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I “Tiromancino” protagonisti di “InCanto d’Estate” a San Venanzo

Saranno i Tiromancino i protagonisti della 16esima edizione di “InCanto d’Estate, Festival di Musica d’Autore”, la manifestazione organizzata dalla Pro Loco di San Venanzo sotto la direzione artistica di Filippo Pambianco, in programma presso il parco di Villa Faina a San Venanzo dal 10 al 14 luglio 2024. Federico Zampaglione e compagni si esibiranno la serata conclusiva del Festival alle ore 22. I biglietti per il concerto, l’unico che sarà a pagamento, sono acquistabili su TicketOne.

La band romana in questi giorni è tra le più ascoltate dopo l’uscita in radio e negli store digitali della nuova e inedita canzone “Puntofermo” (Emi Records Italy/Universal Music Italia). Federico Zampaglione ci ha abituato in oltre 30 anni di carriera ad un continuo passaggio tra canzoni, libri (un romanzo diventato poi una sceneggiatura e un film), film (che negli anni lo hanno reso un affermato regista molto apprezzato soprattutto nel mondo dell’horror) e concerti che lo hanno visto girare in lungo e in largo tutta la penisola. Prima di Puntofermo, lo scorso anno la band aveva pubblicato il singolo “Due Rose” (accompagnato dalla voce di Enula), brano che arrivava a distanza di due anni dall’uscita dell’ultimo album “Ho Cambiato Tante Case” e dai singoli Finché ti vaHo cambiato tante caseCerottiEr Musicista (con Franco126), Domenica e L’odore del mare con Carmen Consoli. Dopo l’uscita dell’ultimo singolo dei Tiromancino Due Rose la scorsa primavera, l’artista romano si è ributtato sul cinema ultimando il suo nuovo film The Well, che sta facendo il giro del mondo nei principali festival e rassegne cinematografiche horror, in attesa di arrivare nelle sale cinematografiche internazionali.

Anche quest’anno “InCanto d’Estate” sarà dedicato alla musica ed al buon cibo. Ogni sera si terrà un concerto (gli altri saranno ad ingresso libero) e sarà possibile degustare alcune specialità tipiche della cucina locale e umbra. 




Lettera aperta di Amici della Terra ai sindaci del territorio per bloccare il progetto “Phobos”

Amici della Terra di Orvieto ha scritto ai sindaci di Castel Giorgio, Orvieto, Porano, Castel Viscardo, Allerona, San Venanzo e Acquapendente che a suo tempo hanno formulato osservazioni contrarie al progetto PHOBOS.

Gentili Sindaci,

il progetto in oggetto prevede il dispacciamento dell’energia presso la stazione elettrica in loc. Torraccia prevista all’interno del progetto PHOBOS che è ubicata all’interno delle fasce di rispetto di cui all’articolo 20 comma 8 c-quater del D.Lgs. 2021.

Ciò dovrebbe costituire motivo di incompatibilità su cui molti cittadini e associazioni si stanno mobilitando per ricorrere contro il provvedimento (peraltro non ancora pubblicato) del Consiglio dei Ministri a favore della VIA del procedimento relativo a PHOBOS.

Si auspica pertanto una nuova presa di posizione dei Comuni in indirizzo con la presentazione di osservazioni contrarie al progetto indicato in oggetto in quanto correlato alla stazione elettrica sopra nominata e per il fatto che tale infrastruttura potrà favorire la proliferazione di altri progetti per impianti a FER che potrebbero stravolgere l’Alfina.

ecco di seguito il testo per una eventuale osservazione in tal senso.

