La discussione sulla sanità con riferimento al territorio orvietano sta finalmente uscendo, seppure con grande fatica, dalle secche in cui è stata relegata a lungo per mancanza di coraggio nel riconoscere i bisogni oggettivi di miglioramento anche del solo stato di fatto e però soprattutto per mancanza sia di progettualità strategica che di dialettica politica costruttiva. Ora, mentre la gestione della pandemia ha messo a nudo i punti di debolezza strutturale del sistema, la predisposizione e il prossimo avvio del PNRR indicano con drammaticità l’urgenza di quella progettualità strategica che appunto ancora non c’è. Il ritardo va colmato, le responsabilità vanno tutte esercitate. Noi crediamo che questo della sanità sia per il nostro territorio lo snodo del futuro e quindi anche il primo problema politico.
Nessuno, crediamo, può rimanere indifferente di fronte ad una sfida di questo tipo. Proponiamo dunque all’attenzione delle altre forze politiche, delle organizzazioni sociali e dei cittadini, prima ancora che ai livelli istituzionali, di sviluppare un ragionamento stringente e costruttivo per una proposta di strategia sanitaria territoriale nel quadro provinciale e regionale. Un buon sistema sanitario, infatti, è garanzia di futuro, perché è sicurezza per prevenzione, assistenza e cura, ma anche promozione per attrattività e residenzialità, sviluppo turistico, oltre che deposito e sviluppo di cultura e qualità professionale. Riteniamo anzitutto che siano principi inderogabili i seguenti:
1. L’Umbria ha il suo principale punto di debolezza nel centralismo e può avere il suo principale punto di forza nei territori.
2. Il territorio orvietano, come d’altronde altri, ha il suo destino in una funzione interregionale, in questo caso tra Umbria, Lazio e Toscana.
3. La sanità ha un determinante ruolo strategico per la funzione del territorio nel quadro di un concreto progetto di sviluppo, beninteso nel contesto di un coerente sistema sia a scala provinciale che regionale.
Si tratta dunque di portare questi principi generali al livello di un’idea progettuale credibile sia rispetto ai bisogni delle popolazioni del vasto territorio interregionale di cui parliamo, sia rispetto alle logiche complessive del sistema sanitario regionale. Perciò si dovrà prendere atto insieme sia dei limiti attuali che delle potenzialità, e proporre un’idea progettuale forte, necessariamente ambiziosa e realistica, capace di smuovere una situazione stagnante che oggi ci vede candidati, come territorio orvietano, ancora una volta ad essere marginali e a subire scelte maturate altrove. Ma questa volta non si può. Questa volta c’è di mezzo non solo il destino dei servizi di prevenzione e cura, ma il futuro di una vasta area della nostra regione insieme e in comune con i territori vicini. Per un’idea progettuale strategica a nostro avviso occorrono idee ben determinate su cinque punti, gli stessi che mette a fuoco il documento governativo che riforma il Sistema Sanitario Nazionale (SSN):
1. sistema di medicina territoriale capillare, efficiente, qualificato, tecnologicamente avanzato;
2. assistenza domiciliare dotata di mezzi e di personale sufficiente a garantire un territorio ampio e con molta popolazione anziana;
3. case della comunità collocate in modo razionale nel territorio in modo da rispondere ai bisogni degli utenti svolgendo con efficienza una funzione di prevenzione, di assistenza e di filtro rispetto alla cura, senza pregiudizi di localizzazione;
4. ruolo funzionale interregionale di emergenza-urgenza del nostro ospedale come parte organica sia del sistema ospedaliero provinciale che di quello regionale.
5. Mantenimento del Distretto (il nuovo nome sarà COT, Centrale Operativa Territoriale), che in questo quadro è essenziale.
Il nostro quindi vuole essere anche un contributo al rinnovamento del Servizio Sanitario Regionale nella direzione del nuovo disegno del SSN. Tenendo conto di ciò, dobbiamo dire che il dibattito è sì uscito finalmente dalle secche, ma non tiene ancora conto delle dinamiche reali e soprattutto non ha raggiunto né il livello delle idee chiare né quello delle scelte condivise, e a questo invece bisogna arrivare rapidamente. Questo è il nostro impegno. Bisogna uscire da tutte le ambiguità. Ad esempio nessun tentennamento sul mantenimento del Distretto e chiara strategia sia per la Casa della comunità che per l’Ospedale con funzione territoriale interregionale.
Per Terni e Narni-Amelia si annunciano finanziamenti significativi. Vero, solo annunci, però almeno gli annunci ci sono. Per Orvieto zero. E questo è un pezzo determinante della partita. Il futuro del nostro ospedale c’è se l’Azienda ospedaliera di Terni verrà pensata come Azienda dell’Umbria Sud-Occidentale che si articola in tre funzioni: Alta Specialità a Terni e spedalità generale, Riabilitazione a Narni-Amelia, DEU di secondo livello per l’emergenza urgenza a Orvieto. La casa della comunità di Orvieto deve essere ben progettata sia rispetto alle sue funzioni che rispetto alla localizzazione, che non può essere quella dell’ex ospedale in piazza Duomo, sia per ragioni di tipo urbanistico e logistico, sia di funzionalità territoriale, sia di rispondenza alle ragioni dei tempi stretti previsti dalla logica del PNRR. In ogni caso essa deve rispondere prioritariamente ai bisogni di tutela della salute dei cittadini da dovunque vengano e non prioritariamente ad altri scopi.
Questi dunque le analisi, i ragionamenti e le proposte per una strategia territoriale, che fa della sanità territoriale il perno di un nuovo sviluppo. Su questo intendiamo promuovere gli opportuni confronti e le opportune iniziative politiche dando così avvio a quella svolta di strategia progettuale di cui c’è bisogno per non restare indietro e non farci dettare il destino da altri. Ci auguriamo vivamente che gli altri soggetti che hanno responsabilità pubblica convergano su queste idee e che dal più largo apporto collettivo si possa giungere ad un proposta condivisa da portare al confronto con i diversi livelli decisionali.
Franco Raimondo Barbabella, CiviciX Orvieto
Massimo Gnagnarini, Italia Viva dell’Orvietano
Massimo Morcella, Azione Orvieto