Lettera aperta a Massimo Braganti, “chissà da dove partono gli umbri alla ricerca di servizi sanitari di qualità”

La sanità umbra è in sofferenza. I conti non tornano come dovrebbero e in particolare balza agli occhi una spesa da 3,3 milioni di euro per la cosiddetta mobilità passiva. In un articolo apparso sul quotidiano “La Nazione” a firma di Michele Nucci il direttore della sanità, Massimo Braganti ha spiegato che “da tre anni la Regione viene richiamata dal MEF per il trascinamento di perdite dai dodici mesi precedenti…”. Quali sono la cause? Certamente ci sono spese non controllate a dovere, come quella farmaceutica ma a ben vedere la mobilità passiva inizia a pesare ogni anno di più. Tanto per sgombrare il campo da illazioni politiche provenienti dall’attuale opposizione, il circolo vizioso è nato e cresciuto durante la gestione Marini per poi continuare nella sua escalation nel 2019, per la gran parte ancora in capo al centro-sinistra. Il covid ha dato la mazzata finale. Ma è colpa del virus? Perché la sanità umbra da eccellenza è diventata un punto debole? E’ così dappertutto? Veniamo al territorio orvietano: si è investito bene in questi anni? Si è pensato e programmato sui bisogni dei cittadini? E’ giusto spendere gran parte delle risorse per la creazione di un centro della salute a due passi dal Duomo? OrvietoLife vuole sapere e ha deciso di scrivere una lettera aperta al direttore regionale alla sanità e al welfare, Massimo Braganti.

Egr. dr. Massimo Braganti,

la notizia che ogni anno il saldo di bilancio tra spese verso altre regioni e incassi da altre regioni è in rosso per 3,3 milioni euro ha lasciato a bocca aperta molti, ma non tanto i cittadini di un’area, quella dell’orvietano, che ormai da anni subiscono le lentezze, la mancanza di professionalità mediche e la carenza di servizi nella sanità pubblica. Ci risulta, infatti, poco credibile che questi 3,3 milioni vengano spesi in maniera più o meno omogenea in tutta la Regione. Perugia e Terni hanno ospedali eccellenti e Foligno segue a ruota, tanto che la prima mobilità per gli orvietani è proprio verso questi tre hub regionali. Nulla da eccepire, si badi bene, in una Regione con poco più di 850 mila abitanti pretendere servizi sotto casa è fuori luogo. Alcune domande però ci girano nella testa; è giusto ragionare in termini meramente aziendali? Come mai il privato, invece, riesce a guadagnare e bene? Le patologie tempo-dipendenti vengono tenute nel giusto conto? La posizione geografica e logistica di Orvieto è stata ragionata bene?

Ragioniamo e cerchiamo di capire. L’area “Umbria ovest” è a scarsa presenza di presidi ospedalieri con unico riferimento l’ospedale di Orvieto. Dovrebbe essere una garanzia, anche perché a ben guardare il territorio è cerniera con altre due Regioni, che spesso afferiscono al Santa Maria della Stella per le prestazioni ospedaliere e specialistiche. Quindi il sistema sanitario umbro prende dal territorio con la mobilità passiva dell’Alto Lazio e della Bassa Toscana. Ma la Regione Umbria, intesa come politica, ha mai ragionato sul bacino d’utenza allargato, oppure si è fermata ai meri numeri dei Comuni del distretto? Insomma quando a Perugia si programma si ragiona sui circa 120 mila cittadini potenziali o su numeri sicuramente più bassi? Si è mai pensato ad Orvieto come “Porta dell’Umbria” vera e propria? Dal punto di vista degli investimenti nei trasporti e nella viabilità la risposta è più che chiara, assolutamente no, ma ciò sembra valere, purtroppo, anche in sanità.

