Confartigianato Imprese Umbria non ha digerito la nuova ordinanza della presidente Tesei e la ritiene “abnorme”. Le imprese hanno investito nei mesi passati per poter aprire in piena sicurezza ma questo sembra non bastare e quelle artigiane sono doppiamente colpite dal provvedimento perché spesso sono piccole o piccolissime realtà imprenditoriali a conduzione familiare. Durante il TG di OrvietoLife del 1° marzo abbiamo intervistato il presidente Mauro Franceschini che ha sottolineato con forza la contrarietà dell’associazione a queste nuove e dure restrizioni. In un comunicato Confartigianato Umbria spiega punto per punto il proprio “no” al provvedimento della presidente Donatella Tesei.
Per quanto riguarda il divieto di consumare all’aperto, “da un anno le imprese della ristorazione non possono più svolgere normalmente la propria attività e in particolare negli ultimi quattro mesi le attività dei servizi di ristorazione in Umbria hanno dovuto fare affidamento quasi esclusivamente sul servizio di vendita per asporto tre giorni su quattro. I servizi di colazione e di pranzo quindi si sono svolti principalmente fino ad ora con la prassi che i clienti hanno adottato di consumare all’aperto su area pubblica, non nelle vicinanze dei locali. Estendere all’intera giornata il divieto di consumo di alimenti e bevande all’aperto su area pubblica è particolarmente penalizzante per le attività dei servizi di ristorazione. Oltretutto è anche opinabile che determini situazioni più sicure per contrastare il contagio, perché la principale alternativa, soprattutto per il servizio del pranzo è il consumo al chiuso nei luoghi di lavoro, che possono non essere idonei o attrezzati allo scopo”. Forte è il dissenso, poi sull’anticipo del coprifuoco alle 21 e sulla chiusura prevista dalle 14 del sabato fino alla domenica delle attività commerciali, “il coprifuoco anticipato impatta notevolmente sulle attività dei servizi di ristorazione. Infatti, essa limita gli spostamenti dei privati fin dalle 21.00, ma non è chiaro come possa coordinarsi con la vendita per asporto dei ristoranti e bar con cucina, che invece la normativa nazionale consente fino alle 22.00. Abnorme appare anche la ventilata chiusura (sulla base di una eventuale reiterazione dell’ordinanza) di tutte le attività commerciali il sabato (dalle 14.00) e la domenica. Tale obbligo appare estremamente impattante per le imprese commerciali soprattutto gli esercizi di vicinato, che naturalmente concentrano nel sabato pomeriggio la maggior parte del fatturato. L’obbligo appare di difficile attuazione sia per i problemi che creerebbe nei confronti delle imprese che nei confronti della popolazione che dovrebbe riorganizzare le prassi di acquisto e di approvvigionamento”. C’è poi il capitolo degli ulteriori costi a carico delle imprese, “l’ordinanza determina maggiori obblighi ulteriori costi alle imprese e una serie di dubbi interpretativi”.