L’Unione Europea è ancora un’idea vaga per gran parte dei cittadini europei. Il progetto dei padri fondatori aveva prefigurato una unione stretta e indissolubile tra le nazioni del Vecchio Continente, ma la millenaria tradizione statalista e culturale ne ha ostacolato la sua completa nascita. Oggi l’Europa è in crisi, si sgretola, sembra uno slogan abbastanza diffuso, ma è una situazione reale perché viviamo in un momento di grandi difficoltà in cui tensioni economiche, sociali, politiche ed etiche sono sempre più esasperate. La preoccupazione maggiormente avvertita dai leader politici degli stati membri è di rendere l’Europa più sicura, più solida economicamente, più giusta, più culla di valori fortemente legati a una lunga tradizione di civiltà “perché l’Europa è un continente portatore di civiltà” (tale dichiarazione si trova nel preambolo del Trattato costituzionale). Si potrà superare la crisi attraverso una crescita spirituale e morale che dia senso e giusta dimensione allo sviluppo tecnologico, economico e sociale. “È giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili, l’Europa che abbraccia con coraggio il suo passato e guarda con fiducia il futuro per vivere pienamente e con speranza il suo presente”: così Papa Francesco ha affermato, a conclusione del suo appassionato discorso tenuto al Parlamento Europeo, a Strasburgo il 25 novembre 2014. L’Europa non può fondarsi solo sull’economia, la finanza, la diplomazia, ha bisogno di valori e di sentimenti concordi che la guidino, la indirizzino, ne interpretino l’animo profondo e indichino una speranza nel futuro, guardandolo con più ottimismo, come ha auspicato Papa Francesco.
Anche Benedetto XVI ha sentito e manifestato una vera passione, un grande amore per l’Europa, per la sua storia, la sua identità, la sua anima cristiana. Quando era prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il Card. Ratzinger, al termine di una conferenza tenuta il 13 maggio 2004, nella Sala del Capitolo del nostro Senato, formulò questo augurio: “L’Europa riacquisti il meglio della sua eredità e sia a servizio dell’intera umanità”. Un’esortazione, un impegno per edificare la casa comune in spirito di fraternità e rifare “l’Europa cristiana” perché non si può ignorare ciò che il cristianesimo significa per la nostra civiltà: è stato sorgente, faro di luce anche nei momenti più bui della storia europea. Molti non sanno che la bandiera dell’Europa dimostra le nostre radici cristiane: su di essa sono raffigurate 12 stelle d’oro (le 12 tribù di Israele e i 12 apostoli, legame tra Antico e Nuovo Testamento) le stesse che cingono il capo della Vergine Maria, mentre il colore blu è il colore del mantello della Madonna. Arsène Heitz, giovane cattolico di fervente devozione mariana e disegnatore della bandiera europea, per anni ha tenuto nascosto il vero significato della sua ispirazione biblica rivelandone, poi, la fonte religiosa presa dai versi del libro dell’Apocalisse “una Donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e una corona di dodici stelle sul suo capo” (Apocalisse 12,1). Anche se nella Carta Costituzionale d’Europa non si fa esplicito riferimento al Cristianesimo, tuttavia i simboli della bandiera sono un omaggio alla Vergine e, quindi, una tacita dimostrazione delle nostre radici cristiane. Anzi l’impegno a voler includere tale riferimento ha incontrato diverse resistenze anche se lo stesso san Giovanni Paolo II ha ripetutamente affermato che è ingiusto e dannoso tagliare le radici dalle quali si è avuta la vita: “Non si tagliano le radici dalle quali si è cresciuti” (Angelus del 20 giugno 2004). La Chiesa cattolica ha voluto sottolineare l’importanza di tali radici, perché la storia bimillenaria dell’Europa è legata alla civiltà cristiana, quindi, ha affidato la protezione dell’UE a sei figure rappresentative, che sono la sintesi esemplare della storia del Cristianesimo e del rapporto tra potere politico, civiltà occidentale, istituzione ecclesiastica e Vangelo. Sono uomini e donne europei con un cammino di vita che può offrire a credenti e non credenti dei nostri tempi spunti di studio e di riflessione: Benedetto da Norcia, Cirillo e Metodio, Brigida di Svezia, Caterina da Siena ed Edith Stein. Tre uomini e tre donne, i primi tre del primo millennio (un italiano e due dell’Est), le altre tre del secondo (un’aristocratica svedese, una borghese ebrea e un’italiana, figlia di un mercante): ciascuna di queste figure è la sintesi della storia del Cristianesimo. San Paolo VI è stato il pontefice che ha proclamato san Benedetto il primo e principale patrono d’Europa il 24 ottobre 1964 a Montecassino durante una solenne celebrazione con la partecipazione degli abati benedettini e le più importanti autorità di quell’Europa che muoveva i primi passi. Successivamente, il 31 dicembre 1980 san Giovanni Paolo II aggiunse come compatroni i santi Cirillo e Metodio e il I° ottobre1999, in perfetta simmetria con i tre patroni, affidò la protezione dell’Europa a tre donne: Brigida, Caterina e Teresa Benedetta della Croce, due personalità della mistica medievale e una martire contemporanea.
