Il servizio di vigilanza sugli Scuolabus dedicati alle scuole dell’infanzia non è più garantito ormai da più di una settimana dal gestore, così come avevamo scritto lo scorso 25 aprile. Da allora poco è cambiato. Gli Scuolabus per i più piccoli non effettuano il servizio, lo ha confermato anche in un articolo che abbiamo pubblicato Elisa Cinti (link all’articolo) e ci arrivano segnalazioni quasi ogni giorno, nonostante fossero arrivate assicurazioni che tutto sarebbe tornato alla normalità già il 29 aprile, dopo il ponte festivo. Nella giornata del 6 maggio arriva una comunicazione ufficiale del Comune che riportiamo integralmente, “L’amministrazione comunale di Orvieto ha contestato alla società appaltatrice del Servizio di accompagnamento scuolabus la non corretta esecuzione del servizio e avviato la procedura di risoluzione del contratto. Conseguentemente, nel rispetto delle normative che regolano gli appalti pubblici, saranno poste in essere le iniziative utili a garantire la prosecuzione delle attività in tempi rapidi. La società appaltatrice ha interrotto il servizio per motivi non dipendenti dall’amministrazione comunale, le famiglie dei 13 utenti del servizio sono state tempestivamente avvisate della sospensione e gli uffici sono costantemente in contatto con loro per gli aggiornamenti”. E’ questa una prima risposta dell’amministrazione comunale che però lascia ancora a terra 13 bambini e in difficoltà le 13 famiglie che usufruiscono del servizio
La società che ha vinto l’appalto per il servizio di vigilanza è la Falchi Gestioni srls a socio unico con sede a Vicenza, lo stesso è anche amministratore unico della stessa. Siamo andati a spulciare i conti anche perché l’interruzione del servizio è stata causata dalle contemporanee dimissioni di tutto il personale, salvo una sola figura professionale. Non è il primo caso di questo tipo per la società veneta. Lo scorso 6 dicembre tre dipendenti del bar dell’ospedale di Macerata hanno seguito la stessa strada delle colleghe di Orvieto per i mancanti pagamenti degli emolumenti. Ancora più recentemente, lo scorso 30 marzo i dipendenti hanno scelto la strada delle dimissioni dopo essere rimasti per 4 mesi senza stipendio.
Dalla visura si evince che l’ultimo bilancio depositato è quello relativo all’esercizio 2021 mentre quello del 2022 ancora non è stato depositato. L’esercizio 2021 si è chiuso con un utile di esercizio di 87.079€ determinato da ricavi per “contributi in conto esercizio” di 86.675€, con il risultato che in assenza di contributi la gestione sarebbe stata sostanzialmente in pareggio, ed infatti il precedente anno 2020 dove ci sono stati ricavi per “contributi in conto esercizio” di 27.828, il risultato è stata una perdita di 14.715€ che si è andata a sommare alle perdite che erano già state rilevate prima del 2020 per complessivi ulteriori 74.404€. Non finiscono qui le curiosità. Nel 2021 risultano costi per retribuzioni per totale 366.016 euro ma si nota l’assenza del costo per “Trattamento di Fine Rapporto” che ha valore “zero” mentre nel 2020 era stato di 23.481. Fin qui i tecnicismi. La curiosità vera riguarda proprio i dipendenti. Nel 2021 le unità lavorative erano 68 con una retribuzione media (366.016 / 68) pari a 5.382€ annui comprensivi di contributi previdenziali.
Un ultimo breve capitolo lo dedichiamo alla situazione patrimoniale. L’indebitamento a breve è piuttosto significativo, superiore al fatturato sia nel 2020 (fatturato 558.803 debiti a breve 638.343) che nel 2021 (fatturato 93.353 debiti a breve 976.291). Sempre dal bilancio risulta che l’indebitamento non corrisponde ad investimenti, visto che il valore delle immobilizzazioni è di importo relativamente contenuto ed è aumentato di poco nel 2021 (172.055) rispetto al saldo del 2020 (142.010).
Un primo successo per le famiglie che vedono all’orizzonte una possibile soluzione, ma servono tempi certi. Magari si potrebbe anche mettere in campo una soluzione-tampone in attesa che si risolva l’intera questione con l’assegnazione di un nuovo appalto. Rimane scoperta la questione dolorosa dei dipendenti che da gennaio ad aprile non hanno ricevuto il loro stipendio e sono stati praticamente obbligati al gesto estremo delle dimissioni per trovare ristoro secondo la legge. Un’altra questione aperta riguarda la retribuzione media di questi lavoratori che hanno la responsabilità della sicurezza dei piccoli passeggeri e che vengono pagati pochi euro l’ora in nome di quel massimo ribasso che è l’unico vero sistema di valutazione negli appalti publici in qualsiasi settore.