“Il mea culpa digitale” di Sagrafena-Tomassini e Vetrya ritrova le “sue” Eclexia e Vilast, per ora

E’ proprio vero quando si dice che ”la notte porta consiglio”. Nel caso di Vetrya e Quibyt la notte ha portato più di un consiglio, così a poche ore dall’uscita dell’articolo “Quibyt e la sicumera di Sagrafena e Tomasini che rischia di nuocere a Vetrya” una “manina più responsabile” magari facendo un “mea culpa digitale” mette una pezza alle storture evidenziate da OrvietoLife sulla vicenda del concordato Vetrya. In particolare nel “footer” del sito www.vilast.it il copyright non è più riferito a Quibyt bensì torna ad essere attribuito alla legittima proprietaria, ossia Vetrya. Per il sito www.eclexia.it invece il dominio torna a vivere con una stringata homepage, a differenza dei giorni precedenti dove risultava spenta. Anche nel sito www.silicondev.it nella sezione “Il Gruppo Silicondev” alla voce Quibyt è stata cancellata la frase che abbiamo riportato nel precedente articolo in cui si affermava come Quibyt avesse ereditato importanti soluzioni e rapporti commerciali riferibili a Vetrya. Allo stesso modo sempre nel sito www.silicondev.it nella sezione “Soluzioni” è stata cancellato il riferimento ad Eclexia Vilast in quel caso espressamente attribuita a Quibyt.

Evidenze che OrvietoLife ha prontamente riscontrato e che oggi, evidentemente alla luce del nostro articolo, hanno forse convinto la coppia Sagrafena-Tomassini ad una più saggia retromarcia, confidando e sperando, come è legittimo che sia per i fondatori di Vetrya, che il giudice fallimentare dia domani (20 gennaio ndr) il suo semaforo verde all’affitto dei rami d’azienda Vetrya a Quibyt e Agitec Cloud. Per tutto il resto rimane difficile comprendere perché il giudice fallimentare dovrebbe proprio il 20 gennaio, con largo anticipo sullo scadere dei 120 giorni concessi per motivargli nel merito e nella quantità i termini per pagare i 39 milioni di debiti consolidati in Vetrya,  affittare e poi cedere alle condizioni poste da Sagrafena e Tomassini i due rami di azienda rimasti a Quibyt e Agiitec Cloud.

La migliore garanzia dei creditori rimasti, dopo il default Vetrya, letteralmente con il fiammifero in mano è rappresentata da una proposta concordataria capace di alleviarne le pene e soprattutto la possibilità di poter avere più offerte e tutti gli asset aziendali liberi da qualsiasi vincolo per recuperare il più possibile nell’ipotesi estrema del fallimento. Di certo l’affitto dei rami d’azienda a pochi euro, quanto la risibile offerta di acquisto ad un milione non rappresentano un percorso credibile per i creditori.




Vetrya: Sagrafena e Tomassini se la cantano e se la suonano. Al Tribunale Fallimentare di Terni l’ardua sentenza

Piano piano la breve ma intensa storia del default di Vetrya comincia ad assumere contorni più definiti e anche, se uniti tra loro come i punti ideali di una pista cifrata, utili spunti per studiare e comprendere, per chi dovrà e vorrà farlo, cosa sia realmente accaduto. Il tutto restituendo così il giusto rilievo per un’azienda così importante e blasonata, per i numerosi riconoscimenti internazionali e anche e soprattutto per il prestigioso riconoscimento di Cavaliere del Lavoro attribuito al suo fondatore, Luca Tomassini.

