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Liste d’attesa, realtà a fake news?

Ciascuno di noi ha avuto a che fare negli ultimi anni con le crescenti difficoltà della Sanità pubblica nel garantire diagnosi e cura agli italiani in tempi adeguati.

Queste difficoltà si traducono in interminabili tempi di attesa per i cittadini che, di fatto, si trovano a non potere usufruire di un servizio pubblico fondamentale, a meno che non mettano mano al portafoglio rivolgendosi alle strutture sanitarie private o intramoenia.

Mentre le Regioni si affannano per far quadrare i conti sempre più sconquassati del settore con modesti interventi, stanno sottovalutando, volutamente o no, una situazione di fatto che sta mutando radicalmente l’organizzazione, facendo arretrare i servizi forniti dal pubblico.

E’ un dato di fatto che nel territorio orvietano le prestazioni sanitarie concernenti esami strumentali e visite specialistiche siano erogate per circa l’80% da strutture private, che nel frattempo hanno avuto un rilevante sviluppo proprio per bilanciare le progressive difficoltà della Sanità pubblica.

Se consideriamo infatti che i pazienti che si rivolgono alle strutture pubbliche pagano il ticket, aspettano mesi per l’erogazione del servizio e magari devono percorrere anche più di cento chilometri per farsi visitare od eseguire l’esame strumentale, appare chiarissimo come l’offerta professionale ed economica delle strutture private in loco appaia più conveniente ed immediata.

Una situazione come quella descritta mina alla base quanto previsto dalla nuova organizzazione sanitaria, rendendo inefficace il fascicolo sanitario elettronico (strumento fondamentale per prevenzione e cura). Appare evidente a tutti che, se questo strumento – che può avere indubbi e decisivi vantaggi per la vita di tutti noi – viene adottato soltanto dalla sanità pubblica, non serve ad un bel niente perché privato dell’80% della storia del paziente.

Stando così le cose, Il dibattito sulle liste d’attesa nella sanità pubblica non ha più alcun senso, visto che i dati ufficiali che misurano le circa 70 prestazioni fornite da Ausl Umbria2, come abbiamo avuto modo di riscontrare nella nostra indagine del novembre scorso, sono inesorabilmente fermi al gennaio 2023.

Come si può gestire qualcosa che non si è in grado di misurare?

La Regione Umbria ci dica allora chiaramente quale percentuale di prestazioni vuole erogare nel territorio orvietano, ci fornisca i dati sul livello dei servizi forniti con trasparenza, dettaglio e rapidità, migliori la qualità dei suoi sistemi informativi che appare non adeguata, senza prenderci in giro con affermazioni generiche ed assertive di efficienza.

Il deterioramento nella fornitura dei servizi diagnostici e specialistici è evidente e la misura è nel portafoglio dei cittadini o nell’accresciuta rinuncia alle prestazioni da parte dei cittadini più fragili.

CHI E’ OGGI IL NOSTRO INTERLOCUTORE?

Forse dovremmo cominciare a considerare le strutture sanitarie private il nostro principale interlocutore e trattare e contrattare prestazioni e prezzi direttamente con loro.

Pensiamoci




La grande corsa alle assunzioni tra ospedali e USL ma Orvieto sembra non esserci

A sei mesi dalle elezioni regionali e a ridosso di molte tornate locali qualcosa si muove nel mondo della sanità per quanto riguarda le assunzioni e stabilizzazioni.  Il piano delle assunzioni riguarda sia le due aziende ospedaliere che le Usl umbre.  Non può mancare ill costituendo terzo polo ospedaliero di Foligno-Spoleto-Trevi.  Lo spiega benissimo Luca Benedetti in un articolo apparso sul quotidiano “Il Messaggero”.  Benedetti ha sentito direttamente l’assessore Coletto che sottolinea, “ora tocca ai direttori generali mettersi in moto per i concorsi.  Non potranno più dire che sono in affanno a gestire i servizi perché non hanno il personale”.  Da qui è partito poi “Il Messaggero” per analizzare i numeri e le destinazioni dei nuovi assunti. 