Testo per eventuale osservazione al Progetto agrivoltaico “Maag Black Sheep” di Castel Giorgio

Questo ente ha presentato a suo tempo osservazioni contrarie al progetto PHOBOS relativo a 7
aerogeneratori di m 200 di altezza nei Comuni di Castel Giorgio e Orvieto e ad una nuova stazione elettrica in loc. Torraccia di Castel Giorgio.
Proprio quest’ultima è di nuovo prevista a servizio del progetto “Maag Black Sheep” in argomento, sebbene ricada all’interno delle fasce di rispetto previste dall’art. 20 comma 8 c-quater del D.Lgs. 199/2021. Per tale motivo esprimiamo parere contrario a tale progetto anche per la viva preoccupazione che tale stazione possa favorire una proliferazione di impianti a FER non compatibile con la valenza paesaggistica con carattere interregionale dei territori dell’altipiano dell’Alfina.
Di seguito una sommaria elaborazione di quanto sopra riportato, sulla base della cartografia dei beni paesaggistici dell’Umbria, da cui risulta che la stazione elettrica sia ubicata a circa 1400 metri di distanza dall’area vincolata del “Pecorone” e quindi a distanza inferiore di km 3 di cui alle fasce di rispetto sopra richiamate.

Distintamente
Monica Tommasi, Presidente




Arrestato dai carabinieri di San Venanzo un cittadino romeno raggiunto da un mandato d’arresto europeo

Nella tarda serata del 24 ottobre i militari del Comando Stazione Carabinieri di San Venanzo hanno proceduto all’arresto di un cittadino romeno, classe ’93, residente nello stesso comune. L’uomo, dedito alla commissione di reati, è stato raggiunto da un mandato di arresto europeo, emesso dal suo Paese d’origine: la Romania. I reati che gli vengono contestati riguardano rapina aggravata e associazione per delinquere, commessi, appunto, in quel Paese.

I militari dell’Arma, conoscitori del territorio e dei soggetti di particolare interesse operativo, non appena hanno constatato che quel mandato era riferito ad un personaggio di loro conoscenza, hanno proceduto alla sua individuazione e, poco dopo, al suo arresto. L’uomo, a seguito delle formalità di rito, è stato tradotto presso la Casa Circondariale di Terni, a disposizione della locale Autorità Giudiziaria.




“Un museo tira l’altro”, protocollo tra Comune di San Venanzo e Fondazione per il museo Claudio Faina

Il Comune di San Venanzo e la Fondazione per il Museo “Claudio Faina” hanno sottoscritto un protocollo d’intesa in merito alla possibilità di programmare e realizzare iniziative congiunte di carattere culturale e promozionale. Si vuole così ribadire gli stretti legami che univano e uniscono i Faina alla realtà di San Venanzo, di cui la famiglia è originaria. In particolare, si pensa di realizzare insieme mostre temporanee, presentazioni di libri e cicli di conferenze. Come pure di allestire spazi promozionali nelle rispettive sedi, o in altri luoghi gestiti direttamente o indirettamente, e di predisporre itinerari turistici.

Inoltre – secondo il protocollo sottoscritto denominato Un museo tira l’altro – sarà consentito l’ingresso al Museo “Claudio Faina” con il biglietto ridotto ai possessori di quello del Museo Vulcanologico di San Venanzo e viceversa. Un approccio teso a creare legami culturali sempre più forti tra i centri del comprensorio orvietano, che potrà essere replicato con altri Comuni.




I Carabinieri della Stazione di San Venanzo eseguono un’ordinanza di custodia per un uomo in prova ai servizi sociali

Verso le 15 del 25 maggio i carabinieri della Stazione di San Venanzo hanno eseguito una “ordinanza di custodia cautelare in carcere” a seguito della sospensione della misura dell’affidamento in prova al servizio sociale, emessa dall’Ufficio di Sorveglianza di Spoleto nei confronti di un uomo rumeno classe 1970 il quale, affidato in prova al servizio sociale, rendendosi spesso responsabile di comportamenti contrari al proprio status veniva segnalato all’Autorità Giudiziaria per il ripristino della condizione detentiva nei suoi confronti.