I dati congelati dalla messa in liquidazione e dall’ultimo accordo sindacale sono: circa 39,5 milioni di debiti consolidati nel 2020, 30 esuberi che si aggiungono ai 17 tecnici dimissionari e un futuro incerto per chi ha deciso di proseguire, più o meno una cinquantina di dipendenti. Per chi, come investitori, risparmiatori e fornitori, si trovano accomunati dai debiti accumulati sin qui da Vetrya la sorte dipenderà unicamente dall’esito della liquidazione e del concordato preventivo appena depositato. Per i dipendenti licenziati ci saranno gli ammortizzatori sociali e si spera un rapido reinserimento nel mondo del lavoro. C’è da dire che se un gruppo di dipendenti ha anticipato la sua uscita ricollocandosi altrove, magari anche a condizioni lavorative migliori, altrettanti hanno comunque deciso di restare e continuare a dare fiducia al Cavaliere del lavoro Tomassini e a sua moglie, Katia Sagrafena, neonominato liquidatore del Gruppo.

Prima di affrontare il nodo gordiano del Concordato preventivo presentato da Tomassini&Co., è necessario fissare alcuni fatti di questa breve storia imprenditoriale soprannominata la Google Italiana.

Il tracollo del Gruppo Vetrya si consuma in due anni, 2019 e 2020 ma manager, politica e molta stampa se ne accorgono solo nel 2021. I numeri, come si dice, sono rivelatori e nel caso di Vetrya debbono rimanere più che mai il punto fermo di ogni analisi lasciando poi spazio a legittimi commenti o interrogativi.

La società Vetrya S.p.A. alla fine del 2019 e quindi prima della crisi determinata dalla Pandemia Covid-19, brucia in un solo anno tutti gli utili sin lì accumulati dal 2016 al 2018, totalizzando 6,8 milioni di perdite. Se ciò non fosse stato sufficiente ad allarmare manager, organi di controllo e osservatori più o meno interessati quanto distratti (sindacati, politici e stampa finanziaria, generalista e locale) sicuramente non poteva passare inosservato il dato preoccupante dei ricavi che letteralmente crollano, passando da circa 60 milioni a poco più di 29. Parallelamente cresce anche l’indebitamento passato da 39 a 41 milioni. Una situazione a dir poco disastrosa che a fronte di un crollo verticale del fatturato vede i debiti crescere e non diminuire. Fin qui, salvo alcune eccezioni, tutto tace. Nel 2020 il tracollo è conclamato con una perdita di 14,7 milioni, ricavi ulteriormente ridotti dai precedenti 29 a poco meno di 24 e debiti ormai consolidati da 41 a 39 milioni di euro.

E’ giusto rammentare che proprio all’inizio del 2019, nell’ambito dell’applicazione del nuovo codice della crisi d’impresa, era appena entrato in vigore il nuovo articolo 2086 del Codice Civile con cui l’imprenditore “ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile… in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa… nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione degli strumenti… per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”. L’imprenditore Tomassini, il suo management e gli organi di controllo si attiveranno molto tardivamente e di certo “la natura e la dimensione” aziendale non potevano far mancare questa attenzione per di più in una impresa quotata in Borsa seppure in un mercato di nicchia come l’AIM. Se quindi l’imprenditore poteva essere “distratto” dalle dinamiche della vision aziendale, almeno i suoi manager e organi di controllo dovevano segnalare l’evidente crisi e attivarsi affinché l’imprenditore prendesse i provvedimenti necessari a sventare nel 2019 il concreto rischio di una crisi aziendale poi drammaticamente avveratasi nel 2021.

