Franco Barbabella, medico dell’emergenza, “l’elisoccorso è costoso e quasi inutile, puntare su personale, UTIC e emodinamica”

Come Associazione Prometeo abbiamo deciso di chiedere un parere a uno specialista della materia, nostro concittadino che ha operato come direttore del pronto soccorso, specializzato in cardiologia, anestesista, cioè il dottor Franco Barbabella.  La materia è di estrema importanza, essendo il nostro territorio notoriamente molto lontano da altri centri con tali servizi come Terni e Perugia o come nell’alto Lazio e nella bassa Toscana.

In un momento come questo che stiamo vivendo nel campo sanitario di forte disservizio e disorganizzazione, sia nazionale che locale, desidero esporre, come mi è stato richiesto, il mio pensiero riguardo l’attuale situazione data la mia personale esperienza come medico dell’emergenza (anestesista e medico di pronto soccorso ) all’Ospedale di Orvieto dal 1979 al 2011. L’esperienza maturata è dovuta soprattutto agli incidenti autostradali che ci sono stati sulla A1, dal 1994 al 2006 nel tratto di nostra competenza. In detto periodo si sono registrati 9042 feriti, di cui 1024 politraumi e 500 morti. La stragrande maggioranza dei feriti sono stati trasferiti, in primis, all’Ospedale di Perugia e poi all’Ospedale di Terni ,distanti entrambi 80 Km, non essendoci nell’Ospedale di Orvieto una unità di Rianimazione. La rianimazione , alias terapia intensiva, è stata inaugurata nel 2004, nonostante che negli anni novanta nel piano sanitario regionale era scritto che ad Orvieto, dati i numerosi incidenti autostradali, dovevano essere istituiti due posti di rianimazione, di fatto mai attuati. Sono stato esecutore della maggior parte dei trasferimenti ed ho sperimentato che viaggiare per 80 Km su una ambulanza è molto disagevole, faticoso e gravoso sia per gli operatori sanitari che, e soprattutto, per il paziente. Quindi più trasferimenti si possono evitare e meglio è.

Questa deve essere stata la considerazione per cui nella stesura dei piani sanitari regionali, dagli inizi degli anni duemila, l’Ospedale di Orvieto è stato individuato come DEA ( Dipartimento Emergenza Accettazione) di primo livello, cioè un Ospedale dove devono essere attivi tutti i servizi essenziali, tranne la Neurochirugia e la Cardiochirurgia; il tutto per garantire una cura adeguata ed omogenea a tutta la popolazione umbra. Attualmente, come peraltro illustrato di recente in alcuni articoli di stampa, l’Ospedale di Orvieto è carente di servizi essenziali per essere effettivamente operativo come DEA di primo livello: si deve integrare l’UTIC (unità di terapia intensiva cardiologica) e completare gli organici carenti (p.e. in Ortopedia). Solo dopo si potrà parlare, a tutti gli effetti di DEA di 1° livello!

                                    Patologie TEMPO DIPENDENTI

Il parametro”tempo” o meglio “ tempodipendenza” è da molto individuato essere fondamentale in medicina in due patologie molto gravi e talvolta letali, come l’ictus cerebrale e l’infarto acuto del miocardio (cuore).

Il problema del fattore “ tempo” si pone in modo particolare nell’IMA (infarto miocardico acuto). L’infarto è per definizione la necrosi (morte) di un tessuto o parte di tessuto a seguito di mancato arrivo di sangue, per l’ostruzione dell’arteria di riferimento. In particolare se una arteria del cuore chiamata coronaria o una sua parte si ostruisce ed il tessuto muscolare del cuore chiamato miocardio va in necrosi cioè muore, lo stesso non ha più la sua funzione di contrazione. Prima si interviene per togliere questa ostruzione e prima c’è il ripristino della funzione di contrazione del tessuto muscolare del cuore. Attualmente i protocolli dicono che si deve intervenire entro tre ore dalla diagnosi. Per quanto riguarda il dibattuto problema dell’Emodinamica nel nostro Ospedale, servizio migliorativo per il paziente che oggi è costretto a subire il disagio e il rischio di un trasferimento a 80 km e oltre di distanza ritengo sia inutile parlarne se prima non riusciamo ad implementare una “ UTIC “ dove il personale addetto, tra l’altro, potrebbe essere in stretta sinergia con l’Emodinamica. Comunque è bene precisare che il servizio di Emodinamica è possibile anche in assenza della Cardioghirurgia, infatti le rilevazioni nazionali attestano circa 260 Emodinamiche contro 105 Cardiochirurgie!

                             SERVIZIO DI ELISOCCORSO

Nel marzo del 1999 fu istituito in Umbria il servizio 118 con l’individuazione di 3 centrali operative , site a Perugia, Terni, Foligno. Dopo i primi anni di esperienza, si approfondì a livello Regionale l’opportunità di avvalersi di un servizio di Elisoccorso. Dopo vari incontri e approfondimenti si arrivò alla conclusione che in Umbria l’Elisoccorso non fosse utile, data la particolare configurazione territoriale della nostra Regione e i limiti operativi che al tempo si registravano nell’uso dell’elicottero. Ad oggi le conquiste tecnologiche hanno ridotto le controindicazioni all’uso dell’elicottero solo alle condizioni atmosferiche avverse, permettendo il volo notturno e gli interventi terapeutici a bordo. Ritengo che l’uso dell’elicottero può essere molto utile In alcuni casi di soccorso primario, come per esempio soccorso in montagna o luoghi impervi. Per soccorso primario si intende il prelevamento del soggetto da soccorrere, dal luogo dell’incidente all’Ospedale di riferimento. Ritengo invece inutile l’utilizzo dell’elicottero, nella nostra Regione, per un trasferimento in continuità di soccorso, cioè da Ospedale a Ospedale, in quanto i tempi di percorrenza in autoambulanza sarebbero minori. 

L’alto costo di gestione di un servizio autonomo (è da considerare la quantità di personale dedicato e la manutenzione del mezzo) non verrà assolutamente ammortizzato dall’utilizzo, contro una più logica e più economica scelta, a mio parere, di convenzionamento con il servizio di una delle Regioni limitrofe.

