Amici della Terra scrive ai sindaci, “esprimete il vostro dissenso alla politica delle discariche”

Gentilissimi Sindaci,

Il PRGIR preadottato con DGR 600 del 15/6/2022 prevede una fase transitoria sino al 2028 e la fase a regime, a partire da questa data, con l’entrata in funzione di un inceneritore da realizzare nella provincia di Perugia. La fase transitoria, a causa dalla chiusura delle discariche di Colognola(Gubbio), Pietramelina (Perugia) e S. Orsola (Spoleto) e del possibile esaurimento delle volumetrie delle discariche considerate strategiche di Belladanza (Città di Castello), Borgogiglione (Magione) e Le Crete (Orvieto) entro il 2024, dovrà ricorrere ad un ampliamento di queste ultime per un volume complessivo di 1.200.000 mc, così come stabilito nella DGR n. 2 del 5/1/2022, ove si forniscono anche le indicazioni sulla possibile ripartizione dei nuovi volumi e cioè: Belladanza mc 300.000; Borgogiglione mc 700.000; Le Crete mc 500.000. Quanto sopra per consentire lo smaltimento in discarica di circa 200.000 t/anno di rifiuti urbani (75% circa) e speciali (25% circa) che, con l’entrata in funzione dell’inceneritore, si ridurranno a 40.000 t/anno, fermo restando che, superata la fase transitoria, sarà necessario ricorrere ad un ulteriore ampliamento delle discariche strategiche di Belladanza e de Le Crete, mentre nel frattempo sarà chiusa quella di Borgogiglione. Tale scenario appartiene ad una visione antiquata e che va nella direzione opposta alle norme italiane ed europee che prevedono una riduzione consistente dei conferimenti in discarica con l’obiettivo di non superare il 10% al 2035. Lo scenario è anche in pesante contraddizione con gli stessi obiettivi fissati dalla Regione Umbria, come abbiamo avuto modo di rappresentare nel comunicato stampa che alleghiamo.

Abbiamo criticato tempestivamente tali scelte, illustrando le possibili proposte alternative in una conferenza stampa svolta nello scorso mese di gennaio, ove abbiamo proposto il ricorso agli impianti esistenti (inceneritore di Terni e cementerie di Gubbio), che avrebbe consentito un allungamento pluridecennale della vita delle discariche senza dover ricorrere ai loro ampliamenti. Se la situazione di piena emergenza sulla gestione dei rifiuti è ben presente alla nuova amministrazione regionale sin dal suo insediamento, non comprendiamo la decisione assunta con DGR 895 del 29/9/2021, relativa al procedimento di VIA per il termovalorizzatore ACEA di Terni, ove si legge “di ritenere opportuno, in questa fase, in considerazione dell’imminente approvazione dell’aggiornamento del Piano regionale di gestione integrata dei rifiuti, disporre il non superamento del dissenso, ai sensi dell’art. 12, comma 5 della L.R. 12/2010, espresso dai Comuni di Terni e Narni …”. La Regione Umbria cioè, pur avendo l’autorità per consentire al termovalorizzatore di Terni di utilizzare anche i rifiuti urbani, ha deciso di assecondare le volontà, squisitamente politiche, inerenti il dissenso espresso in merito dai Comuni interessati; ciò è poco comprensibile da un punto di vista ambientale, se è vero che la sostituzione del pulper di cartiera oggi destinato a tale impianto con il rifiuto urbano, avrebbe potuto ridurre l’impatto ambientale nella Conca ternana, ove il superamento dei valori di PM 10 ha provocato l’inclusione dell’Umbria in una pesante procedura di infrazione da parte della Commissione europea.

Ci rivolgiamo pertanto a Voi in quanto interessati dalle discariche strategiche sopra indicate, affinché manifestiate il vostro dissenso e vi opponiate alle scelte del nuovo piano regionale per la gestione dei rifiuti. Chiediamo in particolare che Vi adoperiate per superare il modello basato sul massiccio ricorso alle discariche che, ricordiamo, sono fortemente impattanti, inquinanti e prima fonte di emissioni climalteranti rispetto ad altri sistemi di gestione e per questo collocate all’ultima posizione nella gerarchia europea dei rifiuti. Le discariche vanno accettate per rispondere alle esigenze residuali del territorio e non per risolvere le continue emergenze rifiuti di tutta la regione.

