OrvietoLife ha inviato in mail a tutti i candidati sindaco di Orvieto una serie di domande alle quali rispondere. Siccome “domandare è lecito e rispondere è cortesia”, come ricordava sempre il compianto Maurizio Costanzo, abbiamo dato un tempo congruo per riflettere, scegliere, rispondere o meno. Alla fine ecco il risultato, solo due candidati hanno risposto, sono, in rigoroso ordine alfabetico, Giordano Conticelli e Roberta Palazzetti. Sarebbe stata un’occasione per far conoscere ai lettori la propria opinione su temi come la discarica, lo sviluppo, il prossimo futuro, le alleanze per ogni candidato. Peccato per chi non ha risposto ma OrvietoLife ha operato nel pieno rispetto della par condicio inviando le domande a tutti e dando a tutti lo stesso tempo. Ma ora andiamo a conoscere le opinioni di Palazzetti e Conticelli.
Il giorno dopo le elezioni se vi doveste trovare all’opposizione cosa farete?
Conticelli: Anche all’opposizione Nova si impegnerebbe con tutta la passione e la competenza che la caratterizzano per realizzare i suoi punti programmatici, nati e sviluppati fin dall’inizio grazie a un confronto costante e trasversale, durante eventi partecipativi come quello di Innova o grazie a focus con esperti indipendenti. Sono punti frutto della partecipazione civica e in quanto tali devono trovare voce. La nostra posizione indipendente ci permette di collaborare senza pregiudizi e con senso di responsabilità per concretizzare tutte quelle soluzioni che l’assemblea di Nova riterrà orientate al bene comune. Liberi da logiche di partito, non abbiamo l’obbligo di contrastare un’idea buona solo perché proposta da un altro colore. Detto questo per Nova è fondamentale, anche all’opposizione, continuare ad alimentare quella connessione tra cittadini, enti, associazioni e istituzioni per un risveglio della partecipazione e del senso di comunità. Nova vuole essere l’espressione delle assemblee cittadine all’interno dell’istituzione comunale.
Palazzetti: Continueremo a sostenere il nostro progetto, poiché le proposte in esso contenute sono esclusivamente indirizzate al bene della Città, allo sviluppo economico, al miglioramento dei servizi e all’attrazione degli investimenti. Continueremo a portare all’interno del consiglio comunale le esigenze dei nostri cittadini con i quali manterremo il dialogo che abbiamo avviato in questa campagna elettorale, che è stata contraddistinta da numerosissimi incontri, scambi di opinione, contatti, comuni riflessioni. Moltissimi cittadini, ben oltre ciò che avremmo potuto immaginare, ci hanno scritto, ci hanno mandato le loro proposte, ci hanno invitato nelle loro case per parlare degli annosi problemi che vivono quotidianamente. Non li deluderemo in ogni caso e garantiremo loro la massima informazione sulle scelte e le attività dell’amministrazione.
La discarica è un problema annoso che non si riesce a risolvere. La chiusura non è possibile, si può, quindi, capire se si intende controllare con rigore e chiedere alla Regione un beneficio per la città e i suoi cittadini?
Palazzetti: Oggi ad Orvieto viviamo il paradosso di essere l’unico comune umbro che ha la discarica e allo stesso tempo subisce il massimo della tassazione. Proprio per questo richiederemo alla regione e ai soggetti che gestiscono la discarica una revisione dei costi a nostro favore. Parallelamente avvieremo una revisione del metodo di tassazione, che non sia più fondato esclusivamente sulla superficie abitativa e commerciale ma sulla effettiva quantità di rifiuti indifferenziati prodotti. Questo è un metodo maggiormente equo per le persone e le aziende, anche quelle che oggi si trovano nella posizione paradossale della doppia tassazione, per lo smaltimento dei rifiuti speciali e poi per la normale tassazione. Inoltre, una tariffa pagata sull’effettiva produzione di immondizia indifferenziata rappresenta un incentivo per una maggiore sostenibilità ambientale.
