I sogni infranti di un piccolo azionista Vetrya, “poca competenza e capacità di diversificare dopo la stretta sui VAS”

Il futuro prossimo in via dell’Innovazione non è ancora certissimo ma intanto iniziano a muoversi coloro che hanno più da perdere e che hanno già perso molto con Vetrya e cioè i risparmiatori, i piccoli azionisti.  All’inizio della lunga cronistoria dell’azienda di Bardano sentimmo il SITI, il sindacato che tutela i risparmiatori che avevano annunciato di aver acceso un faro sull’intera questione iniziando a raccogliere informazioni e adesioni da parte proprio dei risparmiatori per una possibile, nel caso in cui ce ne saranno i termini, azione collettiva, una class action. 

Nei vari forum si discute animatamente della questione e dei protagonisti, Tomassini e Sagrafena, ma fino a ora le bocche sono rimaste piuttosto cucite.  Sono di poche parole i sindacati, i lavoratori, i collaboratori, i creditori ma nel muro di gomma ecco la prima crepa.  Il piccolo azionista Giacinto Consorti, 34 anni e una laurea in economia e finanza.  Al telefono ci tiene a sottolineare di essere una persona normalissima che investe i frutti del suo lavoro.  “Non sono figlio di papà e non ho grandi disponibilità”, continua Consorti che poi inizia a parlare come un fiume in piena della sua personale esperienza con il titolo quotato all’AIM, Vetrya. 

Perché ha scelto il titolo Vetrya?

Vetrya è stato uno dei miei primi investimenti.  Ho iniziato a seguirli 6 mesi circa dopo la loro quotazione.  Personalmente cercavo di diversificare il portafoglio, come quasi tutti facciamo per livellare verso il basso il rischio, e soprattutto cercavo un titolo legato al settore tecnologico.  Chiaramente ho analizzato i numeri che allora erano piuttosto buoni.

Posso farle una domanda un po’ indiscreta, quante azioni e quanto ha investito in Vetrya?

Dopo aver fatto tutte le valutazioni ho acquistato il primo lotto da 245 azioni a circa 6,40 euro pari a circa 1570 euro.  Continuando a monitorare il titolo ho avuto occasione di vendere in guadagno a poco più di 7 auro, ma non l’ho fatto.  Il resto è più recente.  Quando il titolo scende si prova ad abbassare l’esposizione, ma ora ho imparato la lezione, e così ho acquistato un altro lotto minimo intorno ai 5 euro e un terzo con il titolo sotto i 3 euro.  In totale ho investito poco più di 3700 euro.

Ma quando è cambiato tutto?

Sicuramente nel 2019, il primo anno con un bilancio in perdita.  Se mi devo dare una colpa è quella di non aver seguito con attenzione massima il titolo ma noi “pesci piccoli” non facciamo trading di mestiere e quindi non sempre siamo pronti a reagire in tempi strettissimi.  Gli azionisti di riferimento e manager di Vetrya, poi, si presentavano e proponevano come la risposta italiana alla Silicon Valley, ma in realtà il vero core business erano i VAS, i servizi a valore aggiunto, solo questo e nel 2019, con le nuove e stringenti regole per il comparto, di fatto si è fermata l’azienda.  A quel punto non mi è rimasto altro da fare che ridurre la mia posizione.  Era il campanello d’allarme che ho ascoltato solo parzialmente.  Per mia abitudine, infatti, una posizione cerco di gestirla fino in fondo e Vetrya non ha fatto eccezione, almeno per un primo periodo.  Ora ho un lotto di 245 azioni che ho tenuto per avere il diritto di guardarmi lo spettacolo in prima fila.

Torniamo però a Vetrya e all’analisi del titolo.  Dopo il periodo “VAS” l’azienda ha diversificato e ha chiesto al mercato nuove risorse…

