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Il Comitato “A scuola Umbria”, da settembre tutti in presenza senza sorprese

E’ stata inviata tramite Pec, una lettera aperta promossa dal “Comitato A Scuola Umbria” e sottoscritta da altri comitati di genitori ed insegnanti facenti parte della Rete
Nazionale Scuola in Presenza, indirizzata al Presidente del Consiglio Mario Draghi, ai Ministri
Speranza e Bianchi e a tutti i membri del Cts Nazionale.
La lettera firmata in calce dagli avv. Alessandra Bircolotti e Paolo Pagliacci del comitato umbro e poi dagli altri comitati chiede esplicitamente che gli errori commessi nello scorso anno scolastico non siano ripetuti nel prossimo anno.
I Comitati prendendo atto di una situazione epidemiologica molto diversa dall’estate scorsa data la vaccinazione delle generazioni più colpite dal virus e dei soggetti fragili, aggiungendo a questo una maggiore conoscenza delle modalità di trasmissione virali e dei luoghi dove essa avviene che vede la scuola come ultimo luogo di trasmissione e i bambini e ragazzi colpiti per il 50% in meno rispetto agli adulti, chiedono che dal prossimo settembre la scuola di ogni ordine e grado sia in presenza al 100%, senza se e senza ma. Abbiamo sottolineato, ancora una volta, che i danni psico-fisici dovuti all’assenza di socialità delle nuove generazioni, che hanno pagato il prezzo più alto, non possono essere sottovalutati e che la scuola in presenza come riporta l’OMS debba essere garantita anche durante la pandemia.
Ormai consci degli errori che hanno portato a chiudere le scuole, anche quando non vi era estrema necessità, abbiamo richiesto ai ministeri sopracitati l’attuazione di un protocollo sanitario
scolastico unico
per tutte le Regioni, ma anche, un adeguamento dei protocolli di sicurezza sulla base del nuovo quadro epidemiologico ed di una situazione sanitaria che non può più essere
definita emergenziale. Abbiamo ritenuto fondamentale sottolineare quanto sia importante limitare il potere delle regioni di fronte all’apertura e la chiusura delle scuole, potere a nostro avviso usato lo scorso anno in maniera impropria creando divari sociali, didattici e culturali tra gli studenti italiani.
La lettera porta la firma di 24 comitati, coprendo l’intero territorio nazionale.
Ci auguriamo che finalmente anche i genitori siano coinvolti nel processo decisionale e nelle scelte
che ricadranno sui nostri figli al fine di creare una nuova alleanza tra gli attori della comunità
educante, che miri alla miglior formazione possibile e alla crescita armoniosa delle bambine, dei
bambini, dei ragazzi e delle ragazze del nostro paese tutelandone sempre i diritti fondamentali che non possono essere ridotti alla tutela della sola salute fisica e ad azioni di contenimento del
contagio.

Martina Leonardi, vice presidente Comitato a Scuola Umbria




Sospesa la seconda dose di Astrazeneca agli under 60 in attesa del Cts

In attesa del pronunciamento del Comitato Tecnico Scientifico in merito alla somministrazione del vaccino AstraZeneca agli under 60 e sul possibile cambio di farmaco per la seconda dose, il commissario per l’emergenza covid in Umbria, Massimo D’Angelo, ha disposto, precauzionalmente per la giornata dell’11 giugno, la sospensione delle somministrazioni di seconde dosi di vaccino AstraZeneca a tutti i soggetti di età inferiore a 60 anni.

A seguito della decisione formale del CTS verranno rese note le indicazioni su come concludere il ciclo vaccinale dei cittadini sotto i 60 anni già vaccinati con prima dose AstraZeneca.




Il PNRR, un appuntamento decisivo con la storia anche per Orvieto

Pubblichiamo a firma Franco Raimondo Barbabella, Massimo Gnagnarini e Massimo Morcella, in rappresentanza dei rispettivi soggetti politici, un documento di analisi e di proposta sul modo in cui nel territorio orvietano, e di riflesso nel governo dell’Umbria, si sta affrontando il rapporto con l’occasione di ripresa e sviluppo offerta dal PNRR.

 

La nostra opinione è che si sia sottovalutata la gravità della crisi che attanaglia la nostra realtà per ragioni che in parte risalgono a prima della pandemia e che la pandemia ha aggravato. Non ci sono solo ragioni di arretratezza delle infrastrutture e di debolezza del tessuto produttivo, ma ragioni di arretratezza culturale e di logiche di governo, oltre che di inadeguatezza dei servizi alle mutate condizioni della storia.  Ne è un riflesso l’atteggiamento in sostanza remissivo e di rinuncia delle classi dirigenti, non solo politiche, da cui deriva la causa principale dell’emarginazione dalla storia, la più grave dal secondo dopoguerra. La più grave per due ragioni: la prima è che siamo più emarginati che nel passato nel momento in cui si presenta l’occasione non solo di riprenderci dalla pandemia ma di attuare quelle trasformazioni che sono necessarie, alcune da decenni; la seconda è che alla ormai lunga mancanza di rappresentanza politica diretta in Consiglio regionale si affianca una debolezza strutturale delle forze politiche locali che stentano ad adottare linee di pensiero e programmatiche autonome, con la conseguenza che le decisioni che contano vengono prese altrove. Il dato di fatto è che oggi non c’è una progettualità come realtà richiede e nel PNRR dell’Umbria c’è solo qualche briciola, niente o quasi nei settori chiave.