A parte Terni, che per ovvie ragioni è un’eccellenza, poi abbiamo Foligno, con alcune specializzazioni di riferimento per l’intera USL Umbria2, Narni-Amelia che supportano il capoluogo, e a Orvieto? La programmazione sanitaria ha preso in considerazione i numeri della patologie croniche, acute e tempo-dipendenti in rapporto, ad esempio, all’età media della popolazione? Ha mai preso in considerazione i costi per il trasferimento di pazienti solo stabilizzati verso Terni per patologie cardiache acute? La mobilità passiva potrebbe addirittura aggravarsi se i cittadini provvedessero alle visite specialistiche e agli esami diagnostici presso strutture fuori Regione pubbliche. Invece in molti scelgono il privato, pagando di tasca propria, almeno chi può, per evitare liste d’attesa da tempi biblici. A proposito, il privato investe in mezzi e professionisti, spesso ex-pubblici, e il gioco vale la candela; perché lo stesso ragionamento non dovrebbe valere nel pubblico? E ancora, perché nel PNRR Umbria, certo poco più di una lista della spesa, gli investimenti nella sanità orvietana sono ridotti al lumicino? Un po’ di telemedicina, non si capisce bene come e con quale specializzazioni incluse, lavori di ristrutturazione del Pronto Soccorso, alcuni macchinari sostituiti (finalmente!) e poi un palazzo di grandissimo pregio vista Duomo, che verrà trasformato in centro salute e residenza diurna per anziani…Verrebbe da dire, tutto qui? 3,3 milioni di euro di mobilità passiva rischiano di crescere ogni anno in maniera esponenziale mettendo a rischio, alla fine, il sistema sanitario. Quali cittadini partono per i “viaggi della speranza” dall’Umbria, allora? E’ poco credibile che siano perugini o ternani o folignati o spoletini. Il territorio che negli anni ha perso appeal, professionalità e con adeguamenti tecnologici dell’ultimo minuto è Orvieto, almeno questo balza agli occhi.

Allora non si può sopportare chi si meraviglia di questo risultato. Non si può sopportare l’indignazione di un’opposizione che ha iniziato la “privatizzazione” dei servizi e il depauperamento professionale dell’ospedale di Orvieto; le liste d’attesa sono un problema annoso e molti primari top sono “andati via” in quegli anni. Oggi l’attuale maggioranza non ha cambiato lo schema, anzi lascia convivere pubblico e privato ma senza il filtro sociale della “convezione”, quindi chi può si cura e chi non può aspetta e prega. A questo punto non resta che attendere il nuovo Piano Sanitario Regionale per capire definitivamente verso quale sanità si vuole andare e soprattutto se e quanto è importante il territorio orvietano per l’Umbria.




Manifestazioni all’aperto oltre 1000 persone si deve comunicare alla Regione

Gli organizzatori di manifestazioni all’aperto con più di 1000 persone dovranno comunicare alla Regione Umbria il numero dei partecipanti e le modalità operative per garantire il rispetto delle “Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali”, contenute nell’Ordinanza dello scorso 29 maggio, emanata dal Ministro per la salute, Roberto Speranza. Al di sotto di questa soglia di partecipanti non è prevista alcuna comunicazione alla Regione Umbria, fermo restando il più rigoroso rispetto delle norme anti Covid-19 definite con la citata ordinanza dello scorso 29 maggio. È questa l’indicazione emersa nel corso della riunione del Centro operativo regionale della Regione Umbria; riunione coordinata dal direttore regionale competente, Stefano Nodessi Proietti, cui hanno partecipato – tra gli altri, anche gli altri direttori regionali Massimo Braganti, Carlo Cipiciani e Luigi Rossetti.

 Nel corso della riunione, inoltre, è stato dato parere favorevole alla richiesta di deroga avanzata dalle organizzazioni del Festival di Spoleto e di Umbria Jazz per portare rispettivamente a 1150 e 1700 il numero di persone ammesse agli eventi. Le stesse organizzazioni, anche in questo caso, dovranno garantire il massimo rispetto delle norme stabilite dalle “Linee guida per la ripresa delle attività economiche e sociali”.




IL CTS Umbria, “anticipare le seconde dosi dei vaccini”. I giovani devono attendere

L’andamento del piano vaccinale in Umbria sta rispettando pienamente i tempi della programmazione con una copertura dell’80% della popolazione over 60 e l’avvio della somministrazione della prima dose agli over 30. Alla luce delle indicazioni ministeriali finalizzate a contenere la diffusione della variante Delta e delle comunicazioni del generale Figliuolo sull’approvvigionamento dei vaccini per il mese di luglio che vede una riduzione di dosi di Pfizer rispetto a giugno, il Comitato tecnico scientifico ha accolto le proposte del commissario regionale per l’emergenza covid, Massimo D’Angelo, che vedono una rimodulazione della somministrazione delle seconde dosi.