Certamente, ha spinto sul cloud ma per competere servono persone e risorse finanziarie visto che la concorrenza è grandissima a livello mondiale.  Alla fine, devo ammettere che c’è stata poca competenza nella gestione tecnica e dal punto di vista finanziario le risorse erano presenti ma il ricorso agli aumenti di capitale è stato per cifre veramente irrisorie e non hanno inciso sui bilanci, come poi si è dimostrato.  Nell’ultimo aumento hanno convinto il fondo ATLAS e grazie a quest’intervento hanno ottenuto, così come previsto dalle regole, anche soldi da Invitalia, soldi pubblici, quindi di tutti noi, ma il risultato finale non è stato positivo, assolutamente.  Chiaramente ho iniziato a pormi delle domande generali sui reali motivi di questa discesa senza fine.  La fiducia nei confronti di chi ha gestito l’azienda non c’è più e allora mi sono chiesto, “che stipendio si sono dati?”.  A questa domanda non sono riuscito a trovare una risposta (dai bilanci si evince l’aumento della voce emolumenti anche in piena crisi e in presenza di una diminuzione degli addetti ma non c’è una divisione per ruoli o di altri tipo ndr).

E ora?

Ora spero che vengano tutelate quelle categorie che ci rimettono di più e cioè, prima di tutto i dipendenti, e personalmente non comprendo come facciano alcuni a avere ancora fiducia piena negli azionisti di controllo, i fornitori e i tanti piccoli azionisti come me, e siamo tantissimi, che hanno avuto fiducia nel titolo e nella politica aziendale, nelle parole di chi aveva responsabilità di gestione.  E’ altrettanto vero che chi investe se ne assume il rischio ma in questo caso mi sento di dire che il primo responsabile è chi ha guidato Vetrya. Per tutelarmi ho già scritto al SITI e attendo una loro risposta.  Per ora non posso che ringraziarvi per l’informazione che ci avete offerto, trasparente, basata sui numeri.  Chiudo con il mio personale umilissimo pensiero, qualcosa poteva essere fatta ma ora è sicuramente tardi e chi ha avuto responsabilità, il fondatore e signora, hanno anche ottenuto soldi pubblici, di tutti quindi, ecco perché si deve controllare bene.  Se poi gli organi di controllo preposti non troveranno nulla allora torniamo all’assunzione del rischio da parte di chi investe.




Galeotto fu il post! Il senatore Briziarelli pranza a Orvieto proprio nel mezzo della bufera Sartini e rimpasto di giunta

La domenica è giorno dedicato al riposo e alla famiglia, ma un occhio ai social ci va sempre anche perché le news degli ultimi giorni sono importanti e la cronaca non si ferma neanche nei giorni di festa. Ecco che arriva il post giusto. Galeotto fu il post! Il senatore della Lega Luca Briziarelli ne mette uno semplice, “una domenica in giro per l’Umbria ,a tra un impegno e l’altro il tempo per una pausa tra sapori e luoghi caratteristici si trova”. La foto è quella di un notissimo ristorante di Orvieto. Ecco il senatore, tra l’altro alla vigilia dell’impegno istituzionale come “Grande elettore” del Presidente della Repubblica, avvezzo di solito a soffermarsi sulle bellezze del Trasimeno, ma a onor del vero, spesso presente anche nell’orvietano, ha trovato un momento per deviare e fermarsi sulla città del tufo, proprio in piena bufera Sartini, l’assessore appena sfiduciato dalla sindaco Tardani.

Che ci sia un rapporto privilegiato tra Briziarelli e Tardani è cosa nota e che nel gruppo consiliare della Lega non si siano mai sopiti i mal di pancia dopo il caso Ranchino è altrettanto noto. Arrivare a sintesi rischia di essere piuttosto complesso anche perché ancora non ha rilasciato dichiarazioni il convitato di pietra Virginio Caparvi, anch’egli “grande elettore”. Proprio la questione Quirinale potrebbe allungare i tempi o, a seconda dei punti di vista, accorciarli lasciando campo libero al primo cittadino che già con Ranchino dopo circa venti giorni di messaggi e disfide mediatiche ha lasciato tutti di stucco con il “barbatrucco” Mazzi. Ma ha lasciato tutti infelici e scontenti e la Lega non può rischiare un nuovo scivolone e ritrovarsi in giunta con un solo assessore, piuttosto tiepido, Gianluca Luciani e essere contemporaneamente l’azionista di controllo della maggioranza. La situazione s’ingarbuglia ancor di più per la questione delle quote rosa, con l’attuale composizione non più garantite. L’identikit del nuovo assessore è quindi semplice: della Lega e donna. Riuscirà il grande capo Virginio Caparvi, che sicuramente non ha dimenticato lo sgarbo del vice-sindaco non più in quota Salvini, ha tenere i nervi saldi? riuscirà il senatore Briziarelli ha smussare le spigolosità della sindaco Tardani?