Infine vorrei parlare di un episodio avvenuto sul finire degli anni ’60.

Nelle vicinanze del casello auto stradale di Fabro si verificò un incidente in cui rimase coinvolto un famoso politico dell’epoca. L’ ambulanza ( Fiat 1100) partita da Orvieto centro storico, arrivò sul posto dopo 45 minuti dalla chiamata. Dopo poco tempo fu data in gestione ai Vigili del Fuoco di Orvieto una autoambulanza F12 Alfa Romeo, per i soccorsi in autostrada.

Non si può augurare ad alcun politico famoso, un qualsivoglia malore o incidente per risolvere gli annosi problemi dell’assistenza sanitaria nel nostro territorio, si può solo sperare che si cambi rotta e si faccia di tutto per migliorare l’attuale situazione di scontento nei confronti dei servizi sanitari.

Dott. Franco Barbabella

Ricordiamo la nostra mail per le segnalazioni: dilloaprometeorvieto@gmail.com e la petizione on line: https://www.change.org/Orvieto-Sanitànegata




Il sistema di prenotazioni non funziona e basta. Anche il sindaco di Orvieto si infogna in improbabili giustificazioni

La misura è colma e se i problemi creati da Covid, mancanza di risorse, le colpe di “quelli di prima” sono superiori alla sua capacità di risolverli, esiste ancora la dignitosa soluzione di lasciare ad altri la responsabilità di affrontare queste responsabilità.

Egregio assessore Coletto,
la preghiamo di prendere atto delle seguenti considerazioni, che le suggeriamo nella speranza che possano aiutarLa a conoscere meglio come impattino sulla popolazione alcune scelte di politica sanitaria da Lei operate e che emergono dalla gestione del CUP unico regionale: una vera iattura.

C’è il caso della signora di 93 anni che è in attesa di un Doppler dal 2019 e la chiamano qualche giorno fa, poi c’è l’altra signora di 87 anni di Orvieto a cui hanno prescritto l’applicazione urgente di holter pressorio. Appuntamento veloce finalmente, dopo 10 giorni, ma a Città di Castello. Poiché l’holter va applicato e tolto il giorno dopo, la signora deve farsi oltre 500 chilometri in 48 ore. E c’è anche il caso dell’anziano che per effettuare una banale uroflussimetria urgente deve recarsi a Terni tra un mese.  

La richiesta di prenotazione, ovunque avvenga, telefono, internet, farmacia o ospedale, arriva al CUP unico regionale, che effettua la prenotazione. Il sistema informatico raccoglie la disponibilità presente in tutti gli istituti regionali in cui sono erogati i servizi, direttamente o in convenzione. Rispetto a questa disponibilità risponde alle domande di servizio indirizzando l’utente verso un istituto che lo eroga.  

I criteri sono tradotti in algoritmi (regole) che dipendono quindi dalle scelte della dirigenza sanitaria.

Si può decidere di definire come criterio soltanto il tempo di risposta, o la posizione geografica, o l’età del richiedente, o l’urgenza. Questi sono soltanto alcuni algoritmi, che sono decisi dagli amministratori e non provengono da coincidenze casuali o interventi divini. Se una signora di 87 anni deve fare 500 chilometri in 2 giorni per un banale holter, quale che siano gli algoritmi, non funziona, è sbagliato, in pratica la Sanità è negata.
Il costo stesso del viaggio indirizza verso utilissimi servizi privati a pagamento, che per fortuna non mancano, anzi, sono in continua crescita.

Poiché questi casi e altri simili che si presentano in tutta la Regione sono sicuramente conosciuti da chi amministra la sanità umbra, dobbiamo dedurre che quanto a noi sembra ingiusto e irrazionale è invece una scelta di politica sanitaria, che subiscono soprattutto i più deboli, gli anziani in prima fila e i poveri.

Anche la sindaca di Orvieto conosce queste situazioni e deve sperticarsi a giustificare politicamente l’inefficienza palese, addirittura accusando in Consiglio comunale i dipendenti del CUP di non seguire le indicazioni dei dirigenti sanitari. A dimostrazione ha portando un caso specifico, da lei risolto con un intervento sul dirigente del reparto interessato. Il sindacato degli operatori del CUP è intervenuto dichiarando di non avere possibilità discrezionali né, quindi, responsabilità.
Aggiungiamo che Tardani dovrebbe forse: a) informarsi meglio sul funzionamento del CUP; b) impegnarsi a risolvere i problemi di tutti i cittadini, non di un singolo che le telefona.
Egregio assessore, la invitiamo a guardare con attenzione la cartina geografica della regione che amministra e rileverà che i suoi 850mila abitanti sono sparsi su un territorio vasto, fatto di piccole aggregazioni, e che non può essere gestito con gli algoritmi che vanno bene soltanto in grandi città fornite di numerosi servizi sanitari e adeguati collegamenti. Se poi si sofferma su una tabella anagrafica, si accorgerà che in Umbria circa il 25% della popolazione è anziana e nell’Orvietano qualche punto in più.
Le sue scelte, egregio assessore, determinano che ad anziani e poveri la Sanità è negata.
Ci perdoni la crudezza e perentorietà del giudizio, ma la misura è colma e se i problemi creati da Covid, mancanza di risorse, le colpe di “quelli di prima” sono superiori alla sua capacità di risolverli, esiste ancora la dignitosa soluzione di lasciare ad altri la responsabilità di affrontare queste difficoltà.




Sospetta frattura? Per il CUP la radiografia dopo due mesi a Gubbio

Iniziano a essere troppe le disavventure di chi si rivolge al CUP per prenotare una visita o un esame diagnostico.  La Cgil ha replicato alla sindaca Tardani ma non c’è alcuna critica nei confronti di chi opera nei vari front office.  La vera critica è nei confronti di chi ha ideato un sistema cervellotico per stessa ammissione dei vertici della sanità umbra, assessore in testa.

L’ultima storia che ci hanno raccontato riguarda un giovane, nome di fantasia Francesco che lamenta un continuo dolore probabilmente per un piccolo incidente a scuola.  Passano pochi giorni e il 2 gennaio i genitori portano Francesco dal medico di famiglia.  Il dottore lo visita e decide di prescrivere una semplicissima radiografia per assicurarsi sulla possibile presenza, o meno, di una micro-frattura.  La ricetta è datata 2 gennaio

La richiesta viene inoltrata in forma smart.  Nella ricetta non è indicata l’urgenza massima. 

