Secondo l’economista Stefano Zamagni, la discussione sulla politica cattolica in Italia deve andare oltre i confini tradizionali e concentrarsi sulla distinzione tra due concezioni del potere: come “influenza” e come “potenza”. Questa riflessione emerge come risposta a una tendenza che, secondo Zamagni, si è diffusa nel mondo cattolico italiano negli ultimi trent’anni.
L’economista osserva che nel variegato panorama cattolico del Paese si è affermata l’idea che la responsabilità del mondo cattolico dovrebbe limitarsi al momento prepolitico, ovvero all’esercizio del potere come influenza, mirato a incidere sui comportamenti umani. Questo fenomeno ha generato quella che Zamagni chiama “diaspora cattolica” con conseguente “adiaforia etica”, ovvero una posizione di indifferenza etica.
“È evidente che questo sta creando problemi seri”, afferma Zamagni. L’economista respinge l’idea di un ritorno al partito cattolico o a rivisitazioni della Democrazia Cristiana, sottolineando l’importanza di un soggetto che si occupi delle grandi questioni come la guerra o l’ambiente, questioni che non possono essere affrontate solo a livello strutturale.
Nel contesto della riflessione, Zamagni richiama un passato di cui si è perso il ricordo, citando l’espressione di “strutture di peccato” usata da Papa Giovanni Paolo II. Zamagni critica il fenomeno di auto-delegittimazione che sta vivendo il mondo cattolico, paragonandolo all’essere “lievito nella pasta” o al tentativo di cambiare le istituzioni agendo solo sui comportamenti individuali.
L’economista conclude affermando che sebbene possa essere vero che il cambiamento delle istituzioni avvenga nel lunghissimo tempo, è necessario considerare e affrontare le sfide immediate e urgenti, affinché il mondo cattolico possa recuperare un ruolo significativo nella sfera politica e sociale del paese.