Mercoledì 25 settembre, una manciata di minuti prima delle diciotto. Binario 2 est stazione Roma Termini. Inizia male questo giorno di metà settimana di questo capriccioso settembre per il rientro dei pendolari del territorio orvietano, a dispetto delle tante e vuote, come al solito, belle chiacchiere postate a riguardo sui social da amministratori locali e regionali. Del treno intercity 598 non vi è traccia. Tutti, come al solito in queste circostanze, con orecchie tese agli annunci e sguardi sul tabellone luminoso. Dopo circa dieci minuti di interminabile e sofferente attesa, sul display luminoso del binario compare la scritta che annuncia che il treno intercity 598 partirà con 20 minuti di ritardo. Infatti il treno saluta il binario 2 est di Roma Termini alle 18,37 rispetto al canonico orario ufficiale di partenza fissato alle 18,15. Non manca la ovvia “fermatina” alla stazione Tiburtina per dare la solita, stressante, precedenza ai soliti due o tre treni Freccia. E poi via, lentamente e appassionatamente, verso Orte.
A Orte il treno doveva arrivare alle 18,52. Arriva che manca un quarto d’ora preciso alle otto. 55 minuti di ritardo. Che non sono pochi alla fine di una dura e stressante giornata lavorativa a oltre cento km da casa. A Orvieto il treno arriva alle otto e un quarto, anche qui con quasi un’ora di ritardo rispetto all’orario ufficiale di arrivo fissato dal tabellone alle 19,21. Stanchi, rassegnati, sfibrati nel fisico e nella mente, i pendolari orvietani percorrono, come ogni sera, le scale che portano al “parcheggione” trovandolo completamente preda del buio.
E qui si assiste a una scena surreale. Una moltitudine di persone che con la luce dei telefonini va alla disperata ricerca della propria auto. Sembrano tante piccole lucciole disperse e impazzite nel buio della notte quei telefonini accesi.
E il parcheggione sembra essere attraversato da tanti fantasmi, disperatamente persi nel cupo buio della notte alla ricerca di non si sa bene che cosa.