Monica Tommasi – presidente Amici della Terra Onlus

Taira Bocchino – presidente Amici della Terra Orvieto




CNA Umbria, “imprese e crisi, tra strategie difensive e tutela del personale”

“In attesa di nuove misure urgenti di breve e lungo periodo da parte dello Stato per fronteggiare i rincari energetici e delle materie prime, le micro e piccole imprese dell’Umbria stringono i denti e adottano strategie difensive, ma senza ridurre posti di lavoro.”

A dichiararlo è Michele Carloni, presidente regionale della CNA, nell’introdurre la prima ricerca realizzata dall’Osservatorio economico messo in piedi dall’associazione, che ha indagato l’andamento e le previsioni della micro e piccola impresa dell’Umbria. La ricerca è stata illustrata alla stampa alla presenza dell’assessore regionale allo sviluppo economico, Michele Fioroni, e commentata da Luca Ferrucci, professore ordinario di economia e gestione delle imprese all’università degli studi di Perugia.

L’indagine sul campo ha coinvolto un campione di 1.200 imprese.

“Il campione intervistato – interviene il direttore regionale della CNA, Roberto Giannangeli – corrisponde al 4,5% delle 27mila micro e piccole imprese artigianali e industriali che operano in Umbria in 14 diversi settori produttivi, riconducili ai tre macro-comparti della manifattura, delle costruzioni e dei servizi. Nella composizione del campione abbiamo anche tenuto conto di 12 sistemi locali di lavoro che abbiamo individuato sulla base della nostra esperienza quotidiana. Rispetto alle dimensioni, oltre il 67% delle imprese intervistate ha meno di 10 addetti, mentre il restante 33% ne conta da 10 a 49. Quello che è emerso dalle risposte su quali siano i principali problemi che affliggono le imprese era abbastanza prevedibile: innanzitutto i forti aumenti delle materie prime e il caro energia, che ha visto schizzare gli importi delle bollette di luce e gas. Ma oltre il 30% delle imprese lamenta anche grosse difficoltà nell’approvvigionamento dei materiali. Permangono, inoltre, i problemi nel reperimento di manodopera specializzata, mentre si stanno allungando i tempi di pagamento da parte dei clienti, senza contare i problemi legati alla cessione dei crediti sui bonus edilizi. Nonostante ciò è ancora bassa la percentuale di chi denuncia difficoltà nell’accesso al credito, segno che il sistema bancario in questo frangente sta supportando anche le micro e piccole imprese. Per quanto riguarda le strategie messe in atto dalle imprese per fronteggiare la crisi – continua Giannangeli – ci sono innanzitutto l’aumento dei prezzi di vendita di prodotti e servizi, la riduzione delle voci di costo non essenziali, l’intensificazione della ricerca di nuovi clienti e il rinvio di investimenti già programmati. E questo, forse, è uno dei dati più allarmanti. Solo una parte del campione s’è detta in grado di confermare le risorse destinate allo sviluppo di nuovi prodotti e servizi. Il 33% delle imprese è intenzionato a investire in macchinari e energie rinnovabili, anche se con tempistiche diverse rispetto a quelle programmate. Il sondaggio ha anche evidenziato che, nonostante le difficoltà della situazione, oltre il 90% delle imprese prevede un fatturato stabile o in crescita anche nel secondo semestre 2022, sebbene la percentuale di chi prevedeva un rialzo sia diminuita rispetto all’inizio dell’anno, contro l’11% del campione che prevede un calo. Andando a guardare le previsioni per il 2023, il 47% degli intervistati si aspetta una crescita, il 25% prevede fatturati stabili, mentre la percentuale di chi prevede un calo sale al 28%: da qui la necessità di introdurre subito misure che aiutino le imprese a far fronte alle difficoltà di questo periodo.”

Un dato interessante emerso dall’indagine è quello relativo all’occupazione.

“Da evidenziare – sottolinea Giannangeli – che, nonostante la crisi, solo il 4% delle imprese prevede di dover licenziare il personale nei prossimi sei mesi, a dimostrazione che per gli imprenditori le risorse umane rappresentano un elemento strategico. Anzi, il 27% degli intervistati prevede nuove assunzioni. Le figure più ricercate sono gli operai specializzati e quelli generici, mentre è ancora bassa la ricerca di esperti in tecnologie digitali. Oltre il 30% delle imprese ha inoltre intenzione di organizzare corsi di formazione e aggiornamento tecnico per il personale.”