Sarà solo Ernst&Young in qualità di società di revisione incaricata a segnalare nel bilancio 2020 “dubbi significativi sulla capacità della società di continuare ad operare come un’entità in funzionamento”. Successivamente nel 2021 sarà invece il nominated adviser, EnVent Capital Markets, a dimettersi lamentando “la violazione dei doveri informativi della società nei confronti del nominated adviser”. A questo punto il piglio imprenditoriale del tandem Sagrafena-Tomassini, dall’ottobre del 2021 si risveglia con grande solerzia e il 17 ottobre partecipa alla costituzione di Quibyt srl, l’11 novembre mette in liquidazione Vetrya e nomina liquidatore la signora Sagrafena, socia e consigliere di amministrazione della Holding di controllo, il 17 novembre partecipa alla costituzione di Agic Cloud Srl e il 7 dicembre deposita l’istanza di concordato preventivo con la quale propone un affitto dei due rami di azienda residui del patrimonio Vetrya alle due Newco, Quibyt e Agic Cloud, ciascuna ad un canone di 500,00 euro mese e con una proposta di acquisto per euro 500.000,00 ciascuna e quindi per complessivi 1 milione di euro. Il tutto con una locazione dei locali per 3,5 euro al mq.

Il nodo gordiano che gli organi della procedura concorsuale nominati (commissario giudiziale e ufficio fallimentare del Tribunale di Terni) è presto detto: fermo restando che la procedura attivata dall’istanza presentata da Sagrafena e Tomassini è per definizione finalizzata alla tutela dell’attivo patrimoniale a garanzia dei creditori, è legittimo chiedersi come l’offerta di un milione possa essere considerata in linea con un indebitamento consolidato di circa 40 milioni. In sostanza il tandem Sagrafena-Tomassini propone un decimo del valore degli asset che loro stessi hanno attribuito nell’ultimo bilancio approvato del 2020.

Una domanda e considerazione finale emerge su tutto: se a fronte dei cospicui investimenti fatti negli ultimi anni nell’ordine di alcune decine di milioni oggi viene proposto un valore di acquisto di un solo milione, ci si può chiedere se questi investimenti siano stati sovrastimanti all’acquisto o enormemente sottostimati in fase di proposta concordataria. Inoltre, a sollevare più di qualche dubbio di opportunità è il fatto che una simile proposta sia poi circoscritta, di fatto, alle stesse persone, Sagrafena e Tomassini, che ricoprono ruoli decisionali rilevanti sia in Vetrya in liquidazione che nelle due NewCo che si propongono per l’acquisto dei rami di azienda.

Adesso a decidere sulla proposta di affitto e successivo acquisto dei due rami di azienda, dovrà essere il Tribunale Fallimentare di Terni che, visto quanto appena descritto, non avrà un compito semplice, soprattutto in considerazione del fatto che, il tandem Sagrafena & Tomassini ha chiesto di pronunciarsi entro il 20 gennaio.  Una decisione gravosa e foriera di effetti non marginali da prendere in poco più di 40 giorni, senza considerare che di mezzo ci sono state le festività di fine anno e senza conoscere il contenuto e i termini della proposta di concordato per cui sono stati già concessi 120 giorni dal deposito, come prevede la legge. Ardua sentenza perché il Tribunale dovrebbe decidere, praticamente, a scatola chiusa.




COSP, “USB non rappresenta i lavoratori dell’azienda a Orvieto ma solo una piccola parte” e respinge tutte le accuse al mittente

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la replica di COSP Tecnoservice alla lettera firmata da lavoratori USB dell’azienda stessa. La lettera è pubblicata integralmente per ottemperare agli obblighi di diritto di replica e con eguale evidenza. Ai sensi delle norme vigenti in materia di tutela delle fonti e di privacy non riteniamo opportuno divulgare l’indirizzo mail di chi ha inviato la lettera firmata USB ma rimaniamo sempre pronti a accogliere le informazioni provenienti da COSP Tecnoservice.

La scrivente Cosp Tecno Service, con riferimento all’articolo apparso in data 4 gennaio 2022 intitolato “lettera aperta dei lavoratori della Cosp Tecno Service alla Città di Orvieto”, ai sensi della normativa di settore in materia di editoria e, comunque, a tutti i sensi di legge, significa quanto segue.

