Si vivono tempi un po’ strani sopra e intorno alla Rupe, tempi nei quali se ne leggono e sentono di tutti i colori. Come oramai è ben noto a tutti, anche gli orvietani tra poco più di due mesi saranno chiamati alle urne per decidere da chi essere amministrati nella prossima legislatura.
E gli aspiranti sindaci e amministratori, sia uscenti che nuove leve, pur di conquistare quella agognata e ambita poltrona, rendono noti al popolo, amplificandolo mediante le tante testate locali, i loro progetti nel caso su quelle poltrone sarà permesso loro di potersi accomodare.
Rimane eterno l’amletico dubbio tra i popolani locali: ma cosa avranno quelle poltrone di tanto attraente e di tanto “calamitoso” per essere così tanto agognate e ambite?
Sorvolando sull’arcano quesito ecco che per magia, ma davvero una grande magia, l’Amministrazione uscente all’improvviso, come neanche un mago sarebbe capace di fare, dal cilindro estrae la prima, e non unica, bomba: il Tribunale cittadino, chiuso sepolto e dimenticato da anni, potrebbe di colpo essere riaperto. Senza sapere, Amministrazione al gran completo e aspiranti poltronisti (o poltronari), che il popolo è si sciocco e credulone, ma certamente non fino al punto da poter credere a certe “corbellerie”.
Capita anche che qualche aspirante novello candidato enunci finalmente una idea vera, nuova, brillante, e anche utile, per provare a risollevare l’agonizzante economia del loco, tipo come ospitare un polo universitario nella caserma Piave. Ed ecco che dall’altra parte si definisce l’idea “un sogno”. Precisando che in campo politico coltivare sogni è cosa malsana e da malati di mente. Meglio coltivare idee pratiche. Dimenticando che simili, mal coltivate, idee pratiche hanno reso morente la cittadina sulla rupe. Da film horror la loro idea pratica a riguardo: trasformare l’enorme caserma Piave in mille spezzatini, con inutili, per l’economia locale e ricollocazione del luogo, uffici e ufficetti.
Ma la vera notizia bomba, che ha gettato nel terrore e nell’angoscia il popolo orvietano, ha preso forma e vita due giorni fa. La maggioranza attuale, che a detta di molti (ma molti assai) non ha realizzato o attuato nessuno dei punti del proprio programma redatto a inizio legislatura, in un sussulto di frenesia pre-elettorale, tra le mille, a volte grottesche e strampalate, trovate ha avuto la brillante idea di programmare la trasformazione in un gigantesco parcheggio dei giardinetti di San Giovenale.
Il quartiere San Giovenale è uno dei più affascinanti e visitato di Orvieto. Amato e venerato dai popolani locali e dai turisti che lo visitano da ogni parte del mondo. E i suoi giardinetti ne costituiscono l’essenza, la vita, l’anima. Qualsiasi Amministrazione, anche la più scadente e “screuza”, farebbe di tutto per riqualificare quei giardinetti, curandone e preservandone nel miglior modo possibile le piante secolari e le varietà erbacee, alcune delle quali risalenti a periodi molto antichi… Gli esponenti della attuale Amministrazione, per giustificare il loro assenso a questa idea a dir poco “disgraziata”, hanno detto che il tutto è nato percheé a San Giovenale i residenti hanno richiesto più posti auto. E hanno espressamente richiesto di ricavarli cementificando quei meravigliosi giardinetti. A queste parole un brivido ha percorso mente e schiena dei cittadini che sulla rupe vivono. Perché è venuto spontaneo pensare che anche i cittadini che abitano a ridosso del nostro amato e invidiato Duomo chiedono da tempo e con insistenza nuovi posti auto da adibire a parcheggio. E a questo punto non sarebbe una sorpresa se chiedessero alla attuale Amministrazione, approfittando del “bonario” periodo pre elettorale e imitando l’esempio dei cittadini di San Giovenale, di eliminare un po’ di scanni dall’interno del Duomo così da poter adibire quegli ampi spazi tra le navate a posti, parcheggio auto.
Ovviamente qualcuno potrebbe trovare l’idea a dir poco eretica e sconcia, e di conseguenza potrebbe chiedere lumi all’Amministrazione ancora in carica. Che avrebbe comunque la motivazione e risposta già pronta, come per i meravigliosi giardinetti di San Giovenale. “Cari signori, carissimi e amatissimi elettori, noi lo facciamo non perché lo vogliamo, ma perché ce l’hanno chiesto i cittadini che intorno al Duomo abitano.
E Cari miei, un saggio amministratore uscente che più di ogni altra cosa ambisca a rioccupare quella dorata poltrona, non può mai dire di no a chi tra due mesi dovrà recarsi alle urne”.