Per quanto riguarda le richieste al governo che uscirà dalle elezioni del 25 settembre, le imprese chiedono innanzitutto la riduzione dei costi energetici e dei carburanti per non essere costretti al blocco dell’attività; ma chiedono anche un taglio del cuneo fiscale sul lavoro, perché sono consapevoli delle difficoltà crescenti dei propri dipendenti a tenere testa ai costi delle bollette e dei generi alimentari con un’inflazione al 10%, ma impossibilitati a concedere aumenti visto l’elevato costo del lavoro. Dalle imprese arriva anche la richiesta di abbassare la tassazione perché, al di là delle promesse elettorali, se non si procederà a una revisione sostanziale della spesa pubblica improduttiva sarà impossibile una riduzione fiscale viste le emergenze che il paese sta affrontando, dalla pandemia non ancora finita all’emergenza energetica. Un’ulteriore richiesta riguarda l’adozione di politiche ad hoc per la micro impresa, a cui ricollegare una rivisitazione del Pnrr e del Superbonus. Con l’ultimo decreto Aiuti è stata imboccata la strada giusta, ma probabilmente saranno necessari interventi anche dal nuovo governo per far sì che le banche sblocchino l’acquisto massivo dei crediti oggi nelle mani di imprese e famiglie. Infine, le imprese chiedono la cancellazione o una riforma sostanziale del reddito di cittadinanza, che viene visto come il principale responsabile della difficoltà di trovare manodopera, mentre sono ancora pochi gli imprenditori che abbiano coscienza degli effetti derivanti dal calo demografico costante che affligge l’Umbria.”

“Il dato più significativo, che tuttavia non mi stupisce, è che le imprese, nonostante le difficoltà che stanno affrontando dimostrano la tenacia di fare impresa, confermano gli investimenti, nella consapevolezza che sono l’unico modo per restare competitive – ha affermato l’assessore Michele Fioroni -. La risoluzione dei problemi che ci troviamo di fronte, a cominciare dalla questione energetica o da quella fiscale, dipendono in gran parte da decisioni nazionali o europee. Per quello che è di nostra competenza, posso assicurare che le prime risorse della nuova programmazione dei fondi europei che la Regione avrà a disposizione le impiegherà per misure che incentivino fortemente l’autoproduzione di energia da parte delle imprese.”

“Quello che emerge da questa ricerca – ha commentato il prof. Ferrucci – è che le imprese non chiedono un mondo di sussidi ma un mondo di opportunità; non un mondo di «assenza» delle policies ma di policies «incentivanti», e non un mondo oberato dal fisco ma un mondo maggiormente equo.”

“Proprio partendo dalle esigenze delle imprese – interviene Michele Carloni – abbiamo organizzato un’assemblea che si svolgerà la mattina di sabato 17/09 al centro congressi dell’hotel Quattrotorri di Perugia, alla quale abbiamo invitato i candidati dei quattro principali schieramenti alle elezioni politiche. Nel corso dell’incontro porremo i quesiti che stanno a cuore al sistema produttivo e avanzeremo alcune proposte. Il titolo dell’incontro è “L’Italia ce la farà?” e la risposta è sicuramente sì. Perché le imprese non vogliono mollare e sono disposte a rimboccarsi le maniche, ma senza aiuti non ce la faranno. Oggi più che mai ci serve il sostegno di una politica con la P maiuscola e di uno Stato in grado di agire velocemente”, conclude il presidente regionale della CNA.




Allerta meteo arancione in Umbria dal 15 al 16 settembre, gialla nell’orvietano

Il Servizio Protezione civile ed emergenze della Regione Umbria ha emesso per la giornata di domani, sulla base degli avvisi di condizioni meteorologiche avverse, un documento di allerta per rischio meteo-idrogeologico- idraulico. Dalle ore 0.00 di giovedì 15 settembre alle ore 0.00 del 16 settembre è stata decretata l’allerta arancione nelle zone di Alto Tevere, Trasimeno-Nestore, Chiascio-Topino, Nera-Corno e l’allerta giallo nelle zone del Chiani-Paglia e Medio Tevere.




