1

Tornano gli studenti della University of Arizona. Claudio Bizzarri, “Chi la dura la vince!”

Contro tutti i pronostici e tenendo le dita incrociate (anche quelle dei piedi) siamo riusciti a far partire il Summer Program della University of Arizona. Di certo i numeri pre-pandemia sono un lontano ricordo ma va anche detto che pure Orvieto pre-pandemia era ben diversa. E comunque quello che è importante è il segnale, da questa parte dell’oceano e dall’altra. Il tentativo di riempire un po’ le strade e le piazze che per troppo tempo hanno sofferto una desolazione devastante, soprattutto a livello del morale. Di certo è stata una scommessa, per ora vinta (e si tocca ferro …) che s’è concretizzata attraverso protocolli e raccomandazioni, facendo concentrare gli studenti su
voli covid-free che hanno permesso di bypassare una quarantena che non avrebbe di certo reso appetibile un programma di 5 settimane.

A seguire ci sono state le riorganizzazioni degli spazi didattici e delle modalità di accesso presso il CSCO, la scelta di attività comuni che potessero avere luogo in massima parte all’esterno, il disegnare Orvieto in un modo nuovo, non necessariamente costretto e costringente, facendo tesoro di quello che in quasi 20 anni è stato studiato, ragionato, permesso, evitato. Il covid19 ha messo a dura prova un sistema che si riteneva ormai consolidato ma che tale non era: sembra così lontano quel triste 8 marzo 2020 nel quale gli studenti dello Spring Semester furono costretti (e “costretti” è il termine corretto!) ad abbandonare i loro appartamenti, la scuola, la città e far ritorno negli USA. Bisogna anche dire che da parte dello Study Abroad Office della casa madre la scelta di far tornare in Italia studenti è stata coraggiosa. Non sono molti gli atenei che hanno adottato questa filosofia, soprattutto in quanto il CDC (Centers for Disease Control and Prevention: https://wwwnc.cdc.gov/travel/notices/covid-4/coronavirus-italy) ancora ci tiene sul livello 4, quello della massima allerta per il quale sconsiglia qualsiasi ipotesi di viaggio non necessario (“Travelers should avoid all travel to Italy”). Ma per ragioni di studio si può ignorare questa indicazione e, ad oggi, possiamo affermare che la University of Arizona c’ha visto lungo, guardando oltre la burocrazia dei numeri che spesso è lenta ad aggiornarli e ad aggiornarsi di conseguenza. Sta di fatto che i ragazzi che sono venuti – un piccolo gruppo di sette – seguono le regole che sono vigenti nel nostro paese, non si lamentano e guardano, con lo stesso stupore che trasudava dal volto dei loro colleghi di un paio d’anni or sono, quello che la città ed il Paese offrono.

Sarà magari più difficile capirlo a primo acchito, data la mascherina sul viso, ma gli occhinon mentono!!! Così come non mentono i ricordi: una studentessa che ha frequentato i nostri corsi in passato ha acquistato il libro di Erika Bizzarri “Orvieto as it was …and is: A Personal Journal” e ci scrive: “l’ho letto tutto d’un fiato e ad ogni pagina sfogliata ho dovuto reprimere lacrime di ricordi e nostalgia. Sono stata in grado di camminare con lei per Orvieto, ritornando in luoghi che avevo visitato con il professor Soren, con voi e con i miei nuovi amici. Tutto quello che ho fatto dopo aver lasciato Orvieto è stato fatto nella speranza di poter trovare un modo per tornare, e di portarci mio figlio. A parte le ginocchia di mio nonno, Orvieto è stato l’unico posto nel quale mi sia sentita al sicuro”.
Se non è promozione della città questa ……

Claudio Bizzarri