La ditta appaltatrice non paga gli stipendi da inizio anno, le vigilanti degli scuolabus per le materne si licenziano e il servizio è sospeso da due giorni

Negli ultimi due giorni prima del ponte del 25 aprile i genitori dei bambini della scuola materna si sono ritrovati senza lo scuolabus. Non è stato uno sciopero o un guasto improvviso ma la mancanza dei personale di sicurezza che per legge deve essere a bordo dei mezzi durante il trasporto dei più piccoli.

Il servizio di guardiania è stato affidato in appalto a una ditta esterna, la Falchi srls con sede a Vicenza. Una dipendente ci ha riferito che l’intero gruppo si è licenziato per giusta causa per tentare di recuperare almeno le ultime tre mensilità, delle quattro rimaste in sospeso. Il problema non è nuovo. Anche nel recente passato ci sono stati ritardi tanto che ai rappresentanti dell’azienda sono state inviate mail e pec chiedendo il dovuto. Gli stipendi sono arrivati sempre con ritardo e ora da gennaio le dipendenti hanno lavorato, assicurante il servizio, in attesa che qualcosa si muovesse. Del problema è stato interessato anche il Comune, Ente appaltante. Sempre secondo la dipendente “ci è stato detto che avrebbero preso i provvedimenti del caso, fino all’annullamento dell’appalto con il conseguente affidamento temporaneo a un ditta locale, ma ad oggi (24 aprile ndr) ancora niente”. La Falchi srls ha comunicato che fino al 24 aprile non avrebbe fornito il servizio di vigilanza sui mezzi dedicati al trasporto dei bambini delle materne e che avrebbe ripreso la normale attività a partire da lunedì 29 aprile. Permangono delle incertezze che seguiremo come giornale, a partire dai problemi dell’azienda che, sempre secondo quanto riferito dalla dipendente, ormai ex, sembrerebbe avere il Durc scaduto e che si sarebbe vista estromessa dal Comune di Merate per motivi simili, ma il condizionale rimane d’obbligo per la mancanza di conferme dirette.

Ora rimaniamo in attesa dei prossimi sviluppi. Il 29 aprile l’azienda ha assicurato la ripresa del servizio a bordo degli scuolabus del Comune di Orvieto. Intanto rimangono i lavoratori senza stipendio da ormai quattro mesi e i disservizi subiti negli ultimi giorni dai cittadini che usufruiscono dello scuolabus per i loro figli.




Spi Cgil e Uil Pensionati, “la sanità orvietana gettata nel pozzo” dalla Regione

Giovedì 11 aprile, alle ore 16.30, presso la Sala Etrusca di Palazzo del Capitano del Popolo, si terrà un’assemblea pubblica organizzata da Spi Cgil e Uilp Uil per discutere le criticità della sanità locale. L’incontro, dal titolo emblematico “La sanità orvietana gettata nel pozzo”, vuole essere un’occasione per fare il punto sulla situazione del sistema sanitario nell’Orvietano e per chiedere risposte concrete da parte delle istituzioni competenti. Nella locandina dell’iniziativa, Spi Cgil e Uilp Uil denunciano le “tante promesse della Regione e dell’assessore Coletto” che non hanno trovato seguito nei fatti. I sindacati chiedono “risposte certe” su temi cruciali come l’assistenza domiciliare, la medicina territoriale, la casa di comunità e l’ospedale di comunità.

Al centro dell’attenzione c’è l’ospedale di Orvieto, Dea di primo livello, che secondo i sindacati “deve tornare ad essere una struttura attrattiva”, in grado di rispondere alle esigenze di salute dei cittadini del territorio. Per raggiungere questo obiettivo, Spi Cgil e Uilp Uil chiedono l’assunzione del personale necessario e un cambio di paradigma nella gestione della sanità: “La Sanità – concludono i sindacati – deve essere intesa come investimento e non come spesa”.

L’assemblea pubblica di giovedì 11 aprile è aperta a tutta la cittadinanza. Spi Cgil e Uilp Uil invitano tutti coloro che hanno a cuore il futuro della sanità orvietana a partecipare all’incontro per condividere le proprie preoccupazioni e per dare voce alle proprie richieste.




