“In attesa di nuove misure urgenti di breve e lungo periodo da parte dello Stato per fronteggiare i rincari energetici e delle materie prime, le micro e piccole imprese dell’Umbria stringono i denti e adottano strategie difensive, ma senza ridurre posti di lavoro.”
A dichiararlo è Michele Carloni, presidente regionale della CNA, nell’introdurre la prima ricerca realizzata dall’Osservatorio economico messo in piedi dall’associazione, che ha indagato l’andamento e le previsioni della micro e piccola impresa dell’Umbria. La ricerca è stata illustrata alla stampa alla presenza dell’assessore regionale allo sviluppo economico, Michele Fioroni, e commentata da Luca Ferrucci, professore ordinario di economia e gestione delle imprese all’università degli studi di Perugia.
L’indagine sul campo ha coinvolto un campione di 1.200 imprese.
“Il campione intervistato – interviene il direttore regionale della CNA, Roberto Giannangeli – corrisponde al 4,5% delle 27mila micro e piccole imprese artigianali e industriali che operano in Umbria in 14 diversi settori produttivi, riconducili ai tre macro-comparti della manifattura, delle costruzioni e dei servizi. Nella composizione del campione abbiamo anche tenuto conto di 12 sistemi locali di lavoro che abbiamo individuato sulla base della nostra esperienza quotidiana. Rispetto alle dimensioni, oltre il 67% delle imprese intervistate ha meno di 10 addetti, mentre il restante 33% ne conta da 10 a 49. Quello che è emerso dalle risposte su quali siano i principali problemi che affliggono le imprese era abbastanza prevedibile: innanzitutto i forti aumenti delle materie prime e il caro energia, che ha visto schizzare gli importi delle bollette di luce e gas. Ma oltre il 30% delle imprese lamenta anche grosse difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali. Permangono, inoltre, i problemi nel reperimento di manodopera specializzata, mentre si stanno allungando i tempi di pagamento da parte dei clienti, senza contare i problemi legati alla cessione dei crediti sui bonus edilizi. Nonostante ciò è ancora bassa la percentuale di chi denuncia difficoltà nell’accesso al credito, segno che il sistema bancario in questo frangente sta supportando anche le micro e piccole imprese. Per quanto riguarda le strategie messe in atto dalle imprese per fronteggiare la crisi – continua Giannangeli – ci sono innanzitutto l’aumento dei prezzi di vendita di prodotti e servizi, la riduzione delle voci di costo non essenziali, l’intensificazione della ricerca di nuovi clienti e il rinvio di investimenti già programmati. E questo, forse, è uno dei dati più allarmanti. Solo una parte del campione s’è detta in grado di confermare le risorse destinate allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Il 33% delle imprese è intenzionato a investire in macchinari e energie rinnovabili, anche se con tempistiche diverse rispetto a quelle programmate. Il sondaggio ha anche evidenziato che, nonostante le difficoltà della situazione, oltre il 90% delle imprese prevede un fatturato stabile o in crescita anche nel secondo semestre 2022, sebbene la percentuale di chi prevedeva un rialzo sia diminuita rispetto all’inizio dell’anno, contro l’11% del campione che prevede un calo. Andando a guardare le previsioni per il 2023, il 47% degli intervistati si aspetta una crescita, il 25% prevede fatturati stabili, mentre la percentuale di chi prevede un calo sale al 28%: da qui la necessità di introdurre subito misure che aiutino le imprese a far fronte alle difficoltà di questo periodo.”
Un dato interessante emerso dall’indagine è quello relativo all’occupazione.
“Da evidenziare – sottolinea Giannangeli – che, nonostante la crisi, solo il 4% delle imprese prevede di dover licenziare il personale nei prossimi sei mesi, a dimostrazione che per gli imprenditori le risorse umane rappresentano un elemento strategico. Anzi, il 27% degli intervistati prevede nuove assunzioni. Le figure più ricercate sono gli operai specializzati e quelli generici, mentre è ancora bassa la ricerca di esperti in tecnologie digitali. Oltre il 30% delle imprese ha inoltre intenzione di organizzare corsi di formazione e aggiornamento tecnico per il personale.”
Per quanto riguarda le richieste al governo che uscirà dalle elezioni del 25 settembre, le imprese chiedono innanzitutto la riduzione dei costi energetici e dei carburanti per non essere costretti al blocco dell’attività; ma chiedono anche un taglio del cuneo fiscale sul lavoro, perché sono consapevoli delle difficoltà crescenti dei propri dipendenti a tenere testa ai costi delle bollette e dei generi alimentari con un’inflazione al 10%, ma impossibilitati a concedere aumenti visto l’elevato costo del lavoro. Dalle imprese arriva anche la richiesta di abbassare la tassazione perché, al di là delle promesse elettorali, se non si procederà a una revisione sostanziale della spesa pubblica improduttiva sarà impossibile una riduzione fiscale viste le emergenze che il paese sta affrontando, dalla pandemia non ancora finita all’emergenza energetica. Un’ulteriore richiesta riguarda l’adozione di politiche ad hoc per la micro impresa, a cui ricollegare una rivisitazione del Pnrr e del Superbonus. Con l’ultimo decreto Aiuti è stata imboccata la strada giusta, ma probabilmente saranno necessari interventi anche dal nuovo governo per far sì che le banche sblocchino l’acquisto massivo dei crediti oggi nelle mani di imprese e famiglie. Infine, le imprese chiedono la cancellazione o una riforma sostanziale del reddito di cittadinanza, che viene visto come il principale responsabile della difficoltà di trovare manodopera, mentre sono ancora pochi gli imprenditori che abbiano coscienza degli effetti derivanti dal calo demografico costante che affligge l’Umbria.”
“Il dato più significativo, che tuttavia non mi stupisce, è che le imprese, nonostante le difficoltà che stanno affrontando dimostrano la tenacia di fare impresa, confermano gli investimenti, nella consapevolezza che sono l’unico modo per restare competitive – ha affermato l’assessore Michele Fioroni -. La risoluzione dei problemi che ci troviamo di fronte, a cominciare dalla questione energetica o da quella fiscale, dipendono in gran parte da decisioni nazionali o europee. Per quello che è di nostra competenza, posso assicurare che le prime risorse della nuova programmazione dei fondi europei che la Regione avrà a disposizione le impiegherà per misure che incentivino fortemente l’autoproduzione di energia da parte delle imprese.”
“Quello che emerge da questa ricerca – ha commentato il prof. Ferrucci – è che le imprese non chiedono un mondo di sussidi ma un mondo di opportunità; non un mondo di «assenza» delle policies ma di policies «incentivanti», e non un mondo oberato dal fisco ma un mondo maggiormente equo.”
“Proprio partendo dalle esigenze delle imprese – interviene Michele Carloni – abbiamo organizzato un’assemblea che si svolgerà la mattina di sabato 17/09 al centro congressi dell’hotel Quattrotorri di Perugia, alla quale abbiamo invitato i candidati dei quattro principali schieramenti alle elezioni politiche. Nel corso dell’incontro porremo i quesiti che stanno a cuore al sistema produttivo e avanzeremo alcune proposte. Il titolo dell’incontro è “L’Italia ce la farà?” e la risposta è sicuramente sì. Perché le imprese non vogliono mollare e sono disposte a rimboccarsi le maniche, ma senza aiuti non ce la faranno. Oggi più che mai ci serve il sostegno di una politica con la P maiuscola e di uno Stato in grado di agire velocemente”, conclude il presidente regionale della CNA.