Dal 2 gennaio regna il più totale silenzio mentre il piccolo dolore continuo non abbandona il giovane Francesco.  Dal CUP non arrivano notizie.  Ma come d’incanto il 28 febbraio arriva l’agognata risposta, il 2 marzo Francesco finalmente potrà effettuare la sua semplice radiografia.  La soddisfazione dura pochi secondi perché l’operatrice poi specifica che l’appuntamento è all’ospedale Branca di Gubbio.  Sì, non è un errore, proprio Gubbio a oltre un’ora e trenta minuti da Orvieto. Quindi i familiari del giovane Francesco dovranno chiedere un giorno di ferie, non lavorare, accompagnare il paziente a Gubbio, attendere l’esame radiologico e ripartire per tornare a Orvieto.  Insomma circa tre ore di viaggio tra andata e ritorno, a cui aggiungere il tempo necessario per la radiografia.  Troppo anche per chi, come in questo caso, può decidere di utilizzare la sanità privata o di partire il 2 marzo destinazione Gubbio Ospedale di Branca. 

Era novembre quando in pompa magna veniva presentato il progetto di Casa di Comunità e il robot di ultima generazione per la sala operatoria in comodato gratuito per due anni.  In quella sede a fronte delle vibrate proteste del pubblico, non telecomandato, l’assessore Luca Coletto ha spiegato che il nuovo algoritmo CUP stava evidenziando delle serie incongruenze.  Le incongruenze tradotte, sono i viaggi a cui vengono obbligati gli assistiti umbri per poter avere diritto alle prestazioni sanitarie.

La vera riflessione da fare è: vale ancora la pena insistere con chi è riuscito e proseguire la strada del peggioramento che aveva portato alla sonora sconfitta del Pd e del centro-sinistra alle ultime elezioni regionali?  La pandemia non può essere la scusa buona per ogni tipo di disservizio.  Si tratta della salute, bene primario e garantito dalla Costituzione.  Se viene sbagliato l’algoritmo la colpa a monte è di chi decide le regole; se non si riesce a assicurare il normale funzionamento di un ospedale la colpa non può essere sempre di altri; se medici e infermieri mancano la colpa non è solo del numero chiuso, perché ai concorsi per altri lidi partecipano e i professionisti già occupati “salutano” Orvieto appena possibile.

Chi vince si conferma mentre chi perde, come in questo caso, si sostituisce perché i cittadini non possono soffrire per errori altrui, non possono pagare per algoritmi folli che obbligano tanti a tour non volontari della bellissima Umbria.




Mai così isolati e inascoltati, soprattutto per colpa nostra. È ora di reagire

La storia dell’emarginazione di Orvieto, che in realtà per molti versi è autoemarginazione, è lunga. Qualche decennio fa il centralismo amministrativo e politico della regione faceva tutt’uno con il centralismo politico del PCI, con connivenza di alleati e oppositori. I rappresentanti da eleggere al Parlamento o al Consiglio regionale venivano decisi a Roma o a Perugia, al massimo con qualche spazio per Terni, e Orvieto semplicemente accettava ed eseguiva. Chi tentava di opporsi veniva emarginato e tollerato o espulso. Risultato di questa miope e violenta logica centralistica l’impoverimento della classe dirigente locale e alla fine la rinuncia ad avere rappresentanti in Parlamento e in Regione. Brutta e deprimente tradizione di marginalità, che nei decenni più recenti si è trasformata in prassi trasversale passivamente praticata e accettata come se fosse normale. Oggi siamo al punto che nemmeno ce ne preoccupiamo. Mai così rinunciatari, mai così isolati e inascoltati. Se ne è avuta ancora una volta netta percezione nel Consiglio comunale di martedì scorso nello spazio riservato alle questioni a risposta immediata.

Il collega Giovannini ha chiesto se l’Amministrazione fosse al corrente del parere positivo dato dalla Regione al progetto di parco eolico “Phobos” tra Orvieto e Castelgiorgio e perché non sono state presentate osservazioni nel periodo della riapertura dei termini. Il vicesindaco Mazzi si è detto all’oscuro di questa decisione della Regione ed ha promesso di interessarsi insieme agli amministratori di Castelgiorgio. Beh, francamente, non avere informazioni su questioni di impatto territoriale come questa del progetto Phobos, immagino senza volontà del vicesindaco, rende tristemente plastica l’estraneità di Orvieto e del territorio orvietano dal potere reale.

Per parte mia ho fatto osservare per l’ennesima volta alla sindaca che continuano i disservizi del sistema sanitario dell’Umbria che coinvolgono pesantemente anche il nostro territorio: oltre alle liste di attesa, mancanza quando di personale quando di strumentazione adeguata, personale che deve venire ad Orvieto e non viene, spostamento conseguente dei cittadini anche per operazioni normalissime e banali da Orvieto ad Amelia, a Terni, a Foligno, e per evitarlo i cittadini costretti a rivolgersi ai privati. La sindaca ovviamente si è detta informata e, oltre ad esprimere una larvata accusa di inadempienza all’assessore Coletto, se l’è presa soprattutto con il funzionamento del CUP muovendo anche accuse al personale di non fornire informazioni corrette agli utenti.

Evidentemente lontani i tempi in cui tutto andava bene e le minoranze venivano bacchettate ogni volta che sollevavano un problema reale evidente a tutti. Anche in questo caso è emersa con plastica evidenza la marginalità del potere locale rispetto a quello regionale, l’errore di aver accettato passivamente per lungo tempo le logiche centralistiche con rinuncia non solo a progettare autonomamente lo sviluppo e ad inserirsi con il coraggio della sfida nei sistemi decisionali generali, ma anche a dare battaglia perché fossero garantiti almeno i servizi essenziali. Si sono perse occasioni e possibilità importanti per accontentarsi di qualche piccola concessione e qualche finanziamento qua e là, peraltro per più di un aspetto senza nessuna garanzia di realizzabilità.