Da 51 mesi senza contratto, sciopero dei lavoratori delle imprese di Federdistribuzione il 30 marzo

Rottura al tavolo di trattativa per il rinnovo del Contratto nazionale della Distribuzione Moderna Organizzata, scaduto nel lontano 2019 e atteso da oltre 240mila lavoratrici e lavoratori dipendenti dalle imprese associate a Federdistribuzione (circa 4000 in Umbria). Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs proclamano una giornata di sciopero nazionale per sabato 30 marzo 2024, che in Umbria sarà accompagnata da due flashmob, uno davanti al punto vendita Obi di Corciano (centro commerciale Quasar, via Capitini) e l’altro davanti al punto vendita Ovs di Terni (piazza Valnerina), entrambi alle ore 10.00.

“L’associazione imprenditoriale, dopo una lunga e snervante trattativa no stop con i sindacati di categoria e a distanza di 51 mesi dalla sottoscrizione del primo e ultimo Ccnl di settore, ha calato nuovamente la maschera, palesando la persistente resistenza nel sottoscrivere accordi contrattuali – scrivono in una nota Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – Un atteggiamento che ha già inflitto danni considerevoli agli addetti del settore”. Le organizzazioni sindacali stigmatizzano a gran voce “l’insofferenza di Federdistribuzione verso i contratti” e “l’irresponsabilità dell’associazione datoriale nel presentare svariate richieste finalizzate a sabotare diritti e garanzie attualmente contenute con Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e che le lavoratrici ed i lavoratori della distribuzione commerciale hanno raggiunto a costo di sacrifici e di lotte nel corso degli ultimi decenni”.  Nel dettaglio Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs puntano il dito contro: “l’introduzione di una flessibilità incontrollata e generalizzata con contratti a termine di durata indeterminata (oltre i 24 mesi!); lo smembramento del sistema di classificazione del personale con l’attribuzione dell’addetto alle operazioni ausiliarie alla vendita a mansioni inferiori quali il pulimento di aree di vendita e servizi (come illegittimamente fanno alcune aziende associate a Federdistribuzione); l’azzeramento di ogni dignità professionale con il sotto inquadramento di chi ha la responsabilità di interi format commerciali complessi; la creazione di una nuova mansione adibita alla movimentazione delle merci trascinandola verso il quinto livello e svuotando l’attuale previsione al quarto livello, al solo fine di far risparmiare le imprese sulla pelle dei lavoratori”. Inoltre non è stata data nessuna disponibilità alle richieste di parte sindacale di trattare il tema “Appalti e terziarizzazioni” e “franchising”. 

“Pretese irrealistiche” per i sindacati, “finalizzate unicamente a far naufragare una già complessa negoziazione”, a dimostrazione della “ritrosia patologica” di Federdistribuzione “a dare il giusto riconoscimento in termini economici ai dipendenti delle aziende sue associate”. “Lo schema negoziale che propone Federdistribuzione – prosegue la nota – ancora una volta è di mortificare il rinnovo del Ccnl in una logica di scambio tra una presunta disponibilità ad erogare il dovuto aumento salariale (mai esplicitata nel dettaglio nelle 17 ore di trattativa) in cambio di un peggioramento della parte normativa che prevedeva la precarizzazione dei lavoratori attraverso un sistema derogatorio della legge e proponendo l’umiliazione delle professionalità attraverso un abbassamento dei livelli di inquadramento”.

“Per il tramite di una associazione che si mostra unicamente capace di assecondare acriticamente i più bassi istinti dei suoi rappresentanti – prosegue la nota – le aziende della Distribuzione Moderna Organizzata stanno sferrando un attacco senza precedenti ai diritti di chi lavora nel settore, mortificandone le professionalità e disconoscendone il contributo operoso e continuo”.

“Contro l’atteggiamento arrogante di Federdistribuzione – conclude la nota unitaria – occorre mobilitarsi”. L’appello è rivolto alle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori della Distribuzione Moderna Organizzata, chiamati nuovamente a partecipare alla giornata di sciopero e mobilitazione del 30 marzo finalizzata ad ottenere un rinnovo contrattuale dignitoso.




