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Welcare, con il supporto della Protezione Civile, dona 25 mila euro di suoi prodotti sanitari all’Ucraina

Welcare Industries, specializzata nella produzione di dispositivi medici per la cura e il benessere della pelle, si è mobilitata a favore della popolazione ucraina donando prodotti per l’igiene personale e la medicazione di ferite. L’azienda di Orvieto ha deciso di dare il proprio contributo, fornendo beni essenziali per le persone che si trovano a fronteggiare l’emergenza nei territori interessati dal conflitto.

In particolare, sono stati donati prodotti per garantire l’igiene di adulti e bambini, oltre a dispositivi per il trattamento di lesioni di varia natura, per un valore complessivo di circa 25mila euro.

“Ci è sembrato doveroso – sottolinea Fulvia Lazzarotto, CEO di Welcare Industries –dare il nostro aiuto a coloro che stanno soffrendo a causa della guerra. La nostra azienda è da sempre attenta alle esigenze delle persone: siamo in prima linea negli ospedali e i dispositivi medici che sviluppiamo e produciamo sono destinati alla cura della pelle, di adulti e bambini, oltre che al trattamento di ferite. Ci sentiamo quindi particolarmente vicini ai cittadini ucraini, specialmente ai più vulnerabili come anziani e neonati, che in questo momento hanno bisogno di materiali di prima necessità e per il primo soccorso”.

L’iniziativa è stata realizzata con il supporto della Protezione civile di Orvieto, con cui l’azienda ha già collaborato in passato e alla quale, nelle scorse settimane, sono stati consegnati i prodotti destinati all’Ucraina. “Nei contesti di guerra, dove bisogna fronteggiare anche il problema legato alla scarsità dell’acqua – conclude Fulvia Lazzarotto – avere dispositivi per la detersione e per la medicazione delle ferite è molto importante. Ecco perché abbiamo sentito la necessità di fare immediatamente e concretamente la nostra parte”. 




Le imprese orvietane di Confindustria Umbria hanno raccolto farmaci da inviare in Ucraina

Gli imprenditori di Orvieto di Confindustria Umbria si sono mobilitati a favore della popolazione ucraina contribuendo alla raccolta di farmaci promossa dalla Protezione Civile.

“Le aziende – ha raccontato Patrizia Ceprini, Presidente della Sezione di Orvieto di Confindustria Umbria – hanno risposto in maniera esemplare a questa iniziativa nonostante il momento difficilissimo che si sta attraversando. Ma di fronte al dramma umanitario che sta colpendo la popolazione ucraina non si poteva rimanere indifferenti ed è stato naturale attivarsi con un gesto di concreta e immediata solidarietà. Sapevamo che la Protezione Civile – Area Sud Ovest Orvietano – aveva messo in campo questo progetto di raccolta farmaci a cui già avevamo aderito come cittadini. Quindi, con alcuni colleghi, abbiamo valutato la possibilità di realizzare una iniziativa comune che ci consentisse di acquistare farmaci essenziali, non solo quelli da banco. Ci siamo rapidamente coordinati con la Protezione Civile e in una settimana abbiamo raccolto i fondi, sono stati acquistati i medicinali e si è provveduto immediatamente alla loro spedizione per la destinazione finale”.

“All’iniziativa – ha aggiunto Ceprini – hanno aderito tredici aziende del territorio alle quali va il mio ringraziamento”. Si tratta di Basalto La SpiccaCeprini CostruzioniCiseCorneliFamiglia CotarellaGruppo BiagioliGuazzarotto CostruzioniHotel Orvieto-QuattroluglioItaly Lodge Altarocca Wine ResortLa Romana FarineMira OrvietoOpificio Della Seta e Termopetroli.

“Sono molto orgogliosa – ha concluso la Presidente Ceprini – della generosità che le nostre aziende hanno dimostrato, nonostante gli scenari che abbiamo di fronte siano molto preoccupanti. Anche Confindustria Umbria sta progettando azioni concrete di supporto alla popolazione ucraina arrivata in Italia coinvolgendo tutta la base associativa regionale, in considerazione del fatto che l’emergenza non sembra, purtroppo, destinata a finire presto”.  