Ci sono già troppe occasioni perse. Se ne aggiungerà presto un’altra se non si sposerà decisamente un’idea progettuale capace di determinare una svolta nelle prospettive di sviluppo di questa parte dell’Umbria. L’idea progettuale c’è, è il MOST, il Museo dei Tesori Nascosti, il Museo dei Musei. La proposta è stata approvata all’unanimità sia dal Consiglio comunale che dal Consiglio regionale. Però si ha l’impressione che non sia stata presa sul serio. C’è aria di scetticismo e di rinuncia. Non va bene. Sarebbe un vero peccato, imperdonabile, se anche in questo caso si andasse avanti alla stracca, senza crederci e facendo percepire agli interlocutori che in realtà non ci si crede. Troppe volte i primi distruttori delle nostre speranze siamo stati noi stessi.




PrometeOrvieto, “salviamo il Distretto Sanitario di Orvieto per un servizio migliore e vicino ai cittadini”

L’azione di vicinanza alle persone che subiscono i disservizi della Sanità umbra è rivolta a singoli casi, veri, sofferti, subìti, che ci vengono segnalati ed in cui ciascuno di noi si ritrova.   Vogliamo farli emergere e li segnaliamo con continuità agli amministratori responsabili della Sanità per offrire un contributo a migliorare questa condizione di forte difficoltà.

Il supporto tecnico amministrativo è fondamentale per far funzionare l’organizzazione sanitaria

Quando si parla di Sanità, si fa quasi sempre riferimento al personale sanitario e si parla di malattia, di diagnosi, di cura diretta o strumentale.  Non si parla e non si pensa al contesto necessario affinché l’attività sanitaria venga espletata al meglio a favore del malato.

Non si parla mai dell’organizzazione, del supporto tecnico e amministrativo di cui si deve avvalere il personale sanitario per ottimizzare il suo intervento. Eppure questo ambito operativo è importantissimo affinché l’attività sanitaria si esplichi al meglio, sia efficiente e soprattutto efficace.

Il Distretto sanitario motore della medicina territoriale

Il Distretto, così come disciplinato nel Testo unico in materia di sanità e servizi sociali (L.R.09/04/2015, n.11) è l’articolazione territoriale e organizzativa della unità sanitaria locale per lo svolgimento delle attività finalizzate alla promozione della salute, alla prevenzione, alle cure e alla riabilitazione, tramite la gestione integrata delle risorse della unità sanitaria locale e degli enti locali.
Serve infatti una valutazione attenta dello stato di salute della popolazione, vicina ai bisogni della stessa e l’attività del Distretto è fondamentale in quanto centro di riferimento per l’accesso a tutti i servizi erogati e deputato al perseguimento dell’integrazione fra le diverse strutture sanitarie, sociosanitarie e socio assistenziali presenti sul territorio compresa l’organizzazione della medicina territoriale.

Il Piano Sanitario Regionale 2022 /26 presentato dalla Giunta Regionale dell’Umbria per l’approvazione, giustifica la riduzione dei Distretti da 12 a 4 asserendo che in Umbria c’è una forte disomogeneità nelle modalità di erogazione delle prestazioni, conseguenza della eccessiva frammentazione distrettuale e, quindi, serve un cambio di prospettiva verso un sistema sanitario “più vicino” alla comunità, in grado di garantire “equità” nell’accesso ai servizi.

Si dice tutto e il contrario di tutto. Come si fa a realizzare un sistema Sanitario più vicino alla Comunità, quando se ne allontana il Governo? si parla di “equità” quando le assurde situazioni create intorno alle prenotazioni e alle liste di attesa per visite specialiste obbligano nei fatti molti cittadini e cittadine a rivolgersi alla sanità privata.  Una organizzazione efficace deve offrire alla popolazione risposte esaurienti e  consapevoli, deve mettere in atto delle variabili possibili, da adottare all’occorrenza in modo tempestivo.
Se il Distretto svolge il suo ruolo primario di garantire, sul territorio di riferimento, la medicina preventiva, la diagnosi e la cura ambulatoriale, garantirà nel contempo che l’Ospedale  si  applichi esclusivamente ed efficacemente per la diagnostica e la cura delle patologie urgenti,  sia cioè un Ospedale per acuti.

Distretto sanitario: perché deve essere mantenuto ad Orvieto

Noi crediamo chela gestione accentratadi un Distretto molto più ampio, quello che risulterebbe dall’approvazione del PSR una volta costituito il Distretto AUSL 2 SUD OVEST, ridurrebbe ulteriormente il livello di assistenza nel nostro territorio a causa della distanza dai centri decisionali.   Lo dimostrano i fatti pregressi. La risposta sanitaria nel nostro territorio è andata peggiorando ogni qual volta c’è stato un allontanamento della sede di Governo. Prima con la soppressione della sola USL di Orvieto e l’annessione a Terni e per ultimo addirittura a quella di Foligno. Si è registrato un lento, inesorabile depauperamento dei servizi a livello territoriale e in maniera più critica nel Presidio Ospedaliero “Santa Maria della Stella”, “ingolfato” (come disse la Sindaca) dalle richieste non soddisfatte a livello territoriale e oggi ancora riconosciuto come DEA di 1° livello, ma solo sulla carta.

Nell’Orvietano oggi il Distretto è ancora giuridicamente funzionante, ma nel tempo è stato impoverito e depotenziato. Manca un Direttore a tempo pieno, manca da anni un dirigente amministrativo, non per carenza di personale titolato ma per volontà della Direzione generale e amministrativa, che ha accentrato tutte le figure dirigenziali a Terni e Foligno.
Se nel nostro Distretto il personale sanitario è carente, quello amministrativo non lo è affatto, ma è prevedibile che questo importante  supporto  amministrativo verrà  ulteriormente ridotto in loco, in quanto l’assessore alla Sanità regionale Coletto, durante l’ Assemblea Legislativa del 20.12.22 che discuteva di una mozione presentata dalla minoranza consiliare avente ad oggetto “Per una Sanità Pubblica, universalistica ed inclusiva “, ha dichiarato , tra l’altro che “ non si chiuderanno  ambulatori ma si farà economia di scala, risparmiando sulla gestione amministrativa dei Distretti”.

