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Indagine della UIL, in Umbria sempre meno sportelli bancari e ATM, crescono le transazioni con i POS

Una regione dove prosegue inarrestabile il trend delle chiusure delle agenzie bancarie, ma che vede ridurre anche il numero degli sportelli bancomat mentre arranca l’installazione di nuovi POS. È il quadro di sintesi che emerge dall’analisi della UIL dell’Umbria, basata su uno lavoro condotto dal Centro Studi Orietta Guerra della UILCA nazionale. La regione si scopre sempre più digitale fra trasformazioni nelle abitudini delle persone, nuove norme legislative e fiscali, sviluppo del commercio online e desertificazione bancaria, ma anche con ritardi propri che rendono non sempre agevole l’utilizzo delle carte di pagamento per gli acquisti quotidiani.

Numeri che confermano il calo generalizzato – in Umbria come nel resto d’Italia – del ricorso agli assegni bancari (-40%), dei circolari (-13,7%), delle RI.BA. (-18,8%), degli effetti cambiari, sia tratte che pagherò, ridottisi del 28%, mentre a crescere sono le transazioni con bonifici bancari (+25,1%), gli addebiti diretti in conto corrente (+18,5%), ma soprattutto le operazioni con carte di debito su POS (+74,5%), il tutto realizzato in soli tre anni.

E non è solo una questione di quantità di transazioni, considerato che c’è anche una stretta correlazione tra queste percentuali e i volumi espressi in milioni di euro dove, in valore, i pagamenti POS sono incrementati del 55,9%. Non solo strumenti di pagamento, ovviamente. Partiamo ad esempio dall’inarrestabile e progressiva chiusura delle agenzie bancarie presenti sul territorio, un trend in atto da diversi anni, dove – in linea con le tendenze nazionali – si è assistito in un decennio alla chiusura di circa un terzo degli sportelli, e con un processo tuttora in corso basato sui Piani Industriali dei gruppi bancari presenti in regione. Infatti, su 92 comuni umbri, ben 25 di essi sono ormai totalmente de-bancarizzati (il 27% del totale), con una situazione più grave in provincia di Terni dove si trovano ben dieci comuni senza agenzie (il 30%): Alviano, Arrone, Ferentillo, Montecchio, Montegabbione, Monteleone d’Orvieto, Parrano, Penna in Teverina, Polino e Porano. Anche in provincia di Perugia situazione complicata, con quindici comuni ormai senza sportelli (il 25%), e cioè: Castel Ritaldi, Costacciaro, Fratta Todina, Lisciano Niccone, Monte Santa Maria Tiberina, Monteleone di Spoleto, Montone, Paciano, Piegaro, Poggiodomo, Preci, Sant’Anatolia di Narco, Scheggino, Vallo di Nera e Valtopina. Una situazione che non solo priva oltre 31 mila umbri della fruizione di un servizio fondamentale, ma che rende problematico il semplice approvvigionamento di contante per le esigenze quotidiane, stante la contemporanea chiusura degli ATM, meglio conosciuti come sportelli bancomat.

Se a livello nazionale, nel breve volgere di un decennio, si è passati dai 45 mila sportelli bancomat operativi agli attuali 37 mila (-17%), la situazione umbra è decisamente peggiore in quanto, nello stesso periodo temporale, siamo passati dagli 824 ATM attivi nel 2010 ai 560 di fine 2021, con la chiusura dunque di ben 264 installazioni, l’equivalente del 32%, il peggior dato italiano, subito dopo il Trentino-Alto Adige. In altri termini, se in Italia si contano 90 bancomat ogni 100 mila abitanti, il dato dell’Umbria si riduce ad un misero quantitativo di 65 sportelli, sempre per 100 mila abitanti. Tutto ciò è allo stesso tempo causa ed effetto, insieme ad altri fattori predisponenti, a condurre il sistema dei pagamenti verso una sempre maggiore digitalizzazione, con una spinta che però sembra provenire soprattutto dalle nuove preferenze dei cittadini, piuttosto che dalla crescita dei POS attivi in regione. Infatti, se in Italia, in un quinquennio, i POS sono raddoppiati, passando dai 2,05 milioni di apparecchi ad oltre 4,14 milioni (+98%), l’Umbria sembra procedere con il freno a mano, in quanto si è saliti dai 45 mila apparecchi del 2016, agli attuali 68 mila circa, una percentuale di crescita minimale, se comparata con quella delle altre regioni italiane, facendo dell’Umbria la regione con la performance peggiore in assoluto.

