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USL, “Bardano per ora inagibile, ci siamo mossi rapidamente e tutti sono stati vaccinati”

In relazione al trasferimento provvisorio del punto vaccinale territoriale dalla località Bardano alla vicina Sferracavallo, avvenuta in tempi estremamente contenuti senza determinare alcun rallentamento della campagna vaccinale, alla luce di alcune polemiche, francamente ingenerose, che chiamano in causa anche l’Azienda Sanitaria, si ritiene utile fornire alcune (ulteriori) precisazioni.

In data 18.06.2021, alle 14:00 circa, la direzione del distretto di Orvieto ha ricevuto notizia della comunicazione di Sviluppumbria SpA – Prot. N. 0004988 del 18.06.2021, avente per oggetto: “locali ex Mabro siti in località Bardano – via dei Tessitori – Orvieto (Terni). Verifica sicurezza immobile. Comunicazioni”.

In tale comunicazione testualmente si afferma:
” Facendo seguito alla comunicazione da Voi inoltrataci in data 11 giugno 2021, in qualità di comodataria dei locali siti in Orvieto, località Bardano, via dei Tessitori, di proprietà della Regione Umbria con la quale ci veniva rappresentata la sussistenza di “lesioni a livello delle strutture orizzontali”, come da documentazione fotografica trasmessa, facciamo presente quanto di seguito. Sviluppumbria si è prontamente attivata ed ha compiuto un sopralluogo con tecnico a ciò abilitato a seguito del quale è stata constatata la presenza di lesioni in corrispondenza delle travi di copertura dell’edificio principale e sono in corso i necessari approfondimenti. Per tale ragione si ritiene necessario, nelle more di più approfondite valutazioni d’impatto in termini di agibilità strutturale, che l’immobile, per la porzione del sub 9 corrispondente all’impronta in pianta dell’edificio, venga liberato da persone e cose, sospendendo pertanto l’utilizzo dello stesso fino alla avvenuta messa in sicurezza”.

A seguito di tale comunicazione, l’Azienda Usl Umbria 2 ha immediatamente provveduto a:

– chiudere l’accesso all’area interdetta;
– avvertire per le vie brevi il Sindaco di Orvieto e la Protezione Civile;
– provvedere alla ricerca, d’intesa con Comune e Protezione Civile, di locali atti ad ospitare temporaneamente il centro vaccinale;
– predisporre ed allertare gli uffici tecnici per quanto necessario allo spostamento del centro vaccinale e del SIM adulti, quest’ultimo in locali adiacenti all’area interdetta e specificamente dichiarati idonei dai tecnici di Sviluppumbria
.

La giornata successiva di sabato 19 è stata dedicata allo spostamento del centro vaccinale nella nuova sede all‘Istituto Frezzolini di Sferracavallo. Le attività vaccinali di sabato 19, già calendarizzate solo al mattino, sono stata spostate a domenica 20, in cui era prevista solo metà giornata. In questo modo, con l’attività vaccinale svolta per l’intera giornata di domenica, sono stati vaccinati tutti gli utenti già programmati sabato e domenica, con circa 400 vaccinazioni regolarmente portate a termine. Gli stessi utenti erano stati avvisati singolarmente con chiamata telefonica dagli operatori Usl Umbria 2. Anche la comunicazione all’opinione pubblica è stata altrettanto tempestiva.

Non appena è stata definita l’individuazione della nuova sede vaccinale, sabato mattina, 19 giugno, poco dopo le ore 11:00, mentre era ancora in corso il sopralluogo, è stata data comunicazione del trasferimento attraverso il sito ufficiale dell’azienda sanitaria e diffusa nota stampa a tutti gli organi di informazione, che si ringraziano per la collaborazione.

E’ stata rapidamente avvertita la Struttura Commissariale Regionale per far sì che a tutti coloro che erano già stati prenotati in località Bardano, venisse inviata una comunicazione telefonica per indicare la nuova sede. Questo ha fatto l’Azienda Usl Umbria 2 dal 18 giugno alle 14, centrando l’obiettivo principale di non rallentare la campagna vaccinale.

