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Agostino Stella, “grazie a tutto il reparto di dialisi dell’ospedale di Orvieto per la professionalità e l’umanità”

Nello scorso autunno la passione per i funghi mi ha regalato una distrazione che purtroppo mi è costata un’intossicazione, fortunatamente risolta grazie ai trattamenti dialitici che il personale del servizio di Emodialisi dell’Ospedale di Orvieto ha gestito con tempestività e professionalità. Sono state settimane per me lunghe e preoccupanti, aspettando la ripresa fisica e soprattutto il ristabilirsi della mia funzionalità renale.

Con poche ed incisive righe voglio ringraziare medici, infermieri e personale socio-sanitario del reparto Dialisi per la professionalità e la grande umanità con le quali si prendono cura dei pazienti nonostante le poche risorse umane a loro disposizione.

Sono stati per me un grande conforto, ogni singolo giorno e questo è solo un piccolo gesto per esprimere la mia grande riconoscenza.

Agostino Stella




PrometeOrvieto, “prenotazioni esami clinici cancellate alla chetichella e durata delle visite dimezzata”

L’incontro con le tante persone preoccupate per “la sanità negata” che abbiamo organizzato a dicembre scorso ci ha posti come punto di riferimento per la segnalazione di problemi, difficoltà, aspettative. Ci siamo ritagliati questo ruolo e vorremmo svolgerlo senza urla, ma con la necessaria attenzione e nella speranza che possa essere utile a chi amministra e a chi fruisce dei servizi sanitari. Già dallo scorso anno la Ausl Umbria 2 richiedeva ai medici di medicina generale che le prescrizioni fossero accompagnate dal quesito diagnostico, quindi dalla descrizione del problema di salute che motiva la richiesta da parte del medico. Nello specifico, una persona ci segnala che a dicembre 2022 ha visto cancellata la prenotazione già attiva, ma non adeguata allo standard richiesto dall’Ausl Umbria 2, senza però che venisse avvertito né il medico né il paziente. Tutto ciò, in relazione a controlli periodici particolarmente delicati che il paziente stava aspettando di effettuare, addirittura da marzo.

Abbiamo chiesto ai nostri riferimenti se ci fossero situazioni simili e abbiamo rilevato che questo mancato allineamento tra Cup e medico di base si è ripetuto in altri casi con la stessa modalità: cancellazione sic et sempiciter della prenotazione. Questa nuova regola limita certamente i numeri delle liste d’attesa, ma soltanto formalmente, mentre aggrava le condizioni di chi aspetta un servizio. Soprattutto, sarebbe buona norma e regola, in presenza di introduzione di nuove modalità di redazione delle ricette, evadere quelle precedenti secondo le regole pregresse, senza annullare le prenotazioni alla chetichella. O, per lo meno, lo stesso Cup, dopo aver caricato prenotazioni senza quesito diagnostico, dovrebbe attivarsi per sanare la questione, mantenendo in lista il paziente interessato.

Sarebbe utile, a questo punto, che i pazienti controllassero che sia ancora attiva la prenotazione eventualmente effettuata e che il Cup assumesse una posizione attiva nei confronti di medico e paziente in presenza di tale situazione. Ma ce n’è anche un’altra di questione che ci preoccupa, e molto. Ci risulta che ai medici di alcune specialità che effettuano la prima visita giungano prenotazioni di visite da evadere in metà tempo, cioé i tempi previsti della prestazione passano di fatto da mezzora a quindici minuti, comprimendo quindi il primo importante approccio con l’assistito. Ci auguriamo che questo sia soltanto un errore di comunicazione interno, perché non si può neppure pensare di accorciare le liste di attesa mortificando la qualità della visita creando o alimentando confusione e tensioni a causa del conseguente sovraffollamento.

Attendiamo risposte, ma soprattutto soluzioni.