Quindi perderemo anche ulteriori posti di lavoro. (Per la cronaca, la mozione di cui sopra è stata respinta con i 12 voti dei consiglieri di maggioranza).  AUSL 2 di Foligno ha mantenuto la sede direzionale a Terni, ma come può ben governare e gestire la Sanità nel nostro territorio, così distante e diversificato, se non ha sul posto dirigenti sanitari e amministrativi di riferimento, con poteri e responsabilità consone al ruolo?

Taglio dei servizi e dei posti di lavoro che mortifica la Sanità e l’economia dell’Orvietano

La Regione Umbria con l’impostazione data al Piano Sanitario Regionale 2022/2026 è contraria alla logica di buon governo, perché pensa di migliorare gli standard di assistenza andando a tagliare servizi e posti di lavoro laddove la posizione geografica, la predominante cultura agricola, la mancanza di attività imprenditoriale hanno prodotto spopolamento, allontanamento di giovani energie che hanno messo in crisi la struttura sociale ed economica del territorio. La Sanità è l’unica azienda importante nel nostro territorio e non dobbiamo accettare, ancora una volta, che si venga privati di un centro decisionale che se riconosciuto e potenziato, come la legge impone, sarebbe in grado di supplire alle carenze organizzative causa di molti disservizi.

Ci auguriamo che le forze politiche locali e le organizzazioni sindacali che si sono dichiarate contrarie alla chiusura del distretto ribadiscano con forza questa volontà.

L’Orvietano, il territorio di riferimento del nostro ragionamento

L’area interna dell’Orvietano è composta da Comuni che fanno da cerniera fra l’Umbria Sud –Ovest, la Toscana e il Lazio.  La popolazione non raggiunge certo le 100.000 unità previste per la costituzione di un Distretto, ma la posizione geografica, la disagiata struttura morfologica, l’alto indice di vecchiaia della popolazione giustificano una eccezione alla regola, tra l’altro contemplata dal Piano sanitario nazionale. Orvieto, sede del Distretto e di un Ospedale DEA di 1° livello, dista tra 80 e 100 chilometri dai due Ospedali DEA di 2° livello, dotati di tutte le specialità di cura e intervento, Perugia e Terni.  Si devono poi aggiungere i chilometri che gli abitanti dei vari comuni devono percorrere per raggiungere l’Ospedale di primo intervento.

Distanze fra i vari Comuni e Orvieto, sede dell’Ospedale Dea di 1° livello.
Ne citiamo alcuni: Allerona km 11; Castelgiorgio km.17; Castelviscardo km.12,6; Parrano percorso A1 km.40; Monteleone di Orvieto percorso A1 km. 37,5; Montecchio km.25,4 ; Baschi km. 14,2.

Alcuni comuni, i più distanti, possono utilizzare l’A1, ma la gran parte si trova in zone collinari con la popolazione collocata anche nelle frazioni e tutto ciò complica notevolmente i contatti con il centro di prevenzione e cura, oggi previsto a Orvieto, ma dopo l’approvazione del Piano Sanitario Regionale … dove? Il piano non lo dice.

Orvieto sede di governo del distretto ausl2 sud ovest. Una proposta ragionevole

Dato che nella proposta di Piano Sanitario Regionale 2022/ 26 non è individuata la sede del nuovo Distretto, suggeriamo una soluzione che risolverebbe il problema. Se la Regione non ritiene valide le nostre argomentazioni sulla necessità di mantenere il Distretto di Orvieto a causa prioritariamente della distanza da Terni e Foligno, il tipo di popolazione, la morfologia disagiata del territorio, non avrà problemi a decidere che la sede di governo del nuovo Distretto AUSL  2 SUD – OVEST sia fissata ad Orvieto, offrendo anche un contributo economico e sociale alla nostra mortificata area interna.

Fonte: Associazione PrometeOrvieto




La lunga odissea di chi vuole rinnovare un piano terapeutico tra CUP, ricette, medico e viaggi vari

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota di PARTECIVILE A.ps TDM Orvieto riguardante una delle troppe storie di liste d’attesa, cambi di ricetta, viaggi che molto pazienti devono affrontare per ricevere le cure necessarie.

Siamo al solito problema, oltre alle liste d’attesa interminabili, che costringono quasi tutti a dirottare verso visite specialistiche ed esami diagnostici a pagamento, in strutture private, vanificando il diritto alla sanità pubblica, ci si mette ora anche la burocrazia. Un signore si è recato presso il CUP per prenotare la visita semestrale per il rinnovo del piano terapeutico, necessario per ottenere i farmaci usati da sua moglie per la cura dell’Artrite Reumatoide di cui è affetta da oltre 30 anni e, come se nulla fosse, l’hanno dirottata proponendole una visita a Terni.

Come è noto purtroppo l’unico medico specialista in organico presso l’ospedale ha lasciato da tempo il suo posto di ruolo, licenziandosi per continuare più libero nel suo lavoro in una nota struttura privata. Ma il povero sig Mario prima di decidere il da farsi e come organizzarsi, per questa gita fuori porta, ha chiesto notizie anche in Direzione Ospedaliera, sul perché costringono tanti pazienti a questi viaggi, solo per vedersi rinnovare un piano cure usato da anni. Mario si domandava perché durante il Covid i medicinali venivano concessi senza il bisogno della firma dello specialista, e perché, nell’era dell’informatica non si potessero usare i mezzi di comunicazione per diagnosi a distanza, come viene tuttora fatto nel caso delle commissioni per l’invalidità che, esercitano il loro ruolo anche con la non presenza del malato, proprio per evitare disagi o contagi. Insomma abbiamo posto il quesito direttamente al Sindaco che si è subito interessata, facendo pressione sul D.G. ora siamo in attesa di decisioni e visto che l’unico medico in convenzione è stato attivato su Terni, che almeno una volta al mese sia disponibile anche ad Orvieto, oppure che la ASL si convenzioni con specialisti che già operano in privato.