Noi crediamo che bisogna reagire e che non si possa attendere oltre. Non in modo polemico e tanto meno scomposto, ma descrivendo la realtà per come effettivamente appare e avanzando proposte per i settori fondamentali. Proposte specifiche, ma legate tra loro da una logica di governo che punta sullo sviluppo dei territori intesi come entità capaci di autogoverno e nel contempo come costellazione di risorse per una regione tutta interrelata con altre regioni. Il cambiamento di posizione deve avvenire anzitutto qui, in questo territorio. Le ragioni di convergenza sulle scelte di fondo ci sono tutte, è il momento di coglierle. Con ciò poniamo all’attenzione di tutti la possibilità di agganciare le opportunità del progetto di ripresa nazionale con una progettualità territoriale nei settori strategici. Parliamo di sanità, infrastrutture, patrimonio, ambiente, cultura, istruzione e formazione. Con finalità decisive: attrattività territoriale e residenzialità, turismo di conoscenza e di apprezzamento ambientale, stimolo agli investimenti in innovazione e lavoro qualificato, formazione organizzata e stabile, crescita culturale, organizzazione diffusa, spirito di comunità. Vorremmo che se ne discutesse apertamente e costruttivamente, trovando le ragioni di una identità territoriale che stenta a crescere, identità non astratta ma ben piantata sull’opportunità di mettere a regime un complesso di risorse e di funzioni in un contesto di cambiamenti necessari perché possibili. Siamo pronti al confronto.

IL FUTURO È ADESSO 

Il futuro è adesso. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) è una sfida epocale, di investimenti e di riforme, di metodi di governo e di prospettive per le comunità, per le classi dirigenti e per gli operatori economici e sociali. E noi però siamo sulla strada di perdere l’appuntamento, non uno qualsiasi, quello decisivo. Difficile trovare nella recente storia del territorio orvietano una fase nella quale si sia arretrati al livello di area marginale come oggi. Anzi, negli ultimi cinquant’anni era accaduto il contrario: fasi diverse e con diversa forza innovativa, ma tutte caratterizzate da ricerca di identità e ruolo del territorio, sguardo sul futuro.

Oggi, dopo la fase travagliata che stiamo ancora vivendo, in circostanze del tutto particolari la strategia di rilancio passa per le opportunità offerte dal PNRR. Si tratta di una pluralità di strumenti e di una straordinaria quantità di risorse. Un’occasione unica, che sarebbe un delitto trascurare. Ma si è arrivati all’appuntamento senza visione e senza una vera progettualità, cosicché si ha la sensazione che nelle condizioni attuali, se qualcosa arriverà, al massimo saranno briciole. E con ciò perderemo l’occasione non solo di risollevarci dalle carenze della fase pre-pandemia e dalle mazzate della pandemia, ma di ricollocarci nella nuova fase storica caratterizzata dalla logica dei sistemi integrati e delle politiche interregionali. Naturalmente la condizione di Orvieto è dentro la condizione dell’Umbria.

Si può ancora fare qualcosa? A nostro avviso si, se si determinano alcune condizioni, di strategia generale, di progettualità specifica e di iniziativa politica. Noi ci mettiamo al servizio di questo obiettivo: agganciare le opportunità del progetto di ripresa nazionale con una progettualità territoriale nei settori strategici. Parliamo di sanità, infrastrutture, patrimonio, ambiente, cultura, istruzione e formazione. Con finalità decisive: attrattività territoriale e residenzialità, turismo di conoscenza e di apprezzamento ambientale, stimolo agli investimenti in innovazione e lavoro qualificato, formazione organizzata e stabile, crescita culturale, organizzazione diffusa, spirito di comunità.

L’assunto è che nelle parti sostanziali il PNRR è ancora vago e lo è ancor di più sia il Piano regionale che il ruolo stesso delle Regioni per la sua attuazione. A maggior ragione appare del tutto aleatoria ogni previsione per Orvieto e il territorio. Anzi, una lettura attenta del mega contenitore regionale certifica Orvieto come area residuale delle politiche regionali, supporto per la gestione dei rifiuti. Per questo c’è necessità di cambiare registro e incidere sulle decisioni effettive di allocazione delle risorse, che sono prossime, al fine di marcare una nostra partecipazione territoriale non marginale. In verità si tratta anche di fedeltà ad un principio di etica pubblica: come c’è un dovere dello Stato di attuare lungimiranti ed efficaci strategie nazionali per la ripresa e la resilienza, così alla pari c’è un dovere di contribuirvi da parte delle Regioni e in esse dei territori, di ognuno e di tutti.