Prima osservazione, quasi il 52% delle assunzioni sono in realtà stabilizzazioni di altrettanti “precari”.  In soldoni le assunzioni sono 872 e di queste 457 sono stabilizzazioni.  Il Messaggero snocciola poi i numeri per azienda ospedaliera e USL.  Le pressioni dei rappresentanti dei vari territori hanno avuto risposta, quasi dappertutto, almeno stando alla ricerca de “Il Messaggero”.  La parte del leone la fa Perugia con l’azienda ospedaliera con 317 nuovi assunti.  Arriveranno anche 10 dirigenti medici per cardiologia, ginecologia, medicina e chirurgia d’urgenza, nefrologia, neuroradiologia, chirurgia generale, chirurgia pediatrica, patologia clinica, chirurgia plastica e anche un posto per la direzione medica di presidio.  Tante le assunzioni per l’azienda ospedaliera di Terni, 161, di queste 49 sono stabilizzazioni.  Oltre gli specialisti medici sono previste le assunzioni di 16 OSS e alcuni amministrativi.  Per il costituendo terzo polo di Foligno-Spoleto le assunzioni sono 164, di queste 100 sono stabilizzazioni.  230 sono le assunzioni previste nella USL Umbria1. 

Degli altri presidi ospedalieri non c’è traccia così come non c’è il nome di Orvieto e del suo ospedale e delle future strutture che dovranno essere operative dal 2026.




“Tutelare il diritto alla salute” incontro con il dottor Leonardo Pimpolari per il ciclo “Dica 33” di Unitre

Prosegue brillantemente “Dica 33”, il percorso Unitre Orvieto dedicato alla medicina e al benessere psico-fisico che, inaugurato a febbraio, si è conquistato presto il pieno apprezzamento dei cittadini. Giovedì 18 aprile alle 17 al Museo Emilio Greco il dottor Leonardo Pimpolari, medico di Medicina Generale Usl Umbria 2, sarà protagonista dell’incontro “Guida pratica al paziente: tutelare il diritto alla salute” dialogando con il dottor Alberto Romizi, vicepresidente Unitre.

“In questo incontro pubblico con gli amici dell’Unitre, che ringrazio sentitamente per l’invito – afferma il dottor Pimpolari – parleremo di come un paziente informato sia anche un paziente più sano. Nella pratica quotidiana sembra sempre più necessaria una guida per pazienti e familiari per capire come muoversi all’interno del Sistema Sanitari




“Proposta di legge per la fusione dell’ospedale di Terni nella USL Umbria2”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato del candidato sindaco Stefano Biagioli a firma Stefano Moretti per una proposta di legge regionale di riordino in materia di sanità e ospedali.

Stefano Biagioli, candidato sindaco al Comune di Orvieto, presenzierà all’incontro organizzato da Federsanità Anci Umbria a Perugia giovedì 11 e venerdì 12 aprile con una proposta di legge che si impegna poi a rappresentare al Consiglio Comunale di Orvieto ai sensi dell’articolo 35 dello Statuto Regionale, sulla falsariga del buon governo sanitario dell’Emilia Romagna, per la fusione dell’Azienda Ospedaliera di Terni nell’Usl Umbria 2.

“Si tratta – afferma Biagioli – di uno strumento legislativo in grado di consentire una reale integrazione tra territorio ed azienda ospedaliera, oggi di fatto chiusi in specifici perimetri organizzativi, tra di loro ni evidente difficoltà comunicativa, con conseguenti ritardi e disservizi a danno dell’ utenza. Immaginare un’unica Usl significa assoggettare a medesimo governo li complesso sistema sanitario che oggi si rappresenta in più punti di gestione spesso confliggenti tra di loro.

Una direzione unificata consentirà invece scelte razionali e funzionali, come l’individuazione a Cammartana di Narni di unico Ospedale di Terni e Narni, con miglioramento logistico, organizzativo e funzionale delle alte specialità già presenti e, per Orvieto, il superamento di una spedalità marginale e residuale come quella corrente a favore di una ipotesi di un Dipartimento di Emergenza e Urgenza di secondo livello, ovvero di un grande ospedale non solo servente l’area orvietana e ternana ma anche quella dell’Italia mediana ed interregionale, da Roma a Firenze, nonché la gestione coerente delle diverse Case ed Ospedali di Comunità così come pure consentite ed individuate dalla Legislazione regionale e finanziate con fondi del Pnrr.

