La complessa, lunga, difficile, drammatica, crisi in atto cambia tutti i riferimenti fondamentali e costringe le classi dirigenti a riorientarsi in modo rapido e radicale. Chi non lo fa è fuori. A Orvieto non lo si sta facendo. Questo il primo dato, e a conferma tre fatti.
Il primo è la mancanza di un qualsiasi cenno di riflessione e di elaborazione progettuale da parte della giunta e della maggioranza che governa la città. Vecchi e nuovi problemi stanno lì. Il secondo è l’assenza di ogni tentativo di mettere insieme con visione e capacità progettuale le forze e le risorse territoriali. Qualche sindaco lo dice, altri lo fanno intendere ma non si capisce perché tacciono e non rispondono nemmeno agli appelli. Comunque nessun tentativo di agganciare il PNRR tramite Regione. Semplicemente assenti. Nel frattempo con accadimenti che parlano da soli il territorio va come in allegra indifferenza verso l’emarginazione. Il terzo è che nel bel mezzo di questa situazione il vicesindaco dà le dimissioni senza renderne note le ragioni. Come se si trattasse di questione privata. La sindaco se ne esce con una dichiarazione laconica come fosse una delle tante che ci vengono comunicate tutti i giorni.
E qui c’è il secondo dato, questo invece senz’altro rilevante. La sindaca ha dichiarato che la decisione del vicesindaco “è stata condivisa con il suo partito di riferimento” e che nei prossimi giorni avrà “un colloquio con i vertici regionali del partito per affrontare insieme la questione”. Io non voglio fare le pulci alla sindaca, ma i significati politici e pratici non si possono ignorare. Il sindaco è figura istituzionale e rappresenta tutti i cittadini, anche me. Per questo esercita le sue funzioni in piena indipendenza di giudizio e nella scelta della squadra di governo non dipende da nessuno. Le nomine le fa lei, sceglie a suo giudizio e si sottopone poi al giudizio dei cittadini. Le dichiarazioni della sindaca non sono perciò un errore di comunicazione. Non sono nemmeno un atto che dimostra mancanza di senso di opportunità. Sono un’uscita dal senso della funzione istituzionale. Emerge quello che si è temuto fin dall’inizio, che la cura dei problemi della città e del territorio è in subordine alla cura dei rapporti politici, agli equilibri e all’esercizio del potere. Peraltro in dipendenza del più forte. Le dimissioni del vicesindaco, date all’improvviso, senza spiegazioni delle ragioni e con rinvio solo agli equilibri, spiegano la logica con cui si amministra.
CoviciX Orvieto lo scorso 8 febbraio fa ha fatto un appello ai sindaci dell’area orvietana, e in primo luogo al sindaco di Orvieto, perché si uniscano in uno sforzo comune per far uscire il nostro territorio dal torpore attuale con un forte rilancio progettuale coerente con la fase di ricostruzione nazionale che caratterizzerà il periodo prossimo e un non breve tempo a venire. Abbiamo fatto delle proposte. Non abbiamo ricevuto risposta. Le minoranze, pochi giorni fa, hanno rilevato i danni che derivano da questo modo di interpretare la funzione amministrativa nella nostra città ed hanno fatto ancora proposte. La sindaca ha l’occasione di indicare un cambiamento di rotta. Accetti di confrontarsi per affrontare in spirito collaborativo i tanti problemi.
Si vada poi in Consiglio per gettare le basi di una reazione unanime della città. Una situazione straordinaria richiede decisioni straordinarie. Richiede lucidità e coraggio. L’età del politichese e degli equilibri politici a prescindere, con il governo dei problemi della città in subordine, è finita.
23 febbraio 2021
Franco Raimondo Barbabella
Consigliere comunale
Esecutivo regionale CiviciX