Ciro Zeno, Filt-Cgil Umbria, “l’assessore Melasecche non conosce le esigenze dei pendolari vorremmo sapere chi li rappresenta nelle riunioni”

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Dopo la durissima replica dell’assessore regionale Enrico Melasecche alle dichiarazioni rilasciate in conferenza stampa da Ciro Zeno, segretario generale della Filt-Cgil Umbria, non poteva mancare una nuova risposta, altrettanto dura. Zeno, ai nostri microfoni, ha sottolineato i tanti punti deboli e le innumerevoli, a suo dire, inesattezze, dell’assessore Melasecche. “Dal 2000 ad oggi molto è cambiato per Orvieto e per i lavoratori e le lavoratrici che devono prendere quotidianamente i treni. Ritardi, percorsi sulla cosiddetta linea lenta e cambi di convoglio, per non parlare dei buchi orari anche e soprattutto nei week-end”. Ma le critiche del segretario della Filt non si fermano a Melasecche, “vorremmo conoscere chi rappresenta i pendolari orvietani negli incontri con le istituzioni. A Orvieto c’era un comitato, con un presidente e un direttivo, oggi non c’è nulla, o almeno non ne abbiamo contezza. Noi saremmo ben lieti di confrontarci ma non sappiamo chi chiamare. Mi viene il dubbio che questo fantomatico comitato sia quasi creato ad hoc in vista delle scadenza elettorali di quest’anno”.

Altre critiche anche sulle sceltye derivanti dal PNRR che non è stato pienamente utilizzato e soprattutto in alcuni casi sono stati presentati progetti che avevano già risorse accantonate dall’azienda. “Manca un punto fondamentale per unire Orvieto al resto dell’Umbria che è il cosiddetto braccetto che avrebbe dovuto bypassare Terontola con circa 5 chilometri di nuova linea ferroviaria a Borghetto permettendo un risparmio di tempo di quasi 25 minuti e un vera metropolitana di superficie dell’Umbria che rendesse anche l’aeroporto di Perugia appetibile per tutti i cittadini e non solo per quelli dell’area metropolitana del capoluogo e di Foligno”.




Filippo Girella, nuovo segretario della Federazione Sindacale di Polizia, “manca ancora personale in Umbria”

È Filippo Girella il nuovo segretario regionale della Federazione Sindacale di Polizia, una delle organizzazioni maggiormente rappresentative tra gli agenti sia a livello nazionale che locale. È questo l’esito del congresso straordinario svoltosi nei giorni scorsi durante il quale sia i delegati espressi dalla segreteria provinciale di Perugia che quelli della segreteria provinciale di Terni hanno concordato all’unanimità su questa scelta che conclude l’iter congressuale avviato dopo le dimissioni del segretario regionale uscente Francesco Petitti. Il nuovo organigramma della segreteria regionale dell’FSP Polizia è ora il seguente: Filippo Girella segretario generale regionale, Luca Benvenuti segretario regionale vicario, Alessandra Angeletti segretario amministrativo, Maria Grazia Frescura e Vittorio Mari segretari regionali; nel corso del congresso, inoltre, è stata decisa la nomina a presidente onorario di Francesco Petitti, che a breve lascerà la polizia di stato.

Il nuovo segretario regionale presta servizio al Commissariato di Orvieto e da tanti anni è impegnato nell’attività sindacale per la tutela dei diritti dei poliziotti. “Il problema principale riguardante la sicurezza in Umbria – afferma Girella – è senza dubbio quello della forte carenza di personale che, soprattutto in alcuni reparti della nostra regione, costringe i poliziotti a grossi sacrifici per cercare di garantire un servizio ai cittadini che sia adeguato all’attuale situazione. Inoltre, continua Girella, stiamo pagando il forte impatto che hanno sulle nostre attività la crescente presenza di immigrati stranieri nonché la mancanza della certezza della pena; ciò rischia di favorire un generale clima di impunità, rendendo sempre più difficile il lavoro degli operatori delle forze dell’ordine che ogni giorno, nella loro attività su strada, devono affrontare la criminalità agendo in un contesto normativo palesemente inadeguato. Quando si parla di dati e di statistiche sulla sicurezza reale bisogna essere tutti consapevoli che la vera priorità deve essere la sicurezza percepita dai cittadini perché ad un cittadino che ha paura ed è insicuro le statistiche non interessano. Come Federazione Sindacale di Polizia – conclude Girella – faremo tutto quanto è nelle nostre possibilità per sensibilizzare la classe politica e le istituzioni locali e regionali affinché prendano consapevolezza che il diritto alla sicurezza, come quello alla salute e quello all’istruzione, è un diritto imprescindibile dei cittadini ed è una delle precondizioni necessarie ed indispensabili per lo sviluppo di un territorio”.




