UJW compie 30 anni, una mostra con tutti i manifesti per celebrare l’evento clou per Orvieto

Riassumere una storia lunga 30 anni in una mostra dei manifesti del festival. È uno sguardo di insieme alle immagini che di edizione in edizione hanno annunciato Umbria Jazz Winter. La mostra, inaugurata questa mattina, è allestita nella sede della Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto e si può visitare fino al 7 gennaio. Il manifesto di quest’anno, come quello di Umbria Jazz 50, è firmato dall’artista inglese David Tremlett.  Tra le altre iniziative collaterali anche l’annullo filatelico dedicato alla 30esima edizione di Umbria Jazz Winter Orvieto nella giornata inaugurale del festival, giovedì 28 dicembre alle 17. Nei giorni della manifestazione tornerà disponibile in edicola la Guida di Repubblica “Umbria Jazz – Storie e musica, 50 anni di successi”, dedicata ai 50 anni dell’evento di Perugia e ai 30 anni della manifestazione di Orvieto.

Nel 1993 Umbria Jazz viveva una fase di grande crescita, complice anche il supporto, per la prima volta, di importanti marchi commerciali che le facevano da sponsor accompagnando il suo cammino verso una dimensione di evento di portata mondiale. Il festival dunque era maturo per giocare una nuova scommessa: una manifestazione “gemella”, da svolgersi in inverno. Era certamente un rischio, ma il rischio è sempre stato nel dna di Umbria Jazz, ed era di conforto il fatto che la stessa idea era venuta, con successo, ad altri grandi festival estivi europei, per esempio l’olandese North Sea, che aveva creato un evento autunnale a Maastricht. Un festival nel periodo tra Natale e Capodanno era una novità, ed in qualche modo riempiva un “buco” nell’offerta culturale e turistica dell’Umbria.

Orvieto fu la città scelta, per molti motivi che vanno dalla bellezza del suo centro storico alla disponibilità di location adeguate (il Teatro Mancinelli, le sale del Palazzo del Capitano del Popolo, il Palazzo dei Sette, grandi strutture per la ristorazione…). Da non trascurare anche la favorevole posizione geografica, lungo l’asse autostradale e ferroviaria Roma-Firenze. Decisivi furono però l’entusiasmo degli orvietani, dalle istituzioni locali al mondo del commercio, e, come sempre, il sostegno della Regione. Un entusiasmo che non è venuto meno in questi trent’anni di storia.

Fin da subito, si segnalarono alcune analogie con il festival estivo perugino, ma anche notevoli differenze. Analoga era la formula, ovvero musica tutto il giorno senza soluzione di continuità nell’acropoli orvietana, sfruttando uno scenario unico per bellezza e suggestione. Il diverso periodo dell’ anno imponeva però scelte artistiche, dunque una identità musicale, originali. Il festival si svolgeva in luoghi chiusi e non poteva, ne’ voleva, aprirsi a grandi audience. Da qui la scelta di programmi curiosi, “colti” ma non elitari, che privilegiavano la qualità artistica più che la popolarità. E anche questo spiega perché alcuni dei momenti chiave della storia di Umbria Jazz siano accaduti a Orvieto: un episodio su tutti: il magico duo di chitarra Jim Hall- Bill Frisell, serata da non dimenticare, nemmeno per il frequentatore di jazz festival più smaliziato. Ma anche Roy Hargrove, Martial Solal, Jan Garbarek, Brad Mehldau e altri ancora. Sottolineatura imprescindibile è la sezione più cameristica ambientata nel Museo Emilio Greco, che può forse essere presa come simbolo dell’anima più autentica di UJW. Un altro tratto distintivo di Umbria Jazz Winter è che gli artisti sono quasi tutti residenti, dunque si possono ascoltare tutti i giorni del festival, ed il pubblico può ritagliarsi un itinerario giornaliero a proprio piacimento. La residenza permette anche incroci tra musicisti e/o la presentazione di progetti diversi dello stesso artista. Tutte opportunità che il direttore artistico, Carlo Pagnotta, ha sfruttato a dovere.