La proposta può trovare seguito anche in anticipazione del Piano sanitario regionale con una lettura non più circoscritta alle pure fondate doglianze per ritardi e disservizi correnti, ma in grado di guardare al miglioramento del servizio sanitario attraverso una modalità prospettica ed alternativa alla stagnante immobilità della corrente giunta regionale”.

Questo il progetto di legge regionale:

Fusione dell’Azienda Unità Sanitaria Locale n.2 di Terni e dell’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni

1. La presente legge detta disposizioni per l’adeguamento del governo e della gestione dei servizi sanitari. In particolare, per assicurare e potenziare gli stessi nell’ interesse generale, in condizioni di valorizzazione qualitativa, omogeneità, appropriatezza ed efficienza, la presente legge realizza forma di integrazione funzionale e strutturale e razionalizzazione organizzativa idonee a garantire lo snellimento amministrativo ed il contenimento della spesa pubblica.

2. Le finalità di cui al primo comma sono perseguite attraverso la fusione delle strutture aziendali dell’ USL n. 2 di Terni e dell’ Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni, per effetto della quale risulta costituita un’unica Azienda Sanitaria denominata Usl n.
2 Terni.
3. La fusione decorre da… – da medesima data la neo costituita Usl n. 2 di Terni subentra a tutti gli effetti e senza soluzioni di continuità all’Azienda Ospedaliera Santa Maria di Terni nonché nei rapporti attivi e passivi, interni ed esterni, dell’ Azienda Ospedaliera così cessata. II patrimonio dell’Azienda ospedaliera costituito da beni mobili ed immobili ad essa appartenenti, è trasferito all’Usl di Terni. Le relative incombenze amministrative risultano a carico dei due direttori generali degli enti così fusi.
4. Il personale in servizio nella pre-esistente Azienda Ospedaliera è trasferito senza soluzioni di continuità all’Usl di Terni.

Per il coordinamento della Lista “Stefano Biagioli Sindaco di Orvieto”
Stefano Moretti




Spi Cgil e Uil Pensionati, “la sanità orvietana gettata nel pozzo” dalla Regione

Giovedì 11 aprile, alle ore 16.30, presso la Sala Etrusca di Palazzo del Capitano del Popolo, si terrà un’assemblea pubblica organizzata da Spi Cgil e Uilp Uil per discutere le criticità della sanità locale. L’incontro, dal titolo emblematico “La sanità orvietana gettata nel pozzo”, vuole essere un’occasione per fare il punto sulla situazione del sistema sanitario nell’Orvietano e per chiedere risposte concrete da parte delle istituzioni competenti. Nella locandina dell’iniziativa, Spi Cgil e Uilp Uil denunciano le “tante promesse della Regione e dell’assessore Coletto” che non hanno trovato seguito nei fatti. I sindacati chiedono “risposte certe” su temi cruciali come l’assistenza domiciliare, la medicina territoriale, la casa di comunità e l’ospedale di comunità.

Al centro dell’attenzione c’è l’ospedale di Orvieto, Dea di primo livello, che secondo i sindacati “deve tornare ad essere una struttura attrattiva”, in grado di rispondere alle esigenze di salute dei cittadini del territorio. Per raggiungere questo obiettivo, Spi Cgil e Uilp Uil chiedono l’assunzione del personale necessario e un cambio di paradigma nella gestione della sanità: “La Sanità – concludono i sindacati – deve essere intesa come investimento e non come spesa”.

L’assemblea pubblica di giovedì 11 aprile è aperta a tutta la cittadinanza. Spi Cgil e Uilp Uil invitano tutti coloro che hanno a cuore il futuro della sanità orvietana a partecipare all’incontro per condividere le proprie preoccupazioni e per dare voce alle proprie richieste.




Non accettiamo più la banalità delle promesse elettorali, la falsità delle visioni parziali, l’apologia di medici e infermieri sfruttati