Visto che le forniture copriranno solo le seconde dosi, non potendo più dare appuntamenti per le prime somministrazioni fino a nuove comunicazioni sulle forniture, è stato deciso di utilizzare tutto il vaccino Pfizer e Moderna che sarà inviato settimana per settimana, per coprire le seconde dosi già programmate anticipando dove possibile, a 21 e 28 giorni la somministrazione rispettivamente di Pfizer e Moderna per completare l’immunizzazione della popolazione in base alle priorità. Inoltre, avendo ricevuto già tutti i vaccini AstraZeneca previsti per la fornitura di luglio, è stato deciso di anticipate alla nona settimana la seconda dose programmata inizialmente all’undicesima.

 “Spiace – ha detto l’assessore alla Salute della Regione Umbria, Luca Coletto – che la diminuzione delle forniture del mese di luglio rallenteranno il nostro piano vaccinale che, a partire dalla seconda metà del mese, prevedeva di somministrare la prima dose ai più giovani, ovvero ai ragazzi dai 29 anni in giù che in questo periodo sono più soggetti a sposamenti che non sono solo legati ad attività di svago e vacanza, ma anche di studio e formazione professionale. Ad ogni modo – ha concluso l’assessore – la programmazione della campagna vaccinale scelta dall’Umbria, è stata quella di raccogliere le preadesioni e assegnare di volta in volta gli appuntamenti, quando si aveva certezza sugli arrivi dei vaccini. Questo metodo si è rivelato vincente, visto che ora non ci siamo trovati nella difficoltà di dover disdire gli appuntamenti come invece stanno facendo altre Regioni. L’auspicio è che somministrando in questo mese il maggior numero possibile di seconde dosi, potersi dedicare quasi esclusivamente alla copertura dei giovani nel mese di agosto e accelerare per raggiungere l’immunità di gregge”.




La giunta approva il progetto tecnico-economico per il II stralcio della complanare

La giunta ha approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica per la realizzazione del secondo stralcio della complanare con cui si definisce il nuovo tracciato dell’infrastruttura viaria. L’intervento in progetto, redatto dallo studio Icaria srl, è costituito da due assi principali per una lunghezza complessiva di 3,3 chilometri, due rotatorie, oltre ai rami di ricucitura con la viabilità esistente. Il tratto interessato ha come punto iniziale la rotatoria del raccordo stradale tra la S.S.205 Amerina e la S.S.71 Umbro-Casentinese, nei pressi del ponte Pertini, e si estende in direzione nord-ovest verso l’area industriale di Bardano. La quasi totalità del percorso occupa la zona tra l’autostrada A1 e il fiume Paglia e il tracciato planimetrico è stato studiato in modo da garantire una fascia di rispetto di 60 metri dal limite esterno dell’autostrada.

Nell’intervento, per un importo complessivo di 8 milioni di euro, è prevista anche la realizzazione di un nuovo ponte in corrispondenza dell’attraversamento sul torrente “Albergo la Nona” di lunghezza pari a 42,5 metri ripartita su un’unica campata. Dopo l’approvazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica, l’opera verrà inserita nella Programmazione Triennale dei Lavori Pubblici in attesa della conclusione dell’iter della variante al PRG che consentirà la definitiva approvazione del progetto da parte del consiglio comunale. Secondo i pareri di competenza espressi da Regione Umbria, ARPA Umbria, USL Umbria2 e Provincia di Terni, per la realizzazione dell’opera non si rende necessario l’avvio della procedura di assoggettabilità a VAS della variante al PRG, poiché l’intervento interessa aree oggetto di un procedimento di variante già precedentemente avviato.

“Con l’approvazione del progetto di fattibilità tecnico economica – spiega l’assessore ai Lavori Pubblici, Piergiorgio Pizzo – fissiamo il nuovo tracciato del secondo stralcio funzionale della Complanare che collegherà la zona di Ciconia a ridosso del ponte Pertini con l’area industriale di Fontanelle di Bardano. L’opera consentirà di alleggerire in maniera consistente il traffico, in particolare quello pesante, su Orvieto Scalo e Sferracavallo migliorando la qualità di vita dei cittadini e consentendoci di progettare interventi migliorativi della viabilità dei due quartieri. A luglio porteremo in consiglio comunale la variante al Piano Regolatore Generale che riguarda non solo questo lotto ma anche il completamento della Complanare con il tratto di raccordo tra l’area industriale di Bardano e i comuni di Allerona e Castel Viscardo.  Successivamente, come consentito dalle ultime disposizioni del governo, procederemo in maniera integrata al bando per la progettazione definitiva, esecutiva e all’affidamento dei lavori con l’obiettivo di partire con il cantiere nel 2022”. 