Alta velocità a Creti, per la Filt Cgil Umbria una scelta sbagliata

La decisione di collocare la nuova stazione dell’alta velocità Medio Etruria a Creti (Ar) non è una buona notizia per l’Umbria. Ne è convinta la Filt Cgil, il sindacato regionale delle lavoratrici e dei lavoratori del trasporto, che stamattina, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Perugia, ha illustrato, mappe alla mano, le criticità di questa soluzione e le potenzialità, invece, di soluzioni alternative, come ad esempio quella della stazione di Chiusi.
“Risulta difficile – ha detto Ciro Zeno, segretario generale della Filt Cgil dell’Umbria, mostrando tragitto e tempi di percorrenza su Google Maps – capire come si possa considerare un buon risultato per la nostra regione l’aver individuato una stazione che dista quasi 60 chilometri dal capoluogo Perugia, che non è raggiungibile in treno, perché a Terontola la linea si interrompe, e che richiede tempi di percorrenza di circa 45 minuti in auto, se non si trova traffico”. Secondo Zeno, dunque, questa soluzione di fatto non avvicinerà Perugia e l’Umbria all’alta velocità e continuerà comunque a costringere i cittadini umbri ad utilizzare il mezzo su gomma per raggiungere la stazione di partenza. Ma secondo la Filt Cgil, un’alternativa molto più logica e conveniente ci sarebbe stata e ci sarebbe: la stazione di Chiusi, già dotata di servizi e infrastrutture importanti (che a Creti andrebbero ovviamente costruite da zero) e baricentrica per la bassa Toscana, l’Umbria occidentale e l’alto Lazio. “Sarebbe stato sufficiente, come peraltro originariamente ipotizzato dalla stessa Regione Umbria – ha spiegato Zeno – realizzare un piccolo nodo ci collegamento di appena 4 chilometri tra Borghetto e Badiaccia, sulle sponde del lago Trasimeno. Questo avrebbe consentito alla linea per Terontola di collegarsi direttamente con la Roma-Firenze per raggiungere appunto Chiusi. Il tutto – ha sottolineato il segretario Filt – con tempi di percorrenza da Perugia certamente più brevi e soprattutto su rotaia e non su gomma”. Un’ipotesi, quella descritta dalla Filt Cgil, che si integrerebbe benissimo anche con la nuova linea Terni-Todi-Perugia, sulla quale Rfi sta investendo decine di milioni di euro, e che renderebbe “interessante” il collegamento anche per l’Umbria del sud. “Crediamo che, viste pure le forti perplessità della Regione Toscana, la stessa che dovrebbe ospitare la nuova stazione di Creti, ci siano buone ragioni per rivalutare la scelta e prendere in considerazione alternative più funzionali”, ha concluso Zeno.

Fonte: Filt-Cgil Umbria




“I pensionati non sono un bancomat” la UIL Pensionati dell’Umbria lancia le prime cause pilota contro il taglio delle rivalutazioni

La Uil Pensionati dell’Umbria, su iniziativa della UilP nazionale, in accordo con la Uil, ha lanciato le cause pilota contro il taglio della rivalutazione delle pensioni. Si tratta di un provvedimento che riguarda il taglio della rivalutazione delle pensioni di importo superiore a 4 volte il Trattamento minimo Inps (pari a 2.101,52 euro mensili lordi) disposto dalla Legge di Bilancio 2023. Nei giorni scorsi è stata depositata diffida all’Inps, completando la prima fase di quello che sarà un lungo percorso. A settembre infatti si procederà ad una seconda fase. L’obiettivo è quello di ottenere la pronuncia della Corte Costituzionale sulla illegittimità costituzionale dell’articolo 1, comma 309, della legge 29 dicembre 2022 n 197, cioè della legge di bilancio 2023 che ha previsto il taglio rivalutazione.