Benedetto è il fondatore del monachesimo d’Occidente: senza il monachesimo cristiano la trasmissione all’Europa del vasto patrimonio culturale classico sarebbe stata gravemente compromessa e un’Europa senza cultura oggi sarebbe impensabile. Le notizie sulla sua vita si trovano nei brevi lineamenti descritti da san Gregorio Magno, che a lui dedicò due capitoli dei Dialoghi. Benedetto nacque nel territorio di Norcia da una nobile famiglia intorno al 480. Da giovane fu mandato a Roma per completare gli studi letterari e giuridici, adeguati alla sua condizione sociale. Dopo alcuni tentativi di adattamento al contesto romano di quei tempi, che segnarono il crollo dell’impero romano, preferì darsi alla vita ascetica: dapprima si fermò presso un’antica villa neroniana di Subiaco, un antro solitario che ben si prestava al suo desiderio di vita eremitica. Qui maturò nella sua mente e nel suo animo la realizzazione di un nuovo tipo di vita monastica e con alcuni fondò delle piccole comunità. Dopo aver dato un certo assetto ai nascenti cenobi sublacensi, con un minuscolo gruppo di monaci si avviò verso una nuova meta: Montecassino, che divenne la sua residenza definitiva. Di lui è famosa la Regola: un piccolo libro che segnerà con il motto “Ora et labora” la storia della spiritualità d’Occidente e che da molti secoli esercita un’azione santificatrice su molte schiere di padri benedettini, di una buona parte del clero e del laicato, che vive nel mondo lo spirito di Benedetto, perché la Regola afferma il primato assoluto e sovrano di Dio.
Cirillo e Metodio sono stati i due evangelizzatori dei territori delle popolazioni slave. Provenivano da una famiglia della nobiltà greca. Originari di Salonicco, di questi due fratelli, vissuti nel corso del IX secolo, ci sono state tramandate poche notizie. Giovanni Paolo II li ha dichiarati compatroni d’Europa (della parte orientale), per la loro straordinaria capacità di far arrivare la fede in ambienti pagani di cultura diversa da quella greco-romana. A loro si deve l’invenzione di quella scrittura particolare, chiamata alfabeto cirillico, che servì per tradurre la Sacra Scrittura e i libri liturgici in lingua slava.
Brigida di Svezia apparteneva ad una famiglia altamente aristocratica, la cui dinastia aveva dato molti re alla nazione per oltre un secolo (1250-1353). La vita di santa Brigida si può dividere in due periodi segnati dalla morte del marito. Nel primo periodo è la donna del suo tempo, dalla forte personalità, sposata e madre di ben otto figli. Sia lei che il marito furono terziari francescani e amanti della Sacra Scrittura. Nel secondo, divenuta vedova, è la “Sposa di Cristo, la mistica del Settentrione, chiamata ad assolvere una missione superiore, che può definirsi universale”. Dopo la morte del marito, insieme con la figlia Caterina, si stabilì a Roma dedicandosi a tante opere e soprattutto all’amorevole assistenza dei più poveri. Visitò molti luoghi italiani, mete di pellegrinaggi, e poi si spinse fino in Terra Santa. A Gerusalemme si ammalò gravemente. Ritornata a Roma morì qualche tempo dopo. Santa Brigida ci ha lasciato alcuni scritti in cui descrive la sua straordinaria esperienza mistica, ricca di rivelazioni ricevute da Gesù e dalla Vergine Maria. Alcune di tali rivelazioni riguardavano i disegni di Dio sugli avvenimenti storici e riferivano dure ammonizioni rivolte sia a principi che a pontefici. Mossa dallo Spirito Santo fondò un ordine contemplativo femminile e maschile, l’Ordine del Santissimo Salvatore, ancora oggi più vivo che mai, e lavorò instancabilmente per la pace in Europa, per l’Europa dei suoi tempi, segnata da divisioni religiose, guerre e squilibri politici.