Non appena terminati i lavori di messa in sicurezza della struttura il punto vaccinale verrà riattivato nella sede di Bardano.




Lo spostamento del centro vaccinale è uno schiaffo alle istituzioni del territorio

La vicenda dello spostamento del Centro Vaccinale è più grave di quanto non appaia. Non è solo un problema di mancanza di programmazione e comunicazione, è un problema di noncuranza non solo dei rapporti tra istituzioni, ma del ruolo delle istituzioni territoriali e della funzione del territorio stesso. Il significato è: c’è chi comanda e chi non conta niente, e chi comanda piglia e decide senza sentire nessuno. Guai a sottovalutare ancora la situazione che si è determinata. La vicenda in questione è solo il punto simbolicamente più alto del posto marginale che Orvieto ha raggiunto, direi “conquistato”, con un lungo lavoro di rinuncia a contare per quello che potrebbe valere e rappresentare. Mai però si era arrivati a tanto.

Se non si reagirà le conseguenze saranno devastanti. La nostra emarginazione, dico non solo di Orvieto ma di tutto il territorio, è diventata di nuovo strutturale: le grandi scelte ci escludono, le decisioni vengono prese sopra la nostra testa. Le forze politiche tradizionali e le forze sociali organizzate sono silenti. Le istituzioni sono come paralizzate. Si sta rinunciando perfino a fare una battaglia di sviluppo sul PNRR a partire dalla sanità e dall’ospedale. Ma dove si pensa di andare!? Non si gridi ancora alla cattiveria altrui prima di aver deciso noi chi vogliamo essere e che cosa vogliamo fare. È l’ora delle responsabilità, senza più veli. Noi siamo ormai in una situazione che è di emergenza dentro l’emergenza. In situazioni come queste ci si unisce, si superano le appartenenze e si fanno battaglie comuni sulle questioni essenziali. Non si tratta di confondere i ruoli. Io il mio lo conosco e però mi preoccupo del bene di comunità, e sono anche stanco di ripeterlo: c’è una questione di tutti, nessuno escluso.

La maggioranza si decida: o si apre finalmente a ragionamenti concreti, progettuali, con le componenti di minoranza e con le forze sociali e si fa fronte comune sul PNRR, sulla sanità, sui trasporti, sulla cultura, sul turismo, sull’ambiente, cioè sullo sviluppo e il ruolo del territorio, o non ci si lamenti più nemmeno degli schiaffi che arrivano, che saranno più sonori anche se forse meno eclatanti di quello di oggi.

Il Documento sulla sanità a firma Franco Raimondo Barbabella, Massimo Gnagnarini e Massimo Morcella




Valentini100, una grande occasione per ricordare l’artista e visitare i tesori di Orvieto

Un pomeriggio intenso quello di sabato 19 giugno dedicato all’inaugurazione delle mostre LIVIO ORAZIO VALENTINI100 Opere 1945-2004: figurativo-informale-postquaternario curate da Massimo Duranti e Andrea Baffoni ed allestite per iniziativa dell’Associazione “Livio Orazio Valentini” in occasione del centenario della nascita dell’artista, nato il 24 dicembre 1920 a San Venanzo (VIDEO dell’inaugurazione all’aperto). L’evento celebrativo già programmato nel 2020 ma slittato di un anno a causa dell’emergenza sanitaria, ha subito un cambiamento di programma che tuttavia non ha tolto nulla al progetto originario che, anzi, è stato rimodulato passando da un’unica location espositiva alla ri-distribuzione in vari luoghi significativi della città: Palazzo Coelli sede della Fondazione Cassa di Risparmio, la sede del Museo Archeologico “Claudio Faina”, Palazzo Negroni sede del Centro Studi Città di Orvieto, il Museo e i Sotterranei MODO / Museo Opera del Duomo, quest’ultima a cura di Alessandra Cannistrà. Un percorso espositivo che fa riaffiorare e riunisce un importante e vasto patrimonio collettivo, attualmente frammentato e diviso in spazi privati e pubblici. Sono circa 150 opere tra lavori pittorici, sculture in ceramica e metallo, disegni e grafiche realizzate da Livio Orazio Valentini a partire dalla fine degli Anni ‘40, di cui numerose opere inedite, mai pubblicate ed esposte, frutto di una capillare ricerca sul territorio effettuata dalle figlie dell’artista orvietano: Silvia, Cristiana e Francesca all’interno di numerose collezioni pubbliche e private che rappresentano la vasta e variegata produzione artistica di Valentini. Non manca il ciclo di opere pittoriche da lui eseguite durante i suoi numerosi soggiorni negli Stati Uniti, nella Città di Aiken gemellata con Orvieto dagli anni ’90 che è esposto, con proiezioni multimediali, nella sede della Fondazione Centro Studi per la Città di Orvieto, in collaborazione con l’Università di Aiken (South Carolina – USA).