Don Kirill Mironov, “la nostra è una Chiesa vicina al popolo e non alla politica. La Russia non è democratica”

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Abbiamo incontrato don Kirill Mironov, il sacerdote greco-cattolico che ogni domenica nella Chiesa di Santo Stefano celebra la Santa Messa per la comunità ucraina. Siamo rimasti all’esterno, silenziosi per attendere il termine della celebrazione. Lungo il Corso frequentato da tanti turisti mordi e fuggi e qualche orvietano, arriva il coro dell’assemblea, all’unisono in un canto armonioso e leggermente misterioso. Poi improvviso il silenzio, due bambini che corrono fuori, il silenzio continua mentre il don Kirill compie i gesti rituali… Un ultimo canto e poi due persone della comunità prendono la parola. Ovviamente non capiamo ma sicuramente stanno spiegando come aiutare i loro connazionali a Kiev e nelle tante città sotto attacco russo.

Don Kirill ci saluta e iniziamo a parlare. Ci spiega come è nata la Chiesa greco-cattolica, i rapporti tempestosi con Mosca e poi arriviamo a discutere di politica. Partiamo con la registrazione e ascoltiamo, domandiamo e tante altre ne vorremmo porre a padre Kirill, ma il tempo è tiranno e dobbiamo concludere. Troppo presto ma abbiamo imparato molto, abbiamo compreso tanto sull’attuale conflitto, sulla storia e sulla resistenza del popolo ucraino…




Aiutiamo l’Ucraina, tutto quello che c’è da sapere. Olga, giovane ucraina, “grazie agli orvietani”

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La comunità ucraina si è organizzata alla Chiesa di Santo Stefano per raccogliere i beni di prima necessità da spedire nel Paese invaso dalla Russia e per le famiglie che sono arrivate a Orvieto in fuga dalla guerra.

Abbiamo incontrato Olga che ci ha spiegato come funziona e come sono organizzati. Chi vuole può portare cibo, vestiario e medicinali alla Chiesa di Santo Stefano dal lunedì al sabato dalle 10,30 alle 17. Con Olga abbiamo parlato anche del suo futuro che lei spera sia in Ucraina nonostante sia in Italia da tani anni. “la mia casa, i miei ricordi sono tutti lì e ora, soprattutto con la guerra, non vedo l’ora di tornare per costruire un Paese migliore”.




Lei è russa, il marito ucraino, vivono a Orvieto. La testimonianza e il racconto di Elena

Abbiamo incontrato Elena, russa, che vive in Italia da più di vent’anni.  Ha sposato un ucraino e sta vivendo questi giorni con grande emozione, rabbia, commozione.  La rabbia perché il suo Paese ne ha attaccato deliberatamente un altro indipendente, democratico e con un presidente legittimamente eletto.  Con lei abbiamo ripercorso i giorni precedenti, il dibattito e le discussioni sui preparativi di guerra.  Il marito la sveglia e semplicemente le comunica “La Russia ha attaccato l’Ucraina”.  Sono stati momenti difficili, di smarrimento, anche per iniziare a spiegare ai figli cosa stava avvenendo.  Poi il pensiero è andato ai parenti a Kiev, i nipoti, la cognata, il cognato.  Fortunatamente le comunicazioni sono state sempre stabili e hanno iniziato a pianificare il viaggio.  Il cognato è rimasto a Kiev perché militare mentre la moglie e i bambini sono arrivati a Orvieto.  Il racconto del viaggio, le ore di attesa, le bombe, i missili, le paure prima di arrivare in Polonia e respirare aria di salvezza e pace, ma lontani da casa e dagli affetti.

Qual è in questo momento la situazione dei tuoi familiari in Ucraina?

Mia cognata con i suoi due figli, dopo un viaggio lunghissimo è riuscita ad arrivare qui a Orvieto.  Suo marito invece è un militare, quindi è rimasto a Kiev e lavora in ininterrottamente da giovedì scorso.

È notte fonda quando Putin decide di attaccare l’Ucraina. Cosa è successo a casa tua quando è arrivata questa notizia?

