Il CSCO torna al centro della politica e come troppo spesso accade non per il valore delle iniziative culturali e in termini di PIL orvietano, ma per i costi e la gestione. Il capogruppo del “gruppo Misto”, Stefano Olimpieri, ha presentato un’interrogazione che verrà discussa sicuramente nel prossimo consiglio comunale che chiede, di fatto, di valutare se è ancora utile per il Comune finanziare e sostenere il CSCO anche alla luce di alcune presunte inadempienze di cui, proprio nell’interrogazione, Olimpieri chiede conto. Qui di seguito il testo integrale
Il sottoscritto consigliere comunale,
premesso che:
– il nuovo contratto di comodato gratuito quinquennale con il quale l’Amministrazione Comunale concede Palazzo Negroni alla Fondazione “Centro Studi Città di Orvieto” non può e non deve essere considerato come un fatto di normale gestione: non lo può essere soprattutto perché tutte le buone intenzioni che giustamente vengono avanzate dagli Amministratori non possono non fare i conti con la precaria situazione finanziaria in cui versa la Fondazione. Situazione finanziaria che non è addebitabile né all’attuale Amministrazione Comunale, né, tantomeno, all’attuale Consiglio di Amministrazione del Centro Studi, ma che – purtroppo – esiste e con cui occorre rapportarsi per impedire che il CSCO si incanali verso la strada della insostenibilità finanziaria e, di conseguenza, verso una impossibilità di operare secondo quanto previsto dalla Statuto e dall’Atto Costitutivo;
– serve un cambio di passo – anche se la pandemia non aiuta – e serve, soprattutto, un costante e oculato controllo di gestione al fine di monitorare, non solo se gli obiettivi e l’offerta di servizi si realizzeranno, ma – soprattutto – se lo stato patrimoniale ed il rendiconto di gestione saranno sostenibili. Il monitoraggio è d’obbligo per una questione fondamentale: l’Amministrazione Comunale finanzia il CSCO con i soldi della fiscalità generale e la stessa Amministrazione non può permettersi di finanziare strutture che dilapidano denaro pubblico. Negli anni i cittadini hanno avuto molti esempi di come si sono dilapidate risorse pubbliche all’interno di Aziende Speciali (Farmacia), di Associazioni (Te.Ma.), di Consorzi (Crescendo) , di Fondazioni (CSCO) e di Società per Azioni (Risorse per Orvieto);
– queste considerazioni e queste indicazioni non sono scollegate con la realtà più recente, se è vero che nell’ultimo rendiconto di gestione del Centro Studi Città di Orvieto, quello dell’anno 2019 e riferibile al vecchio CdA, si è riscontrata una perdita di esercizio di euro di 23.281. Ma c’è di più: il vecchio Consiglio di Amministrazione – quello nominato dal Sindaco Germani – non solo non ha risanato un bel nulla, ma sembrerebbe che abbia aggravato la situazione finanziaria “dimenticandosi” di adempiere ad alcuni obblighi contrattuali, come ad esempio il pagamento delle bollette telefoniche, il pagamento di alcune rate di finanziamento, la corresponsione di alcune mensilità ai dipendenti, l’adempimento di debiti con fornitori (2018), il pagamento di alcune rate del piano di rientro con una locale cooperativa ;
– pertanto, se queste “dimenticanze” dovessero rispondere al vero, la situazione finanziaria ereditata dall’attuale Consiglio di Amministrazione (non dico nuovo Consiglio di Amministrazione perché in questo CdA ci sono persone che stavano anche in quello precedente) è molto più pesante e critica della sola perdita di esercizio del 2019 e, quindi, occorre che venga portata a conoscenza la reale situazione economico-finanziaria della Fondazione Centro Studi Città di Orvieto;
per quanto esposto in premessa,
chiede
– se è vero che negli anni passati non sono state pagate le bollette telefoniche;
– se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune rate di un finanziamento;
– se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune mensilità ai dipendenti;
– se è vero che negli anni passati non sono stati pagati alcuni fornitori;
– se è vero che negli anni passati non sono state pagate alcune rate del piano di rientro nei confronti di una locale cooperativa.
Stefano Olimpieri,
capogruppo “Gruppo Misto”