“I pensionati non sono un bancomat – ha detto la segretaria della Uil Pensionati dell’Umbria, Elisa Leonardi – e per questo la nostra organizzazione ha promosso questa iniziativa, con l’obiettivo di mettere in chiaro che le pensioni non sono un regalo dello Stato, ma invece qualcosa che i lavoratori hanno ottenuto con la fatica del proprio lavoro. Una tutela dunque, che va di pari passo con quanto la UilP porta avanti per i pensionati che percepiscono somme più basse e che vanno tutelati in un panorama di caro energia e inflazione che rischia di soffocare i nostri anziani”.

“E’ in questo senso – continua Leonardi – in un quadro in cui gli over 65 sono cresciuti del 3,5 per cento e l’indice di vecchiaia della popolazione (numero di anziani ogni 100 giovani) è cresciuto del 41,8 per cento, non possiamo che condannare la politica messa in campo dalla Regione quanto a liste d’attesa per le prestazioni sanitarie. Si tratta di un progressivo scivolamento verso il privato e di un parallelo piano di abbattimento delle liste d’attesa, con fantomatici traguardi annunciati e poi progressivamente disattesi. Stigmatizziamo anche la mancanza di dialogo della Regione con le organizzazioni sindacali sul tema delle condizioni degli over 65”.




Nasce a Orvieto il Comitato Salute Universale per la salvaguardia del servizio sanitario pubblico

La manifestazione di sabato 17 giugno ad Orvieto in difesa della sanità pubblica ha dimostrato la capacità di reazione delle cittadine, dei cittadini, sindacati, delle forze politiche, delle associazioni laiche e cattoliche e di quanti si oppongono allo smantellamento del diritto alla salute universalistico e pubblico. Orvieto, Spoleto, Terni, Perugia, Gubbio-Gualdo, Amelia, Città della Pieve, Castiglion del Lago, Foligno, in tutte queste città ci si è mobilitati contro lo smantellamento o ridimensionamento delle strutture sanitarie.

Il comitato orvietano “Obiettivo Salute Universale” è nato dall’incontro tra soggetti diversi e associazioni del territorio per costruire insieme e condividere  la piattaforma che ha portato alla mobilitazione di sabato 17 giugno, dove è sceso in piazza un numero significativo di persone, che hanno voluto manifestare le difficoltà, i disservizi, la situazione dell’ Ospedale di Orvieto, l’assenza di una reale medicina territoriale, le infinite liste d’attesa, i viaggi per tutta l’Umbria e verso le altre regioni per eseguire un esame diagnostico in tempi rapidi, le visite a pagamento presso i Centri Diagnostici Privati a causa dell’assenza di risposta della sanità pubblica orvietana.

La presenza in piazza di alcuni sindaci ha ulteriormente rinforzato la volontà di non rassegnarsi al declino della sanità del nostro territorio, fino a poco tempo fa, punto di riferimento anche per l’alto Lazio e la bassa Toscana. Non possiamo però non rimarcare l’assenza del Comune di Orvieto.

Il comitato ha sottoposto la piattaforma ai Sindaci chiedendo di esprimersi in Consiglio Comunale riguardo i sette punti su cui si incentra la proposta: – Potenziamento dell’Ospedale di Orvieto, – Anche Orvieto sede di Distretto,- Liste di attesa brevi, con risposte sul territorio in strutture pubbliche, – Potenziamento dell’Assistenza Domiciliare, del Centro di Salute Mentale infanzia e adulti, potenziamento dei servizi per le donne e per l’infanzia, – Casa di Comunità: accessibile, funzionale e partecipata, – Potenziamento della Medicina territoriale e della prevenzione primaria e ambientale, – Programmazione di un piano di assunzioni per nuovo personale. Aperta anche la discussione sul Piano Sanitario Regionale, non ancora approvato dalla Giunta Regionale e che è assolutamente da ridiscutere in merito ad alcune indicazioni, come quella di ridurre il numero dei Distretti Socio Sanitari da 12 a 4.