Conticelli: Il conferimento in discarica di rifiuti ad oggi non riciclabili o degli scarti del riciclo è una pratica non più sostenibile da un punto di vista ecologico ed economico, da ridurre al minimo essenziale. Orvieto ha ampiamente e – ingiustamente – ricoperto il ruolo di discarica umbra: dobbiamo far sentire la nostra voce, unita a quella di un intero territorio, per contrastare questo processo e spingere politicamente per una diversa, virtuosa e possibile destinazione dei rifiuti così da scongiurare ampliamenti. Questo è il vero beneficio per la città. L’alternativa da sostenere è la termovalorizzazione attraverso impianti moderni e ben gestiti che, rispetto all’accumulo in discarica dei rifiuti, riducono drasticamente l’impatto ambientale e generano energia. Ci sono strade percorribili in questa direzione, ancor prima della realizzazione del nuovo termovalorizzatore previsto dall’ultimo Piano Regionale di Gestione Rifiuti. Ad ogni modo, soprattutto per questioni complesse come questa, riteniamo doveroso organizzare incontri pubblici con esperti indipendenti per promuovere informazione trasparente e una forte consapevolezza ambientale sul territorio.
Caserma Piave: un unico progetto, il cosiddetto “spezzatino” o separare la ristrutturazione edilizia dai contenuti?
Conticelli: Un unico grande progetto di riqualificazione che comprenda diverse ma coerenti funzioni. Si deve agire nel rispetto della preesistenza creando nuovamente un “Landmark” della città per operare, fin dalle primissime fasi di sviluppo del progetto, avendo chiaro lo scopo e la fruizione dei diversi spazi. Impossibile procedere altrimenti: lo spazio deve essere modulato con criterio a seconda dell’utilizzo; procedere in altro modo significherebbe ancora una volta spreco di risorse e creazione di luoghi non adatti ad accogliere funzioni scelte solo successivamente. La Caserma Piave appartiene ai cittadini orvietani che negli anni Trenta affrontarono grandi sacrifici per sostenerne la realizzazione: crediamo doveroso che la discussione su progetti riguardanti questa struttura non avvenga dentro segrete stanze ma coinvolga l’intera cittadinanza. Noi di Nova vediamo come valida opzione il M.O.S.T. (Museo dei Tesori nascosti) ma integrato con un distaccamento universitario e centro di studio e ricerca; un progetto unitario che preveda anche la rigenerazione dell’intorno verde e il collegamento con i percorsi pedonali esistenti.
Palazzetti: Da un punto di vista edilizio dovrà essere un solo progetto, che sarà unico ed armonico. Il progetto lo farà il Comune, tenendo conto anche delle valide proposte già presentate e fino ad ora totalmente ignorate. Saremo noi, unitamente alle varie componenti della città, ad individuare i vari spazi, a pensare come riqualificarli, cosa farne e con chi. Ciò in base alle esigenze della città e dei cittadini. Si tratta di un’occasione unica per creare spazi di formazione, di ospitalità, commerciali e museali. Alla luce poi dell’allocazione dei vari spazi ricercheremo i partner pubblici e privati con i quali riempire questi spazi. In tale modo la rigenerazione della ex Caserma diventerà un veicolo di crescita economica, occupazionale e culturale per tutta la città.
Quali azioni metterete in campo per alcune questioni fondamentali come sanità e trasporti ferroviari per le quali le competenze non sono dirette del sindaco?
Palazzetti: Riprenderemo con determinazione il ruolo che spetta al sindaco, sia nella sanità sia nei trasporti. Quello di difesa e promozione delle esigenze dei propri cittadini, all’interno e con le istituzioni designate. Nella sanità, come indicato dalla legge regionale del 2015 e come uno dei 5 rappresentanti sindaci della conferenza dei servizi, porteremo le nostre proposte per l’effettivo adeguamento dell’organico sanitario ad Orvieto, per l’apertura dell’unità di emodinamica e per la revisione immediata del sistema delle liste d’attesa. Parallelamente apriremo uno sportello della salute a cui i cittadini si potranno rivolgere per ottenere i rimborsi delle spese mediche, quando non coperte dalla sanità pubblica nei tempi previsti. Nei trasporti attiveremo immediatamente una task force, per un rapporto diretto con la Regione e con il Gruppo FS, e laddove necessario sosterremo le istanze dei nostri concittadini di fronte all’Autorità di regolazione dei trasporti. Avremo una unità permanente all’interno dell’amministrazione comunale che si occuperà dei trasporti. Non sarà certamente un interesse episodico il nostro impegno in tal senso, dettato dall’emergenza del momento, bensì un progetto a sostegno di lavoratori e studenti ma anche per lo sviluppo del territorio, che passa necessariamente attraverso la qualità dei servizi offerti.