Con il tempo il festival aggiustò il tiro, e aggiunse anche una apertura più decisa alla sua vocazione turistica con i veglioni di fine anno e la performance dei cori Gospel nel magnifico Duomo il pomeriggio di Capodanno, giornata mondiale della pace. Performance che ha anche, e soprattutto, una forte valenza culturale e spirituale. Senza dimenticare l’impatto spettacolare della marching band (Funk Off, naturalmente). Trent’anni dopo, in definitiva, Umbria Jazz Winter è un festival con alle spalle un percorso importante che lo descrive come una manifestazione dotata di una precisa e forte identità. Non sono molti i jazz festival italiani con trent’anni di vita, e sono anche meno quelli che possono vantare una tale qualità di cartelloni. Nell’anno dei compleanni simbolici, i trent’anni del festival orvietano sono da festeggiare con la più convinta partecipazione.

ENGLISH VERSION

UMBRIA JAZZ WINTER CELEBRATES 30 YEARS: EXHIBITION SHOWCASTING THREE DECADES OF POSTERS

The story of Umbria Jazz Winter, spanning 30 years, unfolds in a captivating exhibition featuring the festival’s iconic posters. The exhibition, inaugurated this morning and housed at the Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, offers a panoramic view of the artistic evolution and cultural impact of the festival. Visitors can explore the exhibition until January 7th. The 2023 poster, crafted by the renowned English artist David Tremlett, takes its place alongside the visuals of past years, creating a visual narrative of Umbria Jazz Winter’s evolution. The exhibition not only celebrates the festival’s rich history but also underscores its integral role in shaping Orvieto’s cultural identity.

Inaugurated in 1993, Umbria Jazz Winter was a bold step, introducing a winter counterpart to the renowned summer festival. The choice of Orvieto as the host city proved serendipitous, given its historical charm, suitable venues, and convenient geographic location. The enthusiastic support from Orvieto’s residents, local institutions, and the regional backing played a crucial role in the festival’s success. The festival’s winter edition, unlike its summer counterpart, presented a unique challenge and opportunity. The winter setting prompted distinctive artistic choices, resulting in a musical identity that resonates with both depth and originality. The festival’s intimate venues, including the Teatro Mancinelli and the Palazzo del Capitano del Popolo, allowed for curated programs, favoring artistic quality over mainstream popularity.

Key moments in Umbria Jazz Winter’s history unfolded in Orvieto, with unforgettable performances by jazz luminaries like Jim Hall, Bill Frisell, Roy Hargrove, Martial Solal, Jan Garbarek, Brad Mehldau, and others. The festival’s more chamber-like section set in the Museo Emilio Greco encapsulates the authentic soul of Umbria Jazz Winter. One distinctive feature of the festival is the residency of most artists, enabling audiences to enjoy performances throughout the festival. This resident setup facilitates cross-collaborations among musicians and the presentation of diverse projects by the same artist. Artistic Director Carlo Pagnotta has adeptly leveraged these opportunities.Over time, the festival adjusted its course, incorporating elements like New Year’s Eve galas and Gospel choir performances in the majestic Duomo on New Year’s Day, the World Day of Peace. These performances not only hold cultural and spiritual significance but also enhance the festival’s appeal as a tourist destination. As Umbria Jazz Winter marks its 30th year, the exhibition becomes a testament to its remarkable journey. The festival has not only stood the test of time but has also emerged as a cultural gem with a distinct and strong identity. Few Italian jazz festivals can boast a three-decade legacy, and even fewer can match the quality of Umbria Jazz Winter’s lineups.

In this symbolic year of anniversaries, the 30 years of the Orvieto festival are an occasion for wholehearted celebration and enthusiastic participation. Visitors to the exhibition are invited to immerse themselves in the visual history of Umbria Jazz Winter, where each poster tells a unique story of music, culture, and the enduring spirit of Orvieto.