L’esposizione ricorda la figura umana ed artistica di Livio Orazio Valentini, artista certamente significativo per l’Umbria ma anche per la sua proiezione a livello nazionale ed internazionale, avendo realizzato una produzione molto elevata che è stata diffusa in tutta Europa, in Africa e negli Stati Uniti d’America. La sua caratteristica è stata quella di una grande versatilità linguistica attraverso la pittura, anche a soggetto sacro, e poi la ceramica e la scultura, senza dimenticare la raffinata grafica. Una trasversalità che si è riflessa anche nella produzione di opere molto impegnative. L’allestimento esplora le origini della creatività dell’artista e poi le più corpose esperienze informali, quando il suo linguaggio si avvicina alle formule del Gruppo di Spoleto che con l’informale si stava evidenziando a livello nazionale, con numerose opere inedite. Poi le successive stagioni “astratte”, delle “Germinazioni”, degli “Uccelli” e del “Quaternario”. La grande mostra Livio Orazio Valentini100 è stata presentata presso l’Auditorium della Fondazione Cassa di Risparmio in cui si sono ritrovati accanto ai familiari dell’artista, rappresentanti di Enti e tanti amici che hanno costituito la seconda famiglia del Livio Orazio.

“Mi piace ricordare che a pochi passi da qui, in via Maitani, c’è ancora lo studio di Livio Orazio Valentini di cui la mostra non è solo un ricordo, ma è realtà artistica – ha detto Guido Barlozzetti – Livio Orazio è stato una presenza radicata nella città ma inevitabilmente contraddittorio con essa, affermando valori e visioni con spirito indomito, orgoglioso di esserlo ma nella responsabilità di essere artista. Si è trovato a passare dalla II Guerra Mondiale al dopoguerra fino alla soglia degli anni 2000. Un arco di tempo segnato da sconvolgimenti ed esperienze drammatiche come la prigionia nel campo di concentramento di Buchenwald. Ma Livio Orazio non si è mai arreso, né appiattito. Ha attraversato tutte le vicissitudini della sua vita e della storia con questa qualità profonda di non soccombere e di non arrendersi mai. Ha ricostruito sempre il suo tratto, raccontando personaggi e paesaggi orvietani. Le sue opere, le tecniche e i linguaggi artistici utilizzati dicono di questa evoluzione. Samo felici di aprire, finalmente, questo percorso espositivo,  che 101 anni dopo riporta Livio a Orvieto e rende conto di questo suo cammino che lo ha e che ci ha caratterizzato. Perché una città è fatta non solo di condivisione geografica, non solo delle sue memorie, ma di una appartenenza di senso”. “Oggi – ha detto Silvia Valentini, Presidente dell’Associazione “Livio Orazio Valentini” – io rappresento la famiglia Valentini, le mie sorelle Cristiana e Francesca e i sei nipoti di Livio Orazio, insieme al ricordo di nostra madre Flora che quest’anno avrebbe compiuto anche lei cento anni e che ha raggiunto Livio Orazio pochi mesi fa. Quando nel 2018 abbiamo iniziato questo progetto lei però era con noi e ci sosteneva convinta. Il progetto ‘Livio Orazio Valentini100’ e la mostra itinerante che oggi inauguriamo sono la sintesi di una ricerca di tante piccole e grandi opere di nostro padre ma anche la volontà di valorizzare un patrimonio cittadino che appartiene a soggetti privati e pubblici” che ha ringraziato, ovvero: la Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e il suo Presidente, Libero Mario Mari, il Comune di Orvieto e il sindaco, Roberta Tardani, il Gal Trasimeno-Orvietano che ha sostenuto e patrocinato nell’ambito della Misura 19.3 “Umbria Lasciati Sorprendere”, la Regione Umbria, lo Stato del South Carolina (USA), la Provincia di Terni, il Comune di San Venanzo, l’Opera del Duomo di Orvieto, la Fondazione per il Museo “Claudio Faina”, la Fondazione per il “Centro Studi Città di Orvieto”, l’Accademia delle Belle Arti di Perugia. E ancora: il Rotary Club Orvieto e il Lion’s Club Orvieto, l’Istituto di Istruzione Artistica Classica e Professionale di Orvieto, l’Istituto Comprensivo Orvieto-Baschi, l’Università della Terza Età di Orvieto, l’Istituto Storico Artistico Orvietano, la FIDAPA BPW Italy Orvieto, le Associazioni ApertaMente Orvieto, Arte e Fede, Custodi del Territorio Orvietano, il Comitato Cittadino dei Quartieri, Bottega Michelangeli, Hotel Duomo e gli operai dell’Opera del Duomo e tutti coloro che hanno aderito al comitato promotore, le associazioni culturali del territorio e i tanti collezionisti che hanno accordato il prestito di opere mai esposte e mai pubblicate.