Secondo Fabio Benedetti, Segretario Regionale Confederale UIL Umbria, la chiusura delle agenzie è una problematica delicata in atto oramai da diversi anni.  Nella grande spinta alla completa digitalizzazione dobbiamo pensare anche a chi, per vari motivi, non può o non riesce, e che in un contesto completamente digitale rischia di rimanere isolato e senza servizi considerati di primaria importanza. La UIL Umbria esprime grande preoccupazione per tali comportamenti che vanno a discapito degli ultimi, generando ancora più disuguaglianze in un momento in cui ce ne sono anche troppe. I Segretari Regionali UILCA Umbria Luciano Marini, Luca Cucina e Valentina Gallarato sottolineano le contraddizioni fra la preferenza di fasce sempre più ampie di popolazione, soprattutto giovanili, verso i pagamenti digitali, e alcune scelte di indirizzo sull’uso del contante che sembrano fra loro incongruenti.




Il nuovo segretario provinciale della Federazione Sindacale di Polizia è Vittorio Mari

Cambio della guardia alla guida della Federazione Sindacale di Polizia, l’organizzazione che da sola rappresenta oltre il 20% degli agenti in servizio a Terni e provincia. Il nuovo segretario provinciale è l’ispettore Vittorio Mari, in servizio presso il posto della Polizia Ferroviaria di Terni, che prende il posto di Luigi Testaguzza. Quest’ultimo lascia la guida del sindacato dopo sette anni intensi, difficili ma ricchi di soddisfazioni e di risultati positivi.

Il nuovo organigramma della segreteria provinciale di Terni dell’FSP  Polizia è ora il seguente: Vittorio Mari segretario generale provinciale, Lolita Lorenzoni vicario, Massimo Renzi segretario amministrativo, Luigi Testaguzza, Roberto Rosati, Luca Cecchi, Toni Cresta, Sebastiano Caruso, Fabio Mechella, Giulio Foranoce e Filippo Girella segretari provinciali. “Siamo in una situazione – ha affermato Mari dopo l’elezione – che è caratterizzata dalle grosse difficoltà con cui si devono confrontare quotidianamente i poliziotti in servizio a Terni e provincia; la Questura, la Polizia Stradale, la Polizia Ferroviaria, la Polizia Postale ed il Commissariato di Orvieto devono convivere, infatti, con le carenze di organico e di risorse dovute alla sottovalutazione della questione sicurezza da parte dei governi degli ultimi anni. A rendere più difficile il lavoro dei poliziotti – ha proseguito Mari – si aggiunge una normativa che non garantisce nè la certezza della pena nè tantomeno un’adeguata tutela degli agenti che operano su strada per la sicurezza dei cittadini. E’ mia intenzione fare tutto quello che è nelle mie possibilità per lavorare al miglioramento delle condizioni lavorative dei poliziotti ternani ed orvietani, confrontandomi sia con i vertici provinciali della Polizia di Stato che con la classe politica e le istituzioni locali”.  




Ciro Zeno è il nuovo segretario regionale della Filt-Cgil, “in Umbria sui trasporti abbiamo problemi seri”

Ciro Zeno è il nuovo segretario generale della Filt Cgil dell’Umbria, il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori dei trasporti, che conta nella nostra regione circa 2900 iscritti. L’elezione è avvenuta al termine del congresso regionale della categoria che si è svolto a Bastia Umbra, alla presenza di Simone Pampanelli, segretario generale della Cgil di Perugia, Vincenzo Sgalla, segretario generale della Cgil dell’Umbria e Michele De Rose, segretario della Filt Cgil nazionale. Zeno – 46 anni, originario di Torre del Greco e residente ad Orvieto, dal 1996 dipendente del gruppo Ferrovie dello Stato, con un lungo percorso nella Filt Cgil Umbria alle spalle – è stato eletto con 53 voti a favore e una scheda bianca. Subentra a Marco Bizzarri, che ha guidato la categoria negli ultimi 6 anni, ed è stato salutato e ringraziato da tutta l’organizzazione per il lavoro svolto.