Santa Caterina è una delle personalità più affascinanti della storia del 1300 non solo italiana, ma europea. Visse quasi sempre a Siena dove era nata e dove era cresciuta in una numerosa famiglia, essendo la ventiquattresima di ben venticinque figli. Fu al centro delle più intricate questioni sociali ed ecclesiali dei suoi tempi, in particolare a lei si devono le trattative per il ritorno dei papi a Roma, che da settant’anni avevano trasferito ad Avignone la sede dell’Apostolo Pietro. Infatti, nel 1376, armata della sua incrollabile fede, si recò in Francia per convincere Gregorio XI a far ritorno a Roma. Nella sua impresa, giudicata umanamente impossibile, riuscì a persuadere il Papa che nel gennaio del 1377 riportò a Roma la sede apostolica. La sua vita fu orientata al servizio esclusivo di Dio e della Chiesa, conducendo una vita austera, dedicandosi all’assistenza dei poveri e dei malati, scrivendo lettere alle persone più disparate per stabilire pace ed equilibri politici. Vestì anche l’abito domenicano, come terziaria, e un giorno, durante un’apparizione, il Signore la fece sua Sposa nella fede mettendole al dito l’anello nuziale. Nel 1970 san Paolo VI le ha conferito il titolo di Dottore della Chiesa, insieme con santa Teresa d’Avila, titolo mai prima di allora attribuito a donne. Inoltre il nome di Caterina, come autrice, è il primo nome di donna che compare nella storia della letteratura italiana.
Edith Stein (Teresa Benedetta della Croce), nata in una famiglia di origine ebraica, si distinse presto come bambina dall’intelligenza acuta e precoce. Nel corso degli studi superiori i docenti notarono le sue straordinarie doti intellettuali ed attratta dalle teorie del filosofo Husserl decise di intraprendere gli studi universitari a Gottinga dove insegnava il filosofo, padre della Fenomenologia, e dove conobbe e si guadagnò la stima di alcuni filosofi fra i più famosi del tempo. Completati gli studi si trasferì a Friburgo e seguì come assistente il suo professore ma per un breve periodo in quanto per lei l’impegno assunto non fu più sostenibile. Pur rimanendo all’Università di Friburgo si dedicò all’attività politico-sociale impegnandosi nel Partito Democratico Tedesco sostenendo il diritto delle donne al voto e al ruolo nella società della donna che lavora. In questo periodo si avvicinò alla fede cattolica e dopo aver letto l’autobiografia della grande Teresa d’Avila nel 1921 si convertì al cattolicesimo e maturò in seguito la vocazione alla via claustrale entrando a 33 anni nel monastero delle carmelitane a Colonia nel 1934 e prendendo il nome di Teresa Benedetta della Croce. Si oppose fermamente al nazismo. Infatti, nell’aprile del 1933 scrisse al Papa Pio XI e al suo Segretario di Stato, Card. Eugenio Pacelli e futuro Pio XII, esortandoli ad avere il coraggio di denunciare le prime persecuzioni contro gli Ebrei. La sua storia di santità è legata al suo cammino di fede e al dramma della sua deportazione in campo di concentramento e della morte violenta nella camera a gas di Auschwitz nell’agosto 1942. San Giovanni Paolo II beatificandola, come martire della fede, la definì “una figlia di Israele, che durante le persecuzioni dei nazisti è rimasta unita con fede e amore al Signore Crocifisso, Gesù Cristo, quale cattolica e al suo popolo quale ebrea”.