Ma bisogna avere idee chiare, indipendenza di giudizio, coraggio di scegliere e di sprigionare energie propositive. Sono in gioco la fisionomia della nostra regione e il ruolo delle comunità, soprattutto quello della nostra. Ancora una volta, nelle fasi di cambiamento, o si è parte delle decisioni o le si subisce, o prevale il centralismo o finalmente diventano centrali i territori. La questione vera è questa, e passa attraverso una capacità di proposta e una volontà di iniziativa non delegabili.

SEI PROPOSTE STRATEGICHE 

Ecco dunque alcuni esempi di posizioni urgenti da assumere e da far diventare terreni di forte iniziativa politica e istituzionale. Non rivendicazioni ma proposte strategiche che, mentre mobilitano le risorse e le opportunità territoriali, indicano una via di sviluppo sostanzialmente obbligata per la stressa Regione, sia specificamente in relazione all’utilizzo delle risorse del PNRR, sia più in generale rispetto ad un passaggio di fase che rovescia le logiche di un consunto centralismo. Cosicché, indipendentemente dal risultato, se facciamo quello che dobbiamo fare, metteremo finalmente in fila una serie di indicazioni e di scelte che ci potrebbero consentire in ogni caso di utilizzare gradualmente una costellazione di opportunità.

  1. Sanità 

Come abbiamo sostenuto nel documento sulla sanità già pubblicato, occorrono idee ben determinate su cinque punti, gli stessi che mette a fuoco il documento governativo che riforma il Sistema Sanitario Nazionale (SSN): 1. sistema di medicina territoriale capillare, efficiente, qualificato, tecnologicamente avanzato; 2. assistenza domiciliare dotata di mezzi e di personale sufficiente a garantire un territorio ampio e con molta popolazione anziana; 3. case della comunità collocate in modo razionale nel territorio in modo da rispondere ai bisogni degli utenti svolgendo con efficienza una funzione di prevenzione, di assistenza e di filtro rispetto alla cura, senza pregiudizi di localizzazione; 4. ruolo interregionale funzionale di emergenza-urgenza del nostro ospedale come parte organica sia del sistema ospedaliero provinciale che di quello regionale. 5. Mantenimento del Distretto (il nuovo nome sarà COT, Centrale Operativa Territoriale). Il nostro quindi vuole essere anche un contributo al rinnovamento del Servizio Sanitario Regionale nella direzione del nuovo disegno di quello nazionale. Le previsioni del Recovery Umbria sono del tutto sbilanciate. Per Orvieto praticamente nulla di rilevante.

  1. Infrastrutture 

Abbiamo bisogno non solo di ammodernare la viabilità interna alla nostra area (realizzazione e completamento della complanare), ma che siano potenziati i collegamenti di viabilità a Nord e a Sud con facilitazione per la nostra area di accesso alle arterie trasversali. Assurdo puntare sul secondo casello e non porre il problema della viabilità sia verso Perugia che verso Civitavecchia. Assurdo anche che di fatto si rinunci alla fermata dell’Alta velocità ferroviaria quando Orvieto è, per posizione geografica e per deposito di storia millenaria, sia porta dell’Umbria che porta dell’Etruria. È poi necessità inderogabile dotare il territorio dell’infrastruttura necessaria a promuovere l’accesso a internet veloce e super veloce. Nel Recovery Umbria anche per questo comparto non ci sono impegni di un qualche rilievo per il nostro territorio. Però non tutte le scelte sono fatte e comunque non c’è nulla di definitivo, per cui bisogna organizzare con urgenza una proposta infrastrutturale di vero cambiamento. 

  1. Patrimonio 

È essenziale che il patrimonio pubblico, storico, artistico, ambientale, archeologico, venga considerato un bene complessivo su cui impiantare il carattere innovativo di una nuova fase di sviluppo. In tal senso i grandi edifici del centro storico di Orvieto oggi dismessi (e per la gran parte cadenti) vanno trattati come una risorsa complessiva essenziale e non come un peso di cui liberarsi, perciò da non utilizzare per soluzioni tampone ma secondo un disegno funzionale al ruolo che la città deve avere l’ambizione di svolgere insieme al suo territorio di riferimento. Questo oggi è il vero realismo. In sostanza, bisogna mettere in gioco la città intera, con il suo vasto e interessante territorio fatto di borghi, di castelli e palazzi, di storia e di archeologia, di paesaggi e di ambienti particolari, e lanciare la sfida del bello come investimento produttivo per la rinascita del Paese. Orvieto, lo abbiamo detto, è una naturale porta di accesso dell’Umbria e dell’Etruria. Orvieto può esemplificare un futuro; perché dunque non farlo? Con un grande progetto di risanamento e valorizzazione utile al territorio ma anche alla Regione e al Paese. Troppo ambizioso? No, il contrario, senza ambizione c’è la rinuncia e il declino. Nel Recovery Umbria la dimensione della sfida per il futuro sembra del tutto assente e in esso Orvieto pare voler accettare di giocare appunto una partita di risulta. Bisogna uscire da questa gabbia.