Oggi si inaugura la sintesi di un lavoro impegnativo che è stato possibile – ha affermato il sindaco, Roberta Tardani – grazie alla determinazione e alla forza delle sorelle Valentini. Un percorso complesso che, a seguito della pandemia, ha dovuto modificare le condizioni per l’utilizzo di alcune location espositive per mettere in mostra un patrimonio enorme e importante che prevedeva il coinvolgimento generale della città. Sempre a causa dell’emergenza il progetto e l’esposizione hanno subito il differimento di un anno tutta il lavoro è stato rimodulato e soprattutto è proseguito forse in maniera . Un progetto che coinvolge l’intera città e per questo come Comune abbiamo voluto valorizzare, illuminandolo, il grande monumento ‘Orvieto Città Unita’ collocato nella grande rotonda di Orvieto Scalo all’ingresso della città, realizzato da Livio Orazio Valentini agli inizi degli anni Duemila, in modo analogo abbiamo concesso la Sala ‘Unità d’Italia’ del Palazzo Comunale per esporre nella quadreria che la caratterizza, il grande quadro intitolato ‘Camorena’ realizzato da Livio Orazio Valentini in ricordo del drammatico evento che ha segnato profondamente la storia della città. Il progetto espositivo che inauguriamo è inserito a pieno titolo nel calendario ‘OrvietoEstate’ degli eventi culturali della nostra città, per mettere in luce un patrimonio artistico importante che merita di essere conosciuto e messo a valore”.  Liliana Grasso, presidente della Fondazione “Centro Studi Città di Orvieto” ha espresso il “plauso alla tenacia e all’insistenza dell’Associazione ‘Livio Orazio Valentini’ che ha portato avanti la volontà di mettere insieme e la capacità di costruire, dando forma al metodo della collaborazione tra enti che è una grande ricchezza da non disperdere. Ho conosciuto Livio Orazio nel 2003 quando lo invitai ad una collettiva di artisti emergenti. Mi colpì perché senza alcuna remora mi disse cosa pensava di ogni creazione artistica; in seguito era sempre presente. Il percorso della mostra a lui dedicata prevede all’interno di palazzo Negroni, sede della Fondazione ‘Centro Studi Città di Orvieto’, una parte tecnologica, una sorta di camera immersiva in cui, attraverso dei video, si ripercorre la personalità e l’opera di questo artista. Sono onorata per essere stati coinvolti”. “