Con l’occasione, volevamo informarvi che siamo lusingati per le 389 reazioni, i 97 commenti e soprattutto le 108 condivisioni al nostro ultimo post concernente l’esistenza dell’Utic all’Interno dell’ospedale di Orvieto. Ciò, a testimonianza dell’interesse con cui ci state seguendo, interesse che inevitabilmente accresce le nostre responsabilità che faremo di tutto per onorare. Rinnoviamo a chi legge la richiesta di continuare a darci informazioni sui ritardi di evasione degli accertamenti medici nelle strutture sanitarie pubbliche del territorio e di segnalarci anche casi particolari che ci riserviamo di trasmettere direttamente alle autorità sanitarie (Sindaco, Assessore regionale Sanità e Presidente Regione):dilloaprometeorvieto@gmail.com .
Ricordiamo inoltre che è possibile sottoscrivere la campagna di sensibilizzazione “ Aiutaci ad aiutarci” al seguente indirizzo: https://chng.it/tFKg7Hp6RC




In Umbria trovati i primi tre casi delle varianti Kraken e Orthrus

I risultati del sequenziamento effettuati la settimana scorsa dal Laboratorio di riferimento regionale dell’Azienda ospedaliera di Perugia e ottenuti sabato 21 gennaio, hanno evidenziato anche in Umbria i primi 3 casi di infezione del sotto-lignaggio XBB.1.5 (la cosiddetta “Kraken”) e due casi del sotto-lignaggio CH.1.1 (la cosiddetta “Orthrus”). Si tratta di sotto-lignaggi – spiegano i ricercatori –  che derivano dalla variante Omicron BA.2 già diffuse in USA e molti altri paesi europei.

I casi individuati appartengono sia ai distretti di USL Umbria 1 che di Usl Umbria 2. Dei soggetti con infezione da Kraken nessuno è ricoverato, uno non è vaccinato e due sono vaccinati con sole 3 dosi. I due soggetti con Orthrus sono entrambi anziani, vaccinati con 3 o 4 dosi e uno dei due (3 dosi, molto anziano) è ricoverato. Nell’ultima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, del 10 gennaio, a cui l’Umbria come sempre ha partecipato, Kraken e Orthrus erano risultate in crescita a livello nazionale (Kraken 12 casi vs 1 della indagine precedente e Orthrus 2.6% vs. 1.0%).

La variante XBB.1.5, caratterizzata dalla mutazione addizionale S486P nella proteina spike, ha mostrato un importante vantaggio di diffusione negli Stati Uniti rispetto alle varianti circolanti, ma al momento non ci sono evidenze correlabili ad una maggior severità della infezione. Anche per la variante CH.1.1, stime preliminari condotte nel Regno Unito hanno evidenziato un vantaggio di crescita rispetto alla variante Omicron BA.5 sotto-lignaggio BQ.1.1 (Cerberus), fino ad oggi prevalente in Italia e in Umbria.




L’Ancescao di Orvieto e dell’Umbria chiedono l’emodinamica all’ospedale Santa Maria della Stella

I centri sociali anziani della struttura comprensoriale ANCESCAO del territorio orvietano, in considerazione della numerosità degli iscritti (circa 2000) nonchè della loro vulnerabilità per ragioni anagrafiche, sentono la necessità di intervenire in merito alla discussione che si è ultimamente generata sui mezzi di informazione a proposito della istituzione di un laboratorio di Emodinamica nell’Ospedale di Orvieto. Considerando che l’Ospedale di Orvieto rappresenta il nosocomio di riferimento per le problematiche sanitarie di un vasto territorio ci corre l’obbligo di rivolgerci alle Istituzioni chiedendo chiarezza.

Ci sono giunte tra i nostri iscritti segnalazioni di ritardi evitabili nella cura di pazienti con infarto miocardico acuto per la enorme distanza esistente tra il nostro territorio e i nosocomi di riferimento dotati di laboratorio di Emodinamica, con grave impatto sulla prognosi dei malati. Apprendiamo dagli articoli diffusi a mezzo stampa che questo bacino di utenza si riferisce a più di 100.000 abitanti e a questo punto non si capiscono i motivi per i quali non viene dato corso alla delibera regionale 26/5/2020 che ha approvato all’unanimità l’istituzione di un laboratorio di Emodinamica presso l’Ospedale dI Orvieto.

Per quanto sopra esposto si chiede una celere risoluzione della problematica, come anche delle varie altre carenze in termini di prestazioni che affliggono il nosocomio orvietano, rivolgendoci alle Istituzioni preposte sia a livello locale che regionale.