Conticelli: Dialogo, lavoro di rete e uno sguardo capace di guardare oltre la rupe sono gli elementi imprescindibili per mettere in campo azioni soddisfacenti. Tessere collaborazioni e sinergie con i comuni di un più ampio territorio, che va dall’alto Lazio alla bassa Toscana, per conferire a Orvieto il ruolo di capofila nella risposta alle esigenze di trasporto di questo bacino valorizzando la posizione strategica della fermata orvietana sull’asse ferroviario Roma-Firenze in modo da ottenere collegamenti più frequenti e veloci con i grandi centri vicini a beneficio di lavoratori pendolari e turisti. E’ fondamentale rafforzare in maniera significativa e regolare l’interlocuzione con USL Umbria 2 e Regione, coinvolgendo gli altri comuni dell’area interna, al fine di ottenere un maggior numero di specialisti attivi puntando su attrattività in termini di crescita professionale, possibili benefit nei primi mesi con fondi aree interne e facilitazioni nell’inserimento sul territorio. Questi strumenti possono condurre all’obiettivo di rendere realmente l’ospedale un DEA di I livello con effettiva funzionalità dei settori previsti, così come di fondare l’azione sul territorio sulle cure a domicilio e la prevenzione a 360 gradi.
I dati ufficiali di Istat, Bankitalia e Regione ci consegnano un quadro della città non esaltante dal punto di vista economico. I numeri lo dicono e non sono interpretabili. Come rilanciare l’economia a parte il turismo che, come specificato dai tecnici, è un settore che non fa rete così come strutturato a Orvieto?
Conticelli: Per rilanciare lo scenario orvietano, oggettivamente fragile alla luce di un’analisi onesta e documentata, noi proponiamo di incentivare l’economia reale e locale attraverso lo sviluppo di un portale unico web, associato alla costruzione di una rete di imprese, un portale dedicato alla filiera fornitori-clienti, all’incontro tra risorse umane e opportunità di lavoro e formazione e alla promozione commerciale di prodotti e servizi sotto un unico “marchio Orvieto”. L’obiettivo è quello di avviare un processo di creazione di valore interno, attraverso il rafforzamento della filiera locale, la formazione e la specializzazione delle risorse umane e la crescita di un brand commerciale locale. Per rendere accessibili alle imprese locali forme di finanziamento alternative ai tradizionali canali bancari promuoviamo il collocamento del primo Basket Bond “Filiera Orvieto”, uno strumento di debito privato, sottoscritto da Investitori Qualificati, rivelatosi efficace in diversi casi studio. Vogliamo, inoltre, dare vita ad un “Incubatore Pubblico” rivolto alle startup innovative per offrire spazi di lavoro, strumenti, servizi. Ci interessa interloquire con soggetti qualificati quali Invitalia e Fondi per organizzare eventi specifici sul settore e mettere a disposizione risorse economiche per lo sviluppo dei progetti imprenditoriali.
Palazzetti: Il primo strumento di crescita è la ricerca degli investimenti pubblici e privati. Investimenti necessari per creare le condizioni e le infrastrutture indispensabili per generare un processo di crescita e di attrazione delle attività imprenditoriali. Per questo creeremo un gruppo di investimento dedicato alla ricerca di bandi ma anche di creazione di business plan per le aziende private. Daremo tutti gli strumenti possibili agli attuali imprenditori del territorio per crescere e per attrarre gli investimenti: complanare, apertura del casello autostradale a nord di Orvieto, fibra ottica per la connessione veloce. Introdurremo poi tutte le azioni per la formazione di figure qualificate, necessarie e al momento scarsamente presenti nel territorio. Lo faremo attraverso una forte attività di orientamento nei confronti dei nostri giovani, sin dalle scuole medie ma anche attraverso il ripristino di corsi professionali qualificanti come è avvenuto in passato. Il turismo potrebbe dare molto di più. Non fa rete perché è pensato in maniera decontestualizzata dal territorio.
Se fosse pensato per una città diffusa, che tenga conto anche degli altri comuni del circondario e oltre, quindi di un territorio più vasto, e contestualmente fosse destagionalizzato sarebbe in grado di valorizzare complessivamente l’offerta del territorio e di avere un riscontro economico di gran lunga superiore. Crediamo inoltre in una città laddove l’arte, la cultura, le scuole di formazione, siano strumento anche di crescita economica. Per questo lavoreremo per l’apertura di un ITS Academy e di corsi universitari unici che coprano le nuove esigenze di formazione: sicurezza informatica, intelligenza artificiale generativa, data science ed energie rinnovabili. È importante sapere che oggi, in Italia, ci sono mezzo milione di posti di lavoro in questi nuovi settori che non sono coperti per mancanza di alta formazione qualificata. Ci sono tutte le condizioni per fare di Orvieto il centro di formazione di queste nuove figure. Lo stato italiano sta investendo precisamente nell’apertura di nuovi ITS su tutto il territorio. Grandi e medie aziende sono alla ricerca di queste opportunità e pronte ad investire. Orvieto è come ubicazione un posto ideale.
