1

Zelensky, una visita significativa

Con un volo di Stato approntato dal governo italiano e scortato da due Euro Fighters della Aeronautica Militare italiana è arrivato sabato a Roma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
In una capitale blindata e con misure di sicurezza estremamente elevate il leader ucraino ha avuto modo di incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente  del Consiglio Giorgia Meloni ed il Papa. Da parte delle massime istituzioni italiane e vaticane Zelensky ha ricevuto pieno e totale appoggio alla causa Ucraina ed il sostegno incondizionato, soprattutto dello Stato Italiano e del suo governo, mentre a Bergoglio ha potuto rinnovare l’invito a recarsi a Kyiv nel prossimo futuro.
Uno dei passaggi più significativi a livello mediatico è stato soprattutto l’incontro organizzato con i direttori delle principali testate italiane da parte di Bruno Vespa accompagnato dai giornalisti più importanti del panorama nazionale, per una intervista collegiale nel corso della quale Zelensky ha raccontato quanto accaduto prima dello scoppio del conflitto e dell’invasione russa del suo Paese, gli avvenimenti successivi e l’attuale situazione sul campo.
Sicuramente vi è la necessità di un piano di pace che preveda la cessazione immediata delle ostilità ed il ritiro russo in zone dell’Ucraina occupate indebitamente con l’invasione, mentre su altre, come la Crimea, il leader ucraino si è detto favorevole ad un referendum popolare, basato sul rispetto delle regole della democrazia e della libertà del voto e non di certo su elezioni farsa come quelle del Donbass, organizzate dai russi nel 2022, che hanno portato ad annessioni unilaterali di porzioni territorio di ucraino non riconosciute legittime da Unione Europea, Usa e da un numero cospicuo di paesi in sede Onu.
Su quanto accadrà nel futuro prossimo la partita è aperta ma quello che è certo è che questa guerra così inspiegabile e così insulsa, scatenata da Vladimir Putin, un conflitto che sta portando morte e distruzione, renderà molto difficile la ricostruzione di un paese completamente devastato come è l’attuale Ucraina. Uno dei nodi più delicati e che creano uno stato d’animo di imbarazzo e dolore in ciascun cittadino che crede nei valori della libertà e della democrazia nonché del rispetto della vita umana sono quei 20.000 bambini rapiti dai russi in territorio ucraino per essere portati nei territori della Federazione ed essere educati e cresciuti alla maniera russa, facendoli divenire di fatto russi. Questo è forse l’aspetto più odioso del conflitto e rivela il piano putiniano non solo di occupare l’Ucraina ma di far sparire anche l’identità del paese nelle sue fondamenta, russificando i cittadini del futuro. È una guerra all’identità ucraina, spacciata da Putin per una guerra fantomatica al nazismo, che non ha grande senso, soprattutto se si pensa che spinte nazionaliste e neo naziste esistono tanto tra le file russe quanto tra le file ucraine. Basti pensare ai due battaglioni che si fronteggiano, da una parte i mercenari della Wagner, “l’esercito” fondato dall’oligarca Eugeny Prigozhin al soldo del leader moscovita e di regimi autoritari in Africa e dall’altra la Brigata Azov che si distingue nei simboli, nei motti e negli ideali propugnati per essere vicina al nazismo hitleriano.
Se nella Azov, ormai decimata, vi sono questi elementi aberranti e condannabili, sicuramente da reprimere, questo non può e non deve giustificare una aggressione come quella di Putin, che sta durando ormai da troppo tempo e che è accompagnata nel suo paese dall’assenza totale dei principi elementari della democrazia, del mancato rispetto per la libertà di opinione e di stampa e dalla dura repressione del dissenso.
Il futuro della pace in Europa si gioca in Ucraina e la sfida è di vitale importanza.
Quando Zelensky afferma che proprio lì, difendendo l’Ucraina si difende l’intero continente non può essere considerato solo uno spot della sua propaganda ma è molto vicino alla realtà.
Sono ben note le mire russe sui paesi circostanti e questo fa comprendere perfettamente che Kyiv rappresenta una ultima diga ad un espansionismo dalle imprevedibili conseguenze per tutti noi.