Tra poco più di cento giorni gli orvietani saranno chiamati nuovamente alle urne per rieleggere il proprio primo cittadino e i propri amministratori.
Come in ogni periodo che precede una tornata elettorale che si rispetti, anche in questa occasione è iniziata la solita trafila di sipari e siparietti che in alcuni casi sembrano denotare più che attaccamento al bene della “res publica” un attaccamento a poltrone e poltroncine.
Giorno dopo giorno, come funghi in autunno, spuntano nominativi di candidati che si auto propongono a poter occupare una di quelle poltrone, facendo passare il loro atto pubblico di candidarsi(o ricandidarsi), come un atto di estremo sacrificio personale finalizzato esclusivamente al bene della Patria e della comunità orvietana.
I soliti malignetti (che sulla rupe non mancano mai), attori comprimari in questa opera teatrale che ci accompagnerà al voto, fanno notare che forse ci sono più pretendenti rispetto alle elezioni precedenti per un discorso legato al vorticoso giro di finanziamenti pubblici collegati al PNNR. “Pecunia olet” erano soliti commentare gli antichi.
Accantonando questo pensiero malizioso (con la speranza che sia del tutto campato in aria), a saper osservare col dovuto e sano distacco questa opera teatrale, c’è da divertirsi molto di più del guardare una brillante commedia proiettata in una sala cinematografica
Pur di raccattare qualche voto che “avvicini” quella poltrona, tutti i candidati, uscenti e novelli, siano essi di destra, centro o sinistra, cercano di volgere al proprio tornaconto elettorale ogni contesto o situazione.
Che questa grande opera teatrale abbia avuto inizio lo si nota dai cantieri di lavoro spuntati come funghi. Si può tranquillamente affermare che se ne stanno vedendo più in questo ultimo mese che negli ultimi cinque anni messi insieme
Se negli ultimi anni alberi e arbusti hanno invaso le strade cittadine, con lamentele e proteste spesso inascoltate, ecco che all’ improvviso, ovunque si giri la testa, si incontrano operai addetti a ripulire anfratti e cunette da erbacce e sterpaglie.
Se per anni ci si è lamentati, senza avere grande ascolto, di luce e lucine dei lampioni pubblici malfunzionanti, ecco che all’improvviso non vengono sostituite solo le luci e lucine rotte, ma anche quelle funzionanti.
Se per anni si è fatto ripetuta richiesta di asfaltare una strada malmessa, ecco che all’improvviso vengono asfaltate anche le strade e stradine che non sono malmesse più di tanto. Il popolo orvietano assiste e parla di un vero miracolo, il Miracolo del Santo Voto. Il miracolo delle imminenti elezioni.
Per anni i pendolari, vittime di un servizio ferroviario che a definire da terzo mondo sarebbe da ottimisti avanzati, hanno richiesto incontri e sostegno alle autorità locali per cercare di migliorare in qualche maniera le loro condizioni di viaggio e di vita, senza ottenere alcuna risposta. ed ecco che all’improvviso, contagiati anche loro dal Miracolo del Santo Voto, sono quotidianamente inseguiti da tutti, amministratori attuali e aspiranti amministratori futuri, con promesse in caso di conquista di quella ambita poltrona di far fermare a Orvieto treni ultraveloci e ultracomodi.
Per la cronaca il13 febbraio ennesimo viaggio da incubo per il rientro a casa dei pendolari orvietani con il “carnaio” delle 17e20 , “ributtato” per l’ennesima volta sulla linea lenta senza una apparente valida ragione e arrivato nella stazione di Orvieto con la solita oretta di ritardo.
Ritornando alla nostra opera teatrale, recenti decisioni a livello europeo e nazionale hanno portato i trattori in strada, in segno di disperata protesta del mondo agrario contro una penalizzante legislazione. Ed ecco che gli amministratori del loco, ancora in carica o aspiranti, li ritroviamo sulle strade alla testa di questa sfilata intenti alla guida di qualche trattore.
Negli ultimi anni per i cittadini del comprensorio è diventata una impresa ardua riuscire a disporre di una Sanità presente e dignitosa. Liste di attesa per prescrizioni necessarie a dir poco vergognose hanno costretto la fascia più debole e fragile della popolazione a rinunciare a curarsi in maniera adeguata ed efficace. Queste persone hanno protestato, ma fino a ieri il loro è stato un inutile abbaiare alla luna. Adesso, graziati anche loro da questa atmosfera miracolosa del Santo Voto, tutti sembrano voler dare loro ascolto e appoggio.
E tutti gli attori di questo teatrino assicurano che, sempre che riescano a sedersi su quelle comode poltrone, sarà per tutti un ricordo il termine “liste di attesa”.
Il Miracolo del Santo Voto, ovvero questa insopportabile, urticante “Mala Politica” orvietana (e non solo orvietana, ovviamente). Questo non proporre alla comunità proposte o strategie concrete e che poggino su fondamenti possibili e reali, sensate e necessarie per rendere migliore e più giusta la vita comunitaria. Questa urticante Mala Politica che suscita nel popolo la sensazione che si tenda a sfruttare ogni occasione, ogni criticità per “raccattare” più voti possibili.
Che negli anni ha spinto Orvieto in un continuo, irrefrenabile stato di declino, di decadenza.
Questa urticante Mala Politica che suscita nel popolo orvietano la deprimente e “scorante” sensazione di un atteggiamento dormiente e riposante una volta arrivati a occupare quelle poltrone, per poi di colpo svegliarsi e interessarsi di tutto e di tutti per il terrore di vedersela sfuggire (quella poltrona), quando si riavvicina il tempo di doversi sottomettere alla riconferma popolare.
Unico aspetto positivo di questa realtà è che per i prossimi cento giorni tutti potremo, a titolo completamente gratuito, continuare ad essere spettatori di questa opera teatrale.
Un’ opera teatrale che a saperla osservare con la giusta dose di distacco e attenzione non può non suscitare un ampio senso di ilarità, con in aggiunta il piacere per gli occhi e la mente prodotto dalla location magica e coinvolgente della cittadina sulla rupe .
Un’opera teatrale che con le sue quotidiane sfaccettature grottesche non può non suscitare tra gli spettatori un riso spontaneo. Un riso comunque accompagnato da un sempre presente senso di amarezza.
Perché protagonista non comprimario di questa opera teatrale a cielo aperto è anche questa “Mala Politica”, che da anni oltraggia e ferisce Orvieto.
“Mala Politica”, dicevano gli antichi, che si crea quando il raggiungimento o mantenimento di “quelle poltrone” sembra a volte venire prima del cercare e del saper agire in nome della “Res Publica”, in nome e “per” la comunità che si dovrà poi amministrare.
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