Amici della Terra, “sul piano dei rifiuti la Regione non ci ascolta e si contraddice”

Nella giornata di lunedì 12 si è svolto un incontro sul nuovo piano dei rifiuti promosso dall’assessore Morroni al quale sono stati invitati Amici della Terra, Legambiente e WWF.
Abbiamo molto apprezzato l’invito dell’assessore Morroni anche se abbiamo dovuto constatare la chiusura della Regione alle proposte degli Amici della Terra contenute nelle osservazioni presentate in sede di VAS, con particolare riferimento all’utilizzo delle discariche nella fase transitoria del piano prima che entri in funzione un nuovo inceneritore previsto per il 2028. La nostra posizione prevede l’utilizzo dell’inceneritore di Terni e delle cementerie di Gubbio, cioè di impianti esistenti senza ricorrere alla costruzione di un nuovo inceneritore o anche alla possibilità di giungere ad eventuali accordi con altre regioni, così da minimizzare il ricorso allo smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti nelle discariche umbre altrimenti destinate ad un loro rapido esaurimento.
Per contro l’assessore ha ribadito l’assoluta necessità di ricorrere allo smaltimento in discarica per affrontare la fase transitoria sino all’entrata in funzione di un nuovo inceneritore, con il conseguente bisogno di ampliare le discariche strategiche dell’Umbria.
Ciò è in profonda contraddizione con le indicazioni dello stesso piano laddove parla di “indifferibilità di efficaci strategie di riduzione dei conferimenti per salvaguardare i volumi residui” e richiama la DGR 1409/2018 che “riconosce i volumi disponibili nelle discariche regionali quali riserva strategica regionale, da preservare con ogni ulteriore azione di contenimento dello smaltimento in discarica, compreso l’eventuale avvio delle frazioni non destinabili a recupero/riciclaggio a impianti di recupero energetico ubicati fuori dal territorio regionale”. È inoltre in contraddizione con la “inderogabile necessità di limitare lo smaltimento in discarica nonché l’improrogabilità di mettere in atto tutte le azioni volte a contrastare il climate change”, così come riportato nei “Lineamenti preliminari per la definizione della strategia regionale per lo sviluppo sostenibile dell’Umbria”, di cui al documento preadottato con DGR n. 1016 del 27/10/2021 e che ha coinvolto come partner ANCI e FELCOS, ARPA Umbria, Parco 3A, PUNTOZERO, SVILUPPUMBRIA, UNICEF, Università di Perugia.
È poi inaccettabile che il piano non indichi chiaramente le modalità di ampliamento delle tre discariche strategiche di Belladanza (Città di Castello), Borgogiglione (Magione) e Le Crete (Orvieto), fermo restando che, entro il 2028 (data dell’entrata in funzione di un uovo inceneritore che, a parere nostro e di altri esperti, slitterà almeno sino al 2030), dovranno essere reperiti nuovi volumi per complessivi 1.200.000 mc, come è possibile dedurre dalla DGR n. 2 del 5.1.2022. In quest’ultimo atto si ipotizzano i seguenti ampliamenti di cui non c’è traccia sul piano: Belladanza mc 300.000, Borgogiglione mc 700.000, Le Crete mc 500.000. Ebbene, durante l’incontro la Regione ha fatto presente che sono in corso i lavori a Belladanza e che partiranno quelli di Borgogiglione per i volumi suddetti, mentre per Le Crete “si vedrà” ha detto l’Assessore, con il chiaro intento di spostare in avanti il birillo delle responsabilità decisionali e di tentare di giungere indenni alle prossime elezioni amministrative, diciamo noi.
Il piano che non pianifica e che non fornisce dati, è un piano improcedibile e impresentabile. È completamente fuori luogo ricorrere a questo uso massivo dello smaltimento in discarica, quale sistema collocato all’ultimo posto nella gerarchia europea e principale responsabile delle emissioni di gas climalteranti rispetto ad altre forme relative alla gestione dei rifiuti.
E l’Umbria, “mare verde d’Italia”, perde di significato!

Monica Tommasi – presidente Amici della Terra Onlus
Taira Bocchino – presidente Amici della Terra Orvieto




Il capogruppo di Prima gli orvietani, “perché nessuno del Comune ha partecipato alla commissione per la revisione dello statuto regionale?”

Il capogruppo di “prima gli Orvietani” in consiglio comunale ha presentato un’interpellanza sulla mancata partecipazione di un rappresentante del Comune di Orvieto all’audizione della Commissione speciale per le riforme statutarie della Regione Umbria che si è tenuta il 6 settembre alle 15 alla Sala Digipass di Orvieto.  Di seguito il testo integrale dell’interpellanza.