I sindaci del territorio preoccupati per i tagli delle filiali CRO, “è un nuovo colpo al rilancio dei borghi e delle Pmi”

Inizia a muovere i primi passi l’aggiornamento del piano industriale della Banca Popolare di Bari controllata da MCC e, di conseguenza, della controllata CR Orvieto.  Alla presentazione ai dipendenti hanno partecipato l’ad di MCC, Bernardo Mattarella, il presidente della BPB, Gianni De Gennaro e l’ad della stessa, Giampiero Bergami.  Sono cinque le linee strategiche all’interno delle quali si muoverà il gruppo, il riposizionamento strategico, focalizzazione su famiglie e Pmi, il rilancio di CariOrvieto, il ritorno alla redditività e il mantenimento di adeguati livelli di liquidità e di solidità patrimoniale.  E per ottenere questi risultati?  Nella presentazione e nel conseguente comunicato viene sottolineato che le due banche “assumeranno il ruolo di facilitatori e aggregatori di interessi sia nella filiera istituzionale di MCC sia, nei territori di riferimento, per i settori dell’agrifood e del turismo.  Un focus dedicato sarà rivolto al sostegno da fornire alle Pmi del territorio, rispetto alle quali le banche, anche grazie al loro ruolo istituzionale, diventeranno interfacce naturali”.  Un capitolo corposo viene dedicato al taglio dei costi e in tal senso sono da leggere le programmate chiusure delle nove filiali della CariOrvieto, un tributo alto per il territorio di riferimento dove dovrebbero essere 6 quelle da chiudere.  Il tam-tam si è messo subito in moto anche perché l’altro settore che dovrebbe essere sacrificato, ma non vi è alcuna conferma ufficiale, è la direzione commerciale.  Se l’impianto fosse confermato sarebbe un prezzo altissimo perché improvvisamente le imprese si troverebbero ad avere risposte da un centro non solo lontano fisicamente ma soprattutto dal punto di vista della conoscenza approfondita delle esigenze e dei bisogni di operatori economici e famiglie.

I sindaci dell’orvietano hanno avuto un incontro con i vertici della Fondazione che non ha potuto far altro che ricordare come l’Ente non possa interferire sulle decisioni operative e finanziare dell’azienda bancaria.

E’ chiara e percettibile la preoccupazione per i comuni che già soffrono la mancanza di alcuni servizi fondamentali e che con la paventata chiusura di alcune filiali vedrebbero peggiorare ulteriormente il quadro.  Per Damiano Bernardini, sindaco di Baschi, “sicuramente per una comunità come la nostra sarebbe un danno anche perché il piano industriale è esclusivamente incentrato sulla finanza e perde di vista il ruolo anche sociale della banca.  Il Comune si sviluppa su 8 frazioni e più di 70 Km quadrati di territorio, e abbiamo un’area industriale importante e proprio per quelle aziende l’unica filiale presente è un punto di riferimento di grane rilievo”.  Sempre Bernardini sottolinea come si stiano facendo grandi sforzi per aiutare i borghi a sopravvivere “ma senza servizi tutto è reso più difficile se non quasi impossibile”.  Per Federico Gori, sindaco di Montecchio e responsabile piccoli comuni di Anci Umbria, “la vera anomalia è che per discutere della banca ci siamo interfacciati come la Fondazione con cui, nella normalità, si discute di arte, cultura, sociale. La paventata chiusura di filiali nei piccoli comuni va a peggiorare una situazione già critica e poi non ne possiamo veramente più del solito leit motiv della razionalizzazione come giustificazione del depotenziamento di uffici e servizi per i cittadini verso i quali abbiamo responsabilità”.   Gori per evitare la cosiddetta razionalizzazione è disponibile ad ogni tipo di collaborazione “ma si deve ricordare che i cittadini, tutti, hanno di fatto aiutato il sistema bancario e ora quest’ultimo dovrebbe essere di aiuto ai territori e alle comunità più piccole che stanno provando ogni strada per il loro rilancio ma tutto viene reso difficile se si continua con la politica dei tagli dei servizi”.   Sempre secondo indiscrezioni due filiali a rischio sembrano essere quella del centro storico di orvieto e quella di Porano.  In merito Marco Conticelli, sindaco di Porano, ha dichiarato, “abbiamo saputo tutto la scorsa settimana e abbiamo chiesto un incontro con la Fondazione.  Pensavamo che tutto fosse rientrato dopo che dalla banca avevano parlato di rilancio della territorialità di CariOrvieto, invece si è tornati ai tagli.  La banca svolge un servizio soprattutto nei confronti degli anziani e di coloro che non hanno competenze digitali.  Ci saremmo attesi un minimo coinvolgimento in fase decisionale e invece non è stato così”.