  1. Ambiente 

È, insieme al patrimonio, l’altro asset strategico che può fare sistema e richiede perciò sia visione che scelte settoriali coerenti. È un complesso di aspetti che nel loro insieme fanno il carattere distintivo e il potenziale di qualità della residenza, della produzione, della sicurezza e della attrattività dell’intera area. Parliamo della disciplina e degli strumenti operativi riguardanti il sistema dei rifiuti (urgente superamento della discarica verso il riciclo), i parchi e le riserve naturali (gestione pubblica, da affidare ai comuni singoli o associati), la rete escursionistica (farne un sistema di promozione territoriale), il verde urbano (farne elemento distintivo di qualità), le energie alternative (non dire solo no, ma certo dire no a interventi speculativi e pregiudizievoli di sicurezza e di estetica) nel processo di transizione ecologica ed energetica (farne un’esperienza modellizzabile di territorio virtuoso). Nel Recovery Umbria non si legge una logica coerente di transizione ecologica. Anzi, per i rifiuti Orvieto appare come il supporto di una politica che ritarda il più possibile il superamento delle discariche. Dobbiamo respingere con decisione una impostazione di questo tipo.

  1. Cultura

È una delle risorse distintive della città e del territorio orvietano, che si sposa con ambiente, turismo, servizi, accoglienza enogastronomica, organizzazione urbana in senso lato. Si tratta dunque di portare a sistema le strutture che la compongono sia in termini di gestione che di promozione. Orvieto può candidarsi ad essere non solo capitale culturale dell’Etruria ma presentarsi al mondo come un unicum storico-artistico-ambientale, scrigno della storia dell’Occidente e naturale città degli studi. Ruolo centrale del Teatro, del Palazzo del popolo, della Biblioteca, dei Musei, del CSCO, della Scuola di musica, ecc., da programmare e gestire in modo coordinato, anche in funzione di quel turismo residenziale di qualità che si insegue da tempo immemorabile e su cui oggi però si può puntare e al quale tutto il territorio può partecipare da protagonista con le sue particolarità. Qui le scelte sono innanzitutto nostre, se vogliamo stare dentro le scelte dell’Umbria.

  1. Istruzione e formazione

Orvieto è naturalmente “Città degli studi”, per storia, collocazione geografica, vocazione culturale. Si tratta ora di portare questa vocazione a realtà. C’è anche per questo aspetto un complesso di strutture che attende senz’altro di essere organizzato e migliorato e che però intanto esiste: le scuole, la biblioteca, i musei, il Centro studi. Bisogna portare tutto questo a sistema, con un progetto di riorganizzazione della rete scolastica, ridefinizione degli indirizzi in relazione elle ipotesi di sviluppo del territorio, collocazione di Orvieto in un sistema umbro rafforzato degli indirizzi ITS (Istruzione Tecnica Superiore), sviluppo del CSCO come centro di coordinamento e di propulsione della formazione. Di questo, come per l’ospedale e i servizi sanitari, potrebbe trarre beneficio e stimolo per le dinamiche della crescita l’insieme delle comunità dell’area interregionale alla quale ormai occorre costantemente riferirsi. Anche in questo comparto le scelte spettano anzitutto a noi per poi cercare di inserirle nel contesto della pianificazione regionale con speranza di un qualche successo. Ma che intanto nel Recovery regionale con vi sia nulla che riguardi interventi di sistema per il nostro territorio ci dice quanto grave sia stata e sia la nostra mancanza di progettualità generale e specifica.

I SEGNALIBRI DEL FUTURO

Ecco dunque i segnalibri del futuro, ciò che prioritariamente avrebbe già dovuto trovarsi sul tavolo del governo regionale per partecipare attivamente al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e su cui comunque a nostro avviso bisogna lavorare ora con urgenza per non essere del tutto esclusi: 1. Proposta per le Case della comunità e il ruolo interregionale dell’Ospedale di Orvieto come DEU di secondo livello per l’emergenza-urgenza con adeguata previsione di spesa, nel quadro della riorganizzazione della sanità ospedaliera provinciale intorno all’Azienda di Terni trasformata in Azienda dell’Umbria Sud-Occidentale. 2. Inserimento organico del territorio orvietano nell’operazione di potenziamento della rete infrastrutturale, viaria, ferroviaria e tecnologica della Regione. 3. Finanziamento di un’ambiziosa operazione progettuale multidisciplinare per il riuso dei grandi edifici storici dismessi funzionale ad un rinnovato e ambizioso ruolo interregionale della città. 4. Finanziamento della pianificazione di un moderno sistema di tutela e valorizzazione ambientale. 5. Progetto per l’inclusione del complesso urbano storico-ambientale di Orvieto nell’elenco Unesco dei beni patrimonio dell’umanità. 6. Proposta di inclusione del territorio orvietano nel sistema regionale di formazione superiore, universitaria e/o tecnica (ITS). 

