Il mandato di cattura internazionale firmato la scorsa settimana dalla corte penale dell’Aia nei confronti del presidente Vladimir Putin, ufficialmente ricercato con l’accusa di crimini di guerra per aver deportato bambini e adolescenti ucraini in Russia, segna sicuramente un punto di svolta in quella che è la storia del conflitto tra Russia e Ucraina ormai in atto da oltre un anno. Stesso provvedimento nei confronti di Maria Lvova-Belovs, la commissaria di Mosca per i diritti dei bambini che ha curato personalmente all’inizio dell’invasione russa i trasferimenti e l’organizzazione degli orfanotrofi dei minori nelle nuove famiglie e negli orfanotrofi di bambini ucraini.
Sono almeno 6000 le deportazioni documentate dai rapporti internazionali e si tratta di bambini ed adolescenti strappati alle famiglie ma anche di orfani che sono stati chiusi nelle strutture russe per essere “russificati” e sottratti all’influenza della patria natia.È di queste ore anche la notizia della scomparsa di un bimbo di 6 anni italiano, figlio di un veronese e di una ucraina filorussa e portato via dal Donbass dove lo aveva condotto la mamma poco dopo la nascita.
Assieme alle immagini dei bombardamenti e di morte e distruzione causati dall’invasione russa in Ucraina è forse questo l’elemento più atroce e sconvolgente di una guerra della quale si faticano a capire motivazioni ed obiettivi. Sapere di bambini utilizzati come bottino di guerra o merce di scambio, strappati alle proprie famiglie e rieducati facendo perdere loro le origini e gli affetti, è qualcosa che fa tornare alla mente in maniera raccapricciante i periodi più brutti dello scorso secolo, quelli legati alla seconda guerra mondiale, alle deportazioni ed alle persecuzioni naziste.
È questo il primo passo perché si arrivi all’incriminazione per genocidio del nuovo zar di Russia, che pone Putin sullo stesso piano di dittatori e criminali di guerra come il serbo Milosevic, il presidente del Sudan Bashir oppure il leader libico Muammar Ghedaffi.
Un colpo mortale all’immagine del presidente russo che lo rende un paria nei 123 stati che aderiscono al Trattato di Roma del 1998 dove si istituì il Tribunale Internazionale per crimini di guerra.
Il rischio di ritorsioni russe nei confronti dei paesi europei è altissimo ed allo stesso tempo e’ questo l’ennesimo capitolo di un conflitto, quello tra Putin con la sua nomenclatura ed i paesi occidentali, per il quale sta diventando sempre più difficile trovare una soluzione negoziale e il ricatto dell’uso dell’arma atomica da parte del leader di Mosca un pericolo sempre più incombente.
Anche se gli effetti pratici di questa sentenza saranno nulli e’comunque un capitolo che può cambiare le sorti della storia in maniera sostanziale e dare una svolta al conflitto.