Enrico Patrizipresidente struttura comprensoriale Ancescao di Orvieto

Massimo Ciottipresidente struttura regionale Ancescao dell’ Umbria




Il potenziamento della cardiologia orvietana, una battaglia per non essere figli di un dio minore e una morte da onorare

Il due gennaio, Andrea Giudicessa un ragazzo orvietano di 29 anni, è morto di infarto e forse avrebbe potuto salvarsi. Bisogna partire da questo fatto e non archiviarlo tra le cronache destinate a scolorire presto nella memoria per dare un senso logico, politico e umano allo sforzo che è necessario fare per potenziare il reparto di cardiologia dell’ospedale di Orvieto. La vicenda Ë nota. Nel 2020 il Consiglio regionale approvò con voto unanime il progetto, elaborato dal primario del reparto Andrea Mazza, per la creazione di un laboratorio di emodinamica al Santa Maria della Stella. Quel progetto non solo non è stato mai realizzato, ma non esiste la minima volontà politica di darvi corso come dimostra il fatto che non è stato inserito nella bozza del nuovo piano sanitario regionale. Un passo indietro quello compiuto dalla Regione che ha conseguenze pesantissime per Orvieto e che espone tutti i residenti in questa zona ad un rischio di vita molto più alto rispetto agli altri umbri, cittadini di serie A. Si tratta di una situazione a cui è necessario trovare rimedio.

Cosa è l’emodinamica e perché non farla ad Orvieto

Ad Orvieto si verifica ogni anno un decimo degli infarti gravi che avvengono in Umbria, cioè almeno ottanta eventi per il cui trattamento è necessario il trasferimento d’urgenza nel reparto di cardiologia di Terni, dotato di emodinamica come quello di Perugia e Foligno mentre è stata chiusa l’emodinamica dell’ospedale di Branca. In grande sintesi, l’emodinamica o cardiologia interventistica, riguarda gli interventi sull’apparato circolatorio. L’emodimanica è un laboratorio dove si esegue la coronarografia sia in urgenza che in elezione per pazienti con malattia coronarica acuta o cronica e si disostruisce la arteria coronarica colpevole dell’ischemia miocardica ripristinando in normale flusso ematico di perfusione al cuore con una procedura interventistica chiamata angioplastica. Nel caso di sindrome coronarica acuta il tempo coincide con il muscolo cardiaco salvato, la tempestività dell’intervento significa il prolungamento della sopravvivenza del paziente.

Tempo uguale vita

Un laborario di emodinamica ha un costo di circa due milioni e mezzo di euro a cui va aggiunto il costo del personale specializzato che è solitamente costituito da una equipe di una ventina di persone. Il reparto di cardiochirurgia di Terni è all’avanguardia ed è una struttura che normalmente può servire una popolazione di un milione di persone (diciamo pure che è sovradimensionato), ma il punto fondamentale è rappresentato dalla distanza geografica da Orvieto che è a 80 chilometri da Terni e 118 da Foligno. Inutile dire che il tempo equivale alla possibilità di rimanere in vita. A Terni sì e ad Orvieto no dunque, ufficialmente perché le linee guida considerano performante una emodinamica se esegue 400 procedure all’anno servendo un bacino di almeno 300 mila persone. Quindi ritorniamo ad un discorso strategico sul futuro di Orvieto di cui il tema sanitario è solo una declinazione. Se guardiamo allo status quo e non pensiamo al possibile sviluppo della città hanno ragione quelli (soprattutto alcuni politici ternani) considerano prive di fondamento le richieste orvietane. Se però immaginiamo Orvieto come può diventare e non solo come è ridotta adesso, le cose appaiono molto diverse. Lo stesso Andrea Mazza aveva infatti elaborato un progetto da cui risulta che il laboratorio di emodinamica di Orvieto può servire 120 mila abitanti al crocevia di tre regioni. Con una incidenza di sindrome coronarica acuta di 1/1200 abitanti all’anno, ciò significa 100 procedure in urgenza all’anno. Poi ci sono le sindromi coronariche acute a minore impatto che hanno una incidenza tripla rispetto alle prime, le angine croniche stabili, gli ischemici stabili e le coronarografie diagnostiche. Si prevede un volume di 250 procedure all’anno. Si rientrebbe quindi in un contesto quantitativo tale da poter ampiamente sostenere le eccezioni previste dalle linee guida nazionali.

