei rami d’azienda di Vetrya a Quibyt e a Agitec Cloud. La proposta è stata fatta all’interno di una più ampia istanza di Concordato preventivo per la quale, come previsto dalla legge, sono stati concessi 120 giorni di tempo per essere argomentata al Giudice nei termini operativi e quantitativi. Come documentato nel precedente articolo “Vetrya: Sagrafena e Tomassini se la cantano e se la suonano. Al Tribunale Fallimentare di Terni l’ardua sentenza” una simile proposta, oltre che inadeguata in soldoni per garantire la sorte dei creditori che, ricordiamo, sono i primi soggetti a dover essere garantiti dalla procedura concorsuale, potrebbe rappresentare una forzatura non da poco.   Il giudice fallimentare, infatti, si troverebbe così a dover accettare il prossimo 20 gennaio, una proposta di affitto per poche centinaia di euro al mese con successivo acquisto alla imbarazzante cifra complessiva di 1 milione di euro a fronte di 39 milioni di debiti consolidati per i quali, invece, il dettaglio della proposta di rimborso dei debiti (la vera proposta concordataria) verrà presentata allo scadere dei 120 giorni, presumibilmente a fine febbraio o primi di marzo. Così facendo il giudice dovrebbe valutare l’eventuale affitto e cessione dei due rami d’azienda a scatola chiusa. Con il rischio che, una volta trascorsi i 120 giorni e finalmente conosciuti i termini del Concordato, per garantire la copertura dei debiti e quindi la sorte dei creditori, se questa proposta dovesse essere giudicata inadeguata e quindi rigettata, si aprirebbe, con tutta probabilità, la strada al fallimento di Vetrya. A questo punto però, l’eventuale curatore fallimentare, oltre alla mole dei debiti, alla voce attivi non avrebbe più la disponibilità dei rami d’azienda ceduti con la proposta di affitto e impegno alla successiva cessione, eventualmente accettata il 20 gennaio prossimo.

Se tutto ciò non bastasse come rischio per scongiurare l’ipotesi del 20 gennaio, nello stesso articolo si sollevavano anche banali quanto evidenti obiezioni di opportunità per una simile determina degli organi del concordato, visto che la cedente Vetrya è detenuta da Luca Tomassini (attraverso la Holding Aglaia) e gestita dal liquidatore Katia Sagrafena, entrambi presenti a vario titolo nella compagine sociale e negli organismi di controllo delle due società acquirenti (Quibyt e Agitec Cloud).  Che da parte della coppia Sagrafena-Tomassini vi sia una premeditata quanto interessata voglia di “forzare” l’istanza di Concordato nella direzione di una continuità aziendale nelle due NewCo individuate per l’affitto e il successivo acquisto dei due rami d’azienda di Vetrya è dimostrato da numerosi fatti presto detti.

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Se l’istanza di concordato preventivo per Vetrya viene presentata il 7 dicembre scorso a seguito della decisione di liquidazione della società da parte del suo Consiglio di amministrazione e successivamente dall’Assemblea degli azionisti il 15 novembre 2021, le due NewCo Quibyt e Agitec Cloud vengono rispettivamente costituite il 17 ottobre e il 17 novembre, quindi in anticipo e subito dopo la liquidazione di Vetrya. Già in questa fase va rilevato il fatto che per Quibyt Srl la sede legale viene mantenuta nell’attuale sede di Vetrya ad Orvieto. Fin qui la logica premeditata asseconda e accarezza l’ipotesi di una continuità aziendale di Vetrya nelle due NewCo. Riprova ne è anche il fatto che lo stesso Tomassini, patron di Vetrya, al Festival del Futuro partecipa il 19 novembre scorso come relatore sul tema “Verso nuovi modelli di lavoro tra fisco e digitale” presentandosi come Presidente e AD della neo costituita Quibyt.

In seguito però, soprattutto perché in presenza di una istanza concordataria e quindi sub iudice, la coppia Sagrafena-Tomassini mostra una spiccata sicumera rispetto all’esito stesso della loro proposta di affitto e acquisto contenuta all’interno dell’Istanza fatta al Tribunale fallimentare di Terni. In particolare, il liquidatore di Vetrya, Katia Sagrafena, sembra operare come se già tutto fosse avallato da un parere favorevole del giudice, atteso invece per il prossimo 20 gennaio.   All’interno della sede di Vetrya, infatti, sulla parete dell’atrio, come documentato in una fotografia, campeggerebbe il logo Quibyt, lo sembrerebbe accadere per l’esterno della sede Vetrya, in una fotografia che il suo liquidatore Sagrafena

posta sulla pagina Google dedicata all’azienda Quibyt .

La questione poi si fa ancor più grave allorché piattaforme e marchi (Eclexia e Vilast) di Vetrya

passano senza colpo ferire sotto ‘l’Egida” di Quibyt, dove nell’Homepage del sito spicca la scritta “Stiamo arrivando, gennaio 2022”. Nel mentre il proprietario di Vetrya, Luca Tomassini, è già proiettato al futuro e chiude nuovi accordi societari. E’ il caso di SiliconDev un modello a rete di imprese legate alla trasformazione digitale come Quibyt per cui viene testualmente scritto sul sito di SiliconDev che “Quibyt eredita collaborazioni di successo con le più importanti industrie, operatori di telecomunicazioni, media company, editori, broadcaster, banche, utilities, organizzazioni sportive… fornendo le migliori soluzioni digitali ai clienti Fortune 500”. Quali soluzioni? Ererditate da chi? Quelle di Vetrya? Altrimenti di chi, se lo startup di Quibyt è appena iniziato lo scorso 17 ottobre 2021?  Tutto dovrebbe porre alcune questioni e interrogativi circa l’esito e il prosieguo dell’eventuale Concordato preventivo di Vetrya.

E’ corretto che in attesa del parere del giudice fallimentare il liquidatore, ancorché socio e amministratore di Quibyt e Agitec Cloud, possa disporre liberamente degli asset societari di Vetrya e così forse anche dei dipendenti ancora in forza alla Google italiana, dando per scontato l’esito positivo per la proposta di affitto e acquisto da parte di Quibyt e Agitec Cloud? Per completezza d’informazione è giusto ricordare che la continuità aziendale il liquidatore dovrebbe comunque garantirla in Vetrya proprio con il personale rimasto ancora in forza, magari permettendo al giudice di conoscere le reali possibilità di compensazione dei debiti accumulati e garantendo il più possibile i creditori. Inoltre, in questo modo il giudice potrebbe garantirsi anche la possibilità di esaminare, con più tempo e proposte dettagliate, anche eventuali nuovi potenziali acquirenti capaci di rilanciare Vetrya.

Alla luce di queste valutazioni la “sicumera digitale” della coppia Sagrafena-Tomassini potrebbe non essere il miglior viatico per un giusto vaglio e soluzione della vicenda Vetrya.

Tags: aimborsa italianaconcordatocrisi aziendalequibyttribunale fallimentare ternivetrya
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Francesco Paolo Li Donni

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