Sicuramente, di questo siamo certi, la pausa per il pranzo è stata molto soddisfacente ma speriamo che le trattive abbiano un esito nel brevissimo periodo perché una nuova paralisi il Comune non può permettersela e non per liti e cambi di casacca per per questioni ben più importanti e gravi che incidono sulla carne viva della città.




Filippetti, “revoca dell’assessore, non tutti i mali vengono per nuocere”

La revoca dell’assessore Angela Maria Sartini da parte del Sindaco di Orvieto Roberta Tardani è arrivata rapidamente, mettendo a riparo non solo la giunta, ma l’intera città da una pessima figura a livello nazionale. Si potrebbero fare diverse considerazione sulla qualità della classe politica anche a livello locale dove la pratica dimostra che non basta usate espressioni forti o appartenere a minoranze agguerrite e rumorose per poi saper governare. Ma credo invece che la rimozione di un assessore che è stata completamente assente nella gestione delle tematiche sociali possa essere una occasione per l’Orvietano.

Ovviamente non mi riferisco alle vicende interne al Comune di Orvieto ma alla gestione della zona sociale 12 di cui fanno parte tutti i Comuni dell’Orvietano e che vede Orvieto Capofila. Come sapete da anni andiamo chiedendo il varo di un nuovo Piano di Zona che è vecchio di 12 anni tanto per stare alla visione strategica per non parlare della gestione dell’insieme delle problematiche da quelle della struttura largamente insufficiente ai programmi. Tanto per dare una idea lo scorso anno la Zona Sociale ha perso ( di questi tempi) 75.000 euro del Fondo Sociale Europeo perchè non sono stati presentati progetti, oppure solo oggi dopo due anni si iniziano i le procedure per utilizzare per Progetti di Utilità Comunale i percettori di Reddito di Cittadinanza.

Spero perciò che Roberta Tardani, nell’indicare l’assessore, tenga conto anche che ci sono altri 11 Comuni e 40.000 persone che attendono che si faccia una politica sociale all’altezza dei tempi.

Valentino Filippetti – Sindaco di Parrano




Il vescovo Sigismondi ricevuto dal Papa in Vaticano insieme al presidente nazionale dell’Azione Cattolica

il 22 gennaio, in Vaticano, Papa Francesco ha ricevuto in udienza generale Giuseppe Notarstefano, Presidente nazionale dell’Azione Cattolica Italiana, e monsignor Gualtiero Sigismondi, Assistente ecclesiastico generale dell’associazione.

Molti i temi toccati nel corso del cordiale e paterno incontro. Il Santo Padre ha voluto incoraggiare l’Azione Cattolica ad andare avanti nella sua missione, stando con sempre maggiore impegno nel cammino sinodale intrapreso dalla Chiesa universale e dalla Chiesa italiana; coltivando il suo essere Chiesa popolare, capace di condividere la quotidianità delle persone. Papa Francesco ha chiesto in particolare dei ragazzi e dei giovani di Azione Cattolica, rivolgendo loro un pensiero affettuoso.

Il Presidente Notarstefano e l’Assistente generale mons. Sigismondi hanno presentato e aggiornato il Santo Padre sugli impegni e i progetti associativi attualmente in corso, evidenziando quanto questi, e più in generale, l’intero agire dell’Azione Cattolica sia il frutto di un discernimento pienamente ispirato al magistero di Papa Francesco.

Al termine dell’udienza, il Presidente Notarstefano e mons. Sigismondi hanno donato al Santo Padre alcuni libri pubblicati dall’Editrice Ave, tra questi il testo Sorella maggiore racconta, memorie della fondatrice della Gioventù femminile di Azione Cattolica, Armida Barelli, che sarà beatificata a Milano il prossimo 30 aprile 2022.

Fonte: Azione Cattolica Italiana




La sindrome “Hitler” spazza via Sartini e ora? Si apre il dialogo Tardani-Lega

Un uragano si è abbattuto sull’assessore Angela Maria Sartini. A provocarlo lei stessa con un post su FB che raffigura Hitler che al telefono si complimenta con Mario, Draghi…Troppo anche per gli alleati e il suo stesso partito, la Lega, che l’ha immediatamente sospesa mentre la sindaco Roberta Tardani le ha ritirato le deleghe.