Il Recovery regionale e quello territoriale, se e in quanto ci potrà essere, deve avere il carattere dell’investimento per un cambiamento strutturale, per cui ciò che non potrà essere finanziato subito lo potrà essere in fasi successive. In ogni caso, con una proposta progettuale di largo respiro come quella che qui delineiamo si diventerà parte attiva nel necessario e vitale processo di inversione della logica di governo: dalla centralità del centro alla centralità dei territori.

INIZIATIVE CON SPIRITO DI COMUNITÀ

Abbiamo detto che si può fare ancora qualcosa per uscire dalla marginalità dovuta principalmente a noi stessi se, accanto ad una strategia generale e ad una progettualità specifica, saremo capaci di una efficace iniziativa politica. Per farlo, occorre guadagnare fiducia in noi stessi come comunità di destino. Ci poniamo perciò anzitutto come soggetti che indicano nell’unità di intenti su problemi da affrontare senza pregiudiziali ideologiche la via maestra per stimolare il ruolo attivo della comunità. Abbiamo perso fiducia e speranza, dobbiamo riconquistare fiducia e speranza.

Con questa impostazione promuoveremo incontri con le forze organizzate della società per poi portare le istanze di cambiamento al livello delle istituzioni. Ci organizzeremo. Siamo convinti che le differenze possono fare ricchezza se convergono su idee, progetti, metodi e volontà comuni. Siamo mossi da spirito di comunità. Per questo la nostra è una proposta e una iniziativa aperta, dialogante, costruttiva. Confidiamo nelle forze positive della città e del suo vasto territorio di riferimento.

È necessario dar luogo ad una nuova fase di impegno pubblico senza barriere. Non possiamo permetterci di perdere l’appuntamento con la storia.

 

 

Franco Raimondo Barbabella, CiviciX Orvieto

Massimo Gnagnarini, Italia viva dell’Orvietano

Massimo Morcella, Azione Orvieto




Sì al calendario venatorio 2021/22 dalla commissione regionale

La Terza commissione consiliare, presieduta da Eleonora Pace, ha emesso a maggioranza parere favorevole alla proposta di calendario venatorio 2021-22, apportandovi però l’indicazione di un rinvio alla stagione 2022-23 per quanto concerne il divieto di caccia nei valichi di Bocca Trabaria, Fossato di Vico e Passo Carosina, previa parere favorevole dell’Ispra. Allo stato attuale infatti, non si sa ancora se la Regione Marche osserverà il divieto di caccia nei valichi per proteggere la fauna migratoria, quindi innanzi al rischio di disomogeneità sui territori di Umbria e Marche e disparità di trattamento fra i cacciatori delle due regioni si chiede una deroga specifica.

Non hanno partecipato al voto i consiglieri di minoranza Bettarelli, Bori (Pd) e Fora (Patto Civico). Quest’ultimo ha richiesto invece un’altra votazione per dare parere favorevole senza l’indicazione sui valichi, per evitare che non siano coerenti con le indicazioni dell’Ispra e demandando alla giunta le opportune conclusioni, richiesta bocciata dai voti contrari della maggioranza Lega-Fratelli d’Italia.

L’assessore Roberto Morroni ha spiegato che, dopo le richieste dei consiglieri della Lega, segnatamente del capogruppo Stefano Pastorelli e di Valerio Mancini, è stata inviata una lettera all’Ispra per chiedere la deroga sull’indicazione dei tre valichi montani in questione dove, secondo quanto previsto dal Piano faunistico venatorio, non si dovrebbe cacciare per un raggio di mille metri nel rispetto delle migrazioni dell’avifauna. In caso di parere contrario dell’Ispra, comunque non vincolante, il calendario venatorio potrebbe essere esposto ai ricorsi delle associazioni di tutela della fauna selvatica, come già accaduto alla Regione Lombardia, con possibilità di impugnazione dell’atto e di sospensione della sua validità. 




Orvietolife, il quotidiano al servizio dei cittadini

Ci siamo, a piccoli passi si procede con la nuova grafica e il nuovo concept di Orvietolife, il quotidiano del territorio che vuole essere sempre di più al servizio dei cittadini. Siamo a quasi 8 mila followers, che ringraziamo uno ad uno per la fiducia e in primis a loro dedichiamo questo rinnovamento.

Ma cosa sarà OrvietoLife? Prima di tutto un luogo di dibattito, di idee, di critica, anche dura, ma sempre aperto al dialogo. Sarà il quotidiano che andrà a ricercare le notizie, scomode a volte, altre volte positive, ma sempre dalla parte del cittadino. Al centro ci sono la città, il territorio nel senso ampio del termine e le persone con le loro necessità. E’ una sfida che abbiamo voluto accettare lanciando il cuore oltre l’ostacolo in un momento storico sicuramente complesso ed economicamente difficile.