Il racconto si conclude con un ironico “ricetta bianca o ricetta rossa”. Mario vedendo che la soluzione non si avvicinava, responsabilmente tornava al CUP con la abituale ricetta del medico di base (Bianca) ma dopo la fila allo sportello gli dicevano che purtroppo, a seguito dell’ avvio del nuovo cup regionale il P.C. quella mattina non riconosceva il modello presentato, per cui facendo qualche decina di KM lo sfortunato ritornava alla casella di partenza, dal medico di base per trascrivere la richiesta sulla vecchia ricetta Rossa (per intenderci quella che era stata abolita). Prima di partire per ritornare al Cup ha fatto la prova Farmacia, ma qui era a la Rossa che non veniva riconosciuta, finalmente dopo il terzo viaggio al Cup, con la Bianca e la Rossa in mano, riusciva a fare la prenotazione che non era più per Terni ma a Magione. L’episodio ci ricorda tanto Gigi Proietti anche lui Umbro, quando parlava in una sua gag, della Vacca Bianca e di quella Nera, di colore diverso, ma tutte e due sue.

PARTECIVILE A.ps TDM Orvieto




PrometeOrvieto, “ma l’ospedale di Orvieto è veramente un DEA di I livello?”

Da oltre vent’anni l’ospedale Santa Maria della Stella di Orvieto è qualificato come Dipartimento di emergenza e accettazione, un DEA di primo livello. Insomma, dovrebbe avere la funzionalità dell’ospedale che ci ricordiamo, quella di qualche anno fa, almeno quella, seppure non del tutto soddisfacente. Di quando, senza troppe pretese, una visita specialistica era possibile, le analisi e i risultati si avevano in un paio di giorni, un’ernia o simili erano interventi di routine, non straordinari. Il DEA di primo livello non era e non è una gentile concessione al nostro territorio, ma è previsto per garantire l’omogeneità dei servizi, data la posizione geografica e il livello di comunicazione viaria dell’Orvietano, in ottemperanza alle linee guida pubblicate sulla Gazzetta ufficilae n°1/1998.

In allegato proponiamo una tabella in cui sono evidenziati gli àmbiti operativi di un DEA di primo livello, quelli previsti dalla normativa nazionale e dalle scelte regionali, da cui emerge plasticamente la situazione. Mancano medici e infermieri e dove ci sono, o quasi, il sistema non funziona ugualmente. Tutto nasce da qui: le disfunzioni che numerosi cittadini segnalano, le liste d’attesa nelle visite specialistiche e nelle operazioni chirurgiche anche più consuete, addirittura le lunghe attese anche per le analisi, quando fino a non molto tempo fa la prestazione era effettuata a pochi giorni dalla prenotazione.

Naturalmente la tabella può presentare qualche imprecisione, perché le situazioni possono cambiare anche giorno per giorno, ma comunque è aggiornata a questo inizio 2023. Importante è che affiora un quadro che presenta mancanza di personale in quasi tutti i reparti e anche dove il personale è quello previsto, come Endoscopia, fare un esame o un intervento è un’impresa. È sufficiente rilevare che l’incarico di direzione ospedaliera è ricoperto da un “medico a scavalco”, cioè diviso tra direzione del suo reparto e direzione dell’ospedale, per comprendere come la Regione non dia importanza all’organizzazione, che costituisce attività primaria di un DEA di primo livello e che è determinante per la qualità dell’offerta sanitaria. Anche chirurgia generale, dove tra medici strutturati e specializzandi l’organico dei medici risulta completo, è difficile pensare a un’ernia o qualcos’altro del genere senza mettersi in attesa per mesi, non si sa mai quanti. Drammatica la situazione di Ortopedia, dove i medici sono la metà di quelli previsti e dove mancano due infermieri e due Oss. Manca l’UTIC, l’unità di terapia intensiva cardiologica, che è un reparto ospedaliero specializzato nella gestione clinico-assistenziale del paziente affetto da sindrome coronarica acuta o patologie cardiologiche di particolare gravità che ne mettono direttamente in pericolo la vita. Deve esserci e non c’è.

In questa condizione di sofferenza è evidente che le visite specialistiche sono sopraffatte dalle esigenze dettate dall’urgenza. A parte ovviamente l’intramoenia, servizio previsto e garantito con una rilevabile efficienza, ma che pesa gravemente sui pazienti. Non può essere questa la Sanità che vogliamo, neppure crediamo la auspichi chi ha responsabilità amministrative, dai sindaci in su.

Ma questa è. E i numeri, uno più o uno meno, questo ci raccontano.




PrometeOrvieto, “tante segnalazioni su liste d’attesa nella sanità, ora le inviamo alle istituzioni sperando che così comprendano meglio i problemi”