In primo luogo, occorre stigmatizzare l’assoluta falsità di quanto asserito in tale “lettera aperta”, in quanto:

La Cosp Tecno Service applica correttamente e legittimamente in favore di tutti i propri lavoratori del settore il Contratto Nazionale Igiene Ambientale — Fise Assoambiente rinnovato dalle sigle sindacali FP-CGIL, FIT-CISL, UIL-TRASPORTI, FIADEL in data 19 dicembre 2021, attualmente vigente ed operante.

 La Cosp Tecno Service ha stipulato un contratto integrativo aziendale, migliorativo di quello nazionale, con le rappresentazioni sindacali rappresentative dei lavoratori ai sensi di legge;

 La Cosp Tecno Service applica scrupolosamente ogni normativa in materia di salute e sicurezza dei dipendenti;

La Cosp Tecno Service rispetta pedissequamente gli obblighi normativi in materia di approvazione dei bilanci e – contrariamente da quanto falsamente assunto – Cosp approva annualmente il bilancio di esercizio in sede di assemblea annuale dei Soci, come avvenuto, fra l’altro in data 29 giugno 2021 per l’approvazione del bilancio dell’esercizio 2020.

I bilanci e tutte le informazioni sull’ andamento economico e produttivo dell’azienda sono pubblicate, a libera consultazione di chiunque, presso la Camera di Commercio e, comunque, sono disponibili per libera consultazione da qualunque Socio volesse farne richiesta;

La Cosp Tecno Service rispetta puntualmente la legge 81/2008 rispettando i carichi di lavoro previsti dalla normativa, utilizzando mezzi nuovi e certificati, mettendo a disposizione spogliatoi e strutture come per legge.

In ordine poi all’incontro avuto presso la Prefettura con l’Organizzazione sindacale USB (incontro a cui la Cosp non ha opposto alcuna resistenza), occorre specificare che in tale sede è stato ulteriormente evidenziato:

La perfetta applicazione da parte della Cosp Tecno Service del contratto nazionale di categoria e di quello aziendale;

Il rispetto della normativa di sicurezza e salute;

La mancanza, in capo all’USB, dei requisiti di rappresentatività previsti dallo statuto dei lavoratori per poter essere legittimata alla discussione e/o sottoscrizione di eventuali contratti integrativi aziendali.

Chiarito quanto sopra, la scrivente Cosp Tecno Service chiede

1.        Che venga fornita adeguata pubblicazione e diffusione del presente atto di smentita delle false informazioni contenute nell’articolo suddetto;

2.        Del nominativo del soggetto/soggetti che abbiano sottoscritto la lettera suddetta e/o, comunque, del nominativo del soggetto/soggetti che ha trasmesso tale lettera a Codesta Testata al fine di tutelare l’onorabilità dei 1180 soci e lavoratori della Cosp Tecno Service che non hanno partecipato alla stesura della lettera e che non erano a conoscenza di tale iniziativa realizzata soltanto da pochissimi soggetti.

Con riserva di tutelare la propria posizione giuridica dinanzi all’Autorità giudiziaria competente e di perseguire, anche penalmente, i responsabili.

Il presidente

Danilo Valenti




Lettera dei dipendenti della COSP ai cittadini di Orvieto per spiegare le ragioni dello sciopero del 7 gennaio

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta scritta dai lavoratori della COSP aderenti al sindacato USB e indirizzata ai cittadini di Orvieto per spiegare le ragioni del nuovo sciopero degli addetti alla raccolta dei rifiuti che si svolgerà il giorno 7 gennaio. A tale proposito ricordiamo che nel caso in cui la raccolta non venisse effettuata la stessa frazione rimasta dovrà essere posta nuovamente fuori la settimana successiva oppure portata all’isola ecologica di Bardano negli orari di apertura.