OrvietoLife vuole diventare il punto di riferimento del dibattito e anche per questo abbiamo potenziato i principali canali social: Facebook, Linkedin, Twitter, Telegram, Whatsapp, Instangram. Ma non c’è solo il virtuale; ogni giorno ci siamo per raccontare il territorio e per ascoltare quello che il territorio vuole raccontare. Senza passi più lunghi della gamba, giorno dopo giorno costruiremo un nuovo OrvietoLife anche con il vostro aiuto. Lo sforzo produttivo del “TG OrvietoLife” continuerà e dopo l’estate tornerà quotidiano. Il canale YouTube sarà il luogo dei video e dei nostri approfondimenti con ZOOM e POLITICS.

Le nostre parole chiave sono ascolto, racconto, indipendenza e ci teniamo. Siamo scomodi? Sì, lo siamo, e ne siamo contenti. Essere scomodi significa avere una propria idea, una propria linea e, di solito, si è antipatici ai potenti, ai “furbetti” e non ci dispiace. E’ il ruolo che ci siamo scelti, da sempre, e che continueremo ad avere in futuro. Questo, però, non significa essere distruttivi e colpire la persona. OrvietoLife è critico ma allo stesso tempo propositivo e pronto ad accettare l’opinione di tutti coloro che vogliono il bene di Orvieto e del territorio.

Questo è il nostro progetto, coraggioso, che si svilupperà anche dal punto di vista delle comunicazione promozionale con tante novità che vi segnaleremo di volta in volta. Intanto vogliamo continuare a crescere con il vostro insostituibile aiuto e allora vi invitiamo a iscrivervi alle nostre pagine e ai nostri canali social. E’ semplice e vi assicuriamo che insieme ci divertiremo e porteremo il nostro piccolo contributo per tentare di far crescere la città con un occhio attento a quello che avviene intorno a noi, aprendoci e non chiudendoci a riccio, è dannoso e non preserva dalle crisi, anzi le aggrava e le rende difficili da risolvere.

Grazie ancora ai nostri lettori, ai nostri clienti pubblicitari e a chi condivide il nostro progetto!

 




Concerto al Tramonto il 26 giugno nel Parco del Pinaro di Castel Viscardo, “Luogo del Cuore del FAI”

Un evento che ha il sapore della rinascita, della ripartenza, del ritorno alla normalità. Ma, allo stesso tempo, vuole dare alla comunità il segno tangibile di un cambiamento che ha tutte le sembianze di un nuovo inizio. A fare da sfondo a un suggestivo concerto di inizio estate sarà il Parco del Pinaro, luogo tanto caro ai castellesi e, dal 2021, Luogo del Cuore del Fai.  La data cerchiata in rosso sul calendario è quella di sabato 26 giugno: alle 18,30 è prevista la presentazione del “Belvedere della pineta di Castel Viscardo” quale Luogo del Cuore del Fai decima edizione, anno 2020, alla presenza di una rappresentanza del Fai-Gruppo di Orvieto.
Alle 19,00, proprio sul calar del giorno, avrà inizio il concerto al tramonto con Luca Sganappa e Riccardo Ramini – duo fisarmonica e clarinetto. Alle 20,30 il sindaco di Castel Viscardo Daniele Longaroni farà un saluto alla cittadinanza.

L’evento si svolgerà secondo il rispetto delle regole anti-covid con la partecipazione di massimo 80 persone e sarà necessaria la prenotazione entro il 25 giugno al numero 328.0242663 .  L’evento è organizzato con il contributo della Regione Umbria e il sostegno del Fai-Gruppo di Orvieto, Musei in Rete per il Territorio, Ecomuseo del Paesaggio Orvietano e I Luoghi del Cuore.

Il Parco del Pinaro di Castel Viscardo e il suo Belvedere sono ufficialmente “Luogo del Cuore del FAI” dal febbraio scorso dopo una cavalcata lunga sette mesi, conclusasi il 15 dicembre 2020. Un risultato attesissimo, giunto a compimento di un lungo percorso di promozione e comunicazione portato avanti dall’amministrazione comunale che, alla fine, ha permesso di raggiungere l’ambito riconoscimento. Sensibilizzazione, conoscenza, tutela e valorizzazione: con 2.563 voti il belvedere tanto caro ai castellesi è stato inserito nella rosa dei siti umbri che sono riusciti a forgiarsi di questo titolo.
Al 170esimo posto nella classifica nazionale, il grande cuore verde nel centro del paese è andato incontro nel tempo ad un’accurata opera di miglioramento e che vedrà la prossima partecipazione al Bando “I Luoghi del Cuore” per il quale si sta ultimando uno stralcio di un progetto, ben più ampio per la verità, volto alla valorizzazione della terrazza del Pinaro. Ottenuto il finanziamento, in questa prima fase sarà possibile concentrarsi sulla canalizzazione delle acque e su una nuova ringhiera che possa in rendere maggiormente visibile e godibile lo splendido panorama.  Altro interessantissimo progetto è quello dell’installazione delle panchine artistiche che, sviluppatosi un po’ in sordina, sta ora interessando un numero sempre maggiore di artisti che esprimono il desiderio di partecipare all’iniziativa, lasciano il segno tangibile per questo luogo tanto caro alla comunità che apprezza molto il nuovo arredamento del Parco.
Per questo, il grande cuore verde nel centro del paese accoglierà altre nuove panchine artistiche per arricchire ancora di più tutta l’area da cui si può ammirare il Castello di Madonna Antonia e lo splendido scenario che si staglia lungo l’orizzonte di tre regioni: una terrazza che spazia su Umbria, Lazio e Toscana.