La prima reazione è stata d’incredulità.  Non è possibile, stai scherzando, non è una cosa reale. Non ci aspettavano mai una cosa del genere anche se sapevamo che una guerra lunghissima nel Donbass è in atto da tanti anni ma siamo rimasti veramente increduli di fronte alla televisione.   Mi ricordo perfettamente mio marito che mi ha svegliato e mi ha detto, “Elena la Russia ha attaccato l’Ucraina”. In realtà non era un evento totalmente ma nessuno ha voluto credere che Putin lo avrebbe fatto realmente.  E’ vero ha minacciato tante volte ma non si era mai concretizzato il pericolo.  Poi ha iniziato a spingere sull’acceleratore quando hanno iniziato le esercitazioni in Bielorussia.  Alla domanda diretta ha però sempre negato ogni intenzione bellicosa, ma intanto preparava l’attacco.   Qualosa personalmente ho iniziato a temerla quando gli USA hanno evacuato la loro ambasciata a Kiev.  Ma poi abbiamo continuato a non credere che fosse possibile l’invasione, poi mio marito mi ha svegliata e mi ha detto che la guerra era cominciata.  

Dopo un primo momento di plausibile smarrimento avete provato a mettervi in contatto con i parenti in Ucraina.  Ci sono stati problemi?

Assolutamente non ci sono stati problemi. La connessione internet è sempre stata attiva e anche oggi è possibile comunicare nonostante i bombardamenti continui. Appena ci hanno risposto semplicemente li abbiamo convinti a venire qui in Italia da noi. 

Ora tua cognata è qui a Orvieto.  Ti ha raccontato come è stato il viaggio verso la “pace”?

Lei ha provato a partire subito.  Ha preso la macchina con i suoi bambini ma dopo due chilometri ha dovuto rinunciare.  Il giorno successivo, dopo molte ore nei sotterranei, è ripartita.  Ci ha messo 17 ore per arrivare il più vicino possibile al confine.  Un viaggio lungo, difficile, drammatico.  Bombe, controlli, spari ma ha resistito con i suoi bambini.  Poi la sosta e ancora un altro lungo viaggio fino alla dogana con la Polonia.  Solo lì hanno potuto riposare, e soprattutto lì si sono resi conto di essere fuori dall’incubo terribile della guerra.  Ora sono a Orvieto e il suo racconto è stato come un fiume in piena.  Ha visto case distrutte, morti per strada perché le truppe di Putin non si fermano.  Anche Hitler concedeva delle piccole tregue per dare degna sepoltura alle vittime e per soccorrere i civili.  Avete visto anche voi che anche con i corridoi umanitari non c’è alcuna certezza.  Distruzione e morte ovunque!

Da una parte e dall’altra, tutti dicono che russi e ucraini sono fratelli, e certamente anche tra fratelli ogni tanto si litiga, ma non ci si uccide.  Allora come mai tutta questa violenza, invece?

L’Ucraina è stata per lunghissimo tempo sottomessa alla Russia e nel ’34, proprio perché non voleva cadere sotto il controllo sovietico, il regime di Mosca ha provocato la cosiddetta “finta fame”.  Poi è arrivata la tragedia della Seconda guerra mondiale e un nemico più pericoloso e Kiev è entrata definitivamente nell’orbita di Mosca.  Il popolo ucraino ha subito e è stato tradito dai fratelli russi e quindi quando questa folle guerra sarà finita per loro sarà estremamente difficile dimenticare, riabbracciare i fratelli che hanno tradito la fiducia. 

Come avere provato a spiegare cosa sta succedendo e soprattutto come stai cercando di spiegare l’invasione russa?

Io ho provato molto semplicemente a spiegare che la causa di tutto è la mancanza di democrazia.  Il popolo è come un gattino cieco, fa quello che dice la mamma senza ragionare.  Ecco in Russia c’è una persona sola al comando e tutti lo devono seguire.  Se qualcuno prova a deviare dalla strada maestra viene arrestato.  In Russia non si può protestare e chi lo fa rischia il carcere. Anzi, se vuoi protestare devi essere autorizzato dalle autorità, quindi è impossibile.  In questi giorni c’è  stato chi è sceso in piazza e tutti abbiamo visto la polizia arrestare senza alcuna pietà.  Hanno fermato due bambini impauriti con l’unica colpa di avere mostrato due disegni.  Hanno arrestato anziani, donne, giovani che ora perderanno il lavoro.  Le star di cinema e Tv che hanno deciso di schierarsi contro la guerra sono state licenziate in tronco.  Quindi in Russia chi non la pensa come il capo è tagliato fuori dal vivere civile.

I tuoi parenti in Russia li hai sentiti, ti hanno telefonato dopo l’attacco all’Ucraina?

No, non li sento da una settimana e nessuno di loro mi ha chiamato per avere notizie dei mei parenti ucraini.

