Ad Orvieto alcuni sostengono che una convergenza su uno o due candidati orvietani, sotto un’unica convergenza politica, avrebbe semplificato l’elezione di un rappresentante del territorio. Queste considerazioni, apparentemente logiche, appartengono all’irrealizzabile. Tra il “pessimismo della ragione e l’ottimismo della volontà”, la critica alla pluralità di candidati locali può essere osservata da una prospettiva alternativa: un numero elevato di candidati offre ai cittadini una gamma più ampia di scelte, un vero confronto tra idee diverse e, soprattutto, incoraggia una partecipazione più consapevole. La scelta finale, in ogni caso, spetta ai cittadini. Inoltre, questa folta rappresentanza di candidati orvietani rappresenta già un segnale politico significativo a livello regionale: l’Orvietano chiede una politica attenta e rispettosa delle sue specificità. Tra questa vasta scelta, i cittadini valuteranno “uomini, donne e idee” del e per il territorio. Oltre tutto, altri cittadini potrebbero preferire di essere rappresentati da candidati non orvietani.
Ciò detto, l’espressione “idee che camminano sulle gambe degli uomini”, attribuita a Pietro Nenni, ci riporta a un tema centrale per il futuro della nostra regione: la necessità di riformare il sistema elettorale per garantire una vera rappresentanza dei territori.
Il “territoricidio” del 2010, con la riforma della legge elettorale, ha inciso profondamente sulla rappresentanza locale. La maggioranza di centrosinistra introdusse un premio di maggioranza e abolì le circoscrizioni elettorali, strumenti che avevano assicurato una rappresentanza concreta per le diverse aree territoriali. La successiva riforma del 2014 non affrontò adeguatamente questo problema, peraltro peggiorato dalla riduzione del numero di consiglieri regionali. Molte regioni italiane, a differenza dell’Umbria e di poche altre, hanno adottato sistemi elettorali che bilanciano stabilità politica e rappresentanza territoriale. Hanno introdotto circoscrizioni o collegi provinciali, limitato i premi di maggioranza e inserito meccanismi come il diritto di tribuna e soglie di sbarramento provinciali. Queste misure permettono a tutte le aree, anche le meno popolate, di avere voce in consiglio, mantenendo un equilibrio tra governabilità e rappresentanza delle comunità locali. È proprio all’interno di questi modelli virtuosi che anche l’Umbria deve ritrovare il suo equilibrio tra stabilità politica e rappresentanza dei territori.
La riforma della legge elettorale è il vero tema, tutto il resto non appartiene alla realtà.