Una popolazione a rischio

Nella cardiologia sono ovviamente essenziali i tempi di intervento che non dovrebbero mai superare i 60 minuti dall’insorgenza dei sintomi fino a giungere al lettino di emodinamica. L’alternativa è costituita dal trasporto in eliambulanza proveniente da Foligno come fatto finora, ma non è certo la stessa cosa. A parte il fatto che i tempi tecnici, tra decollo, ricerca della zona adeguata di atterraggio, stabilizzazione del paziente e rientro, possono essere anche lunghi come ha dimostrato il caso del povero ragazzo che è stato inutilmente sottoposto a massaggio cardiaco per un lunghissimo tempo, ma poi c’è la questione dei voli notturni che devono essere espressamente autorizzati, il fatto che in elicottero non si può usare il defibrillatore e la probabilità che il mezzo non sia disponibile quando necessario perché impegnato in altro intervento.

Facciamo due conti

Ogni intervento in elisoccorso ha un costo medio di cinquemila euro. Si spende dunque mezzo milione di euro ogni cento interventi; quanto tempo è necessario per arrivare ai due milioni e mezzo necessari per dar vita all’emodinamica? Vogliamo dire 5-8 anni? Non è meglio realizzare un investimento strutturale sull’ospedale che, a quel punto con una cardiologia di elite ed autosufficente, garantirà alla Asl 2 anche gli entroiti derivanti dai trasferimenti per la cura dei pazienti di parte delle Asl della provincia di Viterbo, di Siena e Grosseto? La cardiologia di eccellenza rappresenterebbe inoltre un motivo di attrazione per molti medici che operano altrove perché l’attuale problema legato alla ipotizzata indisponibilità a venire a lavorare ad Orvieto non è solo motivata dalla distanza da Perugia o da Terni, ma anche dall’assenza di reparti all’avanguardia in cui i giovani professionisti possano acquisire professionalità ed esperienza come sarebbe, appunto, una cardiologia adeguatamente potenziata. Siamo sicuri che il piano economico generale legato a questo investimento sia stato studiato come merita? Autorevoli professionisti del settore sostengono, al contrario, che l’investimento su Orvieto potrebbe generare nuovi e importanti flussi di utenza per la sanità umbra.

La battaglia da intraprendere

Negli ultimi tre, quattro anni sono stati in molti a sostenere l’impegno per l’emodinamica ad Orvieto. A partire dall’ex assessore provinciale Angelo Lombardozzi a cui si deve la sensibilizzazione di molti consiglieri regionali, alla Lega che aveva inizialmente sposato con molta energia il progetto, all’esponente del Pd ternano Fabio Paparelli che aveva presentato la proposta in Regione fino, ultimamente, all’associazione Prometeo. In generale però le forze politiche orvietane sembrano rassegnate a giocare in difesa, convinte che sia troppo difficile ottenere questo risultato e che la soluzione passi per la garanzia, in realtà scarsamente rassicurante, di avere la copertura dell’elisoccorso. E’ una sfida che la comunità‡ orvietana ha di fronte a sé. Dobbiamo trovare il coraggio e la forza di riprendere questa battaglia e combatterla tutti insieme. Lo dobbiamo ad Andrea Giudicessa, ma anche alla dignità di chi non merita di essere considerato una persona di serie B oltre che per non lasciare la nostra vita alla mercé di un conto economico che probabilmente è anche sbagliato.




Via al corso di formazione per unità cinofile per salvare gli animali dai bocconi avvelenati

L’Assessorato all’Ambiente della Regione Umbria ed Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, hanno presentato, alla Scuola Umbra di amministrazione pubblica di Pila, Perugia, struttura che ospiterà l’intero corso, il progetto formativo di unità cinofile costituite da allievi con i rispettivi cani da addestrare per l’individuazione di bocconi avvelenati e, dunque, per prevenire e contrastare l’avvelenamento degli animali. Il progetto “Lotta contro l’avvelenamento degli animali”, già annunciato a Palazzo Donini a ottobre 2021, vede la propria attuazione grazie alla sinergia tra l’istituzione regionale, Assessorato all’Ambiente, ed Enpa, ente preposto alla cura, tutela e salvaguardia degli animali.