Noccioleti, una grande opportunità per le aziende agricole umbre

Trasferire agli operatori agricoli le conoscenze acquisite da ricercatori ed esperti nel settore della coltivazione del nocciolo, in queste prime fasi decisive per la buona riuscita negli anni della nuova coltura. Con questo obiettivo, la Regione Umbria e la Fondazione per l’Istruzione Agraria hanno organizzato un incontro su “La coltivazione del nocciolo in Umbria” che si è svolto nella sede dell’azienda agricola della Fondazione, a Casalina di Deruta. Hanno introdotto i lavori l’assessore regionale alle Politiche agricole e agroalimentari Roberto Morroni, il professor Antonio Bartolini, vicepresidente della Fondazione per l’Istruzione Agraria, e il professor Gaetano Martino, direttore del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università degli Studi di Perugia. L’incontro era rivolto agli imprenditori agricoli ed ai tecnici che hanno aderito al progetto di filiera della Regione Umbria per lo sviluppo della coltivazione del nocciolo, finanziato nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020.

“Una risorsa importante per creare valore aggiunto e aumentare la redditività delle imprese agricole umbre, che la Regione incentiva con 5,7 milioni di euro – ha sottolineato l’assessore Morroni – Sono state finanziate tre imprese capofila, alle quali sono collegate 170 aziende agricole, e verranno impiantati circa 1300 ettari di noccioleto. Il valore complessivo degli investimenti si attesterà su oltre 12 milioni di euro”. Al completamento del programma di investimenti, che si stima entro il prossimo anno, l’Umbria “diventerà in Italia la quinta regione in termini di superficie impiantata a noccioleto”.

Sulle scelte tecniche che le imprese agricole devono assumere al momento dell’impianto dei noccioleti è intervenuta la professoressa Daniela Farinelli, dell’Università degli Studi di Perugia – Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali, che ha trattato l’importante tematica della individuazione della varietà più opportuna in relazione all’ambiente di coltivazione, della definizione della forma di allevamento e delle distanze di piantagione, della valutazione delle caratteristiche del sito d’impianto. Sono seguiti gli interventi di Tobia Fiocchetti, del Consorzio Nocciola Italia, sulla gestione dei noccioleti nei primi anni di vita degli impianti, e di Iacopo Bianconi, del Consorzio Produttori Agricoli Pro-Agri, sulla difesa fitosanitaria.

L’incontro si è concluso con la visita ai circa 54 ettari di noccioleti recentemente impiantati dalla Fondazione per l’Istruzione Agraria per osservare e valutare, insieme agli esperti presenti all’iniziativa, quanto realizzato con il supporto scientifico dell’Università degli Studi di Perugia e quello finanziario della Regione Umbria.




USL, “Bardano per ora inagibile, ci siamo mossi rapidamente e tutti sono stati vaccinati”

In relazione al trasferimento provvisorio del punto vaccinale territoriale dalla località Bardano alla vicina Sferracavallo, avvenuta in tempi estremamente contenuti senza determinare alcun rallentamento della campagna vaccinale, alla luce di alcune polemiche, francamente ingenerose, che chiamano in causa anche l’Azienda Sanitaria, si ritiene utile fornire alcune (ulteriori) precisazioni.

In data 18.06.2021, alle 14:00 circa, la direzione del distretto di Orvieto ha ricevuto notizia della comunicazione di Sviluppumbria SpA – Prot. N. 0004988 del 18.06.2021, avente per oggetto: “locali ex Mabro siti in località Bardano – via dei Tessitori – Orvieto (Terni). Verifica sicurezza immobile. Comunicazioni”.