Come un’improvvisa tempesta Sartini si è ritrovata senza partito e senza deleghe e la sindaco ha già aperto la fase di interlocuzione con la Lega per la sostituzione. Certo che Hitler è veramente galeotto per gli assessori orvietani; prima ci è cascato Massimo Gnagnarini, delega al bilancio nella giunta Germani, che ha chattato una frase chiaramente ironica ma fuori delle righe. La gogna mediatica in quel caso è partita a scoppio ritardato ma travolse Gnagnarini che alla fine si dimise con tanto di lettera di spiegazione. Ora è la volta di un altro assessore “scomodo” sicuramente non popolare, Angela Maria Sartini, provocatoria così come il suo predecessore che in silenzio, per ora senza alcuna lettera, è stata licenziata in tronco. Anche in questo caso ironia, pesantissima, corrosiva così come è l’ironia e la satira. Può non piacere, essere molto sopra le righe, dissacrante ma è satira. C’è però il ruolo di chi fa satira. Quando un comico assurge a politico, lo abbiamo visto, difficilmente riesce a separare i due ruoli, ma quando un politico, un rappresentante delle istituzioni decide improvvisamente di fare il comico il risultato è lo sconquasso, in tutti i sensi. Chi ha incarichi istituzionali deve avere equilibrio, attenzione e non usare i social a ogni starnuto, forse il “giovane” presidente Garbini non aveva proprio torto.

E ora? Ancora una volta i social hanno avuto un tempismo politico incredibile. Ieri Gnagnarini, che nella maggioranza in molti volevano sostituire, inciampò in “zio Adolfo”; oggi Sartini, che in molti vogliono sostituire, è inciampata sempre nello stesso “Adolf” e proprio mentre qualche scossone nella maggioranza c’è stato con Beatrice Casasole uscita sbattendo la porta da Fratelli d’Italia e le esternazioni del presidente Umberto Garbini non gradite alla minoranza, ovvio, e a parte della maggioranza. Ecco, la consigliera Casasole è delegata proprio a parte delle deleghe, perdonate il gioco di parole, dell’assessore uscente e magari…certo bisogna convincere la Lega che non ne vorrà proprio sapere di perdere un assessore dopo il sacrificio “Mazzi”.

Dunque la palla passa a Roberta Tardani che dopo aver tirato fuori dal cilindro il vice-sindaco Mazzi e spento velocemente le polemiche su Sartini, ora ha l’arduo compito di scegliere il nuovo assessore, già perché è lei a decidere, senza alterare gli equilibri apparentemente stabili della maggioranza e garantendo una presenza femminile ora largamente minoritaria in giunta.




Ciao Ferruccio! Senza di te la stazione non è più stata la stessa…

Ciao Ferruccio, così ti salutavamo ogni giorno e così vogliamo salutarti anche oggi. Ci eravamo trasferiti da pochi mesi da Roma a Orvieto ma il giornalaio per la nostra famiglia era una figura fondamentale. I giornali, i periodici e anche i fascicoli interminabili delle enciclopedie più astruse non mancavano mai in casa. E quel signore con il sorriso, giubbotto invernale, e camicia d’estate, che si notava appena si entrava in stazione è entrato velocemente fra i nomi familiari.

Non era solo il giornalaio, con il suo sorriso e la sua ironia. Era il deposito piccoli bagagli, il punto di ritrovo, l’agenda, il “who’s who” ante litteram, la rubrica telefonica e chi ti rendeva meno snervante l’attesa durante i tanti ritardi dei treni. E ogni volta che ci si fermava davanti l’edicola si apriva un mondo a tratti surreale, con le richieste più strane e non solo da parte di chi Ferruccio lo conosceva, ma da parte di turisti e avventori occasionali. Come dimenticare le indicazioni date in un inglese improbabile ma che tutti comprendevano, “tickets for funicular”…oppure “Carta Unica pagate meno”. Sì, Ferruccio amava il suo lavoro e lo trasmetteva a tutti. Così anche il suo alter ego della mattina Franco, aveva sempre il sorriso anche alle 5 di mattina.

