Turismo, tutto bene, anzi “ni”, niente boom nonostante la crescita. Orvieto in linea con l’Umbria e qualche numero sembra non tornare

Turismo, croce o delizia per Orvieto. La città è accogliente, indubbiamente bella e ricca di storia, arte, opera dell’ingegno umano. E così anche l’Umbria, una Regione al centro dell’Italia nazione turistica per eccellenza e in forte ascesa dal alcuni anni. Quest’anno ci si attendeva il vero e proprio boom, complici anche i numeri degli arrivi e delle presenze fino a maggio. Poi è arrivato un primo parzialissimo stop dovuto anche alle condizioni meteorologiche particolarmente avverse che hanno caratterizzato sia maggio che giugno, in gran parte. Comunque i numeri erano sempre più che positivi. Ad agosto ci si attendeva il pienone ma così, almeno fino ad ora, non è stato. Senza eccezioni da nord a sud perché sono mancati gli italiani che hanno dovuto rinunciare più degli scorsi anni alle ferie agostane. Troppo alti i prezzi con aumenti solo in parte giustificati da quelli delle materie prime e dell’energia, tra l’altro in costante calo seppure lento ormai da due trimestri. A parte i casi esagerati di cui abbiamo avuto notizia da giornali e social è reale un aumento superiore al 20% per l’alberghiero nel complesso e del 7% con punte del 15% per la ristorazione.

L’Umbria non fa eccezione e la conferma arriva direttamente dalla Camera di Commercio regionale per bocca del presidente, Giorgio Mencaroni. E’ una frenata, non uno stop, ma deve far riflettere per programmare il prossimo futuro. “Dopo un primo semestre dell’anno eccezionale, con il trend che era proseguito anche nella prima parte di luglio – spiega Mencaroni – dalla seconda metà di luglio sono apparsi dei segnali di rallentamento di questa tendenza eccellente che, appunto, aveva fatto presagire un agosto senza precedenti. Invece è un agosto buono, ma che non segna alcun record e tantomeno lo segna verso l’agosto 2021, quando la voglia degli italiani di tornare a muoversi dopo il Covid era forte, la situazione incerta sul fronte della pandemia nei vari Paesi sconsigliava viaggi all’estero e l’Umbria si presentò sul mercato con una campagna azzeccatissima, ‘Umbria bella e sicura’. Un quadro che determinò un boom del turismo nella regione che difficilmente verrà battuto”. Per il presidente di Camera di Commercio Umbria il rallentamento è dovuto al tempo inclemente che ha penalizzato il turismo vero i laghi ma soprattutto “la riduzione del reddito disponibile delle famiglie intaccato in maniera importante dall’inflazione, a cui va sommato il maggior esborso, da parte di non poche famiglie, per il pagamento delle rate dei mutui a tasso variabile alla luce di un aumento dei tassi da parte della Bce senza precedenti, almeno come rapidità di aumento visto che siamo giunti al decimo rialzo consecutivo. Teniamo poi presente che l’aumento medio dei costi subito dalle strutture ricettive è stato di circa il 9% e questo ha determinato un conseguente rincaro dei servizi offerti”. Giorgio Mencaroni rimane ottimista per il futuro visto che l’Italia rimane tra le mete preferite a livello mondiale e l’Umbria  “risulta una delle regioni migliori come attrattività culturale e turistica e che è sempre ai primi posti per crescita percentuale del turismo”.

Gli stranieri stanno quindi ammortizzando la diminuzione di turisti italiani e continuerà così anche in questa ultima parte dell’anno. E Orvieto? Abbiamo proceduto con una prova empirica provando a prenotare 4 notti tra il 12 e il 16 agosto a Orvieto. Il risultato è stato per alcuni versi sorprendente. Se lo scorso anno c’era effettivamente il sold out quest’anno si sono presentate il 10 agosto 84 soluzioni diverse su uno dei principali portali di prenotazione online. E’ il sintomo che una fetta importante di turisti è giornaliera e non sceglie Orvieto per più notti. Oppure come ci ha spiegato qualche operatore che ha preferito rimanere anonimo, c’è molto sommerso nel settore con ricadute negative per gli operatori onesti e per le casse comunali che non vedono incrementare come dovuto l’imposta di soggiorno. Anche in questo caso abbiamo proceduto per via empirica e a fronte di circa 300 strutture extralaberghiere regolarmente registrate in Comune, andando su uno dei principali portarli di prenotazione ci sono apparse oltre 1400 proposte, abbiamo scremato e siamo “scesi” a circa 700. I conti sembrano non tornare ma la nostra è una semplice ricerca fatta da un qualsiasi turista che vuole pernottare a Orvieto nel mese di ottobre. Langue la scelta per gli alberghi ora che un’altra struttura storica ha chiuso per lavori e non riaprirà come Hotel ma con un’altra impronta.

Intanto i tour operator internazionali stanno iniziando a chiudere accordi per la prossima stagione e Orvieto è inserita troppo spesso come tappa intermedia tra Roma e Firenze per qualche ora, forse un pasto e poco più e di UJW “anniversary” ancora non si ha neanche un rumors per attirare eventuali turisti già ora, in ritardo ma con possibilità di essere inseriti in pacchetti di Capodanno.