In tale comunicazione testualmente si afferma:
” Facendo seguito alla comunicazione da Voi inoltrataci in data 11 giugno 2021, in qualità di comodataria dei locali siti in Orvieto, località Bardano, via dei Tessitori, di proprietà della Regione Umbria con la quale ci veniva rappresentata la sussistenza di “lesioni a livello delle strutture orizzontali”, come da documentazione fotografica trasmessa, facciamo presente quanto di seguito. Sviluppumbria si è prontamente attivata ed ha compiuto un sopralluogo con tecnico a ciò abilitato a seguito del quale è stata constatata la presenza di lesioni in corrispondenza delle travi di copertura dell’edificio principale e sono in corso i necessari approfondimenti. Per tale ragione si ritiene necessario, nelle more di più approfondite valutazioni d’impatto in termini di agibilità strutturale, che l’immobile, per la porzione del sub 9 corrispondente all’impronta in pianta dell’edificio, venga liberato da persone e cose, sospendendo pertanto l’utilizzo dello stesso fino alla avvenuta messa in sicurezza”.

A seguito di tale comunicazione, l’Azienda Usl Umbria 2 ha immediatamente provveduto a:

– chiudere l’accesso all’area interdetta;
– avvertire per le vie brevi il Sindaco di Orvieto e la Protezione Civile;
– provvedere alla ricerca, d’intesa con Comune e Protezione Civile, di locali atti ad ospitare temporaneamente il centro vaccinale;
– predisporre ed allertare gli uffici tecnici per quanto necessario allo spostamento del centro vaccinale e del SIM adulti, quest’ultimo in locali adiacenti all’area interdetta e specificamente dichiarati idonei dai tecnici di Sviluppumbria
.

La giornata successiva di sabato 19 è stata dedicata allo spostamento del centro vaccinale nella nuova sede all‘Istituto Frezzolini di Sferracavallo. Le attività vaccinali di sabato 19, già calendarizzate solo al mattino, sono stata spostate a domenica 20, in cui era prevista solo metà giornata. In questo modo, con l’attività vaccinale svolta per l’intera giornata di domenica, sono stati vaccinati tutti gli utenti già programmati sabato e domenica, con circa 400 vaccinazioni regolarmente portate a termine. Gli stessi utenti erano stati avvisati singolarmente con chiamata telefonica dagli operatori Usl Umbria 2. Anche la comunicazione all’opinione pubblica è stata altrettanto tempestiva.

Non appena è stata definita l’individuazione della nuova sede vaccinale, sabato mattina, 19 giugno, poco dopo le ore 11:00, mentre era ancora in corso il sopralluogo, è stata data comunicazione del trasferimento attraverso il sito ufficiale dell’azienda sanitaria e diffusa nota stampa a tutti gli organi di informazione, che si ringraziano per la collaborazione.

E’ stata rapidamente avvertita la Struttura Commissariale Regionale per far sì che a tutti coloro che erano già stati prenotati in località Bardano, venisse inviata una comunicazione telefonica per indicare la nuova sede. Questo ha fatto l’Azienda Usl Umbria 2 dal 18 giugno alle 14, centrando l’obiettivo principale di non rallentare la campagna vaccinale.

Non appena terminati i lavori di messa in sicurezza della struttura il punto vaccinale verrà riattivato nella sede di Bardano.




Lo spostamento del centro vaccinale è uno schiaffo alle istituzioni del territorio

La vicenda dello spostamento del Centro Vaccinale è più grave di quanto non appaia. Non è solo un problema di mancanza di programmazione e comunicazione, è un problema di noncuranza non solo dei rapporti tra istituzioni, ma del ruolo delle istituzioni territoriali e della funzione del territorio stesso. Il significato è: c’è chi comanda e chi non conta niente, e chi comanda piglia e decide senza sentire nessuno. Guai a sottovalutare ancora la situazione che si è determinata. La vicenda in questione è solo il punto simbolicamente più alto del posto marginale che Orvieto ha raggiunto, direi “conquistato”, con un lungo lavoro di rinuncia a contare per quello che potrebbe valere e rappresentare. Mai però si era arrivati a tanto.