Il comitato orvietano si farà promotore di iniziative in difesa della salute e della sanità pubblica e continuerà a incontrarsi in un confronto sempre aperto con tutti coloro che credono, come dice la nostra Costituzione, che la Salute sia un diritto fondamentale, che riguarda tutti al di là delle bandiere o degli orientamenti politici e che la situazione in cui siamo rischia di esasperare le disuguaglianze già drammaticamente presenti tra le persone colpendo i più fragili e mettendo a rischio il diritto alla salute di tutti.




Nuovo sciopero di USB di 24 ore per il 26 maggio nel settore dei trasporti

Il sindacato USB-Lavoro Privato ha proclamato uno sciopero di 24 ore per venerdì 26 maggio per tutto il personale per ragioni di natura politica. Busitalia, Società del Polo Passeggeri del Gruppo FS Italiane, comunica che saranno garantiti collegamenti nelle seguenti fasce orarie.

PROVINCIA DI PERUGIA

Collegamenti garantiti nelle fasce orarie: 6:00-9:00 e 12:00-15:00 per i servizi autobus urbani ed extraurbani, Navigazione Lago Trasimeno, Minimetrò di Perugia, Mobilità alternativa di Spoleto (percorsi meccanizzati dei parcheggi “Spoletosfera” e “Ponzianina-Rocca e Posterna”). Le corse che partono dal capolinea prima dell’orario dello sciopero raggiungeranno comunque il capolinea di destinazione.

A Perugia saranno garantiti, con il normale orario, i seguenti servizi: biglietterie di Piazza Partigiani e Stazione FS, l’Ufficio Relazioni con il Pubblico, ascensori e scale mobiliA Spoleto, biglietteria Stazione FS.

PROVINCIA DI TERNI

Servizi garantiti nelle fasce orarie: 6:30-9:30 e 12:30-15:30:

Autobus urbani ed extraurbani, Funicolare di Orvieto. Le corse che partono dal capolinea prima dell’orario dello sciopero raggiungeranno comunque il capolinea di destinazione. La Biglietteria Bus Terminal osserverà il normale orario di servizio.

SERVIZI FERROVIARI

Garantiti i collegamenti nelle fasce orarie: 5:45-8:45 e 11:45-14:45.

Servizi sostitutivi effettuati nella rete Regionale

I servizi con partenza dalla stazione di origine al di fuori da tali fasce orarie non saranno garantiti. In particolare, per le diverse modalità del servizio autobus-treno-autobus, non sarà garantita la continuità del servizio stesso tra le località di origine e fine corsa.

Servizi ferroviari effettuati in nome e per conto di Trenitalia nella rete nazionale RFI

Saranno garantiti i collegamenti fra Terni e L’Aquila come indicato nell’orario ufficiale Trenitalia (treni 19705, 19745, 19722 e 19758).

In occasione degli ultimi scioperi, proclamati dalla medesima sigla sindacale in data 17 febbraio 2023 e 12 maggio 2023, si è registrata un’adesione media rispetto all’organico del 15%. In base a quanto sopra riportato il livello di presumibile vulnerabilità* dell’azione di protesta è moderato.




I sindacati all’attacco, “la sanità pubblica guidata da USL Umbria 2 è ormai allo sbando”

“La gestione della sanità nella Usl Umbria 2 era critica già prima della pandemia: immobilismo, lentezza decisionale, assenza di una chiara visione programmatica. Adesso, a più di tre anni di distanza, siamo di fronte ad un reale disastro. La Usl Umbria 2 è allo sbando, lo vivono sulla loro pelle le cittadine e i cittadini per la carenza dei servizi ed i dipendenti che si trovano a lavorare in una completa assenza di organizzazione. Sebbene siano stati approvati da tempo sia il nuovo Piano regionale sanitario, sia il nuovo Contratto collettivo nazionale, la Direzione aziendale non ha ancora posto in visione delle organizzazioni sindacali il nuovo modello organizzativo richiesto ed atteso da anni, testimoniando l’atteggiamento arrogante e la mancanza di rispetto per le lavoratrici e i lavoratori che connota le relazioni sindacali della Usl Umbria 2.

