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Home #Attualità

L’omelia del Vescovo Sigismondi, “accogliamo i senza tetto e gli affamati della guerra”

Redazione Redazione
3 Marzo 2022
in #Attualità
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“Concedi la pace ai nostri giorni”: nell’embolismo, la breve orazione che nella liturgia eucaristica segue immediatamente la recita del Padre nostro, la Chiesa chiede a Dio il dono della pace che Cristo suo Figlio, “Principe della pace”, ci ha ottenuto con la sua Pasqua. Questa supplica accompagni il cammino quaresimale che oggi iniziamo con l’austero simbolo delle ceneri, proteso alla gioia del rito di benedizione del fuoco nuovo che apre la Veglia pasquale. La liturgia, con il suo linguaggio paradossale, attraverso l’itinerario penitenziale e battesimale della santa Quaresima ci fa passare dalle ceneri al fuoco e non viceversa: dalle ceneri, ricavate dai rami di ulivo benedetti l’anno precedente, a un fuoco nuovo che divampa e da cui si accende il Cero pasquale.

In quest’ora di tristezza universale si riapre per la Chiesa la strada dell’esodo, che attraversa il deserto quaresimale. Venti di guerra sollevano altra sabbia, altra polvere, altra cenere, quella della morte, ma una preghiera incessante sale al cielo da ogni parte della terra: “Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà di pace”. Questa supplica è ispirata dalla serena fiducia che le “potenze degli inferi” non sottraggono alle mani di Dio il mondo e la storia, che Egli guida, nel suo fluire incerto e nel suo intreccio di bene e di male, con un preciso disegno, cui le contraddizioni della libertà umana e l’azione di Satana, alla fine, non riescono a resistere. La malvagità del Diavolo e la cattiveria degli uomini possono rallentare ma non deviare il corso dei “progetti di pace” del piano divino di salvezza (cf. Ger 29,11).

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Dio, “misericordioso e forte”, apre sempre nuovi spazi al cambiamento di rotta, agendo nell’intimo del cuore umano, dissodandolo da sentimenti, intenzioni e pensieri non buoni. È ipocrita chiunque invochi il dono della pace se il suo cuore non viene bonificato, liberato e sanato dai “fremiti dell’orgoglio e dell’ira”. È il cuore, infatti, la piattaforma di lancio delle parole più dure; è nel cuore che ha sede l’arsenale degli ordigni dell’odio; è il cuore il poligono di tiro delle armi da fuoco più pericolose. “In un mondo lacerato da lotte e discordie”, la ricerca sincera della pace ha inizio solo quando lo Spirito santo, per suo dono, piega la durezza dei cuori, li rende disponibili alla riconciliazione, disarma la vendetta con il perdono.

Vincere l’odio con l’amore non è una mossa tattica della libertà umana ma una azione strategica della divina misericordia, che segna l’inizio di un cammino di vera conversione. Si tratta di un percorso da affrontare con le “armi convenzionali” della penitenza, che Gesù chiede ai suoi discepoli di impugnare senza ostentazione: l’elemosina, la preghiera e il digiuno (cf. Mt 6,1-6.16-18). La preghiera bussa, il digiuno ottiene, l’elemosina distribuisce. “Il digiuno prepara il terreno – osserva Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima –, la preghiera irriga, la carità feconda”. Il digiuno ara il campo del cuore, la preghiera lo libera dall’aridità, la carità lo rende fertile. “Il digiuno – scrive san Pietro Crisologo – è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia”.

Il Santo Padre ci ha chiesto di vivere, all’inizio della Quaresima, una giornata di preghiera e di digiuno per implorare da Dio la fine del conflitto bellico in Ucraina. Alla nostra supplica, che ci vede coralmente coinvolti perché cessi la “logica diabolica e perversa delle armi”, è necessario associare non solo il digiuno, perché una certa “razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno” (cf. Mt 17,21), ma anche la carità, che consiste “nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto” (Is 58,7). Fratelli e sorelle carissimi, “ecco ora il momento favorevole” (cf. 2Cor 6,2) per dedicarci a questa opera generosa, sostenendo la raccolta fondi, avviata da Caritas Italiana a fianco e a supporto delle Caritas dei Paesi confinanti con l’Ucraina, per far fronte sia alle necessità più urgenti di chi è in fuga dalla guerra, sia all’accoglienza di quanti, piangendo, cercano riparo in “terra straniera”.

“Per il cammino quaresimale di quest’anno – scrive il Santo Padre nel suo messaggio per la Quaresima che suona come un presagio – ci farà bene riflettere sull’esortazione di san Paolo ai Galati: ‘Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione (kairós), operiamo il bene verso tutti’ (Gal 6,9-10a)”.

+ Gualtiero Sigismondi

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Tags: Diocesi Orvieto-Todiguerrasolidarietàucraina
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