Il 6 dicembre sorso, durante un partecipato incontro pubblico che abbiamo organizzato a Ciconia di Orvieto, ci siamo assunti l’onere di raccogliere segnalazioni di quanto non va nelle prestazioni sanitarie e di trasferirle alla Regione e al Comune di Orvieto.
Abbiamo anche aperto un indirizzo email dilloaprometeorvieto@mail.com
Il fine che perseguiamo è quello di “fare qualcosa”, di aiutare gli amministratori regionali a comprendere i problemi attraverso la loro puntuale casistica e chi subisce disagi di non sentirsi soli, che si può agire e che faremo tutto quanto ci è possibile.
Di seguito pubblicheremo brani di alcune comunicazioni emblematiche. Da quanto abbiamo rilevato risultano almeno due fatti chiarissimi.
Uno: in tutta la Regione le prenotazioni hanno tempistiche folli, di mesi o anni, che si riducono a due o tre giorni nel caso si scelga l’intramoenia.
Due: le prenotazioni non seguono una logica geografica o di età, per cui la prenotazione può essere a Orvieto per un paziente di Norcia o il contrario.
Tutti i ragionamenti relativi ai problemi creati dal Covid e alla mancanza di risorse, comuni a tutt’Italia, non servono a risolvere i problemi, ma soltanto a segnalarli. Ancor più se la presidente Tesei dichiara ufficialmente, in risposta al consigliere Tommaso Bori, che “abbiamo 2,35 medici ogni mille abitanti e 5,66 infermieri ogni mille abitanti: dati massimi a livello nazionale. Visto che però sembrano pochi, si rende necessaria una loro nuova redistribuzione per coprire le esigenze. Il costo degli amministrativi è del 20% della spesa totale: si tratta di un sovrannumero che toglie risorse per il resto del personale.
Insomma, ci sembra proprio che ci sia da lavorare senza dilungarsi sui danni lasciati da “quelli di prima”, sul Governo (di destra) che non investe, sugli strascichi del Covid “cancellato per decreto” dal Governo (di destra). Bisogna sapere come operare, avere l’autorevolezza necessaria e soprattutto volerlo.
Certo è che così non va, non va bene e non è giusto. La constatazione che tutto si risolve facilmente e velocemente soltanto pagando segnala una realtà inaccettabile.
Scrive CR che “ho iscritto mio figlio alla lista in oggetto (dentista) a Novembre 2016 al compimento dei 6 anni (ossia appena consentito dalla USL di competenza) ma ad oggi, a distanza di 4 anni, non siamo stati ancora chiamati.”.
D.C. ci segnala che “dall’11 marzo che sono in attesa di un esame senologico strumentale e ancora non mi hanno chiamato. Ho fatto diverse telefonate, chiaramente, non sa niente nessuno. Per assurdo mi hanno chiamato per lo screening mammografico ma sono stata esclusa perché io la prevenzione non la devo fare perché il tumore già l’ho avuto.”.
E poi un altro caso emblematico di incomprensibile confusione: “Racconto la storia di mio marito: 75 anni senza problematiche particolari, a giugno inizia ad accusare giramenti di testa che si fanno sempre più frequenti. Il medico prescrive visita otorino ed ecodoppler dei vasi del collo richiedendo lui stesso la prenotazione con urgenza entro i 30 GG. Questo accade a fine giugno. Arriva il messaggio visita otorino a Terni a fine luglio. Ecocolor doppler inserito in lista d’attesa. Siamo andati al CUP per capire se fosse possibile fare la visita otorino ad Orvieto, ci è stato detto di sì, abbiamo annullato la precedente prenotazione ed il giorno successivo fatta la visita dal dottor Carboni, esattamente 20 giorni prima della visita prenotata per Terni. Prima domanda: perché accadono queste cose? Il meglio è arrivato dopo. Per l’altro esame non arrivava mai la comunicazione della data, telefonate su telefonate al CUP, ore interminabili di attesa senza giungere a soluzione. Poi mi sono arrabbiata ed ho preso a male parole il povero operatore, dopo 10 minuti arriva il messaggio, appuntamento fissato per il 16 di ottobre a Terni in una struttura convenzionata. Fatti due conti abbiamo deciso di andare al Cidat a pagamento. Per fortuna nulla di grave. Purtroppo questa è la situazione, dall’alto vogliono la sanità privata e ci stanno riuscendo perché creano il problema che si risolve solo rivolgendosi al privato. Che schifo.
Il tono deluso e arrabbiato di F.M. è comprensibile, anche di fronte a un evidente incomunicabilità nel CUP.
Ancora: “ mio padre si frattura un dito, va al pronto soccorso di Orvieto, dopo una lunga attesa gli comunicano che è banale frattura che prevede un intervento.
Gli viene comunicato che questo intervento non lo fanno più ad Orvieto e che deve andare a Terni, quindi passare dal loro pronto soccorso, meglio se di pomeriggio. Nessun invio quindi è stato fatto da Orvieto, mio padre è andato al pronto soccorso di Terni e ha fatto nuovamente la trafila.
Qui gli hanno confermato che era da operare e lo hanno chiamato per la settimana successiva. Poi è dovuto andare per il controllo, una visita in cui gli hanno tolto la fasciatura, guardato i punti e messo il disinfettante. Dovrà tornare per togliere i punti. 4 viaggi a Terni, in cui non potendo guidare, ha chiesto a noi familiari di accompagnarlo. Quindi abbiamo preso permessi/ferie etc e in parte si è organizzato da solo andando con il treno, quindi attendendo due ore prima e due ore dopo la visita perché il treno non c’era.
Posso capire essere inviati a Terni per interventi importanti che richiedono specializzazione e reparti dedicati, ma per interventi come questo è possibile che si debba chiedere alla cittadinanza di andare a Terni quando potrebbe essere risolto sul territorio?  Almeno evitare l’accesso al pronto soccorso di Terni e la visita di controllo
”.
Ci racconta S.M. che “sembra che in tutta l’Umbria, quindi Usl Umbria 2 e 1, non ci sia più un dermatologo disponibile in regime SSN. Da 2 mesi esatti, prescrizione alla mano, provo a prenotare una visita dermatologica tramite cup.regione.umbria.it e non trovo disponibilità pur estendendo la ricerca a tutta la regione. Non appaiono nemmeno appuntamenti a 6/12 mesi, nulla.

È credibile che tutti i dermatologi delle Usl umbre siano già impegnati per tutto il 2023 e oltre?Mi rivolgo a voi sperando che la voce di noi cittadini e contribuenti possa essere ascoltata da chi si occupa della gestione del servizio sanitario.”.

M.Z. segnala che “Ma non è che dall’altra parte dell’Umbria le cose vadano meglio.”

R.B. ci racconta che “sono due mesi che cerco di prenotare una visita oculistica per mia madre, 83 anni, che ha avuto in passato delle piccole ischemie in un occhio. Non la cerco dietro la porta, ma nemmeno così lontano da dover traversare mezza regione o più. Ad oggi, le uniche opportunità, che non ho accettato, erano Orvieto, oppure Branca. Partendo da Cascia, con una persona anziana e malata. Ditemi voi se va tutto bene.”
Questi sono soltanto alcuni casi, tutti uguali, tutti determinati dalla sciagurata scelta di organizzazione della prenotazione, senza filtro di età e di residenza, con un evidente utilizzazione dei medici irrazionale e comunque non funzionale, soprattutto alla luce della disponibilità di medici superiore alla media nazionale.

Spediremo al Presidente della Regione, all’Assessore alla Sanità, al Direttore generale della USL UMBRIA2 e anche per conoscenza al Sindaco di Orvieto, al Responsabile del distretto e al Direttore sanitario del territorio tutte le segnalazioni pervenute con la speranza che vogliano attivarsi per fare di più per i cittadini che sono a disagio; chiederemo inoltre un appuntamento all’assessore per poter meglio comprendere e, eventualmente, essere utili.