La scorsa settimana, la Presidente della Regione Tesei è venuta ad Orvieto in visita al nostro ospedale “per verificare l’avanzamento dei lavori, le criticità e i numerosi aspetti positivi”. Così scrive nel suo post su Facebook la presidente.  Tranquilli, in quanto ai lavori, che devono essere terminati entro giugno 2026, “sono in atto le procedure amministrative per l’ampliamento”, Ortopedia e Ortopedia pediatrica sono “un fiore all’occhiello, attirando pazienti anche dai territori circostanti” (sic), Riabilitazione offre “cure riabilitative di eccellenza ai pazienti ortopedici”, per non parlare di Ginecologia, dalle “enormi capacità di attrazione”, il Nido e Pediatria “brillano”, Cardiologia è “riconosciuto a livello nazionale”, si “distingue”  Medicina interna, dimostrano “notevole impegno”  Chirurgia e Oculistica, Radiologia “si colloca tra i migliori reparti della USL2”, la nuova Direttrice sta facendo miracoli.  Un quadro troppo luminoso per riflettere la realtà, quella che ci costringe a continui viaggi verso Terni o Perugia o altrove.  La Presidente non si è saputa regolare con la piaggeria, esagerata, irrispettosa per il personale a cui ammicca e per i pazienti che tranquillizza.  Tesei non ha individuato le criticità ed è questo che ci preoccupa di più, perché vuol dire che non è in grado di vederle e risolverle.

Che avevamo ottimi professionisti, che profondono con sacrificio le loro energie per tenere in piedi l’Ospedale, lo sapevamo, ma rifiutiamo di essere presi per i fondelli con fervorini elettoralistici che mancano di rispetto per l’intelligenza e la capacità di giudizio degli orvietani, compresi quelli che provengono “dai territori circostanti”.  Noi che viviamo qui subiamo quotidianamente i danni delle lunghissime liste di attesa che limitano la possibilità di prevenzione e di cura e verifichiamo quotidianamente le difficoltà del personale a far fronte alle prestazioni necessarie per un bacino che supera le centomila persone, in parte rilevante anziane.  Se un infartuato od un paziente soggetto ad un qualsiasi evento tempo dipendente, per salvarsi deve essere trasferito d’urgenza a Terni o Perugia abbiamo già perso. Vogliamo un D.E.A. di primo livello che abbia tutte le prestazioni attive, vogliamo essere curati e aiutati a stare in buona salute.

Non accettiamo più la banalità delle promesse elettorali, la falsità delle visioni parziali, l’apologia di medici e infermieri a cui vengono però negate migliori condizioni di lavoro e di crescita professionale. Basta. Ora basta.




Donare sangue, un gesto d’amore che salva le vite.  L’Umbria cresce ma serve di più

Nel 2023 l’Umbria ha registrato un aumento delle donazioni di sangue pari al 2,93%, un bel risultato ma non ancora sufficiente per cantare vittoria.  A fronte del dato positivo delle donazioni, infatti, rimane il deficit per quanto riguarda il plasma.  Il numero di donatori totali in Umbria torna a salire e si avvicina a quello del 2017, considerato un record.  Il 2023 poteva andare anche meglio ma il divieto di donare sangue per chi era transitato a Roma a causa della dengue ha avuto un impatto sicuramente negativo nel periodo più critico, quello estivo-autunnale. 

Donare sangue è un atto innanzitutto civico e poi anche di cura personale.  Spesso s’inizia per un evento drammatico di qualche familiare.  Emblematiche sono le tante testimonianze di neo-donatori che ricordano la loro prima volta, con le paure, la tensione di quei momenti.  Racconta Silvia, “mi arriva un telefonata che mi avverte di un grave incidente che ha coinvolto mio fratello”.  La ragazza parte immediatamente per raggiungere l’ospedale dove hanno ricoverato suo fratello Paolo.  Quando arriva insieme agli altri familiari ascolta con attenzione il medico.  “Paolo deve essere operato d’urgenza e ha bisogno di sangue da trasfondere.  Aiutateci anche voi”.  Sangue, trasfusione, urgenza.  Queste parole rimbalzano nella mente di Silvia che non riesce a trattenere le lacrime e scoppia in un pianto dirotto.  Suo fratello è sul punto di morire e serve una trasfusione.  La paura atavica degli aghi la blocca ma vuole aiutare suo fratello.  Come fare?  Intanto si cerca di capire chi è compatibile.  Un rapido giro ma qualcuno non ricorda il proprio gruppo, anche Silvia non lo ricorda.  Eppure oggi è semplice, si può inserire il gruppo sanguigno sulla carta d’identità e sulla tessera sanitaria.  Silvia è giovane e non ci ha mai pensato.  “Che mi deve succedere.  E poi – si ripete – c’è sempre mamma che ricorda tutto”.  Ma ora ogni minuto è prezioso.  Deve decidere con velocità.  Alla fine la mamma le ricorda il gruppo, B positivo.  Resta la paura dell’ago, del sangue che scorre nei tubicini, delle infezioni e di tutte quelle storie lette su tanti post.  La rassicura il medico, “non si preoccupi, controlliamo passo dopo passo, la assistiamo e la supportiamo.  Non ci sono pericoli nella maniera più assoluta.  Il sangue serve, sempre!”.  L’amore per il fratello vince la paura e oggi Silvia è una donatrice convinta, pronta a rispondere ai tanti appelli in Umbria. 