Gli anni sono volati e alla fine anche per Ferruccio è arrivata l’ora della pensione. Così, d’improvviso si è fermata la stazione. Basta deposito bagagli, basta fermo posta, basta servizio informazioni! Lentamente si è spenta la stazione ferroviaria, non più punto d’incontro, ma sala d’aspetto fredda, frettolosa, e con la ferita dell’edicola di Ferruccio chiusa. Ma lui per un po’ di tempo ha continuato a girare con la sua Punto e per tutti c’era un saluto, una battuta, un ricordo del lavoro e poi anche la Fiorentina, la sua passione.

E allora non ci resta che fare le condoglianze alla moglie e al collega Marco, e salutare l’amico Ferruccio, che la terra ti sia molto lieve!




Antonio Rossetti, CTS, “tanto risparmio ma pochi investimenti così le imprese orvietane soffrono, quali soluzioni?”

In un Rapporto appena uscito l’impresa sociale Cittadinanza Territorio Sviluppo prende in esame l’economia del territorio orvietano attraverso l’analisi congiunta di più studi. In particolare si fa riferimento, nel documento appena pubblicato, al Bollettino socio-economico 2019 del CSCO, all’Analisi dei depositi bancari dell’Umbria a cura di Mediacom043 e al recente Osservatorio permanente delle prime 20 imprese di capitali dell’Area interna Sud-ovest Orvietano proprio a cura di Cittadinanza Territorio e Sviluppo. I dati analizzati restituiscono un’ipertrofia dei depositi bancari tipica dell’orvietano e un livello del credito bancario alle imprese molto più basso ad Orvieto rispetto al dato umbro. Nel nostro territorio per ogni euro di deposito bancario solo 0,75 centesimi si trasformano in prestiti contro 0,95 della media umbra.

Un dato preoccupante che rappresenta un’ulteriore spia di allarme rispetto all’andamento economico stagnante del nostro territorio. 

Abbiamo così voluto rivolgere qualche domanda in più al curatore del rapporto, Antonio Rossetti, presidente del Comitato Scientifico di Cittadinanza Territorio Sviluppo.

Presidente Rossetti in soldoni cosa sta accadendo alle imprese del nostro territorio?

I dati ci restituiscono una situazione di stasi dei prestiti bancari consolidata da diversi anni. Tutto ciò in particolare nell’orvietano. Nonostante la mole dei depositi bancari ad Orvieto sia importante, il livello dei finanziamenti effettivamente erogati è molto inferiore al credito potenzialmente erogabile. In un sistema bancocentrico, ovvero dove le banche costituiscono con gli affidamenti il principale canale di finanziamento degli investimenti delle imprese, questa stasi del credito è uno dei fattori che inducono un peggioramento della redditività delle aziende orvietane.

Quindi mi sta dicendo che l’alta propensione al risparmio degli orvietani sta minando la salute del nostro sistema imprenditoriale?

Il risparmio delle famiglie finito nei depositi ha determinato nel tessuto produttivo minori flussi di cassa gestionali, così le imprese per finanziare i loro piani di sviluppo avrebbero avuto necessità di un maggiore  ricorso ai fidi bancari. Nel medio periodo, visto il basso livello di credito bancario del territorio, le nostre imprese hanno di fatto dovuto ridurre i loro piani di espansione. In generale quando il risparmio acquista depositi e non vi sia un parallelo incremento dei prestiti, vi è un ridimensionamento dei piani industriali, con meno investimenti fissi e più rimanenze di magazzino indotte dalle minori vendite. E’ quello che sta accadendo ad Orvieto, un eccesso di risparmio.

Eccesso di risparmio significa così crollo degli investimenti produttivi?

Proprio così. Aggiungerei che se non si vuole che anche l’aggiornamento del capitale produttivo già impiantato declini, bisogna necessariamente fare in modo che all’aumento dei depositi corrisponda un aumento degli impieghi bancari verso le imprese del territorio.

Quali sono le cause di tutto ciò?

Mi permetta un’espressione poco tecnica ma che rende bene l’idea, c’è uno “sciupio” di risparmio. Ovviamente, come sempre in economia, vi è pluralità di fattori. In primo luogo, la stasi demografica e la distribuzione del reddito concentrata sulle fasce più alte sono entrambi elementi importanti che certamente determinano questa situazione. In secondo luogo, non va trascurata però la contenuta dimensione delle imprese e anche la natura “familiare” di molte aziende del territorio, fattori che incidono sensibilmente sulla redditività e la crescita delle imprese orvietane.