Il 7 gennaio 2022 gli operatori dei servizi d’igiene ambientali di Orvieto si troveranno costretti a scioperare per difendere la propria dignità di lavoratori offesa dall’arroganza della COSP Tecno Service, azienda appaltatrice del servizio pubblico affidato dal Comune di Orvieto e pagato con le tasse dei contribuenti. Da anni segnaliamo le innumerevoli inadempienze dell’azienda in merito alla corretta applicazione del contratto e alla tutela della salute e sicurezza dei dipendenti, ma riceviamo solo minacce e ritorsioni messe in atto per intimidire e dividere i lavoratori. Da anni assistiamo alla latitanza di talune organizzazioni sindacali firmatarie di contratto, interessate a compiacere l’azienda e ad accaparrarsi i pacchetti di permessi sindacali, piuttosto che difendere i diritti dei lavoratori.

Eppure le nostre richieste sono legittime, perché regolate da leggi dello stato e dal contratto di nazionale d’igiene ambientale a cui la COSP aderisce:

  • Chiediamo un contratto di secondo livello come previsto dal contratto nazionale di categoria che riconosca produttività economica e professionalità  per i lavoratori;
  • Chiediamo trasparenza e informazione sull’andamento economico e produttivo dell’azienda, un dovere nei confronti dei contribuenti che pagano il servizio pubblico, ma anche un obbligo nei confronti dei lavoratori/soci in quanto la COSP è un azienda cooperativa e preleva mensilmente la quota sociale dalle buste paga dei propri dipendenti, ma non rispetta l’obbligo di assemblea annuale dei soci per l’approvazione dei bilanci;
  • Rispetto della legge 81/2008 in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Chiediamo di lavorare con mezzi e carichi di lavoro adeguati, mentre riteniamo inaccettabile che in alcuni cantieri ci sia un solo servizio igienico per 40 dipendenti, e addirittura in altri sono assenti spogliatoi, armadietti e docce, per cui gli operatori sono costretti a fine turno a tornare nelle proprie abitazioni con le divise da lavoro con cui hanno trattato i rifiuti, mettendo a rischio anche i propri familiari da contaminazioni virali e batteriologiche.

Di fronte all’arroganza della COSP e alla complicità dei sindacati compiacenti, abbiamo dato mandato all’organizzazione sindacale USB di rappresentare le nostre legittime richieste, mentre con senso di responsabilità i lavoratori hanno continuato a garantire il servizio essenziale d’igiene ambientale, confidando in una apertura di dialogo che avrebbe apportato benefici al servizio, ai cittadini, ma anche accresciuto il senso di appartenenza dei lavoratori all’azienda stessa. Purtroppo la COSP non riconosce neanche il diritto dei lavoratori di scegliere liberamente da chi farsi rappresentare, oppure più realisticamente ha paura di USB, e non è preparata a trattare con un sindacato che sta dalla parte dei lavoratori e ne difende i diritti.

Lo sciopero rappresenta un sacrificio per i lavoratori che vivono di salario perchè la perdita di una giornata di lavoro pesa sulle famiglie. Ma non ci hanno dato scelta, numerose richieste d’incontro con la COSP non hanno ricevuto nessuna risposta. Persino le istituzioni come il Comune di Orvieto, che appalta il servizio e dovrebbe pretendere il rispetto delle regole contrattuali dall’azienda a cui ha affidato il servizio pubblico, la ASL che dovrebbe vigilare sulla prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, ma anche il Prefetto che ha presenziato al tavolo di conciliazione fra USB e COSP per evitare lo sciopero, insomma tutte le istituzioni preposte a intervenire per evitare di creare disservizio alla città, come pilato, si sono lavati le mani al contrario del senso di responsabilità dimostrato sinora dai lavoratori.