Se non si reagirà le conseguenze saranno devastanti. La nostra emarginazione, dico non solo di Orvieto ma di tutto il territorio, è diventata di nuovo strutturale: le grandi scelte ci escludono, le decisioni vengono prese sopra la nostra testa. Le forze politiche tradizionali e le forze sociali organizzate sono silenti. Le istituzioni sono come paralizzate. Si sta rinunciando perfino a fare una battaglia di sviluppo sul PNRR a partire dalla sanità e dall’ospedale. Ma dove si pensa di andare!? Non si gridi ancora alla cattiveria altrui prima di aver deciso noi chi vogliamo essere e che cosa vogliamo fare. È l’ora delle responsabilità, senza più veli. Noi siamo ormai in una situazione che è di emergenza dentro l’emergenza. In situazioni come queste ci si unisce, si superano le appartenenze e si fanno battaglie comuni sulle questioni essenziali. Non si tratta di confondere i ruoli. Io il mio lo conosco e però mi preoccupo del bene di comunità, e sono anche stanco di ripeterlo: c’è una questione di tutti, nessuno escluso.

La maggioranza si decida: o si apre finalmente a ragionamenti concreti, progettuali, con le componenti di minoranza e con le forze sociali e si fa fronte comune sul PNRR, sulla sanità, sui trasporti, sulla cultura, sul turismo, sull’ambiente, cioè sullo sviluppo e il ruolo del territorio, o non ci si lamenti più nemmeno degli schiaffi che arrivano, che saranno più sonori anche se forse meno eclatanti di quello di oggi.

Il Documento sulla sanità a firma Franco Raimondo Barbabella, Massimo Gnagnarini e Massimo Morcella




Lettera all’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, “prima gli umbri…”

In questi ultimi giorni è andato in onda, e ancora è in onda, l’ultimo sgarbo di una infinita serie nei confronti della sanità orvietana. Da domenica 20 giugno il nuovo punto vaccinale di Orvieto sarà momentaneamente trasferito a Sferracavallo nella palestra della scuola primaria. In poche ore l’amministrazione comunale ha individuato la soluzione all’improvvisa inagibilità di Bardano e ha messo in campo tutte le forze disponibili per rendere concreto il trasloco e la sistemazione. Dalle parole scritte dal sindaco si evincono gli sgarbi della Regione. Niente, di niente, neanche una parola per avvisare con congruo anticipo della necessità di trovare una nuova location. Improvvisamente i cittadini, non il sindaco, sono stati avvertiti con due sms successivi che si sarebbero dovuti recare all’ospedale prima, alla palestra del Liceo Scientifico o a Fabro, poi, per vaccinarsi. E questa è l’ultima scortesia per il territorio e allora proviamo a scrivere una lettera aperta all’assessore regionale Luca Coletto per capire se e quanto ancora dovrà subire l’orvietano, oppure se finalmente si potrà guardare oltre con fiducia.

Egregio Assessore regionale alla Sanità Luca Coletto,

è vero che l’orvietano è una marca di confine, piuttosto isolata dal resto dell’Umbria, ma di questa Regione fa parte a tutti gli effetti. Da troppi anni, però, quest’appartenenza fa rima con dimenticanza. La sanità è sicuramente il settore più colpito in tal senso. In tempi remoti, con l’allora PDS al governo è stata tagliata una sola USL, la numero 4 dell’orvietano in virtù di una riforma che aveva come obiettivo il risparmio. Altre erano in lista ma l’unica ad essere sacrificata, nonostante i bilanci positivi, fu proprio la USL4. Di punto in bianco Orvieto non solo perse la sua USL, non ne facciamo una questione di campanile, ma anche un cespite di grade pregio e rilievo, quello che oggi tutti chiamiamo tristemente ex-ospedale, proprio su piazza Duomo. Nel giro di pochi anni è stato inaugurato il nuovo nosocomio, dopo oltre vent’anni di gestazione complicata, e già allora con evidenti debolezze concettuali e operative. Ma lo specchietto per le allodole ha fatto centro almeno per alcuni anni. Del resto la sanità pubblica in tutta l’Umbria, funzionava a pieno regime, le liste d’attesa non erano contemplate nel vocabolario degli utenti umbri. A piccoli passi ma inesorabilmente la sanità di territorio è stata smantellata dalla politica e da interessi che poco hanno a che fare con quelli dei cittadini. Il partito che ha guidato ininterrottamente la Regione fino a ottobre 2019, il PCI-PDS-DS-PD e alleati misti, porta questa colpa in solitudine, come unico responsabile. Le liste d’attesa erano già un problema nel 2015 a Orvieto e una commissione guidata proprio dall’attuale sindaco Roberta Tardani, mise in evidenza le debolezze strutturali della sanità territoriale e ospedaliera.

