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Vetrya, altri 20 giorni per sapere se i creditori sceglieranno il concordato o il fallimento

Nella giornata del 10 maggio si è tenuta l’adunanza dei creditori del gruppo Vetrya preso il Tribunale di Terni. Ora i creditori dovranno votare attraverso un portale scegliendo se accettare il piano di concordato dell’azienda o il fallimento. Per i creditori privilegiati l’eventuale “vittoria” del concordato significherebbe aprire la strada al riconoscimento dell’intero ammontare del debito che per gli ex-dipendenti si tradurrebbe nel via libera a stipendi, ferie non godute e Tfr. Chiaramente il riconoscimento non ha come conseguenza l’integrale pagamento delle spettanze perché si dovranno trovare le risorse tra gli attivi dell’azienda. Nel caso in cui si aprisse la strada del fallimento agli ex-dipendenti andrebbe sicuramente l’intero Tfr pagato dall’Inps.

Secondo i dati di bilancio risalenti al 2021a fronte di ricavi per 24 milioni c’erano debiti per 39 milioni e una perdita netta di 14,7 milioni di euro. Proprio questi dati avevano spinto a mettere in liquidazione Vetrya l’11 novembre per poi procedere con la domanda di concordato in continuità aziendale. Sempre nel 2021 Katia Sagrafena viene nominata liquidatrice mentre Luca Tomassini viene nominato ceo delle newco Quibyt costituita il 17 ottobre; un mese dopo il 17 di novembre, viene costituita Agic Cloud e alle due società viene accordato l’affitto del ramo d’azienda e dell’immobile per 500 euro mensili, pari a 3,5 euro a metro quadrato. Contemporaneamente le due società presentano una futura proposta di acquisto dell’immobile sito a Bardano per un totale di 1 milione di euro diviso esattamente a metà tra le due realtà societarie.

Ora il prossimo futuro di Vetrya in liquidazione dipende dal voto dei creditori che dovranno esprimere il loro parere in 20 giorni, poi il commissario Leonardo Proietti con il giudice delegato Francesca Grotteria prenderanno le decisioni conseguenti. Il Tribunale, infatti, farà un ricognizione dei debiti e delle risorse disponibili per soddisfare in primis i creditori privilegiati e poi i chirografari, sempre tenendo conto delle risorse disponibili. Probabilmente l’intera vicenda, nel caso in cui dovesse essere approvato il concordato, si dovrebbe concludere in un arco temporale massimo di 12 mesi dal momento del via libera ufficiale.