Ma secondo te perché non chiamano?

Forse hanno paura, ma non ne sono certa. 

Vorrei farti una domanda piuttosto diretta. In Russia c’è democrazia?

No, nella maniera più assoluta.  Secondo la mia modesta opinione per Putin l’Ucraina è una spina nel fianco perché si è aperta la mondo e l’uomo forte non vuole che passi quest’idea.  Il russo che lavora, operaio, contadino, pensionato, non cerca stili di vita nuovi semplicemente perché non li conosce.  Il popolo russo nella sua maggioranza sopporta i disagi della vita quotidiana.  A soffrire sono gli oligarchi e le loro famiglie che sono ormai abituate a vivere all’occidentale e ora per loro è veramente difficile.

Ma allora cosa serve per rompere questo legame forte tra Putin e il popolo russo?

Sicuramente servono maggiori input esterni ma, ripeto. È molto difficile sia per i pesanti controlli della polizia e dell’apparato sia perché molti russi non sono mai usciti dal loro Paese e quindi non hanno conosciuto e non hanno visto come si vive all’estero.

E poi c’è una questione storica che la Russia non hai visto un regime democratico compiuto.  Si è passati dallo zar al regime comunista.  Poi c’è stato un periodo in chiaroscuro con Eltsin che ha gestito il dopo-Gorbaciov e militari.  Proprio Eltsin ha “scelto” il suo successore Putin e da allora non ha mai lasciato le leve del potere.  In Russia si vota per la Duma e per il presidente, ma è praticamente tutto già scritto (ndr).

Ma ora Putin è amato o temuto?

E’ molto difficile da spiegare.  All’inizio aveva un ampio consenso e anche oggi, nonostante tutto la gran parte del popolo è ancora dalla sua parte anche grazie a una propaganda molto efficace che racconta i fatti in maniera totalmente diversa dalla realtà dei fatti.

Dall’altra parte c’è l’Ucraina che invece…

L’Ucraina è una democrazia con tutti si suoi pregi e difetti.  Anche Kiev ha avuto un presidente filo-russo che poi è stato cacciato dal popolo che voleva più Europa. 

Come mai gli ucraini hanno questa grande forza e unità?

Un ruolo fondamentale lo sta giocando il presidente Zelenski.  Un comico, una star della televisione che ha scelto la politica e oggi è il primo a rimanere al fronte, senza apparente paura.  Gli ucraini, come ho già detto, sono stati traditi, si sentono traditi dai loro “fratelli” russi e ora la fratellanza è stata sostituita dall’odio.  Oggi non c’è un nemico più grande che può distrarre dal comportamento violento della Russia.  E poi c’è un forte senso patriottico.  Gli ucraini hanno scelto il loro presidente e da otto anni sono in guerra con la Russia di Putin che vuole smembrare il Paese.  Mosca si è presa la Crimea con un referendum che non ha avuto nulla di democratico e ora vuole prendersi Lugansk e il Donbass, troppo.  Quell’area è importantissima per l’Ucraina perché ricca di materie prime e lo stesso vale per Putin che ha promesso di tutto alla minoranza russa.  Loro hanno creduto e hanno combattuto per otto anni contro l’esercito ucraino con le armi fornite dal Cremlino.  Insomma, è una situazione complessa e difficile da spiegare in poco tempo ma il popolo ucraino non è disposto a cedere sovranità.

Prima di lasciarti andare per il lavoro vorrei farti una domanda sul tuo futuro.  Ma un giorno vorrai tornare in Russia o in Ucraina?

No, non andrò via dall’Italia.  Sono arrivata qui da ragazza e vorrei che anche i miei figli crescano in Italia.

Non ci resta che sperare in una fine della guerra rapida.  Elena continua a spiegarci come la Russia abbia tradito; come gli ucraini stiano combattendo contro il gigante russo con grande coraggio.  La salutiamo e la ringraziamo per la sua disponibilità.  Con parole semplici ha tentato di spiegarci fatti complessi e drammatici; ha ricordato avvenimenti storici che spesso non sono noti ai più e che sono alla base dei tragici avvenimenti di questi giorni.  Allora grazie Elena!