Conte nomina Laura Agea e Thomas De Luca responsabili delle elezioni amministrative per il M5S in Umbria

Giuseppe Conte ha indicato Laura Agea e Thomas De Luca referenti del Movimento 5 Stelle per la gestione delle elezioni amministrative in Umbria previste il prossimo mese di ottobre, in stretto coordinamento con Emma Pavanelli, Filippo Gallinella e Tiziana Ciprini, i facilitatori regionali ed i portavoce umbri. Durante l’incontro che si è tenuto in conference-call, Giuseppe Conte ha ribadito la volontà e la necessità di portare nella prossima tornata elettorale la spinta dei contenuti del M5S all’interno della nostra regione.

Le tematiche che il Movimento non ha mai abbandonato e che saranno tra le priorità anche nel prossimo futuro vanno dalle lotta alle disuguaglianze socio-economiche e alla precarietà, alla vicinanza ai bisogni dei giovani, delle famiglie e delle imprese; dall’impegno per un futuro eco-sostenibile, all’etica pubblica e la legalità nella lotta contro tutte le mafie. Questo sarà sempre il nostro terreno comune anche all’interno del dialogo con le forze progressiste che continuerà ad essere coltivato in vista delle amministrative, nel rispetto delle intese che sono già in costruzione in altri territori ma anche nel rispetto dell’autonomia e delle priorità che riteniamo necessarie per i cittadini dell’Umbria. Su tutte la ripresa economica post pandemia e la tutela ambientale.

Il proficuo incontro con Giuseppe Conte è servito a ribadire ancora di più che il Movimento 5 Stelle in Umbria c’è e continuerà a lottare nel rispetto dei principi che da sempre costituiscono la forza e il valore identitario in cui si riconoscono i nostri attivisti.




La Lega insorge contro il progetto del mega impianto fotovoltaico sul Monte Peglia

Il progetto che prevede l’utilizzo di 40 ettari di terreno dove dovrebbero essere posizionati più di 74 mila pannelli fotovoltaici con potenza di picco pari a 460 W, ha messo in allerta i consiglieri comunali della Lega di Orvieto e San Venanzo.  La zona individuata dall’azienda ECG Umbria srls e presentata in Regione e in Comune (Orvieto) è costituita da tre lotti di terreno, rispettivamente in zona San Faustino, San Bartolomeo e Colonnetta. Il progetto si ascrive nel più grande Piano Nazionale Energia Clima, che prevede entro il 2030 la triplicazione di energia rinnovabile da fotovoltaico e la duplicazione di quella prodotta con eolico su scala nazionale.
La nostra contrarietà, non è relativa alla produzione di energia green, ma sul luogo dove questo impianto dovrebbe sorgere, ovvero nel contesto paesaggistico del Peglia, Area Mab Unesco e territorio STINA – Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico Ambientale.  “Come ho già dichiarato con la mia interrogazione rivolta al sindaco in sede di question time durante l’ultimo consiglio comunale del 12 febbraio – afferma il capogruppo della Lega, al consiglio comunale di Orvieto, Andrea Sacripanti –  esprimo la mia più totale contrarietà all’ennesimo progetto che rischia di deturpare il nostro pregiato territorio. La tutela e la valorizzazione dell’ambiente, non solo si pongono come dovere morale per chi amministra, ma possono e devono rappresentare un’opportunità di rilancio per la quasi totalità dei principali comparti economici e produttivi della nostra realtà. Per questi motivi vigileremo e porremo in essere tutto quanto sarà nelle nostre possibilità affinché non trovi attuazione un progetto che, sottraendo decine e decine di ettari all’agricoltura e all’economia rurale, risulta fortemente lesivo degli interessi della nostra comunità”

Gli fa sponda il consigliere comunale di San Venanzo Riccardo Nucci (Lega) che, nonostante il progetto non riguardi specificatamente il territorio del suo comune, nota sicuramente ricadute negative anche per San Venanzo. “La vocazione turistica del Monte Peglia – sottolinea Nucci –  è incompatibile con progetti di questo tipo, in più la Regione Umbria ha da poco finanziato un progetto “Le vie del Peglia” volto a valorizzare un territorio dal potenziale turistico enorme e ancora non completamente espresso, in questa ottica qualsiasi altro tipo di iniziativa antitetica ai progetti in essere, non può trovare spazio nell’orvietano. Non è la classica sindrome NIMBY ma una valutazione oggettiva sulle ricadute negative dell’iniziativa”.