Nella conferenza stampa è stato illustrato in dettaglio il programma del corso di formazione dedicato alle unità cinofile: allievi e rispettivi cani allo scopo selezionati, presenti nel Parco di Villa Umbra quali protagonisti dell’iniziativa. Gli onori di casa della presentazione del corso, a cui hanno assistito anche i docenti dello stesso, che verrà realizzato grazie alla partnership con la Scuola Umbra di amministrazione pubblica di Pila, sono stati fatti dall’Amministratore Unico, Marco Magarini Montenero.  “Il fenomeno dei bocconi avvelenati è grave e diffuso – ha spiegato la Presidente di Enpa nazionale, Carla Rocchi – questo progetto vuole, pertanto, concorrere a limitarne le conseguenze e a creare la consapevolezza sull’importanza di attuare mirate azioni di prevenzione. Un boccone avvelenato può innescare un’inarrestabile catena di morte: a morire non sono solo gli animali che lo ingeriscono, poiché le carcasse avvelenate, indirettamente, colpiscono anche altri animali che se ne ciberanno. Sono moltissimi, infatti, i casi di avvelenamento diretto o indiretto della fauna selvatica e di animali domestici, ma i numeri non rivelano la reale entità del dramma, che spesso coinvolge anche animali protetti”.

“La Regione Umbria intende promuovere buone pratiche a ogni livello, e questa specifica azione formativa rientra nell’obiettivo di concretizzare i buoni propositi trasformandoli in attività a favore della nostra comunità – ha affermato l’assessore all’Ambiente, Roberto Morroni. “Con la legge del 2001, Norme in materia di divieto di detenzione e utilizzazione di esche avvelenate – ha continuato Morroni – la Regione è stata pioniera nella lotta contro l’utilizzo di veleni, ma questa legge ha avuto scarsa applicazione proprio per la mancanza di un gruppo cinofilo specializzato nelle bonifiche del territorio. Istituire e formare unità cinofile apposite per la ricerca di bocconi avvelenati, quindi, permetterà di contrastare il problema e di tutelare anche la salute pubblica, in quanto le sostanze tossiche inquinano le falde acquifere, il suolo, le aree urbane, i parchi naturali e costituiscono un rischio anche per le persone”.  Così come confermato dal Dirigente Servizio Prevenzione Sanità Veterinaria Igiene Alimenti della Regione Umbria, Salvatore Macrì: “Il fenomeno degli avvelenamenti rappresenta un rischio per gli animali domestici e selvatici, ma comporta anche un pericolo per l’ambiente e per l’uomo, in particolare per i bambini. La disseminazione di esche e sostanze tossiche è utilizzata, soprattutto in alcune aree del Paese e in alcuni periodi dell’anno, come strumento doloso per uccidere animali vaganti”.

  “Il progetto formativo contempla varie discipline tra le quali, a titolo esemplificativo, etologia e comportamento animale; psicologia canina; attività sensoriali del cane; studio dei principali veleni; per poi svilupparsi con le principali metodiche di addestramento e prove pratiche nella ricerca di esche avvelenate in boschi, parchi pubblici e naturali – ha spiegato il coordinatore del progetto, Massimo Floris, Direttore sanitario Rifugio oasi parco dell’ENPA di Perugia e Responsabile sanitario CRAS (Centro Recupero Fauna Selvatica) di ENPA – il progetto permetterebbe, altresì, ad alcuni cani ospiti del rifugio ENPA Perugia, una volta ritenuti soggetti idonei, di essere inseriti nel programma di addestramento”. Successivamente al periodo formativo, è previsto un esame di abilitazione per accreditare il cane alle attività antiveleno e monitorarne, ogni anno, le caratteristiche specifiche.