Messa a punto la macchina per l’accoglienza dei cittadini ucraini in fuga dalle guerra, 33 già a Orvieto

Si mette in moto la macchina dell’accoglienza per la popolazione ucraina in fuga dalla guerra. Nel pomeriggio di giovedì, presso la sala operativa della Protezione civile di Orvieto a Fontanelle di Bardano, si è tenuto una riunione operativa alla presenza del sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, del vice sindaco con delega al Patrimonio, Mario Angelo Mazzi, dell’assessore ai servizi sociali, Alda Coppola, dei responsabili della Funzione associata di Protezione Civile sud ovest Orvietano, Luca Gnagnarini e Gianpaolo Pollini, del direttore del Distretto sanitario di Orvieto dell’Asl Umbria 2, Massimo Marchino, e del dirigente del Commissariato di pubblica sicurezza di Orvieto, Antonello Calderini. L’incontro è servito per fare il punto sugli arrivi di cittadini ucraini dalle zone di guerra e definire le modalità di accoglienza in sicurezza anche nel rispetto delle normative in vigore sul contenimento dei contagi da Covid-19. Una volta arrivati a Orvieto i cittadini ucraini dovranno essere sottoposti a tampone antigenico prima di recarsi presso le abitazioni di familiari e amici o presso strutture che saranno adibite all’accoglienza. In caso di esito negativo dovranno comunque osservare un periodo di 5 giorni di isolamento fiduciario (con l’accortezza di limitare ogni contatto con il nucleo familiare che li ospiterà) dopo il quale saranno sottoposti a tampone molecolare e quindi, se non vaccinati, invitati alla vaccinazione. In caso di esito positivo saranno trasferiti presso strutture adibite ad hoc per l’accoglienza e dovranno osservare il periodo di quarantena imposto dalle normative al termine del quale saranno  sottoposti a tampone molecolare. Contestualmente all’arrivo e all’effettuazione del primo tampone, l’Ufficio di Cittadinanza del Comune di Orvieto comunicherà entro 48 ore nominativi e documenti al Commissariato di pubblica sicurezza di Orvieto necessari ad espletare le procedure di registrazione e il rilascio dei permessi per la permanenza sul territorio italiano secondo le indicazioni che arriveranno dal Ministero dell’Interno.

In questa prima fase lo Sportello Immigrazione dell’Assessorato ai Servizi sociali del Comune di Orvieto sta cercando di intercettare gli arrivi attraverso il lavoro dei mediatori culturali che sono in contatto con la comunità ucraina presente sul territorio. In base agli ultimi dati aggiornati risultano essere 182 i cittadini di nazionalità ucraina residenti a Orvieto e nei 12 Comuni del comprensorio81 i nuclei familiari e 19 le persone che prestano servizio di assistenza domiciliare presso abitazioni private dove risiedono. Attualmente sono 33 i cittadini ucraini arrivati a Orvieto dalle zone della guerra che hanno effettuato la registrazione presso il Commissariato di pubblica sicurezza. La maggior parte dei casi riguarda ricongiungimenti familiari e donne e bambini che hanno trovato alloggio presso gli appartamenti di residenza8 persone sono invece al momento ospitate in una struttura ricettiva. E’ in corso un censimento in tutto il comprensorio di alloggi e/o strutture che possano essere messe a disposizione per l’accoglienza e in questo senso sono in corso contatti anche con la Diocesi di Orvieto-Todi e la Caritas Diocesana. 

“Il nostro più grande desiderio e auspicio – spiega il Sindaco di Orvieto, Roberta Tardanicapofila della zona sociale n.12 e dell’Area Interna sud ovest Orvietano – è che si possa arrivare in temi rapidissimi al cessate il fuoco e mettere fine a un conflitto incomprensibile e inaccettabile che ha già provocato sin troppo dolore. Ma in ogni caso stiamo organizzando al meglio la rete dell’accoglienza sul nostro territorio innanzitutto garantendo una tutela sanitaria ai cittadini ucraini che arriveranno, ma anche alle nostre comunità, e poi mettendo a disposizione le strutture e tutti i servizi che possono essere attivati. In questi giorni è partita la raccolta dei farmaci, coordinata dalla Funzione associata di Protezione civile, e un primo carico è pronto per essere spedito ma ci stiamo già preparando ad organizzare aiuti alimentari e di abbigliamento qualora la situazione non dovesse migliorare. L’invito che faccio pubblicamente, e che veicoleremo attraverso la comunità ucraina, è quello di rivolgersi esclusivamente ai soggetti istituzionali per ogni tipo di informazione e sostegno – Comune, Asl, Protezione civile, forze di polizia – perché è necessario tenere sotto controllo la situazione e gestire anche situazioni complesse che potrebbero venirsi a creare”.




