In queste ore sono tante le manifestazioni di affetto, di stima e di riconoscenza per il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Il Presidente ci ha lasciato all’età di 98 anni dopo una carriera costellata di ruoli ed incarichi che lo hanno posto come primo Presidente della Repubblica ad essere confermato per due mandati consecutivi.
Alcuni aspetti della storia politica e del vissuto di Giorgio Napolitano ho avuto l’onore ed il piacere di viverli in prima persona e constatare l’umanità e lo spessore della sua figura.
Il suo essere uomo di sinistra, una sinistra purtroppo fin troppo filo palestinese e filo araba dal 1967 in poi, non gli precluse di avere amicizia e stima ricambiata tanto dallo Stato di Israele quanto dal mondo ebraico, italiano e romano in particolare.
Proprio grazie a lui il piccolo Stefano Gai Tache’zl”, vittima dell’attentato palestinese alla sinagoga di Roma che costò la vita al bimbo di due anni e che fece oltre 40 feriti, venne menzionato come vittima italiana del terrorismo nel 2012, dopo 30 anni da quell’orrendo attacco. Cosa poi confermata e citata più volte dall’attuale Presidente Sergio Mattarella. Grande fu l’emozione il 10 ottobre del 2012 nel ricevere, assieme all’allora presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici e ad al Rabbino Capo Riccardo Di Segni, per la prima volta un Presidente della Repubblica in sinagoga.
Una cerimonia che ebbi l’onore di condurre come assessore alle Relazioni Esterne ed ai Rapporti Istituzionali della comunità ebraica romana e che mi diede modo di assistere al conferimento della Medaglia d’Oro a ricordo della “Vittima del terrorismo” Stefano Gaj Tache consegnata al fratello sopravvissuto all’attentato, benché seriamente ferito, Gadiel Tachè.
Fu quello il modo da parte della massima istituzione italiana per chiedere scusa agli ebrei romani abbandonati nel giorno dell’attentato al tempio nelle mani di terroristi arabi palestinesi, venuti a portare morte e distruzione nel nostro Paese, senza che i fedeli ebrei che uscivano dalla preghiera in quel sabato 9 ottobre fossero stati adeguatamente protetti.
Successivamente quell’amicizia negli anni venne confermata alla nostra presidente Ruth Dureghello ed al sottoscritto suo vice come conferma la stessa già presidente della Cer, ”Eravamo a ridosso delle celebrazioni del 25 aprile 2016 quando ricevetti una telefonata del Presidente emerito Napolitano- racconta Ruth Dureghello -che mi annunciava la sua volontà ’di essere assieme a noi della comunità ebraica, ovunque noi ci fossimo recati, a commemorare quella data così importante di festa per noi italiani. Io gli risposi che il luogo più consono a ricordare le vittime e del nazifascismo ed onorare la memoria della Resistenza e dei partigiani, ebrei e non, nonché della Brigata Ebraica che aveva contribuito, versando il proprio sangue, a liberare il nostro paese dall’invasore nazista era ed è tutt’ora Via Tasso, il famoso luogo di detenzione e di torture dove i nazifascisti richiudevano gli oppositori, gli ebrei, i partigiani catturati. Grande lo stupore e l’emozione nel sentirmi dire dal Presidente che lui non solo approvava la scelta ma confermava la sua presenza, a dispetto di un corteo come quello dell’Anpi romana che non incarnava più i valori fondanti della Resistenza e della Storia”
Era quello il corteo in cui, ormai da anni, si insultava e si vituperava la bandiera della Brigata Ebraica e ci si richiamava alla “ causa palestinese” in un connubio stonato e senza senso, oltretutto anacronistico ed antistorico visto lo schierarsi del Gran Mufti di Gerusalemme a fianco di Hitler sposandone la causa antiebraica.
A tutto questo la grande amicizia di Giorgio Napolitano con Shimon Peres, il leader israeliano che più di tutti ha saputo interpretare la voglia di pace e di dialogo con il mondo arabo e palestinese e la sua obiettività sul conflitto mediorientale, come ricordato dall’ambasciatore di Israele in Italia, Alon Bar, in un suo tweet di queste ore ”Apprendo con dispiacere della scomparsa del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. E’ stato sempre un amico di Israele e del mondo ebraico, impegnato nella difesa dei valori democratici e nella tutela della memoria in occasione della sua visita in Israele 2011- prosegue l’ambasciatore – il presidente Napolitano ebbe modo di sottolineare come la storia d’Italia e quella di Israele fossero intrecciate “in modo speciale ed ineludibile” perché fondate “su una identità unitaria mai sopita, mai rimossa sia pure in popoli che avevano vissuto per millenni nelle condizioni di visione dispersione. Nel 2016 quindi – conclude Alon Bar – Napolitano denunciò coraggiosamente l’ideologia dell’antisemitismo vero e proprio travestimento dell’antisemitismo, al cui rifiuto si rende formale ossequio, ma che in realtà si esprime negando le ragioni storiche della nascita stessa dello Stato di Israele, e quindi della sua vita indipendente e della sua sicurezza”
Per tutto questo e per innumerevoli motivi Giorgio Napolitano ci mancherà e mancherà alle nostre istituzioni ma è grande il testamento morale che ci lascia come è immenso il patrimonio di suoi insegnamenti e di principi ai quali attingere.
I grandi uomini non muoiono mai.
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