La polemica sulla raccolta firme per salvare il Distretto sanitario di Orvieto si è alzata troppo nei toni e la colpa non è certo di chi ha intenzione di salvare un pezzetto di autonomia decisionale di Orvieto e del suo territorio. Si è aperta la campagna elettorale per le regionali e l’inizio è già piuttosto violento, altro che “Cavaliere pallido”. Prima di tutto ricordiamo cosa prevede la legge che istituisce i Distretti perché da qui si deve assolutamente iniziare.
1. Il Distretto e’ una struttura dell’Azienda USL finalizzata a realizzare nel territorio un elevato livello di integrazione tra i diversi servizi che erogano le prestazioni sanitarie e tra questi e i servizi socio-assistenziali, in modo da consentire una risposta coordinata e continuativa ai bisogni sanitari della popolazione.
2. Il Distretto ha i seguenti compiti:
a) gestisce e coordina i servizi ubicati nel territorio di competenza e destinati all’assistenza sanitaria di base e specialistica di primo livello;
b) organizza l’accesso dei cittadini residenti ad altre strutture e presidi;
c) assicura anche attraverso i medici e i pediatri di medicina territoriale un efficace filtro della domanda socio sanitaria e promuove la continuita’ terapeutica tra i diversi luoghi di trattamento;
d) indirizza e coordina il ricorso all’assistenza ospedaliera, all’assistenza sanitaria residenziale anche presso le RSA, all’assistenza specialistica e all’assistenza protesica e termale;
e) funge da centro regolatore per le prestazioni erogate dalle proprie unita’ operative residenti ed itineranti nonche’ dalle strutture delle altre Aziende sanitarie, delle istituzioni sanitarie pubbliche, delle istituzioni sanitarie private accreditate, dei professionisti accreditati o convenzionati.
3. Spetta in particolare al Distretto l’esercizio delle seguenti funzioni e attivita’:
a) assistenza sanitaria di base nei settori della:
1) medicina generale e specialistica pediatrica ambulatoriale e domiciliare;
2) assistenza infermieristica ambulatoriale e domiciliare;
3) assistenza consultoriale;
4) assistenza domiciliare integrata;
5) assistenza residenziale e semiresidenziale;
6) educazione sanitaria;
b) assistenza sanitaria specialistica territoriale nei settori della:
1) assistenza specialistica ambulatoriale e domiciliare;
2) integrazione con la specialistica ospedaliera;
c) assistenza sociale di base nei settori:
1) attivita’ sociale a rilievo sanitario;
2) tutte le attivita’ delegate dai Comuni;
d) attivita’ amministrativa nel settore dell’informazione, prenotazione e assistenza amministrativa per l’utilizzazione dei servizi sanitari e sociali.
4. Il Distretto e’ l’area di riferimento delle attivita’ collegate all’attuazione dei progetti obiettivo e delle azioni programmate che si realizzano e si coordinano prevalentemente nel territorio, e in particolare quelle relative alla:
a) tutela della salute degli anziani;
b) tutela e assistenza materno-infantile;
c) prevenzione, diagnosi, cura, riabilitazione, integrazione sociale delle persone handicappate secondo le modalita’ previste dalla L.R. 4 giugno 1996, n. 18;
d) prevenzione, cura e recupero psico-fisico dei tossico-dipendenti.
5. Allo svolgimento delle attivita’ e delle prestazioni del Distretto partecipano medici di medicina generale e pediatri convenzionati in attivita’ e prestazioni secondo quanto previsto negli accordi a livello regionale e nazionale. Compatibilmente con la disponibilita’ degli spazi necessari, l’Azienda USL promuove e favorisce, su domanda degli interessati, la collocazione degli ambulatori dei medici di medicina generale e dei pediatri
convenzionati all’interno delle strutture distrettuali.
6. Al Distretto e’ preposto un responsabile, nominato dal Direttore generale dell’Azienda USL su proposta congiunta del Direttore sanitario e del Direttore amministrativo, scelto fra il personale del ruolo sanitario, preferibilmente medico, dell’Azienda USL avente qualifica dirigenziale.
7. Al Responsabile del distretto spetta la gestione delle quote di bilancio e la direzione del personale assegnato al Distretto, ai fini del raggiungimento dei prefissati obiettivi qualitativi e quantitativi relativamente all’esercizio delle funzioni di cui al comma 2.
8. La Giunta regionale definisce linee-guida in ordine alle modalita’ di raccordo e di collaborazione tra Distretti e ospedale, tra Distretti e Dipartimento di prevenzione, nonche’ alle modalita’ organizzative delle prestazioni da erogare a livello di USL, salvaguardando la continuita’ terapeutica.
Solo conscendo la legge istitutiva si può iniziare una riflessione seria, magari non condivisibile ma concreta. Il Distretto ha dei compiti chiari e importantissimi che esulano dalla parte ospedaliera o meglio viaggiano in parallelo incrociandosi per le esigenze di cura dei cittadini. L’eventuale integrazione, a parte che non ci sembra prevista dalla legge nazionale, non assicura un migliore servizio, anzi.
Il Distretto ha un ruolo centrale e fondamentale in tutto il mondo complesso della medicina territoriale a tutto tondo e di collegamento tra questa e l’ospedale di riferimento. Con l’integrazione, uscita un po’ come il classico coniglio dal cilindro, in pratica funzioni e settori diversi vengono posti sotto il controllo di un’unica persona. Quasi sempre, poi, unificare è il passo precedente alla chiusura o all’accorpamento. Capiamo che la parola “chiusura” faccia venire l’orticaria a chi governa ma è questo quello che è scritto nel PSR approvato ma ancora non votato in consiglio regionale. Nel momento in cui un Distretto viene accorpato con un altro significa che viene chiuso. E’ inutile girarci intorno. Non è una questione di lana caprina ma anche e soprattutto di importanza nella geografia sanitaria umbra di Orvieto e di forza economica.
Già, avere il centro decisionale sotto casa significa avere un confronto diretto, veloce con la controparte. Con o spostamento a terni Orvieto perde un altro pezzo importante di autonomia. L’integrazione prevista, perché non vi è ancora alcun documento ufficiale, è un po’ il mettere insieme controllato e controllore, settori diversi. In realtà non si è mai voluto separare veramente la medicina di territorio e quella ambulatoriale dall’ospedale. Questo ha causato negli anni un lento ma inesorabile scollamento tra le due parti e un depotenziamento de facto del nosocomio che è visto dalla cittadinanza come il poliambulatorio e luogo delle visite specialistiche e poi di cura mentre dovrebbe essere l’esatto contrario.
L’altro capitolo delicato riguarda il lato economico. Al Distretto vengono assegnati dei fondi da investire sul territorio. Domani cosa succederà? Sia l’integrazione che l’accorpamento renderanno molto più difficile la lettura dei dati e degli investimenti. Di più, con lo spostamento a Terni l’annacquamento sarebbe definitivo. Non ci sarà modo di capire come e dove verranno spesi i soldi per la sanità. Amen!
Chi scrive non fa parte del Comitato ma ha firmato la petizione perché la città non può assolutamente permettersi un nuovo arretramento nelle gerarchie sanitarie dopo la scellerata scelta di accorpare, verbo ricorrente, la Usl con quella di Terni. Da lì è partita la débâcle della sanità orvietana e non solo.
Basta con il girarsi indietro per ricercare il colpevole. I servizi servono oggi e non domani o dopodomani…