Le imprese dell’orvietano sono molto più a rischio di altre?

Dall’ultimo Osservatorio permanente sulle prime 20 imprese di capitali elaborato dal CTS, anche escludendo il caso Vetrya, emerge che nel 2019 il MOL (margine operativo lordo) rapportato al fatturato è stato, per le imprese di Orvieto, poco al di sopra del 5% e il MOL per addetto si è attestato attorno ai 20mila euro. Le imprese fuori dal comune di Orvieto si sono attestate rispettivamente all’8,6% e attorno ai 56 mila euro per addetto. In conclusione, vi sono molte cause che determinano una contenuta redditività delle imprese, ma molte di esse sono evidentemente correlate al deficit d’investimento.

Perchè secondo lei vi è nel nostro territorio questa mancata crescita del credito alle imprese da parte delle banche?

Il fatto che il credito effettivo rimanga molto al di sotto rispetto a quello potenziale, garantito dall’alto livello dei depositi, può dipendere sia dalla domanda che dall’offerta di affidamenti. Probabilmente la spiegazione sta in un mix tra domanda e offerta, per cui la contenuta redditività aziendale corrente induce, se proiettata nel futuro, aspettative non ottimistiche aumentando così il rischio d’insolvenza percepito dalle banche. Allo stesso modo gli imprenditori possono sviluppare una visione pessimistica sull’andamento del futuro e procrastinare così i loro piani di sviluppo.

Quali le soluzioni perseguibili e in che tempi?

Le linee d’intervento, sono riassumibili secondo tre approcci: in primo luogo, il miglioramento tecnologico, in secondo luogo un cambiamento organizzativo, in terzo luogo una rivisitazione del ruolo funzionale dell’imprese dell’orvietano all’interno della «catena del valore», con la finalità di svolgere, in luogo delle attuali, quelle fasi del ciclo di produzione a più alto valore aggiunto. Da ultimo, un cambiamento nelle relazioni tra imprese (integrazione, deverticalizzazione, partnership, accordi di rete) e nei mercati del lavoro (un nuovo “modo di produzione” maggiormente volto al digitale e sfruttando anche le nuove possibilità dello smart working). Occorre innovazione! Il che richiede tempo, pianificazione e investimenti. Per questi ultimi vi sarebbe già lo stock di risparmio accumulato, investito in depositi e pertanto trasformabile in impieghi, in cerca di idee innovative.

Scarica il Rapporto



Polizia Locale, il ruolo fondamentale è la tutela della sicurezza per i cittadini

La Polizia Locale ha un ruolo fondamentale nella gestione dell’ordine e della sicurezza in città, Lo ha spiegato e sottolineato la comandante, tenente colonnello Alessandra Pirro, durante al conferenza stampa di fine anno sull’attività del corpo di Polizia Locale. Il 2021 stato caratterizzato dalla pandemia, sicuramente e dai processi di digitalizzazione dei servizi e alla definitiva partenza della videosorveglianza nel centro storico in particolare e dell’autovelox mobile. La videosorveglianza è un tassello fondamentale per offrire maggiore sicurezza ai cittadini e un’attenzione maggiore in tutti quei momenti “sensibili” si cui il centro storico è ricco, da UJW al Corteo Storico per non dimenticare i week-end dove maggiore è l’afflusso di persone in generale. Attualmente sono 7 le telecamere e coprono l’area tra piazza della Repubblica, piazza Duomo, corso Cavour, Torre del Moro e piazza del Popolo. Altre due verranno a breve messe in funzione in piazza del Popolo per coprire i lato del Palazzo, ancora scoperto. Un altro tassello fondamentale sarà operativo con le 4 telecamere fisse che verranno installate grazie all’aggiudicazione del bando “Scuole Sicure” del Ministero degli Interni che finanzierà i lavoro per 15 mila euro. Sarà così possibile “la prevenzione e il controllo dello spaccio di stupefacenti – ha spiegato la comandante – visto che nell’area c’è la presenza di una scuola superiore, del capolinea dei mezzi di trasporto locali utilizzati dagli studenti, la via principale di accesso a piazza Marconi e due aree sensibili come la Fortezza dell’Albornoz e l’area adiacente alla funicolare e al Pozzo di San Patrizio”. Ma la sensazione di sicurezza deve essere assicurata in tutta la città e per questo “speriamo di poter contare sulle risorse importanti di Orvieto+Sicura, un progetto presentato sempre al Viminale, per implementare, e ammodernare il sistema di telecamere lungo le vie principali di accesso alla città e cioè Bardano, Borgo Hescana, Via Costanzi, la Svolta – ricorda Alessandra Pirro”.