Premesso che:

In data 22 agosto u.s., a firma del presidente della Commissione Speciale per le Riforme Statutarie e Regolamentari dell’Assemblea Legislativa della Regione Umbria, consigliere Daniele Carissimi, è stata inviata a tutti i Sindaci del nostro territorio una lettera con cui:

  • si spiegava che la Commissione Speciale ha deciso un percorso di audizioni nei diversi territori “al fine di poter presentare l’articolato provvisorio in merito alla revisione contenente le modifiche dello Statuto regionale, definite dalla Commissione medesima nei suoi contenuti principali e al fine di attuare la più ampia consultazione possibile con i Comuni, le componenti istituzionali, sociali, culturali e di ricerca della comunità regionale con lo scopo di ricevere indicazioni, proposte e suggerimenti in merito”;
  • si sottolineava che “Il Suo contributo in qualità di Sindaco referente del territorio risulta estremamente importante”;
  • si invitava la S.V. a partecipare “all’audizione indetta per martedi 6 settembre 2022, ore 15,00 a Orvieto, presso la Sala Digipass della Biblioteca comunale, Piazza Febei, 1;
  • si pregava la S.V. “di estendere l’invito anche ad altri soggetti rappresentanti di organizzazioni sociali, associazioni, comitati ed espressione del mondo culturale, sociale, economico, attive sul suo territorio che ritenga possano essere coinvolti, al fine di rendere un contributo apprezzabile nella revisione dello Statuto Regionale”;
  • infine si comunicava che alla lettera era allegata “copia della bozza dello Statuto di cui è stata votata la presa d’atto”.

Constatato che:

  • alla detta audizione non erano presenti né Sindaco né suoi delegati né altri consiglieri comunali, a parte il sottoscritto solo perché avvertito da amici per le vie brevi;
  • era presente solo un rappresentante orvietano di una categoria economica.

Considerato che:

  • la celebrazione dell’audizione in queste condizioni di totale assenza di rappresentanti ufficiali dell’Amministrazione comunale e di quasi totale assenza di rappresentanti delle altre istituzioni locali e delle organizzazioni della società, oltre a indicare che si disattendono obblighi di informazione verso i consiglieri e per la partecipazione dei cittadini, è oggettivamente disdicevole, fornisce una cattiva immagine della città e ci pone in una situazione imbarazzante nei confronti dell’Assemblea Legislativa Regionale.

Si interpella la S.V. per sapere:

  • le ragioni della mancata partecipazione della S.V. e di membri della Giunta;
  • le ragioni della mancata informazione e trasmissione dell’invito e della bozza di Statuto modificato ai consiglieri comunali;
  • le ragioni della presumibile mancata ottemperanza alla richiesta di informare e invitare le forze sociali, economiche e culturali.

Si invita in ogni caso la S.V.:

  • ad organizzare un’adeguata informazione alla cittadinanza perché venga resa edotta del fatto che l’Assemblea Legislativa della Regione dell’Umbria ha in corso la revisione dello Statuto che Lei sa essere la Carta fondamentale della Regione a cui apparteniamo, in modo che volendo possano essere elaborate proposte di integrazione e/o di modifica;
  • ad organizzare un incontro con gli altri Sindaci in modo da rendere possibile un confronto corale territoriale ed eventuali proposte migliorative da inoltrare entro il prossimo 15 ottobre, data in cui terminerà la partecipazione.

Si invita infine

il Presidente del Consiglio che legge per conoscenza a prevedere prima del citato 15 ottobre p.v. un Consiglio comunale dedicato al tema previa trasmissione ai consiglieri della bozza di Statuto modificato, in modo che si possano eventualmente proporre modifiche e/o integrazioni di interesse generale o anche territoriale.




31 agosto, il giorno del Piano dei Rifiuti a Perugia e del sit-in a Orvieto. La replica della sindaco alle critiche

L’ultimo giorno di agosto è stato per Orvieto quello della Conferenza dei Servizi per la preadozione del Piano Regionale dei rifiuti e del contemporaneo sit-in di protesta sotto la sede del Comune. Il sindaco ha partecipato da remoto alla prima riunione della conferenza che tornerà a riunirsi a metà mese. Nel frattempo in Piazza della Repubblica si è tenuto un sit-in non partecipatissimo, di protesta contro l’eventualità che la discarica Le Crete venga allargata. Poi è tutta polemica politica. Roberta Tardani ha voluto spiegare punto per punto cosa è stato sottolineato durante la riunione del 31 agosto e ha ricordato i vari passaggi che hanno portato all’attuale situazione.

La prima stoccata è proprio per gli organizzatori della manifestazione, “mi spiace che non abbiamo aspettato la fine dell’incontro perché avrei potuto partecipare o incontrarli per chiarire alcune legittime preoccupazioni” ha rimarcato la sindaco che poi ha rincarato, “ribadisco l’apprezzamento per la proposta di piano che finalmente segna un’inversione di tendenza rispetto alle non-scelte del passato che hanno trascinato l’Umbria in una condizione di emergenza e precarietà”.

