E’ stata una nuova giornata di follia quella del 10 maggio nella casa di reclusione di Orvieto. Un detenuto tunisino di 33 anni ha aggredito alcuni agenti di polizia penitenziaria. Spiega l’accaduto Fabrizio Bonino segretario nazionale Sappe per l’Umbria, “un detenuto tunisino di 33 anni, già recidivo per comportamenti finalizzati ad alterare l’ordine e la sicurezza interna, proveniente dal carcere di Massa ha chiesto chiarimenti su alcuni fondi nella sua disponibilità. Prontamente il personale di Polizia presente sul piano chiamava l’Agente addetto all’Ufficio preposto che lo rassicurava sulla prossima disponibilità dei fondi in arrivo dalla precedente sede penitenziaria. Ma l’uomo, improvvisamente, si è allontanato dall’ufficio reagendo ai richiami del poliziotto tentando di strangolarlo. L’intervento immediato di altri due agenti, anche loro contusi, ha impedito peggiori conseguenze al nostro uomo”. Bonino chiude con una provocazione, “mi chiedo dove siano coloro che rivendicano, ad ogni piè sospinto, più diritti e più attenzione per i criminali ma si scordano sistematicamente dei servitori dello Stato, come gli Agenti di Polizia Penitenziaria e gli appartenenti alle Forze dell’Ordine, che ogni giorno rischiano la vita per la salvaguardia delle Istituzioni…”.
Intanto, nel 2021, secondo i dati diffusi sempre dal sindacato Sappe, sono stati 17 gli atti di autolesionismo, un tentato suicidio sventato, 9 colluttazioni e 2 i ferimenti nel carcere orvietano.
Donato Capece, segretario generale del primo e più rappresentativo Sindacato della Polizia Penitenziaria, esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi feriti a Orvieto e denuncia: “è gravissimo quello che è accaduto, una violenza inaccettabile che ricorda a tutti quanto sia pericoloso lavorare in un penitenziario. Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari dell’Umbria e del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato. Eppure, la Polizia Penitenziaria è stata incomprensibilmente esclusa, rispetto alle altre Forze dell’Ordine, dalla dotazione del taser, che può essere uno strumento utile per contenere le continue aggressioni”.
Capece ricorda infine: “sono mesi che il SAPPE porta avanti le battaglie a favore di ogni singolo operatore delle forze dell’ordine e del soccorso pubblico. Mesi che rivendichiamo il nostro ruolo ormai attaccato da più parti e che vacilla sotto i colpi di normative che non ci tutelano di leggi troppo blande per chi delinque come la vigilanza dinamica ed il regime aperto nelle carceri”.
Fonte:Sappe