Il Covid non ha vinto! – ha esordito Massimo Duranti, curatore dell’esposizione – la mostra ha avuto un iter lungo e travagliato. Dopo il prologo svoltasi a Sangemini alcuni anni fa, abbiamo iniziato a progettare la vera grande esposizione di Orvieto. Poi è arrivato il Covid e la conseguente interruzione. Ma oggi, finalmente, ci siamo arrivati direi alla grande, presentando con le ‘ragazze Valentini’ un lungo e ricco allestimento. Livio avrebbe detto ‘bella, complimenti, grazie’ poi avrebbe aggiunto ‘quanto avete esagerato!’. Da una piccola cosa è nato un progetto gigantesco: non avevo ma curato una mostra diffusa sul territorio in cinque spazi disponibili per circa 150 opere ed altre sedi permanenti. Una mostra da non sottovalutare, fatta di assonanze e dissonanze incredibili come le contaminazioni, uniche nel suo genere, delle opere visibili nello spazio museale del Museo dell’Opera del Duomo di Orvieto o nei sotterranei del Duomo; e poi le opere su carta al Museo Faina. Un risultato strepitoso. Io stesso ho scoperto opere che non conoscevo come quelle a sfondo sacro. In Italia Livio Orazio Valentini è un artista ancora troppo sottovalutato. La mostra compendia tutto l’arco artistico della sua vita dove egli si è misurato con i vari linguaggi dell’arte e persino con l’arte orafa di cui, alcuni esempi di gioielli sono esposti in una bacheca accanto alle oreficerie sacre presso il MODO. E’ una occasione data alla città per apprezzare, da qui a settembre, una produzione artistica notevole nella qualità, nei messaggi culturali e nelle quantità delle opere pubbliche e private, alcune delle quali sono di grandi dimensioni e si trovano in sedi permanenti come la grande stele ‘Città unita’ alla rotonda di Orvieto Scalo o nell’Aula Magna della Scuola Media ‘Luca Signorelli’ o in piazza Cahen solo per citarne alcuni”.

Il vice-sindaco di San Venanzo, Stefano Posti ha aggiunto “è un momento di gioia che condivido con voi tutti. Livio Orazio è stato un grande uomo molto legato ad Orvieto ma altrettanto legato a San Venanzo dove era nato e questo ci rende orgogliosi e felici. Con questi sentimenti partecipiamo a questo evento e auguriamo alla mostra tutto il successo che le opere esposte meritano”.




Interrogazione urgente di Cristina Croce, “perché chiudere Bardano ora?”

La chiusura improvvisa e senza che fosse avvertito il sindaco del centro vaccinale di Bardano ha sollevato nuove polemiche da parte dell’opposizione sia nei confronti del comportamento della Regione che nei confronti del primo cittadino che, a detta sempre dell’opposizione, non ha il peso specifico sufficiente per battere i pugni sul tavolo a Perugia. Cristina Croce ha presentato un’interrogazione urgente a risposta scritta.

Premesso che: il 19 giugno attraverso un comunicato stampa la sindaca comunicava ai cittadini che la USL Umbria 2 avrebbe provveduto alla chiusura dell’HUB vaccinale di Bardano onde permettere lo svolgimento con urgenza di alcuni interventi migliorativi generali inerenti il centro SIM-SERD che si trova ubicato nella stessa struttura e che il nuovo punto vaccinale sarebbe stato allestito presso la Scuola Elementare Frezzolini di Sferracavallo; la suddetta comunicazione arrivava dopo che la stessa Usl aveva telefonicamente raggiunto alcuni cittadini interessati invitandoli a recarsi per la somministrazione, in un primo momento presso la sala vaccinazioni del Santa Maria della Stella, e, successivamente, presso la Palestra del Liceo Scientifico Majorana, mentre altri cittadini, rimasti ignari, continuavano a recarsi inutilmente a Bardano;

Considerato che; tale caos di comunicazione, oltre a testimoniare la totale mancanza di rispetto nei confronti della comunità intera, operatori sanitari compresi, ai quali va il ringraziamento per aver saputo organizzare in 24 ore il trasloco, ha creato, in un momento così delicato ed importante come quello della tanto agognata somministrazione vaccinale, notevoli disagi ai cittadini, ancora una volta in balìa di scelte approssimative, superficiali, caotiche ed irrispettose;