Inn soldoni, ricordiamolo, il piano prevede la realizzazione di un impianto di termovalorizzazione che renderà residuale l’utilizzo delle discariche così come imposto dalle normative europee. In Umbria rimarranno attive tre discariche, quelle di Borgogiglione e Belladanza per cui è già prevista la cosiddetta riprofilatura, e Le Crete a orvieto per la quale rimane aperta la possibilità di una variazione di capienza ma a partire dal 2024 e solo se necessario. Il tutto se verranno rispettati i tempi per la realizzazione dell’impianto di termovalorizzazione nel 2026 altrimenti l’altra deadline è il 2028 e in questo caso si potrebbero rivedere anche i “confini” della discarica orvietana. Tardani ricorda anche i numeri correggendo quelli forniti in questi ultimi giorni, “i flussi in entrata restano in linea con quelli degli ultimi anni e non con le quantità indicate in questi giorni che vaticinano impropriamente il riempimento al 2024. Le 200mila tonnellate di sui parlano le associazioni ambientaliste riguardano, infatti, il fabbisogno annuale di smaltimento dell’intera Umbria e non quelle che finiranno nella discarica di Orvieto (delibera AURI n.32 del 26/06/2022)”.

Tardani risponde alle critiche sulla sua partecipazione in passato a manifestazioni contro la discarica e spiega, “ribadisco la mia posizione e quella del Comune che avevo già espresso all’indomani dell’approvazione delle linee d’inidirizzo del Piano da parte della Regione. Vanno accelerati ulteriormente i tempi per l’individuazione del sito per il termovalorizzatore in modo tale da anticiparne la realizzazione e la messa in funzione prima del 2028 e va messo in campo ogni tipo di iniziativa per ridurre il periodo transitorio in vista dell’entrata a regime del piano. Il mio passato parla chiaro – sottolinea in maniera secca e decisa Roberta Tardani – e non accetto lezioni di coerenza da chi vorrebbe paragonarmi a chi in pubblico si diceva contrario all’ampliamento della discarica e a Perugia svendeva il nostro territorio mettendolo nero su bianco. E sorrido a sentir dire da chi ha avallato e sostenuto i governi regionali e locali precedenti, che hanno portato l’Umbria a essere maglia nera nella gestione dei rifiuti e riempito le nostre discariche, che oggi il sindaco ‘cala le brache’. Rivendico convintamente – eco l’affondo – la partecipazione alle manifestazioni contro le scelte che rischiavano di penalizzare e purtroppo hanno penalizzato il nostro territorio e anche da sindaco ho portato avanti con responsabilità e determinazione questa linea contrastando e opponendomi nelle sedi opportune a ogni ipotesi che potesse continuare a far pagare a Orvieto i ritardi e le inefficienze accumulati nel passato”.

Il lungo post si chiude con una sorta di appello e un ultima stoccata, “la Regione deve accelerare i tempi di attuazione del Piano. Questa è la voce che deve partire da Orvieto e che dovrebbe essere amplificata da piazze, partiti politici e associazioni. Questa è la battaglia per difendere Orvieto, non le schermaglie contro il sindaco per mere ragioni elettorali”.




Discarica, allarme fuori tempo massimo ma la politica può recuperare il tempo perduto se ne avrà la forza

Discarica, parola quasi stregata e maledetta per Orvieto.  Da decenni si discute, ci si accapiglia e intanto è stata (s)venduta ai privati, utilizzata per i rifiuti altrui, allargata, ampliata, sopraelevata e chi più ne ha più ne metta.  E agli orvietani ha portato vantaggi?  Assolutamente no! Pochi spicci se confrontati con i disagi. 

Veniamo all’oggi, con il nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti che è arrivato a un passo dall’adozione definitiva e il 31 agosto si andranno a discutere le eventuali osservazioni.  Di solito tra le osservazioni e l’approvazione definitiva non passa molto tempo e, sempre di solito, di modifiche non se ne vedono molte.  Siamo all’ultimo miglio e c’è chi organizza il sit-in di protesta solo ora rischiando, come apparve la scorsa volta, di divenire palcoscenico elettorale.  OrvietoLife ha segnalato il problema ormai da due anni sia con Lucio Riccetti, Italia Nostra, sia con Monica Tommasi, Amici della Terra, sia andando a analizzare il Pnrr/libro dei sogni in cui Orvieto, lo ricordiamo, era nominata spesso per i rifiuti e mai o quasi per cultura, arte, sviluppo industriale, reti materiali e immateriali, sanità, istruzione.  Di seguito solo alcuni articoli, ma se avete tempo potete consultare l’archivio e vedere quante volte abbiamo parlato di discarica, rifiuti e politiche ambientali.