Personale infermieristico ed ostetrico, fisioterapisti, tecnici di laboratorio e di radiologia, operatori socio sanitari e personale amministrativo lavorano ogni giorno con il disagio e le difficoltà di una pianta organica con ruoli vacanti ed obsoleti, per cui è sempre più difficile erogare servizi di qualità, moderni e innovativi che aumentino la soddisfazione dell’utenza e degli operatori. Eppure, sono gli stessi che venivano chiamati eroi e che da tempo vengono considerati meno di zero da questa azienda. La direzione continua a disattendere il confronto sulle norme introdotte con il nuovo contratto: nonostante le innumerevoli richieste da parte delle organizzazioni sindacali ancora non abbiamo avuto risposta riguardo l’introduzione della norma sui tempi di vestizione che da luglio 2021 non viene riconosciuta alle lavoratrici e ai lavoratori.

Legittimare e promuovere le professionalità degli operatori del comparto forse non interessa a questa Direzione indubbiamente più incline a incentivare i medici, il Contratto nazionale però prevede il riconoscimento delle professionalità e della formazione degli operatori, istituisce non solo i nuovi incarichi di funzione, ma riconosce e disciplina l’incarico di professionista esperto e professionista specialista, ma l’Azienda non affronta l’argomento, non di meno però dà incarichi ad personam in assenza di comunicazione e trasparenza.

È necessario affrontare punti cruciali come la questione del fabbisogno del personale, ma la Direzione continua a ripetere di aver assunto tantissimi infermieri, stranamente poi sposta con ordine di servizio il personale infermieristico da un territorio all’altro per carenza di personale nelle Unità Operative, inoltre la carenza degli operatori socio sanitari è ormai una criticità di difficile soluzione. Uffici amministrativi svuotati di personale e i pochi impiegati rimasti non riescono a mandare avanti le attività in un vuoto di ruoli di responsabilità e dirigenza, alcuni di questi dipendenti coinvolti nel settore delle gare d’appalto e nella gestione dei contratti aziendali per i lavori e le forniture dal 2016 aspettano ancora gli incentivi previsti dalla legge, la Direzione aziendale non si è mai confrontata con le organizzazioni sindacali su questo tema.

Con questa Direzione sono successe cose mai viste: Unità Operative con i pazienti ricoverati messi nei corridoi, operatori sanitari costretti a posizionare i letti di degenza contro il muro per mancanza di spondine di sicurezza per i pazienti. Non si hanno risposte credibili a domande concrete: cosa si vuole fare del  Presidio Ospedaliero di Foligno dove ormai l’attività chirurgica è ridotta al minimo e le degenze accolgono in prevalenza pazienti di area medica? Qual’è realmente il destino del Presidio Ospedaliero di Spoleto nel fantomatico progetto del Terzo Polo? Il Presidio Ospedaliero di Orvieto quando diventerà realmente Dea di primo livello per l’emergenza urgenza? L’Ospedale di Amelia diventerà veramente un Ospedale di Comunità dopo  l’incresciosa modalità con cui è stato svuotato dalla sera alla mattina di un intero reparto? E quale reale destino avranno i distretti territoriali della Usl Umbria 2, smembrati e accorpati in Direzioni centralizzate di cui ancora non è nota l’organizzazione?

Le organizzazioni sindacali le hanno provate tutte: abbiamo accettato i tavoli tecnici che immancabilmente si sono conclusi con un nulla di fatto, con i documenti prodotti all’ultimo momento dall’Azienda sempre imprecisi, incompleti, da rivedere. Nessun vero, serio, rispettoso confronto per affrontare tutti i reali problemi delle lavoratrici e dei lavoratori. Siamo costretti quindi a ripensare una strategia che contempli un’azione sindacale di rivendicazione e mobilitazione permanente, perché non è più tempo di aspettare.

Giampiero Pincanelli, segretario aziendale Usl Umbria 2 Cgil
Pietro Cancellieri, segretario aziendale Usl Umbria 2 Cisl
Sandro Peciarolo, segretario aziendale Usl Umbria 2 Uil