Ci scusiamo anticipatamente con i cittadini per il disservizio nella raccolta dei rifiuti, ma il 7 gennaio sciopereremo e continueremo lo stato di agitazione finchè non si aprirà un tavolo di confronto con i lavoratori

I lavoratori di Orvieto della COSP del sindacato USB




Un manipolo di lavoratori specializzati di Vetrya, senza tfr e beffati per il mancato preavviso delle dimissioni

Un manipolo di ex-dipendenti Vetrya, oggi Vetrya in liquidazione, si è ritrovato una busta paga piuttosto pesante a dicembre.  No, niente tfr o benefit, ma addirittura con il segno “meno” davanti.  Tutto proprio in un momento particolare.  Si tratta di poco più di dieci dipendenti con mansioni tecniche specifiche che hanno lasciato l’azienda di Bardano prima del definitivo stop.  I lavoratori sono stati esclusi dall’accordo chiuso con il sindacato che riguarda i soli “licenziati” e ora si ritrovano con un sospeso ampio.  La “colpa” è della legge fallimentare che prevede il blocco di qualsiasi retribuzione accessoria, compreso il TFR, nel periodo concorsuale, o meglio fino alla definizione della procedura e al suo accoglimento o respingimento.  Il tutto viene spiegato anche in una mail che dall’amministrazione Vetrya è stata inviata a uno degli interessati ( ndr nella foto) che sintetizziamo, “Vetrya ha il divieto, ai sensi dell’art. 184 legge fallimentare, di pagare retribuzioni pregresse rispetto alla data di deposito del ricorso per pre-concordato, che saranno pagate nei modi e nei tempi individuati nel piano sotteso alla soluzione della crisi secondo il rango di legge, in corso di predisposizione; i lavoratori che vantano crediti per titolo o causa anteriori al deposito del ricorso non potranno, ai sensi del combinato disposto degli artt. 161 e 168 legge fallimentare, iniziare o proseguire azioni esecutive e cautelari nei confronti della Società”.  Insomma, niente ferie non godute e niente TFR, poi si vedrà.  Per quanto riguarda il trattamento di fine rapporto c’è la garanzia che verrà pagato ma con tempi che rischiano di allungarsi ben oltre qualche mese.   Ma perché al manipolo di tecnici è arrivata una busta paga in negativo?  I lavoratori hanno trovato occupazione in altre aziende del settore, con retribuzioni più alte visto che, come ci hanno confidato, erano inquadrati al minimo tabellare con il contratto dei metalmeccanici, e non hanno atteso l’intero periodo obbligatorio di preavviso, un peccato sembrerebbe mortale agli occhi dell’amministrazione Vetrya che non ha chiuso un occhio, non ha compensato, ma ha pesato con il bilancino di precisione scalando ogni minuto come previsto da contratto. 

E’ vero, il contratto prevede, a tutela delle parti, che chi non concede il giusto preavviso venga penalizzato ma in questo caso, forse si potevano effettivamente chiudere gli occhi visto che l’azienda è in liquidazione e che si sono dimessi perché oramai la situazione era ben chiara e il futuro del tutto sconosciuto.  Oltre al danno anche la beffa, dunque, ritrovarsi senza i soldi del TFR e con un “meno” sull’ultima busta paga che poi sicuramente verrà compensato con le voci attive, ma quando, con quali tempi? Quelli della giustizia e della procedura di concordato in continuità oppure, nel caso in cui il Tribunale non dovesse accettare la proposta, di fallimento. 

Comunque saranno tempi lunghi nell’avere mentre per il dare già è stato tutto fatto così come spesso accade per i lavoratori.




Tutto pronto per il Festival del Dialogo, protagonista Brunello Cucinelli

Al via l’Ottava edizione del 𝗙𝗲𝘀𝘁𝗶𝘃𝗮𝗹 𝗱𝗲𝗹 𝗗𝗶𝗮𝗹𝗼𝗴𝗼 promosso dall’𝗔𝘀𝘀𝗼𝗰𝗶𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗔𝗽𝗲𝗿𝘁𝗮𝗠𝗲𝗻𝘁𝗲𝗢𝗿𝘃𝗶𝗲𝘁𝗼 e patrocinato dal Comune e dal Centro Studi con lo scopo di fermarsi a ragionare insieme nella convinzione che dalla riflessione, l’approfondimento e il confronto nasca e cresca una società migliore. Dopo la quattro giorni di maggio del Festival del Dialogo Giovani, entra nel vivo il programma autunnale ancora sul tema “𝗜𝗹 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗼. 𝗜𝗲𝗿𝗶, 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝗲 𝗱𝗼𝗺𝗮𝗻𝗶?”

