Gentile Signora Sindaco,
Le scrivo in modalità lettera aperta perché su certe questioni la discussione deve essere palese e l’opinione pubblica deve essere informata.
Ieri (il 29 luglio ndr) in consiglio le ho posto due questioni, una come interrogazione a risposta immediata (cosiddetta question time), perciò senza diritto di replica, l’altra come interrogazione ordinaria e quindi con possibilità di replica seppure telegrafica. Riassumo rapidamente com’è andata, andando alla sostanza.
La prima riguardava i servizi ambulatoriali presso il nostro ospedale. Le ho letto il messaggio di una persona che segnalava che, mentre una colonscopia per via normale non si riesce a fare entro i 60 gg prescritti dal medico, se vai in intramoenia paghi un ticket di 305 euro e ce l’hai dopo pochi giorni. Le ho poi segnalato il fatto che nello stesso giorno un’altra persona era stata costretta ad andare a Terni per il rinnovo semestrale del piano terapeutico non avendo avuto la possibilità di prenotare la visita reumatologica perché il servizio viene garantito per poche ore al mese ed è molto difficile prenotarlo per mancanza di posti. Le ho infine segnalato, come però lei sa perfettamente, altri problemi simili, tutti legati ad un evidente depotenziamento dei servizi ambulatoriali.
Le ho chiesto anzitutto di intervenire, come responsabile della tutela della salute dei cittadini, perché vi sia subito un cambiamento di rotta nell’erogazione dei servizi ambulatoriali. Le ho anche proposto di promuovere, insieme al Presidente del Consiglio, la riunione della Conferenza dei capigruppo come commissione di studio perché nel giro di poche settimane si arrivi ad una precisa individuazione dei punti critici per poi sottoporli unitariamente all’attenzione sia del direttore generale ASL che dell’assessore regionale. In spirito assolutamente collaborativo.
Lei con un lungo discorso di fatto mi ha risposto che le liste di attesa non ci sono certo da oggi (come se si trattasse di un fenomeno naturale e immodificabile e come se poi trasferirsi in altra città per avere un servizio specialistico ordinario fosse da accettare passivamente) e addirittura che l’intramoenia è una possibilità per chi non riesce o non può stare dentro i tempi di attesa delle prenotazioni ordinarie (trascurando l’ovvietà che questo ha un costo, peraltro non sempre sopportabile).
Non le ho potuto replicare e per questo le dico qui ciò che avrei voluto dirle lì. Noi stiamo vivendo una situazione straordinariamente importante. Perciò: 1. È necessario decidersi a fare una proposta strategica per il nostro ospedale per farla poi diventare la battaglia di tutti e di tutto il territorio; è allarmante che mentre si promette il terzo polo a Spoleto qui si assiste passivamente ad un processo di progressivo depotenziamento; 2. È necessario intervenire subito, adesso, sulle carenze dei servizi che costringono i cittadini o ad astenersi dalle visite o a pagare o a recarsi in altra città. Prima che l’esasperazione diventi qualcosa di peggio.
Lei sbaglia, se non a giustificare, ad accettare nei fatti questa situazione. Noi sbagliamo tutti se non superiamo particolarismi e interessi settoriali e non organizziamo una vera battaglia non di testimonianza a cose fatte ma di proposta reale prima che i buoi siano scappati definitivamente dalla stalla. C’è bisogno di agire subito, con una proposta e una iniziativa all’altezza di una sfida che è vitale.
La seconda riguarda il trasferimento del punto vaccinale, avvenuto ormai più di un mese fa, da Fontanelle di Bardano a Sferracavallo. Le ho dato atto della tempestività con cui ha trovato la soluzione. Ma la mia interrogazione riguardava altro, ossia se all’atto della collocazione del punto vaccinale nell’edificio di Sviluppumbria a Fontanelle di Bardano fu fatta una verifica sulle condizioni di sicurezza dell’edificio, perché appare singolare che ci si accorga all’improvviso che ci sono problemi statici senza che nel frattempo vi sia stato un terremoto e qualche fenomeno similare.
Lei nella sostanza ha sorvolato sul punto essenziale dell’interrogazione e mi ha detto (mi pare impropriamente, no?) che avrei dovuto concentrarmi non su quello ma sul fatto che il servizio è stato trasferito con tempestività, cosa di cui le avevo già dato atto volentieri. Nella replica le ho ricordato perciò che il tema è se esiste o meno un atto formale che dimostra che al momento dell’attivazione del punto vaccinale furono verificate le condizioni di sicurezza per gli operatori e per i cittadini. Poiché lei su questo non ha risposto (l’interrogazione la conosce da un mese e quindi avrebbe potuto nel caso documentarsi), sarò costretto a fare l’accesso agli atti per verificarlo e poi vedere quali potranno essere le iniziative conseguenti a tutela della sicurezza dei cittadini quando si decide di utilizzare edifici per attività pubbliche.
Mi auguro che tutto ciò serva a fare chiarezza sui reciproci compiti e responsabilità. A me comunque non piace questa modalità di intervento, perché tutto dovrebbe risolversi nella sede istituzionale e nel momento ufficiale della dialettica tra maggioranza e minoranza. Perciò mi auguro anche che finalmente ci si decida ad uscire dalle chiusure a riccio e da una specie di obbligo alla propaganda perché questa che viviamo è la fase delle concretezze davvero praticate e perciò delle scelte e delle battaglie vere per il futuro.
Il consigliere Franco Raimondo Barbabella