La nostra Silvia è una giovane, un’eccezione purtroppo visto che anche in Umbria il numero di nuovi donatori va assottigliandosi, in particolare tra i 18 e i 35 anni mentre la popolazione invecchia e le richieste di sangue sono in aumento.  Manca una vera cultura della donazione, ancora, in particolare manca una corretta informazione anche nelle scuole per far comprendere la sua grande utilità e il processo rigoroso che c’è prima, durante e dopo ogni donazione.  Intanto la Regione a ottobre del 2023 ha istituito il Centro Regionale Sangue e successivamente ha approvato il nuovo Piano regionale Sangue e Plasma, due tappe fondamentali per un’organizzazione puntuale a servizio della sanità pubblica regionale. Le istituzioni lavorano, la sanità si mobilità insieme alle associazioni, manca però un tassello fondamentale, il donatore e in particolare tra le nuove generazioni, linfa vitale per assicurare un approvvigionamento continuo delle scorte disponibili e un futuro più certo per una popolazione sempre più anziana e soggetta a interventi per cui le trasfusioni spesso sono necessarie.  La scuola può, anzi deve essere il luogo destinato a formare una nuova cultura della donazione in generale e del sangue in particolare.




PrometeOrvieto a proposito di Sanità. Il buio che si oppone alla visione

Domenica 10 marzo, alle ore 11:00, PrometeOrvieto si è recato a Bologna a visitare una Casa di Comunità per verificare quale fosse la sua organizzazione e quali servizi offrisse alla cittadinanza.

Si tratta della Casa di Comunità di Navile, vicino alla stazione centrale, in una zona di riqualificazione urbana, bella esteticamente, facilmente raggiungibile, con centinaia di parcheggi. L’abbiamo trovata in piena attività, con un servizio di accettazione, due ambulatori aperti ed una dozzina di persone che stavano attendendo il loro turno per essere visitate o ascoltate. I servizi forniti erano indicati con chiarezza. Abbiamo trovato un vero punto di accesso per la soluzione e l’indirizzamento delle persone alla soluzione dei problemi di salute.

Per stessa indicazione del personale che ci ha accolto, in quella struttura venivano assolti tutti i codici bianchi e verdi del Pronto Soccorso, con evidente beneficio per l’Ospedale di riferimento, il Sant’Orsola. Chiara era l’evoluzione che si era concretizzata nel passaggio da Casa della Salute a Casa di Comunità. Abbiamo terminato la visita e ce ne siamo andati con grande invidia nel vedere quanto erano avanti a noi in termini organizzativi, una distanza che evidenzia quanti anni serviranno per essere colmata.

Chiara la scelta urbanistica, così come chiaro il modello di servizio, tutti e due centrati sui servizi da fornire e non su un palazzo da utilizzare. In Umbria nessuno si è occupato negli anni scorsi in modo fattivo della Casa della Salute, evoluta in Casa di Comunità, e l’argomento non è entrato tra le priorità di nessuna Amministrazione regionale e locale prima del PNRR, che ha poi finanziato la Casa di Comunità come approccio al nuovo servizio sanitario regionale.
Noi, a Orvieto, ci abbiamo messo del nostro per fare peggio di quanto si potesse e Regione e Comune si sono imbarcati in un progetto di ristrutturazione dell’ex ospedale a piazza Duomo dove realizzare Casa ed Ospedale di Comunità, con fondi che non sappiamo se saranno sufficienti, senza prevedere gli arredi, da realizzare in tempi strettissimi, senza un piano della viabilità e senza avere ben chiaro l’impatto che la struttura avrà sull’organizzazione del centro storico.

