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Tornano a salire i contagi con l’Umbria sopra la media nazionale e Orvieto tocca quota 443 positivi

In pochi giorni la curva dei positivi a Orvieto e in Umbria, più in generale, è tornata a crescere vorticosamente. Il 17 marzo siamo a quota 443 e 3 ricoverati nei reparti ospedalieri. I guariti sono stati 20 contro 21 nuovi contagiati dal virus in 24 ore. E’ allarme? Non proprio, la sottovariante “omicron2” è molto più contagiosa della sua sorella maggiore ma i sintomi sono simili e il decorso è in linea. In pratica chi si è regolarmente vaccinato con le tre dosi rischia molto meno di avere un esito grave e molti positivi sono in quarantena come paucisintomatici e senza apparenti sintomi. E’ chiaro che l’abbassamento della soglia di attenzione ha permesso al virus di rialzare la testa vigorosamente, complici anche le condizioni meteo che fino a pochi giorni orsono erano tipicamente invernali. Del resto la risalita dei casi è comune a tutto il Paese e fra le cause ascrivibili a questa recrudescenza ci sono gli ammorbidimenti delle restrizioni, il periodo delle “settimane bianche” e un forte rallentamento delle vaccinazioni. In particolare si nota a livello italiano una crescita dei ricoveri in età pediatrica proprio per la bassa copertura vaccinale nella fascia fino ai 12 anni. Molti hanno “dimenticato” di effettuare la cosiddetta dose “booster” cioè il terzo richiamo, e questo ha permesso, secondo i medici, al virus di riprendere il largo.

Intanto il governo sta mettendo a punto la road map della fine delle restrizioni che già da aprile prevede lo stop del green pass rinforzato nei ristoranti e nei bar all’aperto, ad esempio. un’iniezione di fiducia che però non deve essere interpretata con un “libera tutti”. Il virus ancora circola, è meno pericoloso se si è vaccinati, ma c’è. Nei Paesi dove hanno tolto le restrizioni, come Gran Bretagna e Danimarca, si sta assistendo a una nuova vertiginosa risalita dei positivi e dei ricoveri così come in Cina che in questi giorni sta cercando di contrastare con nuovi lockdown mirati la peggiore ondata dopo quella storica di Wuhan. Non rimane quindi, che raccomandare di continuare con le attenzioni e le cautele che oramai abbiamo acquisito in questi ultimi anni: igienizzare le mani spesso, utilizzare la mascherina nei luoghi chiusi, sempre e in quelli aperti se in presenza di molte persone e soprattutto vaccinarsi e effettuare i richiami senza rimandare perché i contagi “sono in calo”.