“In questa regione abbiamo sui trasporti dei problemi seri – ha detto il nuovo segretario nel suo intervento programmatico – Sulla logistica stiamo cercando di affrontarli a testa alta e a schiena dritta e lo faremo convintamente anche in futuro. Navighiamo in piena tempesta nella vertenza sul tpl, a causa di istituzioni miopi, sorde, egoiste che vogliono proiettare questo mondo così delicato ed importante per la società nel più becero mercato. Abbiamo un mondo come quello di RFI che aveva la possibilità di rilanciarsi nel nostro territorio attraverso il Pnrr – ha proseguito Zeno – ma non vi è ad oggi un progetto esecutivo, solo slogan e chiacchiere a fronte di un impasse infrastrutturale di oltre 20 anni”. Anche sull’aeroporto dell’Umbria, secondo il neo-segretario Filt Cgil, i dubbi non mancano: “Gli investimenti tanto sbandierati sono finalizzati soprattutto ad attrarre vettori e compagnie aeree – ha osservato Zeno – ma la pista resta una sola, l’aeroporto non è appetibile da un punto di vista volumetrico, e quando i fondi verranno meno si rischia di mettere in crisi il sistema”.

C’è poi tutto il mondo delle merci e dei camionisti, “che ormai vivono nelle cabine dei loro tir e per i quali dobbiamo ‘fare rumore’, come ci ha chiesto Papa Francesco pochi giorni fa”, ha ricordato Zeno. “Se abbiamo avuto gli angeli delle corsie degli ospedali, nella stessa misura abbiamo avuto gli angeli delle strade e della logistica – ha concluso il nuovo segretario generale – un mondo che non si è mai fermato anche durante il lockdown, un mondo complesso che ci ha dato la possibilità di trovare viveri sui nostri scaffali, materie di prima necessità, medicinali nelle nostre farmacie durante la pandemia. Il mio e il nostro impegno sarà massimo per loro e per tutte le lavoratrici e i lavoratori dei trasporti dell’Umbria”.




I sindacati di CRO, “la Fondazione continui a essere garante di dipendenti, famiglie e territorio”

Finalmente in questi giorni qualcuno ha squarciato il velo di silenzio che avvolgeva da mesi il destino della Cassa di Risparmio di Orvieto S.p.A., banca della cui sorte, essendo ritenuta “salva” con l’ingresso nel gruppo MCC, oramai non sembrava più occuparsi nessuno. Tutto ciò non è sufficiente: riteniamo che mai come ora debbano far sentire la loro voce tutti coloro che a livello istituzionale sono tenuti ad interessarsi al tema: Regione, Provincia, Comuni del Territorio ed Associazioni di categoria. Non sarebbe accettabile un loro disimpegno in un momento decisivo come l’attuale, tanto più che non risulta ancora perfezionata la più volte annunciata cessione del pacchetto di controllo della Cassa da Banca Popolare di Bari a MCC.

Tutto tace invece dal lato Fondazione CRO, che sta comprensibilmente riflettendo sull’opportunità o meno di sottoscrivere il corposo aumento di capitale preteso dagli Organi di Vigilanza per porre la Cassa orvietana in sicurezza, scelta dalla quale dipenderà la possibilità di mantenere il diritto di veto sulle operazioni straordinarie quali un’eventuale fusione, diritto che in passato ha più volte impedito alla CRO di intraprendere un futuro incerto e quindi potenzialmente pericoloso. Auspichiamo quindi che la Fondazione CRO continui a fare da garante, a tutela dei dipendenti e delle loro famiglie, dei clienti e del tessuto socio-economico del Territorio, e come tale maturi la giusta decisione relativamente  all’aumento di capitale previsto entro fine anno, poiché in caso contrario potrebbero palesarsi conseguenze importanti sul futuro stesso della CRO, nel ruolo di banca autonoma “commerciale retail”, unico e ultimo istituto di credito rimasto nella Regione Umbria a supporto delle comunità locali.

Altrettanto opportuno appare evidenziare e doverosamente ricordare come Il personale CRO ha sempre dimostrato nei fatti, anche in tempi difficili come quelli vissuti nell’ultimo decennio, di essere un presidio fondamentale per la stessa sopravvivenza della Cassa, ed ha contribuito fin dal 1852 alla costituzione ed alla salvaguardia del patrimonio della Fondazione stessa. Di fronte ad un conto economico della banca assolutamente positivo dal lato gestione caratteristica, sarebbe infatti inammissibile, da parte della nuova Capogruppo MCC, peraltro più volte sorda alle richieste di incontro delle OOSS di CRO, perseverare nel mantenere una gestione dei costi estremamente severa, con ricadute non solo sul Personale, ormai sotto organico da tempo, ma anche sull’aspetto esteriore delle Filiali, sul loro decoro e sulla qualità delle tecnologie a disposizione di clientela e dipendenti.

In qualità di rappresentanti dei lavoratori e come membri della comunità orvietana esigiamo che tutti facciano la loro parte: in un momento topico della storia della CRO è il tempo del coraggio e non del complice silenzio.