Come immaginate la città nel 2030?
Palazzetti: Se non ci sarà un cambio radicale nella visione e nella gestione amministrativa, la città la immaginiamo più spopolata, più anziana, meno ricca e con meno servizi. Diversamente, con un cambiamento nel metodo la immaginiamo una città più vicina alla città ideale che è oggetto del nostro programma, nella quale sarà evidente il miglioramento dei servizi, della cura e della vivacità della città, dove sarà a breve percepibile l’inizio di una vera rigenerazione urbana. Sarà una città dove ritorneranno ad affluire gli investimenti e l’occupazione attraverso la creazione di migliori condizioni per chi vi opera ora e di sviluppo per una visione di città della conoscenza.
Conticelli: La immaginiamo prima di tutto pensata e ragionata con la cittadinanza. Il sogno che ci anima è quello di una comunità orientata al bene comune che si nutra di appuntamenti assembleari, “consigli di quartiere”, bilanci partecipati, spazi di confronto, una città in grado di scoprirsi solidale e uscire da una visione in cui la cura della polis venga totalmente delegata ai professionisti della politica. Una città aperta, plurale e inclusiva, ma anche dinamica, attiva, viva capace di arrestare il declino demografico e la conseguente perdita di servizi. Immaginiamo un comune in cui esistano alternative all’uso del mezzo privato per spostarsi, una città in grado di connettere risorse, persone e territorio. Centro e frazioni. Forte di una vera rete che sappia co-programmare, oltre le distanze culturali, per attrarre risorse e contrastare le disuguaglianze di ogni genere. Infine una città virtuosamente integrata nell’ecosistema che la ospita, impegnata a ridurre la propria impronta ecologica sul fronte dell’energia, della mobilità, della produzione e consumo di cibo e del vivere quotidiano.
Oggi quali progetti intendete mettere in campo per preparare la città al futuro?
Conticelli: Sicuramente progetti di contrasto allo spopolamento del comune, senza i quali diventa difficile anche solo parlare di futuro. A questo proposito vogliamo sostenere e promuovere una rete delle città, anche al di fuori dei confini regionali, e favorire l’unione di comuni prendendo come riferimento il sistema locale del lavoro. Parallelamente dobbiamo implementare politiche efficaci di sostegno alla genitorialità e incentivare lo sviluppo di attività imprenditoriali ad alta specializzazione per avere posti di lavoro qualificati. Polo universitario e Istituti Tecnici Superiori devono diventare il cuore dello sviluppo territoriale. Non da ultimo dobbiamo muoverci, come area interna, per il potenziamento dei collegamenti con le grandi città, specialmente Roma e, parallelamente, favorire e attrarre progetti di lavoro da remoto e ibrido. Guardare al lungo periodo significa, inoltre, investire nell’innovazione, nella digitalizzazione e nello sviluppo tecnologico.
Proiettarsi nel futuro vuol dire mettere a sistema i luoghi della cultura e della formazione, creando hub culturali e trasformando il comune in uno spazio performativo ed espositivo diffuso che dia voce ad artisti locali ed internazionali, estendendo oltre il perimetro della rupe la produzione e la fruizione culturale. La città del futuro dà voce alle nuove giovani generazioni: ha bisogno di luoghi per incontrarsi, esprimersi, fare esperienze reali. Spazi interconnessi tra loro e diffusi sul territorio, capaci di ospitare eventi, spettacoli, corsi e laboratori, ma anche di avvicinare e includere diverse fasce della popolazione. Ultimo, ma non per importanza, il futuro passa per la cura del nostro ecosistema: comunità energetiche come sistema sostenibile e partecipativo per produrre energia localmente e contrastare i macro progetti industriali, adesione al Biodistretto del lago di Bolsena e una rete locale per la promozione e valorizzazione dei prodotti agricoli e alimentari provenienti da filiera corta e a km0 con un proprio punto vendita.
Palazzetti: Abbiamo in varie forme declinato quello che abbiamo chiamato Può: un acronimo che sta per Piano Urbano di Orvieto e che nello stesso tempo vuole dare l’idea che si può fare. Si può fare la rigenerazione urbana del centro storico, degli altri centri residenziali e dei nostri meravigliosi borghi. Si può migliorare la qualità degli ambienti e la loro fruibilità. Si può pensare ad un uso appropriato dei numerosi immobili dismessi dentro e fuori il centro storico. Si può migliorare la qualità della vita e il benessere di tutti. Abbiamo a lungo parlato anche del gruppo di investimento, composto da professionalità adeguate presenti nel territorio, che sia uno strumento di lavoro polarizzato alla ricerca di tutte le opportunità pubbliche e private da attrarre ad Orvieto.