Nel frattempo, non esiste neppure un progetto per garantire i servizi previsti dal piano sanitario nazionale e regionale, da ora al 2026, quando dovrà essere consegnato l’immobile, e poi fino a quando non ci saranno arredi, strumentazioni e personale.

Il buio che si oppone alla visione, letteralmente.




La grande questione della sanità tra propaganda politica su Casa e Ospedale di Comunità, servizi e centralità di Orvieto

La grande questione sanità non esce mai dai radar della discussione politica e della cronaca.  Proviamo a fare il punto della situazione anche perché sono ancora troppe le domande senza una risposta.  Prima di tutto però, facciamo chiarezza sul significato e i compiti di Casa e Ospedale di Comunità perché vengono presentate come panacea di tutti i mali e spacciate per servizi di pronto soccorso immediato.  Non è così.  Sono servizi di grande utilità ma le acuzie e le emergenze rimarranno appannaggio dell’ospedale, del pronto soccorso e della rete ospedaliera regionale.

Cosa significa un Ospedale di Comunità?  E’ una struttura, con alcuni posti-letto, della rete assistenziale territoriale e un’alternativa all’assistenza domiciliare integrata nei casi in cui sia necessaria un’assistenza infermieristica continuativa.  Svolge una funzione intermedia tra domicilio e ricovero ospedaliero.  Quindi diciamolo a chiare lettere non è un punto di primo soccorso, le acuzie verranno curate e diagnosticate sempre in ospedale e al Pronto Soccorso.  Tutto il resto è propaganda politica anche piuttosto scorretta.

Cosa significa Casa di Comunità? Offre ai cittadini una sede territoriale unica di riferimento alla quale rivolgersi per diversi servizi socio-sanitari.  Sarà un modello di intervento multidisciplinare con medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, specialisti ambulatoriali, infermieri e anche psicologi.  Verranno assicurati i servizi medici e ambulatoriali per le patologie croniche come, ad esempio, il diabete. Anche qui non c’è traccia di soccorsi o altro.  Sicuramente troverà sede quella che tutti chiamiamo “guardia medica”.  Anche in questo caso chiediamo alla politica correttezza, nessun pronto soccorso.  Chi ha un’urgenza seguirà la stessa strada che segue già oggi.

Partiamo, ora, con la prima sensazione che però viene in parte confermata dalle tante segnalazioni sulle lunghissime attese prima di ottenere un appuntamento specialistico.  Entrando in ospedale e passato il CUP all’ingresso e il bar si viene avvolti da un silenzio ovattato.  Sedie nello spazio ambulatori in gran parte vuote e medici disponibili.  E’ un binomio che fino al 2019 era praticamente impossibile da avere.  Poi è arrivata la pandemia ma oggi è per fortuna passata e archiviata.  E allora perché per delle semplici analisi si deve attendere circa 7 giorni per poter avere un appuntamento.  Eppure prima della pandemia non c’era bisogno di un appuntamento, si andava, si pagava il ticket e via con il prelievo.  Domanda: cosa è cambiato?

La politica è tutta concentrata su Casa e Ospedale di Comunità con accuse incrociate fra candidati.  Riusciranno i nostri eroi a realizzarla in tempo per il 2026 e soprattutto a rendere tutto operativo con attrezzature, arredi e personale adeguato?  Non c’è disfattismo ma attenzione.  Nessuno è contro, anzi come abbiamo scritto nel passato, il vero scandalo che ci fa inc..re è il fatto è sono stati spesi 2,7 milioni di euro nel 2008 per acquistare la ex-mensa della Piave, soldi che potevano essere destinati ai servizi sanitari, per costruire la Casa della Salute.  Patto rinnovato con il Comune nel 2015 e poi ora verranno spesi altri soldi pubblici, quelli del PNRR che, ricordiamolo sempre in parte sono un prestito da restituire, per recuperare un palazzo di grande valenza artistica e paesaggistica e riconvertirlo a servizi sanitari con costi più alti perché in pieno centro storico e di fronte a uno dei monumenti religiosi più importanti in Italia.  Nessuno ha ancora chiesto conto dei ritardi, dei soldi già spesi e vincolati alla costruzione di una Casa della Salute.  Domanda: chi risarcirà gli orvietani per non aver avuto servizi adeguati dal 2008 al 2026 e forse oltre?  Altra domanda: chi si occuperà della ex-mensa oggi abbandonata e che avrà bisogno di una rinfrescata e una ristrutturazione?

