“La drammatica morte del giovane Andrea Giudicessa impone alla politica e alle istituzioni una seria e approfondita riflessione su ciò che non è stato fatto e su ciò che si può ancora fare, per realizzare una struttura di emodinamica presso l’Ospedale di Orvieto”. Lo afferma il consigliere regionale Fabio Paparelli (Pd), ricordando che “era il 24 febbraio 2020 quando, dai banchi dell’opposizione, annunciammo la presentazione di una mozione che impegnava la Giunta regionale ad istituire, proprio presso il nosocomio orvietano, un laboratorio di emodinamica e cardiologia interventistica. Vista la disponibilità di una sala operatoria idonea ad ospitare il centro, considerate le distanze per raggiungere gli altri ospedali e tenuto conto delle specifiche caratteristiche geografiche e socio-demografiche del distretto sanitario di Orvieto, questo intervento ci sembrava doveroso e urgente, per permettere alla popolazione di quel territorio, e non solo, di poter trattare d’urgenza patologie importanti come l’infarto miocardico acuto e l’ictus cerebrale”.
“La mozione – prosegue Paparelli – fu approvata all’unanimità a maggio dello stesso anno impegnando formalmente la presidente Tesei e l’assessore alla sanità Coletto a inserire nel nuovo piano sanitario regionale la previsione di una struttura di emodinamica e di cardiologia interventistica presso l’ospedale di Orvieto. Dopo un anno però, nulla era stato fatto in proposito e allora proposi un ordine del giorno che prevedeva uno stanziamento di fondi da destinare a tale scopo. L’atto fu bocciato dalla maggioranza di destra, segno che l’impegno assunto in precedenza non sarebbe stato rispettato. Ad oggi, infatti, la bozza di nuovo Piano sanitario non prevede questa struttura e non sappiamo quali siano i reali intendimenti della presidente Tesei. Sappiamo invece quanto sia impegnata a dipanare senza successo la matassa del rimpasto della sua Giunta e a far finta di trovare soluzioni per riequilibrare, a soli fini elettorali, i posti letto su base regionale”.
“Ora però – aggiunge il consigliere di opposizione – le istituzioni non possono più permettersi di perdere altro tempo. A seguito di un dramma come quello accaduto giorni fa, è ancora più chiara l’importanza di realizzare questo centro. Per le realtà come quella orvietana infatti il problema da affrontare sta proprio nella tempistica non adeguata a trasportare in sicurezza i malati nella più vicina emodinamica al fine di eseguire un’angioplastica primaria nel minor tempo possibile. E’ dimostrato che tempi di trasferimento troppo lunghi possono compromettere l’esito dell’intervento a causa del superamento del limite canonico di un’ora, che le linee guida correlate suggeriscono di non oltrepassare mai, tra l’insorgenza dei sintomi ed il lettino di emodinamica. Per altro, se consideriamo l’incidenza generale di queste patologie nella popolazione, l’ospedale di Orvieto, se debitamente attrezzato, avrebbe un bacino di utenza ipotetica di circa 100mila individui, con un volume di lavoro di circa 250 angioplastiche coronarie l’anno, cui andrebbero aggiunte le procedure coronografiche di tipo diagnostico.
Questo importante investimento, non più rinviabile, oltre a colmare un deficit sanitario importante dell’area di Orvieto, potrebbe diventare – conclude – il punto di riferimento ospedaliero più vicino per i malati acuti provenienti anche da altri territori come quelli della bassa Toscana e dell’alto Lazio (Provincie di Grosseto, Siena e Viterbo) sia per la minore distanza rispetto ai laboratori di emodinamica di loro riferimento, sia per i migliori collegamenti stradali”.