La comandante ha voluto esprimere solidarietà all’agente di Milano vittima di un’aggressione piuttosto violenta nella zona della Darsena, “un atto inqualificabile e violento e mi dispiace che se ne sia parlato poco ma è il segno che i tempi stanno cambiando in peggio nei rapporti tra agenti di polizia locale e cittadini”. Proprio sul rapporto tra cittadini e agenti di polizia locale ha posto l’accento ricordando in particolare il servizio di vigilanza davanti alle scuole e la disponibilità di tutti nell’informare a aiutare coloro che sono in difficoltà. “Indubbiamente siamo quelli che elevano contravvenzioni, un ruolo poco simpatico, ma – sottolinea Pirro – che assicura ordine e sicurezza oltre al decoro della città. Ma sempre gli stessi agenti sono anche coloro che vengono chiamati in caso di bisogno, di aiuto per qualsiasi tipo d’intervento perché siamo sempre sulla strada e pronti a affrontare i problemi quotidiani e non solo, tutto questo anche nei momenti più critici come nel caso di questo lungo periodo pandemico”. La pandemia, è stata protagonista, con i tanti Dpcm, della vita quotidiana di tutti. Anche per garantire la sicurezza di tutti i cittadini e dei turisti che sono tornati in estate e durante UJW a Orvieto, gli agenti hanno effettuato i controlli specifici.

Gli agenti di Polizia Locale, insomma, sono il vero front del Comune, quelli individuabili, perché in divisa, e obiettivo anche delle critiche. Se non si vuole incorrere nelle sanzioni, comunque, c’è un metodo validissimo sempre, quello di rispettare le regole e solo così facendo da una parte ci si assicura un bel risparmio, dall’altro si rende la città più accogliente per tutti, non solo per i turisti, e più vivibile. Una sosta dove non si deve, l’occupazione indebita di un posto riservato ai disabili, e qui bisognerebbe sempre ricordare che solo con il diretto interessato a bordo possono essere utilizzati gli spazi, gettare rifiuti dove non previsto, entrare in auto dove non permesso, abusare o approfittare dei permessi, questi sono tutti comportamenti, insieme a tanti altri, che compromettono la convivenza civile e la bellezza di Orvieto che invece noi per primi dovremmo preservare gelosamente. La Polizia Locale, quindi, non è solo numeri, multe, controlli, è soprattutto prevenzione e sicurezza per la città.




Confcommercio e Cogesta attivano lo Spin-sportello innovazione per sostenere lo sviluppo delle aziende

Confcommercio Umbria, in sinergia con Co.Ge.S.T.A. scrl, ha attivato a Orvieto lo SPIN –Sportello Innovazione, con l’obiettivo di accompagnare le imprese del territorio nel processo di trasformazione digitale, fornendo loro un supporto concreto e tanti servizi gratuiti, affiancandole nel momento delle scelte strategiche e della definizione delle soluzioni più idonee e convenienti.
Lo SPIN Umbria fa parte della rete nazionale di EDI Ecosistema Digitale per l’Innovazione, il Digital
Innovation Hub di Confcommercio Imprese per l’Italia riconosciuto ed accreditato dal Piano Nazionale Imprese 4.0. I servizi che SPIN è in grado di fornire, gratuitamente, alle imprese di Orvieto sono davvero tanti: si va dall’analisi della presenza dell’impresa nel web e sui social per capire punti di forza e di debolezza al supporto nell’accesso a bandi e incentivi che possono fornire le risorse necessarie alla trasformazione digitale; dal supporto nella definizione di strategie per creare il proprio e-commerce alla formazione gratuita: dall’alfabetizzazione digitale all’uso specialistico di nuove tecnologie.