RR.SS.AA. CRO FABI  FIRST/CISL  FISAC/CGIL




I dipendenti della Basalto la Spicca consegnano in Comune 2500 firme a difesa del lavoro e dell’azienda

La data del 30 giugno è sempre più vicina e il rischio che l’attività della cava “Basalto la Spicca” si blocchi è sempre più concreta. I dipendenti stanno da tempo combattendo per il diritto al lavoro e per il loro futuro e il 24 giugno hanno consegnato nelle mani del sindaco e del presidente del consiglio comunale, le firme raccolte a loro sostegno e dell’azienda.

“Noi dipendenti della Basalto la Spicca SpA, a dimostrazione del consenso raccolto, accompagnati dal nostro sindacato, abbiamo consegnato il 24 giugno nelle mani del sindaco, vice-sindaco e presidente del consiglio comunale, più di 2500 firme per mantenere in attività la cava della Basalto la Spicca Spa e salvare i posti di lavoro.

C’è chi “confeziona” articoli e locandine allarmiste e mistificatrici contro una realtà lavorativa storica e importante come la nostra e ci sono persone che dimostrano il loro sostegno e una forte solidarietà perché ben conoscono le difficoltà del mondo del lavoro soprattutto in un momento storico così delicato come quello che stiamo vivendo.

Tale supporto, con nostro piacere, non è venuto soltanto da cospicuo indotto che teme a sua volta un effetto domino con ripercussioni sul proprio lavoro, ma anche da coloro i quali sostengono la nostra causa ben conoscendo la realtà di una comunità che si sta sempre più spopolando, anche a causa della carenza di posti di lavoro, accentuando in modo rilevante la crisi del territorio orvietano.

Non è nostra intenzione assistere inermi, vorremmo evitare l’irreparabile, ovvero la chiusura di un sito estrattivo storico che non è assolutamente una “vergogna” bensì una risorsa da non perdere per Orvieto e per tutto il territorio nel quale siamo nati, cresciuti e orgogliosi di lavorare.

Ringraziamo pubblicamente coloro che ci sostengono”.




Riccardo Marcelli, Cisl Umbria, “anche noi protagonisti delle politiche turistiche vogliamo partecipare a Orvieto capitale italiana della cultura 2025

Orvieto si candida a “Capitale Italiana della Cultura” per l’anno 2025 e la notizia suscita entusiasmo nella Cisl Umbria. Riccardo Marcelli, segretario regionale confederale ma anche per la Cisl coordinatore dell’area sindacale territoriale Terni – Orvieto, vede in questo un’opportunità di sviluppo. “Entro il 13 settembre – afferma il segretario – dovrà essere presentato il dossier di candidatura, che comprende il progetto culturale della durata di un anno. Sarebbe opportuno – prosegue – che anche il sindacato, oltre alle “articolazioni sociali e culturali” (invitate ad un coinvolgimento nei giorni scorsi dallo stesso sindaco Tardani) potesse essere protagonista in questa elaborazione, in quanto la cultura di un territorio – come quello orvietano – non può che rappresentare un volano di sviluppo e quindi anche di occupazione di qualità”.
Ricordando che Orvieto e i comuni dell’alto e basso orvietano fanno parte delle aree interne, Riccardo Marcelli sottolinea come il sostegno a questa candidatura debba arrivare da tutto il territorio, Provincia e Regione comprese. “Le politiche turistiche – aggiunge il sindacalista – devono basarsi sulla sinergia dell’intero comprensorio. Una sinergia che, proprio per definizione, deve essere bidirezionale: questa, infatti, si deve sviluppare dai più piccoli comuni verso Orvieto, ma anche dal comune capofila verso i pittoreschi campanili che compongono questa parte di Umbria, ricca di storia, tradizione e arte”. Marcelli ha quindi concluso affermando che “se lavoreremo tutti verso la stessa direzione comunque sarà una vittoria per il territorio. Per questo, come Cisl, non vogliamo essere solo spettatori, ma protagonisti di un cammino concertativo che abbia ad oggetto lo sviluppo dell’intero territorio orvietano, uno sviluppo che deve essere innovativo, sostenibile e di valore”.