Il corso è rivolto ai seguenti soggetti: Guardie zoofile ENPA e operatori ENPA; Unità Cinofile Cani da Soccorso (UCIS); Guardie Ecologiche Volontarie; addestratori riconosciuti del Ministero delle Politiche Agricole; eventuali soggetti ufficialmente coinvolti nel controllo del territorio, ad esempio Vigili Urbani, Carabinieri Forestali, Guardia di Finanza, Polizia Locale. Gli attori del progetto, oltre all’Assessorato all’Ambiente della Regione Umbria sono: ENPA; Carabinieri forestali; Istituto Zooprofilattico; ASL Veterinarie; Università di Medicina Veterinaria; Sindaci del Comuni; medici veterinari liberi professionisti; Istituti di istruzione primaria e secondaria di primo grado. Un rilevante contributo nella fase attuativa verrà richiesto alla Prefettura. Verrà istituito un numero verde per segnalare la presenza di esche avvelenate o di animali con sintomatologia clinica da avvelenamento, al fine di avviare la bonifica del territorio.




Il j’accuse di PrometeOrvieto, “nell’orvietano è più facile morire d’infarto rispetto al resto dell’Umbria”

“Nell’Orvietano è più facile morire d’infarto rispetto ad altre zone dell’Umbria. Perché? La preoccupata affermazione sembra provocatoria, ma rappresenta invece la descrizione di una situazione tristemente reale quanto ingiusta. Sì, proprio così. Nell’Orvietano è più facile morire d’infarto rispetto ad altre zone dell’Umbria, perché il territorio è lontano dalle sedi di Terni o Perugia dove viene attualmente indirizzato chi è colpito da infarto e non esiste nel nosocomio orvietano l’Unità di Terapia Intensiva Cardiologica (abbreviato in UTIC) e il servizio di emodinamica, essenziale per la diagnosi e la cura dell’evento. Questo è il fatto. Ma andiamo per gradi. L’Ospedale di Orvieto, come è stato recentemente garantito dalle autorità sanitarie regionali e comunali nell’assemblea pubblica del 29.11.2022 e dal Piano sanitario regionale è e rimarrà DEA (dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione) di primo livello. Dunque il Santa Maria della Stella è abilitato a eseguire tutti gli interventi previsti per un ospedale sede di pronto soccorso e vi devono essere quindi garantiti interventi diagnostico-terapeutici, tra l’altro, di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia, ma soprattutto di cardiologia con UTIC (Unità di Terapia Intensiva Cardiologica).

L’unità di terapia intensiva cardiologica (abbreviato in UTIC) è un reparto ospedaliero di cure intensive e sub-intensive specializzato nella gestione clinico-assistenziale del paziente affetto da sindrome coronarica acuta o patologie cardiologiche di particolare gravità che ne mettono direttamente in pericolo la vita.

Qualora si verifichi un infarto, importante e frequente emergenza medica, è necessario non perdere tempo e chiamare immediatamente il 112/118 per essere trasportati da un’ambulanza verso l’ospedale più vicino con disponibilità di Unità di terapia intensiva cardiologica (UTIC) e angioplastica d’emergenza. Su territori geografici estesi o con vie di comunicazione non agevoli, come può ritenersi il territorio della provincia di Terni, può esistere un’organizzazione centrale di servizi medici altamente qualificati (Hub) che garantisca a più strutture sanitarie di media o piccola dimensione (Spoke) l’accesso a metodiche che non sarebbero sostenibili dal singolo centro. È una struttura operativa secondo il sistema Hub e Spoke. Ma il centro “spoke”, come potrebbe classificarsi l’Ospedale di Orvieto rispetto all’Hub di Terni, deve comunque garantire il trattamento immediato del paziente infartuato in pericolo di vita e la presenza del servizio di emodinamica. Soltanto se fossero necessarie determinate procedure altamente specialistiche il paziente dovrebbe essere trasferito presso l’Ospedale di Terni o Perugia. La distanza da Terni e Perugia e il notevole tempo necessario per raggiungere quelle sedi difficilmente può infatti garantire che l’emergenza medica abbia le massime possibilità di risolversi positivamente e anche un ipotizzabile intervento dell’elisoccorso, su distanze medie di questo tipo ( 80-100 chilometri), potrebbe risultare inefficace.

L’Utic e l’emodinamica, dunque, sono strutture assolutamente necessarie all’interno dell’Ospedale di Orvieto, sia per completare il novero dei servizi di un Ospedale Dea di primo livello (seppur si trattasse di un centro “spoke”), sia per garantire l’effettivo immediato soccorso ai pazienti colpiti da infarto, ictus, ecc.