In continuità con l’edizione del 2020 anche quest’anno, nella tre giorni del festival che torna in presenza, il focus sarà sulle problematiche relative al mondo del lavoro e le nuove prospettive che si aprono. Il punto interrogativo del titolo, non a caso, lascia intendere che un nodo così sentito dai giovani non offre per la verità molte certezze. Non ci sono dubbi, invece, sulle date del festival che torna nel terzo fine settimana di ottobre, 𝗻𝗲𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗶 𝟭𝟱-𝟭𝟲-𝟭𝟳, alternando gli appuntamenti tra il Palazzo del Capitano del Popolo e Palazzo dei Sette.  “Anche per il 2021 – ha affermato il presidente di ApertaMenteOrvieto, Erasmo Bracalettiabbiamo deciso di riproporre il tema del lavoro, indubbiamente accentuato dall’emergenza sanitaria, dal momento che è centrale nella grande trasformazione e riprogettazione complessiva in atto che interessa tutti noi, in particolare i giovani che devono prepararsi al futuro e devono farlo ora in un presente che appare quanto mai incerto”.

L’apertura del festival avverrà venerdì 15 ottobre nell’Atrio di Palazzo dei Sette. Dopo il saluto alle autorità in programma per le 17, è atteso l’incontro con la giornalista Beatrice Curci, caporedattrice di “StradeNuove” che affronterà il tema “Una spinta verso il futuro. Nessuna differenza fra donne e uomini”. Seguirà un dialogo con giovani lavoratori e attivisti sulla questione generazionale e le problematiche del lavoro.

Sabato 16 ottobre alle 17.30 la Sala dei Quattrocento del Palazzo del Capitano del Popolo, farà da cornice all’incontro con l’imprenditore umbro Brunello Cucinelli, presidente esecutivo e direttore creativo della “Brunello Cucinelli Spa” di Solomeo, che ha recentemente vinto uno dei premi più prestigiosi nel campo della moda come il “Designer of the Year”. Un riconoscimento che conferma il suo impegno costante nel sostenere l’Italia e le sue ricchezze, investendo sul territorio e supportando progetti di umana sostenibilità. All’incontro partecipa la scrittrice Alessandra Carnevali.

Doppio l’appuntamento nell’Atrio del Palazzo dei Sette nella giornata di chiusura, domenica 17 ottobre. Si inizia alle 16 con “Problemi e prospettive del lavoro oggi” affrontate da Stefano Giubboni, professore ordinario di Diritto del Lavoro presso l’Università degli Studi di Perugia. Alle 17.30, invece, sarà la volta delle letture a cura dei “Lettori Portatili” che proporranno un reading di brani di Patrizia Maltesi tratti dallo spettacolo “Trovaloro”. La giornata si aprirà e chiuderà sulle note di musica dal vivo della band “On the Road”.  Per l’intera durata del festival, nell’Atrio del Palazzo dei Sette sarà allestita la mostra fotografica a cura dell’Associazione FotoAmaOrvieto. L’evento si svolgerà nel rispetto alle normative anti Covid che impongono il distanziamento, l’uso della mascherina e l’esibizione di Green Pass per accedere alle iniziative come forme di prevenzione del contagio.

Gli appuntamenti, oltre che in presenza, potranno essere seguiti anche in diretta streaming sulla Pagina Facebook di ApertaMenteOrvieto.




Cristiana Casaburo, dirigente scolastico IISACP, “ai giovani serve una scuola inclusiva e aperta al mondo del lavoro”

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