Da allora a Orvieto è continuato l’impoverimento, passo dopo passo. I primari cambiano a velocità da Formula1, i pensionamenti non sono stati rimpiazzati, un male comune questo al resto della Regione a cui si è posto parziale riparo con l’ultimo concorso, i macchinari fuori uso vengono riparati con lentezza ingiustificabile e chi più ne ha più ne metta. Intanto il servizio al cittadino è notevolmente peggiorato. In Regione vince per la prima volta il centro-destra; potrebbe essere la svolta.

Passano pochi mesi, che però non fanno presagire nulla di buono, e arriva la pandemia a spazzare via ogni progetto. “E’ emergenza!” e con questo mantra si giustifica tutto. “L’ospedale di Orvieto è blindato”, così scrivemmo a fine febbraio attirandoci le critiche furiose di molti politici ma era la semplice e drammatica realtà. Siamo stati destinati ad essere “no-covid”, ma i servizi sono rimasti praticamente cristallizzati a febbraio 2020. Le liste d’attesa sono letteralmente esplose in tutta l’Umbria, è vero, con punte di “eccellenza” a Orvieto e con dipendenti USL che suggeriscono neanche molto sommessamente, di rivolgersi al privato per “saltare l’attesa”. Il tutto avviene alla luce del sole con il polo ospedaliero di Narni-Amelia che conclude un accordo con Terni; Foligno che marcia a pieno regime; le distanze che non valgono per tutti…e la lista potrebbe continuare a lungo.

In consiglio regionale sembra aprirsi uno spiraglio per la sanità orvietana con il voto unanime per la costituzione di un’emodinamica in ospedale. Ecco un’eccellenza che potrebbe far ripartire una sanità “seduta” e dare una risposta alla domanda di cura per le patologie tempo-dipendenti , quelle che preoccupano il cittadino medio. E’ passato poco più di un anno da quell’impegno e ancora non si è mossa paglia. Nel frattempo provi a prenotare una semplice ortopanoramica. Dovrà assolutamente scegliere Amelia o Terni perché qui la macchina è rotta e non si ripara da oltre un anno. Torniamo all’emodinamica. Certamente l’investimento è importante, ma per un territorio isolato della resto della Regione ma che serve anche aree extra-regionali, potrebbe essere il simbolo della rinascita. Campanilismo? Assolutamente, no! La sanità orvietana tornerebbe ad essere attrattiva professionalmente perché un giovane di belle speranze qui oggi non cresce, o meglio non può andare oltre il livello minimo, mentre con reparti funzionanti, strumentazioni all’avanguardia e potendo offrire un servizio completo per l’emergenza-urgenza, a questo ci è stato sempre spiegato serve l’ospedale Santa Maria della Stella, le occasioni di accrescimento medico sarebbero molteplici. Ci ritroviamo, invece, con un maquillage, l’ennesimo specchietto per le allodole, programmato; la creazione di un indefinito centro medico-assistenziale a due passi dal Duomo, laddove sarebbe stato assai più giusto vederci servizi per il turismo; last but not least torna di moda l’elisoccorso, giustissimo visto che da qui passano autostrada, ferrovia lenta e ferrovia veloce, che dovrebbe dare risposta alla tempo-dipendenza. Ma con quali costi fissi? E perchè gli orvietani devono essere pendolari anche per la sanità?

Assessore, il Piano Sanitario Regionale è “in costruzione” e non vorremmo ritrovarci, all’improvviso, con la demolizione di un presidio necessario come la sanità di territorio e l’ospedale. Non vorremmo ritrovarci con il privato come unico referente per le esigenze del cittadino, creando una diseguaglianza che mal si accorda con lo slogan “Prima gli umbri”, mancherebbe un pezzo, “che possono pagare”. La Costituzione dice altro, però, e il voto del 2019 ha voluto indicare con forza che Orvieto vuole essere la “porta dell’Umbria” mentre troppo spesso rimane come piccolo uscio, entrata di servizio e come conseguenza c’è il progressivo spopolamento, l’impoverimento economico e la chiusura o il ridimensionamento di servizi essenziali per una popolazione sempre più anziana. Per un volta smentiamo la vulgata e puntiamo su Orvieto, sulla sanità, investendo in servizi, strumentazioni, personale, professionisti e infrastrutture anche in virtù di quel decongestionamento che richiedono i due grandi ospedali regionali, Perugia e Terni.