Ricordiamo, inoltre, che esiste ed è operativo anche presso l’Ospedale di Spoleto l’unità Utic in Cardiologia, trattandosi anch’esso di struttura Dea di primo livello. Anche lì insistono problematiche analoghe alle nostre, come la cronica carenza di personale, ma in quel caso la possibilità di trattare immediatamente il paziente colpito da infarto o di avere accesso a metodiche altamente specialistiche, quindi di raggiungere l’Hub di Terni, appare decisamente più agevole rispetto agli abitanti dell’Orvietano.

A noi sembra quindi che nel territorio orvietano siano maggiori i rischi di morire o di riportare danni permanenti rispetto a Spoleto o Terni. E non va bene. Attendiamo azioni decise da parte di Tesei e di Coletto, oltre l’impegno di Tadani e dei sindaci dell’Orvietano, che sicuramente sono animati dalle nostre stesse preoccupazioni. Rinnoviamo a chi legge la richiesta di continuare a darci informazioni sui ritardi di evasione degli accertamenti medici nelle strutture sanitarie pubbliche del territorio e di segnalarci anche casi particolari che ci riserviamo di trasmettere direttamente alle autorità sanitarie (Sindaco, Assessore regionale sanità e Presidente Regione): dilloaprometeorvieto@gmail.com. Ricordiamo inoltre che è possibile sottoscrivere la campagna di sensibilizzazione “Aiutaci ad aiutarci” al seguente indirizzo: https://chng.it/tFKg7Hp6RC  

Fonte: PrometeOrvieto




La USL Umbria2 assicura la riapertura dei centri vaccinali chiusi a partire dalla prossima settimana

Dopo la pausa festiva e la chiusura di alcuni centri vaccinali, anche a causa delle poche richieste degli assistiti, dalla prossima settimana i Punti Vaccinali anti Covid dei sei distretti sanitari dell’Azienda Usl Umbria 2 (Terni, Narni-Amelia, Orvieto per la provincia di Terni, Foligno, Spoleto, Valnerina per quella di Perugia) torneranno ad essere operativi ed andranno ad ampliare l’offerta garantita dalla rete degli ambulatori medici e delle farmacie impegnate nella somministrazione delle dosi (medici di medicina generale e farmacie aderenti alla campagna regionale, elenco consultabile nel portale regionale).

Dalla prossima settimana verranno quindi riaperte le agende e sarà possibile prenotare l’appuntamento, oltre che nelle farmacie e negli studi dei medici curanti, anche in tutti i PVT, Punti Vaccinali Territoriali della Usl Umbria 2, con ampia facoltà di scelta di orario, tramite il portale regionale: https://vaccinocovid.regione.umbria.it/


Nel ribadire l’importanza della vaccinazione, che risulta essere lo strumento di protezione più efficace, sicuro ed utile ad evitare forme gravi della malattia, si invita la popolazione, in particolare le fasce più esposte e deboli, a prenotare l’appuntamento per ricevere la dose contro il Covid. 




Covid, sul portale della Regione niente più punti vaccinali a Orvieto. Rimangono solo alcune farmacie

La corsa della covid continua anche se i numeri indicano un piccolo rallentamento. I medici consigliano vivamente di procedere con le quarte dosi ma le vaccinazioni sono andate a rilento almeno fino al periodo di Natale. Ora procedono più velocemente ma con qualche problema logistico almeno nella USL Umbria2, con esclusione di Spoleto.

Molte persone, soprattutto over 60 ci stanno segnalando che i centri vaccinali sono stati chiusi e attualmente chi vuole procedere con la quarta dose può prendere appuntamento solo nel perugino. In alternativa per Orvieto ci sono farmacie e ambulatori che offrono il servizio anche in convenzione ma al 5 gennaio non è possibile prenotare la seduta tramite il portale ufficiale della Regione Umbria.

Per vaccinarsi a Orvieto si devono seguire le indicazioni di parenti e amici o imbattersi nel classico cartello “qui vaccini anti-covid” di solito posto sulle vetrine delle farmacie o degli ambulatori. Rimane una domanda; perché nella USL Umbria1 i centri sono ancora attivi? Da tabella ufficiale estratta dal portale regionale per i vaccini covid sono chiusi dal 1° gennaio i punti di Terni, Foligno e i due di Orvieto mentre per Narni e Amelia è scritto “in attesa di comunicazioni”. Nel territorio di competenza della USL Umbria1 chiude solo Deruta, negli altri centri permane l’apertura magari con giorni e orari ristretti.