Il 6 marzo alle 16 in piazza della Repubblica Orvieto pronta a gridare “no” alla guerra contro l’Ucraina

Alle 16 di domenica 6 marzo in Piazza della Repubblica è prevista la manifestazione di appoggio all’Ucraina. Tutta Orvieto si sta mobilitando, senza distinzione di colore politico, religione o nazionalità. Tutti sono pronti a gridare il loro sdegno e orrore per la guerra scatenata dal presidente russo Vladimir Putin.

Di ora in ora stanno aderendo associazioni, enti e movimenti di vario genere. OrvietoLife sarà presente convintamente alla manifestazione e in diretta live trasmetterà le immagini anche per permettere a chi non può di essere presente anche se non fisicamente alla manifestazione che vuole gridare il suo “no” alla guerra e chiedere aiuto per il popolo ucraino che soffre per la scelta di “morte” di Putin.




L’omelia del Vescovo Sigismondi, “accogliamo i senza tetto e gli affamati della guerra”

“Concedi la pace ai nostri giorni”: nell’embolismo, la breve orazione che nella liturgia eucaristica segue immediatamente la recita del Padre nostro, la Chiesa chiede a Dio il dono della pace che Cristo suo Figlio, “Principe della pace”, ci ha ottenuto con la sua Pasqua. Questa supplica accompagni il cammino quaresimale che oggi iniziamo con l’austero simbolo delle ceneri, proteso alla gioia del rito di benedizione del fuoco nuovo che apre la Veglia pasquale. La liturgia, con il suo linguaggio paradossale, attraverso l’itinerario penitenziale e battesimale della santa Quaresima ci fa passare dalle ceneri al fuoco e non viceversa: dalle ceneri, ricavate dai rami di ulivo benedetti l’anno precedente, a un fuoco nuovo che divampa e da cui si accende il Cero pasquale.

In quest’ora di tristezza universale si riapre per la Chiesa la strada dell’esodo, che attraversa il deserto quaresimale. Venti di guerra sollevano altra sabbia, altra polvere, altra cenere, quella della morte, ma una preghiera incessante sale al cielo da ogni parte della terra: “Concedi, o Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà di pace”. Questa supplica è ispirata dalla serena fiducia che le “potenze degli inferi” non sottraggono alle mani di Dio il mondo e la storia, che Egli guida, nel suo fluire incerto e nel suo intreccio di bene e di male, con un preciso disegno, cui le contraddizioni della libertà umana e l’azione di Satana, alla fine, non riescono a resistere. La malvagità del Diavolo e la cattiveria degli uomini possono rallentare ma non deviare il corso dei “progetti di pace” del piano divino di salvezza (cf. Ger 29,11).

Dio, “misericordioso e forte”, apre sempre nuovi spazi al cambiamento di rotta, agendo nell’intimo del cuore umano, dissodandolo da sentimenti, intenzioni e pensieri non buoni. È ipocrita chiunque invochi il dono della pace se il suo cuore non viene bonificato, liberato e sanato dai “fremiti dell’orgoglio e dell’ira”. È il cuore, infatti, la piattaforma di lancio delle parole più dure; è nel cuore che ha sede l’arsenale degli ordigni dell’odio; è il cuore il poligono di tiro delle armi da fuoco più pericolose. “In un mondo lacerato da lotte e discordie”, la ricerca sincera della pace ha inizio solo quando lo Spirito santo, per suo dono, piega la durezza dei cuori, li rende disponibili alla riconciliazione, disarma la vendetta con il perdono.

Vincere l’odio con l’amore non è una mossa tattica della libertà umana ma una azione strategica della divina misericordia, che segna l’inizio di un cammino di vera conversione. Si tratta di un percorso da affrontare con le “armi convenzionali” della penitenza, che Gesù chiede ai suoi discepoli di impugnare senza ostentazione: l’elemosina, la preghiera e il digiuno (cf. Mt 6,1-6.16-18). La preghiera bussa, il digiuno ottiene, l’elemosina distribuisce. “Il digiuno prepara il terreno – osserva Papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima –, la preghiera irriga, la carità feconda”. Il digiuno ara il campo del cuore, la preghiera lo libera dall’aridità, la carità lo rende fertile. “Il digiuno – scrive san Pietro Crisologo – è l’anima della preghiera e la misericordia la vita del digiuno. Nessuno le divida, perché non riescono a stare separate. Colui che ne ha solamente una o non le ha tutte e tre insieme, non ha niente. Perciò chi prega, digiuni. Chi digiuna abbia misericordia”.