Sulla questione è intervenuto anche il coordinatore della Lega Comprensorio Orvietano,  Davide Melone. ”Come referente della Lega del comprensorio orvietano – conclude Melone – sarà sempre mio compito vigilare sulla salvaguardia del nostro territorio. Lo sviluppo economico e sociale dell’orvietano deve passare necessariamente per il rispetto delle bellezze paesaggistiche che insistono nei nostri territori. Non siamo per i no a priori a questo tipo di impianti, ma la riflessione deve aprirsi sul come mai si scelga una zona a forte vocazione turistica come quella al confine con il Mab Unesco e il parco STINA”.




Importante sequestro dei Carabinieri Forestali di centinaia di uccelli utilizzati per pratiche illecite nella caccia

Il Nucleo specializzato dei Carabinieri Forestale operante in Umbria ha smantellato un’organizzazione ben radicata nel territorio umbro dedita alla vendita illegale di uccelli da richiamo.  Ai responsabili è stata contestata la pratica dell’uccellaggione, vietata dalla legge sulla caccia, che consiste nell’intrappolare e catturare in natura uccelli idonei alla vendita come richiami vivi, particolarmente ricercati per la caccia da appostamento.  Tutto è partito da un controllo effettuato da un allevatore di Torgiano. In quel caso gli investigatori aveva rilevato contraffazioni degli anelli identificativi e la non corrispondenza degli stessi con l’età degli esemplari e con i disciplinari stabiliti dalla Federazione Italiana Ornicoltori.  Nelle voliere sono stati rivenuti 130 uccelli tra allodole, tordo sassello cesene, merli tutti con anelli contraffatti.  Dopo il punto vendita i militari sono andati a controllare l’allevamento con altri 900 uccelli privi di ogni tipo di marcaggio.  I carabinieri forestali hanno proceduto al sequestro di tutta l’attrezzatura e dei medicinali somministrati molto probabilmente per migliorare le prestazioni canore dei volatili.   Durante le indagini i Forestali sono risaliti al luogo di cattura in natura a San Venanzo.  In un bosco hanno rinvenuto 6 reti e 23 gabbiette; nelle reti erano rimasti intrappolati alcuni uccelli che sono stati immediatamente liberati.  Oltre alle reti e ai richiami vivi i militari hanno sequestrato richiami acustici e altro materiale utilizzato sempre per le attività illecite.

Ai responsabili, tre soggetti oltre al proprietario del punto vendita di Torgiano, venivano contestati i reati per furto venatorio aggravato, uccellagione, contraffazione ed uso di pubblici sigilli, tentata frode nel commercio e ricettazione di avifauna.  Nel frattempo con l’intervento di un veterinario della USL sono state verificate le condizioni generali di salute degli animali e quelli privi di anello e ideonei al volo sonos tati rimessi in libertà mentre quelli feriti sono stati affidati al centro di recupero degli animali selvatici dei carabinieri forestali di Formichella, vicino San Venanzo.




Il TAR annulla le autorizzazioni per la geotermia a Castel Giorgio, ora dovrà ricominciare tutto da capo

La sentenza del TAR sull’impianto geotermico di Castel Giorgio era attesa da tempo.  Il 16 febbraio il Tribunale amministrativo ha deciso annullando sia l’autorizzazione concessa dalla presidenza del consiglio dei ministri sia il conseguente atto di autorizzazione alla ricerca sempre nell’area interessata dall’impianto.  In pratica il TAR ha rilevato fondamentalmente due vizi, errori che poi hanno portato al doppio annullamento.  La presidenza del consiglio dei ministri non ha coinvolto la Regione Lazio, mentre per quanto riguarda la Regione Umbria lo ha fatto dopo le dimissioni della presidente Marini, e il facente funzione non poteva deliberare su questioni non di ordinaria amministrazione come nel caso di un impianto geotermico.  Non solo, sempre il TAR ha rilevato che non è stato assicurato il contraddittorio tra gli Enti Locali e la società Itw & Lkw Geotermia Italia s.p.a. proponente il progetto stesso.

Il Tribunale ha quindi annullato le autorizzazioni obbligando Palazzo Chigi a riattivare l’intero iter autorizzativo assicurando il contraddittorio tra le parti e il coinvolgimento completo e corretto delle Regioni Umbria e Lazio.  Da parte sua anche la Itw&Lkw Geotermia Italia può ricorrere al Consiglio di Stato sempre avverso la sentenza del TAR.

Per ora, dunque, è nuovamente rinviata la questione geotermia a Castel Giorgio e servirà un nuovo e complesso iter autorizzativo che andrà a terminare a Palazzo Chigi che, può decidere comunque l’autorizzazione anche in caso di parere contrario degli Enti Locali, ma potrà farlo solo motivando tale decisione.