La storia di Vetrya si è ufficialmente conclusa il giorno 11 novembre con la decisione dell’assemblea degli azionisti di porre in liquidazione la società e percorrere la strada del concordato in continuità aziendale indiretta. Per quanto riguarda i lavoratori del gruppo di Bardano si apre ora la strada della trattativa al tavolo di crisi che sarà aperto in Regione il prossimo 16 novembre. Molto probabilmente una parte verrà riassorbita nel momento in cui aziende terze acquisiranno quei rami d’azienda ritenuti profittevoli, per gli altri gli strumenti probabili sono la cassa integrazione. Rimangono scoperti gli azionisti minori, quelli che hanno “scommesso” su Vetrya fin dai tempi dell’Ipo o più recentemente. Nei vari forum si è ufficialmente aperto il dibattito su ciò che succederà da qui in poi.
Proprio per questo Domenico Bacci, segretario nazionale del Sindacato Italiana per la Tutela dell’Investimento e del Risparmio, ha spiegato che “è stata aperta una pagina dedicata alla questione Vetrya per raccogliere adesioni su una futura eventuale azione di responsabilità nei confronti degli amministratori laddove se ne ravvisassero gli estremi” (link alla pagina dedicata). E’ chiaro che non c’è nulla di automatico anche perché l’investimento in Borsa non è protetto da eventuali cali o perdite anche totali del capitale posto in gioco, ma la legge e i codici tutelano quegli azionisti che si dovessero trovare nella situazione di aver perso tutto o quasi non per scarsa conoscenza del mercato o per congiuntura sfavorevole ma per una gestione non “da buon padre di famiglia” così come sottolinea il codice per chi ha obblighi di amministrazione di una società, piccola o grande che sia.