Il Santo Padre ci ha chiesto di vivere, all’inizio della Quaresima, una giornata di preghiera e di digiuno per implorare da Dio la fine del conflitto bellico in Ucraina. Alla nostra supplica, che ci vede coralmente coinvolti perché cessi la “logica diabolica e perversa delle armi”, è necessario associare non solo il digiuno, perché una certa “razza di demoni non si scaccia se non con la preghiera e il digiuno” (cf. Mt 17,21), ma anche la carità, che consiste “nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto” (Is 58,7). Fratelli e sorelle carissimi, “ecco ora il momento favorevole” (cf. 2Cor 6,2) per dedicarci a questa opera generosa, sostenendo la raccolta fondi, avviata da Caritas Italiana a fianco e a supporto delle Caritas dei Paesi confinanti con l’Ucraina, per far fronte sia alle necessità più urgenti di chi è in fuga dalla guerra, sia all’accoglienza di quanti, piangendo, cercano riparo in “terra straniera”.

“Per il cammino quaresimale di quest’anno – scrive il Santo Padre nel suo messaggio per la Quaresima che suona come un presagio – ci farà bene riflettere sull’esortazione di san Paolo ai Galati: ‘Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione (kairós), operiamo il bene verso tutti’ (Gal 6,9-10a)”.

+ Gualtiero Sigismondi




Studenti e docenti di Liceo Artistico, Classico, Professionale e Alberghiero in piazza con il sindaco per dire “No alle guerra in Ucraina”

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Nel giorno delle Ceneri e del digiuno richiesto dal Papa per l’Ucraina, gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Artistico Classico e Professionale di Orvieto si sono dati appuntamento in Piazza Cahen. Non è stata una manifestazione autogestita, ma una vera e propria lezione all’aperto a cui hanno partecipato docenti, personale ATA, studenti e sindaco di Orvieto insieme per dire un forte e fragoroso “NO alla guerra!”. A coordinare la manifestazione la docente Lorena Frustagatti e i rappresentanti d’istituto che hanno dato vita a una lunga serie di interventi con poesie, citazioni e con la lettura iniziale dell’articolo 11 della Costituzione che, ricordiamolo, recita:

“L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.




Si attiva la macchina degli aiuti per l’Ucraina con Prociv. La Lega chiede che Orvieto ospiti i rifiugiati”

Si accende la macchina di aiuti umanitari nei confronti degli ucraini. A partire da lunedì 28 febbraio, infatti, la Funzione di Protezione Civile dell’Orvietano, raccogliendo l’appello della Consulta Regionale, ha dato inizio alla raccolta di presidi sanitari (garze, bende, cerotti, disinfettanti, farmaci) da inviare alla popolazione ucraina. Il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, sottolineando la grande importanza e urgenza ha scritto su FB, “la storia ci racconta gli orrori della guerra, la storia ci dice che la guerra non è mai la risposta. Quello a cui stiamo assistendo in questi giorni è inaccettabile, ci turba e ci preoccupa. Anche la nostra comunità si sta mobilitando per iniziative di solidarietà nei confronti del popolo dell’Ucraina, di migliaia di persone, donne e bambini, che stanno fuggendo dalle bombe”.

Anche la politica s’interessa e chiede risposte. La Lega dell’orvietano, tramite il suo coordinatore Davide Melone spiega che, “in riferimento alla disponibilità dei sindaci della Lega Umbria di accogliere le famiglie ucraine in fuga dalla guerra, proponiamo che anche il comune di Orvieto faccia lo stesso, in linea con quello spirito di solidarietà tipico che caratterizza la comunità orvietana. Di fronte a una tragedia umanitaria come questa, nessuno può tirarsi indietro ed ognuno dovrebbe fare la sua parte in maniera tangibile, per garantire sostegno e assistenza. Ci auguriamo quindi che anche il comune di Orvieto, si impegni per mettere a disposizione le sue strutture per ospitare i profughi in fuga dall’ Ucraina, con particolare riguardo a donne e bambini. Un atto di umanità necessario”.