Quanto premesso e considerato Si chiede di sapere

– quale tipologia di lavori improcrastinabili ha reso necessario procedere alla chiusura del centro vaccinale di Bardano e perchè;

– le ragioni dell’urgenza che non avrebbero consentito una diversa, efficiente e razionale riorganizzazione del centro vaccinale dopo attenta e puntuale comunicazione ai cittadini interessati;

– sulla base di quali criteri di valutazione, anche tecnico-organizzativi, è stata scelta la Scuola Frezzolini come miglior luogo per il centro di somministrazione vaccinale alternativo a quello di Bardano.

Cristina Croce




AVIS, è emergenza sangue in Umbria




Lettera all’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, “prima gli umbri…”

In questi ultimi giorni è andato in onda, e ancora è in onda, l’ultimo sgarbo di una infinita serie nei confronti della sanità orvietana. Da domenica 20 giugno il nuovo punto vaccinale di Orvieto sarà momentaneamente trasferito a Sferracavallo nella palestra della scuola primaria. In poche ore l’amministrazione comunale ha individuato la soluzione all’improvvisa inagibilità di Bardano e ha messo in campo tutte le forze disponibili per rendere concreto il trasloco e la sistemazione. Dalle parole scritte dal sindaco si evincono gli sgarbi della Regione. Niente, di niente, neanche una parola per avvisare con congruo anticipo della necessità di trovare una nuova location. Improvvisamente i cittadini, non il sindaco, sono stati avvertiti con due sms successivi che si sarebbero dovuti recare all’ospedale prima, alla palestra del Liceo Scientifico o a Fabro, poi, per vaccinarsi. E questa è l’ultima scortesia per il territorio e allora proviamo a scrivere una lettera aperta all’assessore regionale Luca Coletto per capire se e quanto ancora dovrà subire l’orvietano, oppure se finalmente si potrà guardare oltre con fiducia.

Egregio Assessore regionale alla Sanità Luca Coletto,

è vero che l’orvietano è una marca di confine, piuttosto isolata dal resto dell’Umbria, ma di questa Regione fa parte a tutti gli effetti. Da troppi anni, però, quest’appartenenza fa rima con dimenticanza. La sanità è sicuramente il settore più colpito in tal senso. In tempi remoti, con l’allora PDS al governo è stata tagliata una sola USL, la numero 4 dell’orvietano in virtù di una riforma che aveva come obiettivo il risparmio. Altre erano in lista ma l’unica ad essere sacrificata, nonostante i bilanci positivi, fu proprio la USL4. Di punto in bianco Orvieto non solo perse la sua USL, non ne facciamo una questione di campanile, ma anche un cespite di grade pregio e rilievo, quello che oggi tutti chiamiamo tristemente ex-ospedale, proprio su piazza Duomo. Nel giro di pochi anni è stato inaugurato il nuovo nosocomio, dopo oltre vent’anni di gestazione complicata, e già allora con evidenti debolezze concettuali e operative. Ma lo specchietto per le allodole ha fatto centro almeno per alcuni anni. Del resto la sanità pubblica in tutta l’Umbria, funzionava a pieno regime, le liste d’attesa non erano contemplate nel vocabolario degli utenti umbri. A piccoli passi ma inesorabilmente la sanità di territorio è stata smantellata dalla politica e da interessi che poco hanno a che fare con quelli dei cittadini. Il partito che ha guidato ininterrottamente la Regione fino a ottobre 2019, il PCI-PDS-DS-PD e alleati misti, porta questa colpa in solitudine, come unico responsabile. Le liste d’attesa erano già un problema nel 2015 a Orvieto e una commissione guidata proprio dall’attuale sindaco Roberta Tardani, mise in evidenza le debolezze strutturali della sanità territoriale e ospedaliera.

Da allora a Orvieto è continuato l’impoverimento, passo dopo passo. I primari cambiano a velocità da Formula1, i pensionamenti non sono stati rimpiazzati, un male comune questo al resto della Regione a cui si è posto parziale riparo con l’ultimo concorso, i macchinari fuori uso vengono riparati con lentezza ingiustificabile e chi più ne ha più ne metta. Intanto il servizio al cittadino è notevolmente peggiorato. In Regione vince per la prima volta il centro-destra; potrebbe essere la svolta.