Il Pnrr investe 8 milioni sulla sanità ma rimangono tanti, troppi nervi scoperti a Orvieto

A Ciconia si è tenuto un importante incontro organizzato dai sindacati sulla sanità nell’orvietano proprio dopo la presentazione del nuovo Piano Sanitario Regionale da parte della presidente Tesei alle parti sociali.  L’incontro è stato definito “troppo veloce, senza confronto.  Ci hanno spiegato velocemente cosa prevede il PSR.  In altre realtà regionali questo stesso confronto è stato molto approfondito”.  Per Orvieto è prevista la creazione della Casa di Comunità e dell’Ospedale di Comunità in piazza del Duomo oltre a una serie di investimenti nella struttura dell’ospedale a Ciconia.  Interessante il contributo portato da Mauro Petrangeli, per lungo tempo dipendente USL con incarichi organizzativi, che ha spiegato come il PSR “è di difficile lettura e questo non è una buona premessa visto che la sanità e il suo funzionamento deve essere di facile comprensione per i cittadini, i veri protagonisti.  La sanità è per i cittadini e non per altri.  Un buon piano sanitario, ha concluso Petrangeli, deve mettere al centro il paziente e dare la massima priorità alla sanità pubblica.  I numeri sono importanti ma i risparmi non devono essere il primo punto bensì devono coniugarsi con il miglioramento dei servizi erogati”.  Era molto atteso l’intervento del sindaco di Orvieto che ha preso le difese della Regione perché dopo dieci anni ha ripreso in mano il dossier sanità anche grazie al PNRR “è un’occasione da non perdere per ridisegnare il sistema sanitario anche e soprattutto a Orvieto”.

Sicuramente è un momento cruciale con il famoso treno che passa e non si può perdere ma sempre ragionando e cercando di capire quale sia la scelta migliore.  Il primo cittadino ha voluto sottolineare che il nuovo piano sanitario è sicuramente da migliorare ma “questo è il momento dell’unità e non dei capipopolo o dei proclami sui giornali.  Ci sono le sedi istituzionali per discutere come l’assemblea dei sindaci e lì ci si deve confrontare”.  La Regione ha messo sul piatto per Orvieto 8 milioni di euro sui 106 destinati dal PNRR alla sanità umbra.  “E’ prevista all’interno dell’ex ospedale di piazza Duomo la realizzazione della Casa di comunità Hub e dell’Ospedale di Comunità per un investimento totale di oltre 8 milioni di euro.  Nella Casa di Comunità Hub si progettano e si erogano servizi sanitari e di integrazione sociale, i servizi standard presenti saranno ambulatori di medici di medicina generale e aggregazioni di medici, infermiere di famiglia e di comunità, continuità assistenziale, ambulatorio infermieristico anche con punto prelievo, ambulatorio specialistico anche con servizi diagnostici, assistenza domiciliare, Cup e Cot (Centrale operativa territoriale). La presenza medica è garantita h24 7 giorni su 7, quella infermieristica h12 7 giorni su 7. L’investimento previsto con fondi Pnrr è di 3 milioni 275mila euro. L’Ospedale di Comunità avrà invece 20 posti letto di nuova istituzione. L’investimento previsto con fondi Pnrr è di 3 milioni 343mila euro ai quali si aggiungono 1,1 milione di euro di fondi aziendali”. 

A proposito di partecipazione la sindaco ha annunciato che la parte frontale del palazzo sarà nelle disponibilità del Comune per attività istituzionali non legate alla sanità.

Tutto bene?  Per quanto riguarda gli investimenti sicuramente è una boccata d’ossigeno per la sanità orvietana e forse una delle ultime possibilità per tornare a essere attrattiva.  Rimane la forte perplessità sulla scelta e sul perché Piazza Duomo.  Come se ci si vergognasse un po’ sulla piazza non ci sarà nulla di sanitario, meglio, per la viabilità si sta studiando un sistema che non impatti sulla stessa piazza e poi la palazzina della Piave è stata liquidata come “scelta solo sulla carta”.  Quella “carta” ha avuto un costo per la Usl e la titolarità rimarrà alla stessa azienda e quella scelta non avrebbe obbligato a studiare e lavorare per un sistema viario adeguato e un parcheggio di fianco al Duomo.  Non solo ma quella palazzina che si avvia a essere un triste rudere nella desolazione della ex-Piave, rimarrà in carico della Usl che dovrà curarne la manutenzione con dei costi che non proverranno dal PNRR, ma dall’azienda.  Poniamo noi due semplici domande. Chi controlla i conti ne sarà contento? Si è mai pensato seriamente a questa soluzione?