Che succede all’hub vaccinale di Bardano? Forse è chiuso o forse no

Cosa succede all’hub vaccinale di Bardano? Non è tutto ancora ben definito ma sembrerebbe, cercheremo conferme nel più breve tempo possibile, che a brevissimo venga trasferito alla palestra del liceo scientifico Majorana di Ciconia. Da fonti non ufficiali ci è stato riferito che dopo un controllo da parte di uno o più funzionari inviati dalla Regione il centro di Bardano sia stato dichiarato non idoneo.

Immediatamente è scattata la ricerca di un sito alternativo individuato in un primo tempo nell’ospedale cittadino. Alcuni persone hanno infatti ricevuto un sms che comunicava proprio lo spostamento dell’appuntamento da Bardano all’ospedale. Proprio al Santa Maria della Stella, però, era stato necessario lo spostamento perché ritenuto poco idoneo. Troppe persone, spazi angusti, scarsa privacy e la quasi impossibilità di trovare un luogo con entrata e uscita separate, almeno queste sono state le motivazioni per cui fu scelto proprio l’hub di Bardano.

Dopo, pensiamo, febbrili consultazioni, c’è stato il nuovo spostamento, con i vaccinandi che hanno ricevuto un nuovo sms con la nuova location, la palestra dello Scientifico Ettore Majorana. Ma anche lì sarà possibile organizzare in poche ore un hub in piena regola? In pratica, i percorsi potranno essere totalmente separati, ci sarà il pieno rispetto della privacy? Gli spazi sono adeguati? L’unica certezza riguarda la scomodità nel raggiungere il punto vaccinale con il parcheggio relativamente distante dalla palestra, tra l’altro con la concomitanza degli esami di maturità proprio allo Scientifico e non solo.

Alle 22,30 di venerdì 18 giugno, non abbiamo alcuna comunicazione ufficiale se non le richieste di chiarimenti da parte di coloro che hanno ricevuto gli sms dalla regione con il cambiamento, duplice, di location.




Sì della Regione al “compromesso” sui fondi agricoli trovato dal governo

“Il provvedimento del Governo sui nuovi criteri di riparto del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale per il biennio 2021-2022 rappresenta un compromesso accettabile, poiché salvaguarda la consistenza della dotazione finanziaria per l’Umbria e le altre Regioni. Viene infatti istituito un fondo complessivo di 92 milioni di euro che compensa le risorse che verrebbero meno rispetto al riparto con i criteri storici, con l’assegnazione all’Umbria di 19 milioni di euro.  Risorse vitali per la nostra agricoltura, che come Regione Umbria, insieme alle 5 Regioni del Sud, abbiamo costantemente difeso nei lunghi mesi di trattativa”. È quanto afferma l’assessore all’Agricoltura della Regione Umbria, Roberto Morroni, esprimendo apprezzamento per l’atto approvato il 17 giugno dal consiglio dei ministri relativo al riparto dei fondi europei Feasr per la fase transitoria della programmazione per lo sviluppo rurale.  

    Nei mesi scorsi l’assessore Morroni, insieme agli assessori all’Agricoltura delle Regioni Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia, aveva portato avanti una strenua opposizione alla proposta di rimodulazione dei criteri di ripartizione delle risorse per le politiche rurali fra le Regioni italiane presentata dal Ministero dell’Agricoltura, sensibilizzando anche l’opinione pubblica e chiedendo al governo di decidere “secondo equità, evitando scippi di risorse alle Regioni più svantaggiate”.

   “Quella approvata dal governo è una soluzione di buonsenso, che riafferma una visione unitaria del Paese – sottolinea Morroni – È il risultato dell’azione portata avanti con determinazione dagli Assessorati all’Agricoltura delle sei Regioni, fondata sulla difesa delle caratteristiche, dei principi ispiratori e delle finalità di intervento che sono alla base del Fondo europeo per lo sviluppo rurale (Feasr)”.

“Come Regione Umbria – conclude l’assessore – ribadiamo inoltre la posizione sostenuta in questi mesi nel corso delle trattative: siamo pronti ad aprire un confronto sulla definizione dei nuovi criteri da applicare a partire dal 2023, e quindi per la nuova programmazione, con una rivisitazione complessiva che tenga conto, oltre che dei fondi Feasr, anche del regime dei pagamenti del I pilastro della Pac”.