Passano pochi mesi, che però non fanno presagire nulla di buono, e arriva la pandemia a spazzare via ogni progetto. “E’ emergenza!” e con questo mantra si giustifica tutto. “L’ospedale di Orvieto è blindato”, così scrivemmo a fine febbraio attirandoci le critiche furiose di molti politici ma era la semplice e drammatica realtà. Siamo stati destinati ad essere “no-covid”, ma i servizi sono rimasti praticamente cristallizzati a febbraio 2020. Le liste d’attesa sono letteralmente esplose in tutta l’Umbria, è vero, con punte di “eccellenza” a Orvieto e con dipendenti USL che suggeriscono neanche molto sommessamente, di rivolgersi al privato per “saltare l’attesa”. Il tutto avviene alla luce del sole con il polo ospedaliero di Narni-Amelia che conclude un accordo con Terni; Foligno che marcia a pieno regime; le distanze che non valgono per tutti…e la lista potrebbe continuare a lungo.

In consiglio regionale sembra aprirsi uno spiraglio per la sanità orvietana con il voto unanime per la costituzione di un’emodinamica in ospedale. Ecco un’eccellenza che potrebbe far ripartire una sanità “seduta” e dare una risposta alla domanda di cura per le patologie tempo-dipendenti , quelle che preoccupano il cittadino medio. E’ passato poco più di un anno da quell’impegno e ancora non si è mossa paglia. Nel frattempo provi a prenotare una semplice ortopanoramica. Dovrà assolutamente scegliere Amelia o Terni perché qui la macchina è rotta e non si ripara da oltre un anno. Torniamo all’emodinamica. Certamente l’investimento è importante, ma per un territorio isolato della resto della Regione ma che serve anche aree extra-regionali, potrebbe essere il simbolo della rinascita. Campanilismo? Assolutamente, no! La sanità orvietana tornerebbe ad essere attrattiva professionalmente perché un giovane di belle speranze qui oggi non cresce, o meglio non può andare oltre il livello minimo, mentre con reparti funzionanti, strumentazioni all’avanguardia e potendo offrire un servizio completo per l’emergenza-urgenza, a questo ci è stato sempre spiegato serve l’ospedale Santa Maria della Stella, le occasioni di accrescimento medico sarebbero molteplici. Ci ritroviamo, invece, con un maquillage, l’ennesimo specchietto per le allodole, programmato; la creazione di un indefinito centro medico-assistenziale a due passi dal Duomo, laddove sarebbe stato assai più giusto vederci servizi per il turismo; last but not least torna di moda l’elisoccorso, giustissimo visto che da qui passano autostrada, ferrovia lenta e ferrovia veloce, che dovrebbe dare risposta alla tempo-dipendenza. Ma con quali costi fissi? E perchè gli orvietani devono essere pendolari anche per la sanità?

Assessore, il Piano Sanitario Regionale è “in costruzione” e non vorremmo ritrovarci, all’improvviso, con la demolizione di un presidio necessario come la sanità di territorio e l’ospedale. Non vorremmo ritrovarci con il privato come unico referente per le esigenze del cittadino, creando una diseguaglianza che mal si accorda con lo slogan “Prima gli umbri”, mancherebbe un pezzo, “che possono pagare”. La Costituzione dice altro, però, e il voto del 2019 ha voluto indicare con forza che Orvieto vuole essere la “porta dell’Umbria” mentre troppo spesso rimane come piccolo uscio, entrata di servizio e come conseguenza c’è il progressivo spopolamento, l’impoverimento economico e la chiusura o il ridimensionamento di servizi essenziali per una popolazione sempre più anziana. Per un volta smentiamo la vulgata e puntiamo su Orvieto, sulla sanità, investendo in servizi, strumentazioni, personale, professionisti e infrastrutture anche in virtù di quel decongestionamento che richiedono i due grandi ospedali regionali, Perugia e Terni.