Leggiamo sui social commenti sarcastici sulla questione che abbiamo affrontato in occasione di recenti incontri pubblici, in merito alle liste di attesa in ambito sanitario. Poiché si tratta di un argomento serio e di fondamentale importanza, la salute dei cittadini, ci torniamo sopra nella speranza di generare, questa volta, almeno una riflessione e non altri sarcastici commenti; sarebbe davvero avvilente se così fosse. Partiamo dai fatti. Poco più di un anno fa il Procuratore Regionale della Corte dei Conti per la Regione Umbria, Rosa Francaviglia, denunciava: “la plurilesività delle fattispecie di malpractice comporta sia la compromissione del diritto alla salute, riconosciuto e tutelato dall’art. 32 della Costituzione, sia l’insorgenza di danno indiretto azionabile dalla procura contabile”.
Ancora peggio quanto evidenziato dalla Procura generale della Corte dei Conti durante la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario nazionale 2024 e, cioè̀, che “la grave crisi di sostenibilità̀ del sistema sanitario nazionale non garantisce più̀ alla popolazione un’effettiva equità̀ di accesso alle prestazioni sanitarie, con intuibili conseguenze sulla salute delle persone e pesante aumento della spesa privata; la tendenza, ormai già̀ da diversi anni, appare lenta ma costante: da un Servizio Sanitario Nazionale incentrato sulla tutela del diritto costituzionalmente garantito, a tanti diversi sistemi sanitari regionali, sempre più̀ basati sulle regole del libero mercato” (https://www.corteconti.it/Download?id=2585a560-fa7a-4f29-8780-d4b9fd91964f).
Aggiungiamo altresì che la questione specifica delle liste d’attesa in Italia è stata al centro di numerosi casi di cronaca in questi anni, con arresti e denunce a carico di medici e dirigenti.
Le disfunzioni macroscopiche del sistema di prenotazione delle prestazioni mediche non sono quindi una novità, traducendosi, per chi non si può permettere di accedere alle strutture private, nella concreta impossibilità di curarsi. Il Decreto Legislativo n. 502/92, (Art.15-quinquies al comma 3) dispone che “per assicurare un corretto ed equilibrato rapporto tra attività istituzionale e corrispondente attività libero professionale e al fine anche di concorrere alla riduzione progressiva delle liste di attesa, l’attività libero professionale non può comportare, per ciascun dipendente, un volume di prestazioni superiore a quello assicurato per i compiti istituzionali”. Di fatto, l’agenda del medico dipendente Usl sembrerebbe essere gestita direttamente dal software di prenotazione che, organizzando l’agenda degli appuntamenti, individua la struttura dove il paziente deve recarsi per ricevere la prestazione. Poiché ad oggi non vengono forniti dati sulle prestazioni erogate istituzionalmente da ciascun Dirigente medico USL rispetto a quelle rese dagli stessi in regime di intramoenia, non c’è modo di verificare se quel “corretto ed equilibrato rapporto tra attività istituzionale e corrispondente attività libero professionale” di cui al D.L. 502/92 sia rispettato.
Nel 2001 però il legislatore ha ribadito il diritto alle cure in modo inderogabile, introducendo tra l’altro i cosiddetti LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, che sono le prestazioni e i servizi che il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale (imposte).
E’ da questo diritto che nascono nel Lodigiano i primi comitati per la salute, che ad oggi in Italia contano una trentina di sportelli, dove il cittadino può rivolgersi per inoltrare alle Direzioni Generali ASL la richiesta formale di erogare la prestazione nei tempi previsti per la classe di priorità, (“U” = urgenza, da erogare entro i 3 gg; “B” = breve prestazione, da erogare entro i 10 gg; “D” = differita prestazione, da erogare entro i 30gg o 60 gg; “P” = programmata, da erogare entro 120 gg), indicati dal medico prescrittore nella ricetta.
Questi sportelli in due anni di attività hanno totalizzato il 99% di successi azzerando i tempi di attesa per le pratiche trattate. L’azione dei comitati è andata oltre, portando i ricorsi anche all’attenzione dell’Autorità Giudiziaria, con un esposto presentato alla Procura della Repubblica di Lodi, che ha originato
l’apertura di due procedimenti penali per interruzione di Pubblico Servizio.
Viste le contestazioni che ci sono state rivolte in merito a quanto da noi sostenuto circa le competenze del Sindaco in materia di Sanità, ed il ruolo che il Sindaco riveste quale Autorità Sanitaria Locale nella tutela della salute dei suoi cittadini, ricordiamo che entrambi sono chiaramente indicati nella Legge Regione Umbria n°11 del 09/04/2015 e successive modifiche ed integrazioni “Testo unico in materia di Sanità e Servizi sociali”. Per quanto esposto sopra, ci è sembrato opportuno inserire nel nostro programma – in tema di sanità – la creazione di uno sportello analogo a quelli del lodigiano, che offra aiuto concreto al cittadino e serva da utile strumento di pressione sul sistema sanitario, per favorire regolarità e tempestività nel garantire le prestazioni dovute.
Ci è sembrato opportuno perché noi siamo civici, autenticamente civici, quindi siamo concentrati sui diritti di noi cittadini e non sulle logiche filogovernative del momento, alle quali non rispondiamo e nei cui confronti non abbiamo alcuna sudditanza.
Perché siamo cittadini e non sudditi.