Certamente, meglio tardi che mai!  Intanto la politica regionale marcia per la sua strada e vede Orvieto come “protagonista” della politica dei rifiuti per i prossimi anni, visto che per troppi anni è stato un continuo rinvio in attesa di tempi migliori.  La politica locale ha provato ogni tanto a alzare la voce, ha votato tanti “no” agli ampliamenti ma ora il nuovo piano ci vede nuovamente protagonisti.  Tra l’altro con poche certezze se non generiche assicurazioni sul futuro visto che analizzando il piano tra il 2024 e il 2026/28, anno di entrata in funzione presunto del termovalorizzatore, l’Umbria rimane scoperta e debole.  Chi correrà in soccorso?  Forse, Orvieto anche se non è scritto a chiare lettere, ma basta fare due conti per avere sensati timori che ciò avvenga.  E lo domandiamo nuovamente, con quali vantaggi?  Orvieto e gli orvietani troveranno benefici ad esempio, fiscali?  Nulla, anzi paghiamo tanto, tantissimo e intanto le imprese arrancano, come testimoniano impietosamente i report di Cittadinanza Territorio Sviluppo e anche demograficamente inizia a evidenziarsi qualche problema.  Bene ha fatto il consigliere Barbabella a chiedere la convocazione dei capigruppo perché è la politica locale che deve agire, che deve puntare i piedi, che deve chiedere senza piegarsi a diktat regionali o nazionali perché, e mai slogan è più azzeccato, “vengono prima gli orvietani” ma soprattutto “viene prima Orvieto”.




#Saveorvieto, sit-in contro l’ampliamento della discarica il 31 agosto alle 10,30 sotto il Comune

Il 31 agosto alle 10,30 si svolgerà a Perugia la conferenza di servizi conclusiva sulla VAS del piano rifiuti che penalizza pesantemente Orvieto. Torna l’ipotesi di allargamento della discarica che rappresenterà il vero immondezzaio dell’Umbria. Dobbiamo farci sentire per evitare che ancora una volta il nostro territorio, le sue produzioni di pregio, la vocazione storica, artistica e ambientale siano nuovamente compromesse.
Il Comitato civico Leonia, #SAVEORVIETO, gli Amici della Terra e Prometeo, promuovono un sit in sotto il Comune nello stesso momento per illustrare quanto sta accadendo a danno della nostra comunità e del sistema regionale di gestione dei rifiuti.

“Il nuovo piano regionale per la gestione dei rifiuti in Umbria (PRGIR), presenta numerose criticità ed è improponibile per Le Crete di Orvieto, destinata a divenire la principale discarica in Umbria dopo la chiusura in corso di quelle di Gubbio (Colognola), Perugia (Pietramelina) e Spoleto (S. Orsola) e, tra breve, anche di quella di Magione (Borgogiglione). – afferma Maurizio Conticelli del comitato Civico Leonia e portavoce dell’organizzazione del sit in -. La volumetria residua della discarica orvietana sarà riempita entro il 2024, come dice il piano, che però non indica come dovrà essere affrontata la fase cosiddetta transitoria sino al 2028 allorché prevede l’attivazione di un nuovo inceneritore. È oltremodo evidente che le intenzioni della Giunta regionale, avallate dalla Sindaca di Orvieto che non ha esitato a votare con favore una recente delibera dell’AURI che prevede lo smaltimento a Orvieto di circa 200.000 tonnellate di rifiuti nel solo 2022, sono quelle di procedere con l’ampliamento de Le Crete. – prosegue Conticelli -. Il piano è attualmente in fase di VAS, durante la quale sono state presentate numerose osservazioni, tra cui anche quelle fortemente critiche del Comitato Civico LEONIA, che già si batté con successo per revocare l’accordo tra Bassolino e Lorenzetti per lo smaltimento di ingenti quantitativi di rifiuti dalla Campania.
Molto incisive anche le osservazioni degli Amici della Terra a salvaguardia della discarica, mentre preoccupano quelle di alcuni soggetti che richiederebbero di rimuovere una serie di vincoli legati alle aree boscate con il chiaro intento di guardare alla possibilità di utilizzare anche il famoso terzo calanco.
I soggetti competenti in materie ambientali, compreso il Comune di Orvieto, sono ora chiamati a valutare le osservazioni suddette: cosa dirà la Sindaca di Orvieto? – conclude Conticelli. 