I sindacati hanno sottolineato che il PNRR finanzia le strutture che prevedono tanti servizi, ottimi, ma non il personale e su questo punto rischia di naufragare tutto o meglio di trasformarsi da sogno in incubo con un contenitore semi-vuoto.  Anche su Panorama recentemente è uscito un articolo che paventava “il flop delle Case di Comunità” e indicava proprio nel personale il vero punto debole del sistema.  I medici di famiglia, in particolare non vogliono saperne di essere trasformati in dipendenti USL per lavorare in queste strutture complesse che dovrebbero essere l’anello di congiunzione tra sanità di territorio e ospedali.  Se poi la Regione non prevede concorsi allora il timore si trasforma in certezza.

Dulcis in fundo ci sono le critiche ai capipopolo e alle esternazioni sulla stampa.  Insomma, ancora una volta i giornalisti si caricano il fardello dell’essere cattivi, un po’ populisti e maestri di disinformazione.  In realtà in tutti questi mesi il vero deficit informativo è stato istituzionale.  Non una parola all’esterno e invece tanti annunci spot.  Il lavoro dei giornalisti è stato reso particolarmente difficile proprio dai silenzi squarciati da improvvisi raggi di luce proiettati dal regista interessato.  E’ chiaro che chi opera nell’informazione e non vuole essere capopopolo, va alla ricerca di notizie più certe e si rivolge a chi ha un ruolo amministrativo, in primis, o di rappresentanza sindacale o dirigenziale nelle aziende sanitarie. 

Non s’inventa ma si ragiona, si cerca di capire anche dando più ampio respiro al dibattito.  Come non ricordare, allora, le tante richieste per il “territorio”.  Come non ricordare che più volte ci è stato spiegato che dal punto di vista economico l’orvietano non è un territorio perché manca di servizi fondamentali come, guarda caso, un albergo a 5 stelle con tutti gli annessi di livello, un servizio ferroviario veloce con Roma e l’aeroporto di riferimento, innovazione e investimenti, che languono nell’orvietano. La vera riflessione non è, “abbiamo salvato dallo speculatore l’ex-ospedale”, ma come mai a prezzi di saldo, come più volte è stato sottolineato da molti esponenti politici e no, proprio quel palazzo con vista sul Duomo, di pregio, non ha attirato appetiti corretti di un privato o più privati.  D’altra parte, si comprende l’esigenza di un sindaco che è quella di offrire soluzioni per i propri cittadini dopo una fase lunga di non-decisione di una classe politica che ha prima accettato supinamente e disciplinatamente lo svuotamento della città e del suo centro storico e poi non l’ha ripensata.  L’ultimo tentativo è stato quello della ex-caserma con RPO e il suo presidente Franco Raimondo Barbabella, poi messo alla porta senza una spiegazione e attaccato da ogni parte.

Sul futuro di Orvieto si addensano le nubi del tramonto demografico, come evidenziato dal report di Cittadinanza Territorio Sviluppo, la mancanza di innovazione, la scarsità di investimenti, i troppi contenitori ancora vuoti, il turismo che è rimasto a una permanenza media sotto i 2 giorni, una banca di territorio in sofferenza, una Fondazione bancaria che dovrà decidere le sorti della sua partecipazione nella SpA entro il 2022, un ospedale senza alcun appeal per i professionisti medici e con prestazioni non da emergenza-urgenza, un commercio in forte crisi, aree industriali con scarse industrie, con la spada di Damocle della discarica e eventuali ampliamenti.  Certo la pandemia ha bloccato alcuni processi altri li ha inevitabilmente ritardati e, nonostante ciò, il Comune ha rinnovato e messo in sicurezza molte strade, i giochi e le aree verdi, ha mantenuto il Teatro aperto, seppure con delle limitazioni dovute al coronavirus, ha favorito iniziative culturali e di spettacolo ma ancora non ha toccato la carne viva dei tanti problemi strutturali della città e il tempo, ricordiamolo, è tiranno.




Assemblea pubblica sul futuro della sanità umbra di Cgil Cisl e Uil al Centro anziani di Ciconia il 25 febbraio

La sanità pubblica nell’intera Provincia di Terni è in affanno e la pandemia ha scoperto il nervo in maniera definitiva. Mancano medici, infermieri, attrezzature e intanto s’investe su un ospedale tutto nuovo a Narni-Amelia, su Terni mentre a Orvieto è riservata un’operazione di maquillage oltre alla Casa di Comunità per cui è stato scelta la location dell’ex-ospedale.