Il disagio ci è stato segnalato e ci permettiamo di renderlo pubblico ringraziando quelle farmacie che stanno attualmente assicurando il servizio e disponibili a pubblicare i loro nomi per tutto il territorio orvietano.




Fabio Paparelli, “è sempre più evidente la necessità di un’emodinamica all’ospedale di Orvieto”

“La drammatica morte del giovane Andrea Giudicessa impone alla politica e alle istituzioni una seria e approfondita riflessione su ciò che non è stato fatto e su ciò che si può ancora fare, per realizzare una struttura di emodinamica presso l’Ospedale di Orvieto”. Lo afferma il consigliere regionale Fabio Paparelli (Pd), ricordando che “era il 24 febbraio 2020 quando, dai banchi dell’opposizione, annunciammo la presentazione di una mozione che impegnava la Giunta regionale ad istituire, proprio presso il nosocomio orvietano, un laboratorio di emodinamica e cardiologia interventistica. Vista la disponibilità di una sala operatoria idonea ad ospitare il centro, considerate le distanze per raggiungere gli altri ospedali e tenuto conto delle specifiche caratteristiche geografiche e socio-demografiche del distretto sanitario di Orvieto, questo intervento ci sembrava doveroso e urgente, per permettere alla popolazione di quel territorio, e non solo, di poter trattare d’urgenza patologie importanti come l’infarto miocardico acuto e l’ictus cerebrale”.

“La  mozione – prosegue Paparelli – fu approvata all’unanimità a maggio dello stesso anno impegnando formalmente la presidente Tesei e l’assessore alla sanità Coletto a inserire nel nuovo piano sanitario regionale la previsione di una struttura di emodinamica e di cardiologia interventistica presso l’ospedale di Orvieto. Dopo un anno però, nulla era stato fatto in proposito e allora proposi un ordine del giorno che prevedeva uno stanziamento di fondi da destinare a tale scopo. L’atto fu bocciato dalla maggioranza di destra, segno che l’impegno assunto in precedenza non sarebbe stato rispettato. Ad oggi, infatti, la bozza di nuovo Piano sanitario non prevede questa struttura e non sappiamo quali siano i reali intendimenti della presidente Tesei. Sappiamo invece quanto sia impegnata a dipanare senza successo la matassa del rimpasto della sua Giunta e a far finta di trovare soluzioni per riequilibrare, a soli fini elettorali, i posti letto su base regionale”. 

“Ora però – aggiunge il consigliere di opposizione – le istituzioni non possono più permettersi di perdere altro tempo. A seguito di un dramma come quello accaduto giorni fa, è ancora più chiara l’importanza di realizzare questo centro. Per le realtà come quella orvietana infatti il problema da affrontare sta proprio nella tempistica non adeguata a trasportare in sicurezza i malati nella più vicina emodinamica al fine di eseguire un’angioplastica primaria nel minor tempo possibile. E’ dimostrato che tempi di trasferimento troppo lunghi possono compromettere l’esito dell’intervento a causa del superamento del limite canonico di un’ora, che le linee guida correlate suggeriscono di non oltrepassare mai, tra l’insorgenza dei sintomi ed il lettino di emodinamica. Per altro, se consideriamo l’incidenza generale di queste patologie nella popolazione,  l’ospedale di Orvieto, se debitamente attrezzato, avrebbe un bacino di utenza ipotetica di circa 100mila individui, con un volume di lavoro di circa 250 angioplastiche coronarie l’anno, cui andrebbero aggiunte le procedure coronografiche di tipo diagnostico.

Questo importante investimento, non più rinviabile, oltre a colmare un deficit sanitario importante dell’area di Orvieto, potrebbe diventare – conclude – il punto di riferimento ospedaliero più vicino per i malati acuti provenienti anche da altri territori come quelli della bassa Toscana e dell’alto Lazio (Provincie di Grosseto, Siena e Viterbo) sia per la minore distanza rispetto ai laboratori di emodinamica di loro riferimento, sia per i migliori collegamenti stradali”.