Aiutiamoci ad aiutarci. dilloaprometeorvieto@gmail.com

Firma la petizione: https://chng.it/tFKg7Hp6RC




PD, la Regione dice l’emodinamica non si deve fare, ma il sindaco che ne pensa?

Il reparto di emodinamica a Orvieto non si farà. Non sono bastate la mozione di maggio 2020 votata all’unanimità dal Consiglio Regionale né le oggettive necessità di un territorio di confine lontano dai grandi centri di erogazione di servizi sanitari e proprio per questo inserito tra le aree interne della regione.  L’assessore regionale Morroni ha detto che un laboratorio di emodinamica a Orvieto “non è sostenibile per l’appropriatezza degli interventi e per l’impegno economico che sarebbe richiesto”. Per le persone colpite da infarto e da ictus ci sarà, confidando nella clemenza e sulla potenza della divina provvidenza, l’elisoccorso. Peccato che la convenzione con la regione Marche sia scaduta da oltre un anno.
Lo schema di questa giunta regionale è chiaro: da una parte si mostrano i vetrini colorati della chirurgia robotica mentre dall’altra si condanna l’Ospedale di Orvieto all’irrilevanza. A cosa è servita la passerella del 29 novembre 2022 quando tutti i vertici regionali e locali proclamavano una serie di interventi ed investimenti sulla sanità del territorio?
Si velocizzano le liste d’attesa cancellando quelli che da mesi o anni erano in attesa di visite perché si è deciso – oggi – che sulla richiesta doveva essere indicato l’esigenza diagnostica. E quando le prenotazioni rimangono, si indicano sedi improbabili e lontane, cosicché il malato si trova sballottato tra le diverse sedi sanitarie, come se girare le impervie strade dell’Umbria fosse un piacevole e amabile privilegio che tutti i cittadini possono permettersi (non si pensa a chi non è minuto di un mezzo, agli anziani soli)
Questo governo regionale di destra è un campione del gioco dell’oca sulla pelle della salute dei cittadini. Ci saremmo aspettati una presa di posizione da parte del sindaco di Orvieto, impegnato così intensamente a difesa del diritto alla salute e all’accesso alle cure dei nostri concittadini, ma così non é stato.  Tanto ci pensano da Perugia. Sul laboratorio di emodinamica la prima cittadina non ha pronunciato una parola che fosse una, così come sulle altre e numerose questioni sanitarie. Sulla REMS ha tentato un cauto sostegno ma poi è tornata sui suoi passi sospinta dalla pubblica esecrazione. 
L’importante oggi, in via Garibaldi, sembra essere una debole e fantasiosa idea di città in cui avremo tra qualche anno l’Ospedale vero, infiacchito e minimale, e un Ospedale di Comunità, quello nella scomoda e costosissima soluzione di piazza Duomo, destinato, prima o poi, a diventare struttura privata per la felicità di quanti pensano che la salute non sia più un diritto costituzionale.

Partito Democratico di Orvieto




Inaugurata la nuova Tac multistrato all’ospedale di Acquapendente grazie ai fondi del PNRR

Il 31 gennaio all’ospedale di Acquapendente è stata inaugurata la nuova tac multistrato di ultima generazione finanziata, tramite fondi Pnrr, dalla Regione Lazio per un importo di circa 230mila euro. La strumentazione garantisce un miglioramento sensibile della qualità del servizio erogato, consentendo l’acquisizione di immagini veloci, più facilmente interpretabili, con la possibilità di ricostruzione di immagini multiplanari (come la risonanza), nonché di immagini tridimensionali. All’incontro, oltre al direttore generale ff della Asl di Viterbo, Antonella Proietti, hanno partecipato tra gli altri: il sindaco di Acquapendente, Alessandra Terrosi, il direttore della unità operativa Diagnostica per immagini, Mariano Ortenzi, e il direttore dell’unità operativa Medicina generale e coordinamento clinico, Giovanni Valeri. “La nuova strumentazione – commenta Mariano Ortenzi -oltre a garantire una evoluzione in termini di comfort del paziente, durante tutto il tempo di esecuzione della prestazione, allinea l’ospedale sui più alti livelli di efficienza tecnologia, gli stessi che siamo in grado di erogare all’ospedale di Belcolle. Il macchinario, tra le altre funzionalità, consente una effettiva comunicazione in tempo reale con tutta la rete radiologica aziendale, con la possibilità di consultazione e di refertazione da parte dei nostri professionisti in qualsiasi nodo dislocato sul territorio”.

“Siamo estremamente soddisfatti per l’entrata in funzione della nuova tac multistrato di ultima generazione presso l’ospedale di Acquapendente – aggiunge il sindaco Alessandra Terrosi -. Ciò rappresenta un essenziale miglioramento delle prestazioni sanitarie erogate da questo presidio, nonché una sua maggiore integrazione nel sistema sanitario territoriale, dal momento che l’intera rete ospedaliera del viterbese è stata dotata di eguali attrezzature di questo genere. Il tutto a vantaggio dei pazienti. Questi risultati sono il frutto della collaborazione positiva stabilita nel corso degli anni con la Asl e con la Regione Lazio, che ringrazio”. “Proseguiamo senza soluzione di continuità – conclude il direttore generale ff della asl viterbese, Antonella Proietti – il percorso di progressivo ammodernamento del parco tecnologico a disposizione dei nostri professionisti, in tutta la rete ospedaliera della nostra provincia, ma anche sul territorio. Proprio questa mattina, prima della cerimonia di inaugurazione, sempre presso la radiologia aquesiana, abbiamo effettuato un sopralluogo nei locali dove si sta allestendo il nuovo ecografo che entrerà in funzione tra qualche giorno. Altri due ecografi, sempre di ultima generazione, saranno attivati a Montefiascone e a Belcolle. Questo importante e poderoso impegno economico e organizzativo risponde a specifici bisogni di salute e a delle esigenze espresse dal nostro personale sanitario, al fine di migliorare costantemente la qualità del servizio erogato ai cittadini assistiti della Tuscia”.