Cigil, Cisl e Uil regionale hanno organizzato una serie di incontri e venerdì 25 febbraio a partire dalle 9,30 al Centro sociale per Anzini di Ciconia, tocca a Orvieto. Alla riunione parteciperanno i segretari generali Vincenzo Sgalla, Angelo Manzotti e Maurizio Molinari e sono stati invitati i sindaci del territorio che rischia di perdere anche il Distretto Sanitario. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina facebook Umbriaripartedallavoro.




COSP, “USB non rappresenta i lavoratori dell’azienda a Orvieto ma solo una piccola parte” e respinge tutte le accuse al mittente

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la replica di COSP Tecnoservice alla lettera firmata da lavoratori USB dell’azienda stessa. La lettera è pubblicata integralmente per ottemperare agli obblighi di diritto di replica e con eguale evidenza. Ai sensi delle norme vigenti in materia di tutela delle fonti e di privacy non riteniamo opportuno divulgare l’indirizzo mail di chi ha inviato la lettera firmata USB ma rimaniamo sempre pronti a accogliere le informazioni provenienti da COSP Tecnoservice.

La scrivente Cosp Tecno Service, con riferimento all’articolo apparso in data 4 gennaio 2022 intitolato “lettera aperta dei lavoratori della Cosp Tecno Service alla Città di Orvieto”, ai sensi della normativa di settore in materia di editoria e, comunque, a tutti i sensi di legge, significa quanto segue.

In primo luogo, occorre stigmatizzare l’assoluta falsità di quanto asserito in tale “lettera aperta”, in quanto:

La Cosp Tecno Service applica correttamente e legittimamente in favore di tutti i propri lavoratori del settore il Contratto Nazionale Igiene Ambientale — Fise Assoambiente rinnovato dalle sigle sindacali FP-CGIL, FIT-CISL, UIL-TRASPORTI, FIADEL in data 19 dicembre 2021, attualmente vigente ed operante.

 La Cosp Tecno Service ha stipulato un contratto integrativo aziendale, migliorativo di quello nazionale, con le rappresentazioni sindacali rappresentative dei lavoratori ai sensi di legge;

 La Cosp Tecno Service applica scrupolosamente ogni normativa in materia di salute e sicurezza dei dipendenti;

La Cosp Tecno Service rispetta pedissequamente gli obblighi normativi in materia di approvazione dei bilanci e – contrariamente da quanto falsamente assunto – Cosp approva annualmente il bilancio di esercizio in sede di assemblea annuale dei Soci, come avvenuto, fra l’altro in data 29 giugno 2021 per l’approvazione del bilancio dell’esercizio 2020.

I bilanci e tutte le informazioni sull’ andamento economico e produttivo dell’azienda sono pubblicate, a libera consultazione di chiunque, presso la Camera di Commercio e, comunque, sono disponibili per libera consultazione da qualunque Socio volesse farne richiesta;

La Cosp Tecno Service rispetta puntualmente la legge 81/2008 rispettando i carichi di lavoro previsti dalla normativa, utilizzando mezzi nuovi e certificati, mettendo a disposizione spogliatoi e strutture come per legge.

In ordine poi all’incontro avuto presso la Prefettura con l’Organizzazione sindacale USB (incontro a cui la Cosp non ha opposto alcuna resistenza), occorre specificare che in tale sede è stato ulteriormente evidenziato:

La perfetta applicazione da parte della Cosp Tecno Service del contratto nazionale di categoria e di quello aziendale;

Il rispetto della normativa di sicurezza e salute;

La mancanza, in capo all’USB, dei requisiti di rappresentatività previsti dallo statuto dei lavoratori per poter essere legittimata alla discussione e/o sottoscrizione di eventuali contratti integrativi aziendali.

Chiarito quanto sopra, la scrivente Cosp Tecno Service chiede

1.        Che venga fornita adeguata pubblicazione e diffusione del presente atto di smentita delle false informazioni contenute nell’articolo suddetto;

2.        Del nominativo del soggetto/soggetti che abbiano sottoscritto la lettera suddetta e/o, comunque, del nominativo del soggetto/soggetti che ha trasmesso tale lettera a Codesta Testata al fine di tutelare l’onorabilità dei 1180 soci e lavoratori della Cosp Tecno Service che non hanno partecipato alla stesura della lettera e che non erano a conoscenza di tale iniziativa realizzata soltanto da pochissimi soggetti.

Con riserva di tutelare la propria posizione giuridica dinanzi all’Autorità giudiziaria competente e di perseguire, anche penalmente, i responsabili.