La discarica è un problema, Barbabella chiede al presidente del consiglio comunale di riunire i capigruppo

La discarica torna a essere tema di strettissima attualità anche perché il 31 agosto è previsto l’esame delle osservazioni sul Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti preadottato dalla giunta Tesei. Lo spiega il capogruppo di “Prima gli orvietani”, Franco Raimondo Barbabella che ha chiesto la convocazione urgente dei capigruppo al presidente del consiglio comunale, Umberto Garbini.

Per mercoledi 31 agosto p.v. risulta che la Regione abbia indetto la conferenza di servizio per l’esame delle osservazioni alla proposta di Piano Regionale di Gestione Integrata dei Rifiuti preadottato con DGR 600/2022. Le osservazioni presentate evidenziano la problematicità diffusa e preoccupante delle previsioni di piano in generale e soprattutto per la discarica Le Crete, la nostra discarica. Due associazioni in particolare mettono in evidenza il pericolo di esaurimento già tra il 2023 e il 2024 stando alle previsioni dell’AURI dei volumi che saranno conferiti (osservazioni n. 30 e 35), mentre ulteriori temi sono trattati nella osservazione n. 23).

Emerge per questo una evidente contraddizione tra la possibilità che la discarica attuale esaurisca la sua capienza nei prossimi due anni e la previsione di entrata a regime del sistema di incenerimento nel 2028, evenienza tutta da dimostrare. Che succederà nel frattempo? Ampliamento della discarica senza dirlo? La conferenza è dunque un appuntamento rilevante. Il sindaco è invitato a partecipare per esprimere il parere del Comune appunto sulle osservazioni. Sarà importante che il parere rispecchi gli orientamenti della città e non quelli del solo sindaco e della sola giunta.

Per questo le chiedo di convocare con urgenza la riunione dei capigruppo invitando il sindaco a riferire sugli orientamenti che intende affermare nella conferenza in questione in modo che dal confronto possa emergere una posizione condivisa nel superiore interesse della nostra comunità. La riunione evidentemente non dovrebbe tenersi oltre martedì prossimo (30 agosto ndr).




Un luglio da record per il turismo in Umbria con aumenti intorno al 10% di arrivi e presenze

Cresce la presenza dei turisti in Umbria, luglio segna il record storico di arrivi (288.781) e presenze (919.580), rispettivamente +10,4% e +9,4% rispetto al 2019 ultimo anno pre-pandemia. Ad annunciarlo è l’assessore regionale al Turismo: “La dinamica dei flussi turistici segna valori significativi, superiori alla media storica. Il mese di luglio presenta i dati di arrivi e presenze più alti dal momento in cui è iniziato il monitoraggio. Numeri importanti che evidenziano la voglia di tornare a viaggiare, nonostante le incertezze della vigilia legate alla ripresa della pandemia, alla crisi energetica, alle dinamiche inflazionistiche che hanno ricadute negative su cittadini e imprese”.

“Valori che dimostrano come l’Umbria si sia fatta trovare pronta – aggiunge l’Assessore – Gli investimenti di questi anni in promozione, programmazione, miglioramento dell’offerta turistica, nella valorizzazione e nella creazione dei prodotti turistici sono stati in grado di intercettare le nuove tendenze ed esigenze dei viaggiatori. L’Umbria – dice ancora – si sta progressivamente scoprendo nella sua interezza come meta in cui trascorrere le proprie vacanze, non più legata ad un turismo di passaggio confinato al weekend o alla singola località, ne è dimostrazione la costante crescita che in questi ultimi anni abbiamo registrato nella permanenza media”.

   Dato altrettanto significativo è il ritorno nel mese di luglio dei turisti stranieri ai livelli pre-pandemia nonostante le variabili e le incertezze alla vigilia fossero ancora superiori rispetto al turismo domestico.

  “Numeri – conclude l’Assessore – che non costituiscono un punto di arrivo, ma uno stimolo a fare meglio perché stiamo dimostrando che ancora abbiamo margini di miglioramento e di crescita. Nuove idee e nuovi investimenti sono già in cantiere e il lancio del brand system in autunno costituirà, ne siamo sicuri, un fondamentale punto di svolta nella valorizzazione e promozione della nostra regione”.