Altre domande…

Tra oggi e il 2026 saranno assicurati adeguati livelli dei servizi sanitari per i cittadini orvietani?  La domanda sorge spontanea visto che mentre gli ambulatori orvietani languono di appuntamenti i cittadini vengono spediti in tutta l’Umbria per esami e visite anche urgenti. 

Un’ultima domanda, Orvieto sarà più centrale nella nuova sanità?  Perdendo il distretto e senza COT diverrà più laterale e etero-controllata da Terni e Foligno.




PrometeOrvieto, il 5 marzo a Lo Scalo Hub il confronto tra i candidati sindaco sulla sanità

A giugno oltre 200 cittadini concorreranno come candidati sindaci o consiglieri ad amministrare i comuni del territorio orvietano. Insieme a loro numerosi sostenitori, interessati ad affermare progetti e a sostenere interessi.

PrometeOrvieto vuole incontrarli per confrontarsi sul tema della Sanità e sul ruolo che le nuove amministrazioni comunali potranno avere per garantire ai propri concittadini un’assistenza dignitosa ed efficiente.   L’appuntamento è per martedì 5 marzo alle 18 a Lo Scalo Community Hub.  Noi riteniamo che i cittadini debbano essere informati in campagna elettorale su come stanno effettivamente le cose che riguardano la loro salute, visto che la realtà è oggi ben diversa da quanto viene continuamente promesso.

Abbiamo sempre ritenuto un errore che la Casa di Comunità venisse realizzata in piazza Duomo, ma nel momento in cui la decisione è diventata irrevocabile abbiamo preso atto. Ma ora va fatta, perché Orvieto e l’Orvietano ne ha bisogno per consentire ai cittadini di curarsi.  I responsabili, però, non rispondono alle nostre domande, che abbiamo proposto in più occasioni e continuiamo a proporre per comprendere lo stato dell’arte e sostenere le iniziative in atto:  

1) E’ vero che più del 60% delle prestazioni diagnostico-strumentali sono pagate per l’intero e direttamente da cittadini?  

2) Quando sarà concretamente e operativamente un D.E.A. (dipartimento emergenza accettazione) di primo livello l’Ospedale di Orvieto? 

3) Quando saranno realizzate la Casa di Comunità e l’Ospedale di Comunità dell’Orvietano? 

4) Saranno sufficienti i fondi PNRR o dovranno essere reperiti altri finanziamenti? 

5) E’ stata prevista un’organizzazione transitoria per evitare che i cittadini debbano pagarsi da soli le prestazioni? 

7) E’ stato predisposto il piano di viabilità per l’accesso a Casa di Comunità e Ospedale di Comunità e con quali fondi verrà realizzato? 

Ma soprattutto, perché non abbiamo risposta?  Sarebbe veramente grave che chi governa non sappia cosa dire.  Pensiamo che la Sanità dell’Orvietano viva un momento particolare di criticità, ma nello stesso tempo di opportunità. Da una parte sussiste il rischio di marginalizzazione delle nostre strutture, dall’altra le stesse potrebbero essere polo di attrazione di un vasto territorio interregionale.  

Accanto alla nostra fotografia della situazione, senza fare sconti a nessuno, abbiamo sempre cercato di suggerire cosa si potesse fare in concreto per migliorare qualità e quantità dei servizi sanitari. Abbiamo ascoltato le Istituzioni su cosa avessero in programma per Orvieto e abbiamo rimarcato con forza la necessità di far seguire i fatti alle promesse con appelli periodicamente diffusi. Più che “disfattisti”, come viene chiamato chi segnala i problemi da parte di chi li vuole nascondere, noi ci sentiamo come un gruppo di “fattisti”, cioè di persone che vogliono che le cose si facciano e che le promesse non siano vane: ricordiamo l’incontro del 29.11.2022 in cui la presidente Tesei parlava di rendere effettivo DEA di primo livello l’Ospedale Santa Maria della Stella, mentre la sindaca Tardani parlava di Casa di Comunità pronta, chiavi in mano, nel giugno 2026. 

Riteniamo che chi si candida, a Orvieto e nell’Orvietano, abbia tutto l’interesse di avere risposte alle nostre domande.  Aiuteremo cosi  tutti i cittadini.