Il presidente

Danilo Valenti




Lettera dei dipendenti della COSP ai cittadini di Orvieto per spiegare le ragioni dello sciopero del 7 gennaio

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera aperta scritta dai lavoratori della COSP aderenti al sindacato USB e indirizzata ai cittadini di Orvieto per spiegare le ragioni del nuovo sciopero degli addetti alla raccolta dei rifiuti che si svolgerà il giorno 7 gennaio. A tale proposito ricordiamo che nel caso in cui la raccolta non venisse effettuata la stessa frazione rimasta dovrà essere posta nuovamente fuori la settimana successiva oppure portata all’isola ecologica di Bardano negli orari di apertura.

Il 7 gennaio 2022 gli operatori dei servizi d’igiene ambientali di Orvieto si troveranno costretti a scioperare per difendere la propria dignità di lavoratori offesa dall’arroganza della COSP Tecno Service, azienda appaltatrice del servizio pubblico affidato dal Comune di Orvieto e pagato con le tasse dei contribuenti. Da anni segnaliamo le innumerevoli inadempienze dell’azienda in merito alla corretta applicazione del contratto e alla tutela della salute e sicurezza dei dipendenti, ma riceviamo solo minacce e ritorsioni messe in atto per intimidire e dividere i lavoratori. Da anni assistiamo alla latitanza di talune organizzazioni sindacali firmatarie di contratto, interessate a compiacere l’azienda e ad accaparrarsi i pacchetti di permessi sindacali, piuttosto che difendere i diritti dei lavoratori.

Eppure le nostre richieste sono legittime, perché regolate da leggi dello stato e dal contratto di nazionale d’igiene ambientale a cui la COSP aderisce:

  • Chiediamo un contratto di secondo livello come previsto dal contratto nazionale di categoria che riconosca produttività economica e professionalità  per i lavoratori;
  • Chiediamo trasparenza e informazione sull’andamento economico e produttivo dell’azienda, un dovere nei confronti dei contribuenti che pagano il servizio pubblico, ma anche un obbligo nei confronti dei lavoratori/soci in quanto la COSP è un azienda cooperativa e preleva mensilmente la quota sociale dalle buste paga dei propri dipendenti, ma non rispetta l’obbligo di assemblea annuale dei soci per l’approvazione dei bilanci;
  • Rispetto della legge 81/2008 in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. Chiediamo di lavorare con mezzi e carichi di lavoro adeguati, mentre riteniamo inaccettabile che in alcuni cantieri ci sia un solo servizio igienico per 40 dipendenti, e addirittura in altri sono assenti spogliatoi, armadietti e docce, per cui gli operatori sono costretti a fine turno a tornare nelle proprie abitazioni con le divise da lavoro con cui hanno trattato i rifiuti, mettendo a rischio anche i propri familiari da contaminazioni virali e batteriologiche.

Di fronte all’arroganza della COSP e alla complicità dei sindacati compiacenti, abbiamo dato mandato all’organizzazione sindacale USB di rappresentare le nostre legittime richieste, mentre con senso di responsabilità i lavoratori hanno continuato a garantire il servizio essenziale d’igiene ambientale, confidando in una apertura di dialogo che avrebbe apportato benefici al servizio, ai cittadini, ma anche accresciuto il senso di appartenenza dei lavoratori all’azienda stessa. Purtroppo la COSP non riconosce neanche il diritto dei lavoratori di scegliere liberamente da chi farsi rappresentare, oppure più realisticamente ha paura di USB, e non è preparata a trattare con un sindacato che sta dalla parte dei lavoratori e ne difende i diritti.

Lo sciopero rappresenta un sacrificio per i lavoratori che vivono di salario perchè la perdita di una giornata di lavoro pesa sulle famiglie. Ma non ci hanno dato scelta, numerose richieste d’incontro con la COSP non hanno ricevuto nessuna risposta. Persino le istituzioni come il Comune di Orvieto, che appalta il servizio e dovrebbe pretendere il rispetto delle regole contrattuali dall’azienda a cui ha affidato il servizio pubblico, la ASL che dovrebbe vigilare sulla prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, ma anche il Prefetto che ha presenziato al tavolo di conciliazione fra USB e COSP per evitare lo sciopero, insomma tutte le istituzioni preposte a intervenire per evitare di creare disservizio alla città, come pilato, si sono lavati le mani al contrario del senso di responsabilità dimostrato sinora dai lavoratori.

Ci scusiamo anticipatamente con i cittadini per il disservizio nella raccolta dei rifiuti, ma il 7 gennaio sciopereremo e continueremo lo stato di agitazione finchè non si aprirà un tavolo di confronto con i lavoratori

I lavoratori di Orvieto della COSP del sindacato USB