Inoltre, saremo focalizzati verso un’amministrazione efficace ed efficiente, aperta e trasparente, attraverso una partecipazione attiva delle molte forze che questa città esprime sul territorio, nelle frazioni, nelle numerosissime associazioni, nelle altre istituzioni cittadine. Attiveremo spazi e momenti di ascolto e di co-progettazione.
Quali sono le priorità per i primi 12 mesi di governo?
Palazzetti: Da subito sarà avviato il Piano Urbano di Orvieto, PUO’, che non potrà prescindere da una visione complessiva delle esigenze e degli spazi ora inutilizzati. Parallelamente sarà attivato un piano di manutenzione ordinaria e straordinaria, in modo che si avvii un processo di cura costante degli spazi pubblici e non si intervenga solo sull’emergenza o a fine legislatura. Lavoreremo con grande impegno per la ricerca degli investimenti, che faranno la differenza tra quanto fatto fino ad ora e quello che, al contrario, sarà necessario per invertire sia il declino demografico sia quella economico. Riorganizzeremo la macchina amministrativa, d’intesa con chi ci lavora e tenendo conto delle necessità della collettività. Sarà un’operazione di valorizzazione, finalizzata ad ottimizzare le risorse umane ed economiche disponibili, a dare i giusti riconoscimenti alle numerosissime professionalità presenti, a favorire il massimo livello di engagement e di soddisfazione per quanti sono quotidianamente impegnati nel servizio pubblico.
Conticelli: Attivare spazi, occasioni e strumenti per il coinvolgimento e la partecipazione democratica dell’intera comunità, per dare concretezza al regolamento per l’amministrazione condivisa sulla base della normativa più recente. Restituire a Orvieto il ruolo di capofila di un’area molto più ampia: è demagogico pensare di garantire servizi nel comprensorio e invertire il trend demografico senza connettere un territorio e una popolazione molto più ampia di quella del comune, dunque senza un peso politico maggiore.
Implementare un sistema efficace di raccolta fondi, pubblici e privati. Per arrivare a ciò dobbiamo creare e mettere in sinergia due nuovi soggetti: una rete di imprese, associazioni, enti sul territorio, per individuare bisogni e soluzioni per la comunità raccolte in un’unica strategia di coprogrammazione e una società a controllo pubblico in partenariato con un soggetto qualificato e competente per rafforzare il sistema di reperimento fondi in strettissima collaborazione con la rete stessa. Una struttura dedicata, messa anche a disposizione della cittadinanza, quotidianamente impegnata nella ricerca, nella progettazione e nella raccolta di finanziamenti regionali, nazionali ed europei.
Concludiamo con un’ulteriore domanda politica. In caso di ballottaggio pensate ad un apparentamento ufficiale o continuerete a correre da soli?
Conticelli: Nova è ora ben concentrata nel portare le sue energie, competenze e novità al governo della città. In caso di ballottaggio non appoggeremo nessuna forza politica: lasceremo gli elettori liberi di decidere sulla base del proprio senso di responsabilità. Abbiamo più volte ripetuto di non voler fare apparentamenti rispettando l’autonomia del nostro percorso, radicalmente diverso dagli altri nel metodo e nei principi. Abbiamo finora declinato qualsiasi invito ad accordi e così faremo, con coerenza, anche in caso di ballottaggio.
Palazzetti: Noi siamo scesi in campo con una proposta civica e indipendente, chiara, inequivocabile, fondata su un programma e una visione di città specifica e attuale. Con questo impegno ci siamo presentati agli elettori. A quella proposta faremo riferimento e sulla base di questo impegno nonché sui risultati elettorali ci comporteremo di conseguenza. Ovviamente non possiamo prescindere dai risultati elettorali dell’8 e 9 giugno. Per questo, in una riunione con tutti i candidati delle nostre due liste abbiamo deciso all’unanimità che torneremo sull’argomento immediatamente dopo la tornata elettorale.
A noi non interessa occupare spazi bensì avviare processi e lo faremo con chi condividerà questo nostro modo di fare la politica locale, laddove l’incarico è solo lo strumento per iniziare il lavoro e non la meta in cui esaurire la spinta motivazionale, come invece è stato in questi ultimi anni.