Attivare i servizi dello SPIN – Sportello Innovazione è facile: basta contattare l’ufficio Confcommercio a Orvieto (Via delle Acacie, 12 – 340.4596123) o direttamente lo SPIN Sportello Innovazione (075.5067145 -spin-edi@confcommercio.umbria.it)
“Da mesi ormai sentiamo parlare del PNRR – Piano Nazionale di Resilienza e Ripresa quale fondamentale occasione per la trasformazione digitale e verde del Paese. Ovviamente un simile scenario impone anche alle aziende del territorio orvietano di affrontare queste sfide con nuove progettualità e conseguenti investimenti. Tali processi di cambiamento sono urgenti e complessi”, sostengono Confcommercio e Co.Ge.S.T.A. , “Abbiamo voluto portare a Orvieto lo SPIN – Sportello Innovazione perché svolgesse un suo ruolo di protagonista professionale nel facilitare e supportare la creazione di un ecosistema locale che, in stretta collaborazione anche con le Istituzioni locali e regionali, sia in grado di sostenere i processi di sviluppo delle aziende.
Confcommercio Umbria insieme con Co.ge.s.t.a. intendono infatti candidarsi quali protagonisti e
“facilitatori” della trasformazione digitale ed anche “green” delle imprese, ma anche del territorio stesso. Con la più ampia disponibilità ad attivare tutte le possibili forme di sinergia tra pubblico e privato, a cominciare da una auspicabile coordinamento con il Digi.Pass, che può svolgere una significativa funzione nel favorire la sensibilizzazione e la diffusione delle tecnologie digitali tra i cittadini e le imprese. Coordinamento necessario per la definizione di progettualità utili ai fini di una rapida trasformazione digitale e “green” del territorio orvietano, sia sul versante dei servizi pubblici che del tessuto economico – produttivo”.




“Il mea culpa digitale” di Sagrafena-Tomassini e Vetrya ritrova le “sue” Eclexia e Vilast, per ora

E’ proprio vero quando si dice che ”la notte porta consiglio”. Nel caso di Vetrya e Quibyt la notte ha portato più di un consiglio, così a poche ore dall’uscita dell’articolo “Quibyt e la sicumera di Sagrafena e Tomasini che rischia di nuocere a Vetrya” una “manina più responsabile” magari facendo un “mea culpa digitale” mette una pezza alle storture evidenziate da OrvietoLife sulla vicenda del concordato Vetrya. In particolare nel “footer” del sito www.vilast.it il copyright non è più riferito a Quibyt bensì torna ad essere attribuito alla legittima proprietaria, ossia Vetrya. Per il sito www.eclexia.it invece il dominio torna a vivere con una stringata homepage, a differenza dei giorni precedenti dove risultava spenta. Anche nel sito www.silicondev.it nella sezione “Il Gruppo Silicondev” alla voce Quibyt è stata cancellata la frase che abbiamo riportato nel precedente articolo in cui si affermava come Quibyt avesse ereditato importanti soluzioni e rapporti commerciali riferibili a Vetrya. Allo stesso modo sempre nel sito www.silicondev.it nella sezione “Soluzioni” è stata cancellato il riferimento ad Eclexia Vilast in quel caso espressamente attribuita a Quibyt.

Evidenze che OrvietoLife ha prontamente riscontrato e che oggi, evidentemente alla luce del nostro articolo, hanno forse convinto la coppia Sagrafena-Tomassini ad una più saggia retromarcia, confidando e sperando, come è legittimo che sia per i fondatori di Vetrya, che il giudice fallimentare dia domani (20 gennaio ndr) il suo semaforo verde all’affitto dei rami d’azienda Vetrya a Quibyt e Agitec Cloud. Per tutto il resto rimane difficile comprendere perché il giudice fallimentare dovrebbe proprio il 20 gennaio, con largo anticipo sullo scadere dei 120 giorni concessi per motivargli nel merito e nella quantità i termini per pagare i 39 milioni di debiti consolidati in Vetrya,  affittare e poi cedere alle condizioni poste da Sagrafena e Tomassini i due rami di azienda rimasti a Quibyt e Agiitec Cloud.

La migliore garanzia dei creditori rimasti, dopo il default Vetrya, letteralmente con il fiammifero in mano è rappresentata da una proposta concordataria capace di alleviarne le pene e soprattutto la possibilità di poter avere più offerte e tutti gli asset aziendali liberi da qualsiasi vincolo per recuperare il più possibile nell’ipotesi estrema del fallimento. Di certo l’affitto dei rami d’azienda a pochi euro, quanto la risibile offerta di acquisto ad un milione non rappresentano un percorso credibile per i creditori.