Spicca proprio questo malinteso rilancio della territorialità della banca che sicuramente non può passare per la chiusura di filiali nel comprensorio di elezione e nella chiusura della direzione commerciale.  Per Giampiero Bergami, ad di BPBari, “intendiamo diventare il motore economico e sociale per lo sviluppo attivo del territorio, ponendoci come il partner di riferimento di famiglie e imprese, con l’obiettivo di trasformare il territorio in una realtà che valorizzi a pieno le sue risorse e crei valore nel sociale”.  Ecco proprio da qui si potrebbe ripartire, sul valore sociale e sul territorio, per cambiare effettivamente passo e iniziare il rilancio della banca insieme al territorio, comprendendone a pieno il suo valore e le sue criticità, senza invece andare a colpire proprio i piccoli comuni impoverendoli di un servizio necessario soprattutto per chi non ha ancora le competenze digitali necessarie.




Il Comitato Tutela Monte Peglia dice no con forza al progetto di fotovoltaico “San Faustino FV”

Il comitato “Tutela Monte Peglia” si oppone con decisione al progetto “SAN FAUSTINO FV” di una centrale fotovoltaica e lancia un appello alla popolazione, al Comune di Orvieto e ai Comuni del comprensorio.   Il progetto, di circa 20 milioni di euro, risulta presentato dalla società ECG Umbria s.r.l.s.  e prevede l’installazione di circa 74000 pannelli fotovoltaici su 40 ettari di terreno agricolo produttivo in 3 lotti, in località Morrano – S. Faustino e località Poggente – S. Bartolomeo.  ECG Umbria s.r.l.s. – costituitasi nel 2019 – non solo non ha comprovato alcuna esperienza pregressa circa la realizzazione di impianti di tale natura e dimensione ma altresì risulta “inattiva” così come dimostrato dal Certificato camerale presentato dalla stessa Società a sostegno della domanda di approvazione del progetto.

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La comunità locale era completamente ignara, fino a poche settimane fa, che ci fosse un simile progetto. Il Comune di Orvieto, per dichiarati errori tecnici, aveva omesso di darne informazione nell’Albo Pretorio. L’ormai indispensabile attenzione delle associazioni ambientaliste e della cittadinanza ha portato alla luce questa mancanza e il comune di Orvieto ha dovuto porre rimedio: sono riaperti dunque i termini per le osservazioni sul progetto da parte di organizzazioni e cittadini.  Un impianto fotovoltaico industriale, di così vasta estensione, su terreni agricoli inseriti in un contesto di elevato valore ambientale, sarebbe un’azione impattante sulla biodiversità e deturpante il paesaggio. Sarebbe inoltre l’ennesimo consumo di suolo agricolo, in totale controtendenza con le politiche e gli indirizzi di tutela attuati da oltre 20 anni su questo territorio.  La zona di incidenza del progetto è infatti inserita in una vasta area di pregio e interesse naturalistico, agricolo e storico, riconosciuta a tutti i livelli di pianificazione territoriale, attraverso l’istituzione di Aree Naturali Protette, Zone Speciali di Conservazione della Rete Natura 2000.  Da ultimo, nel 2018, l’UNESCO con il riconoscimento di una riserva Man and Biosphere (MAB) riconosce in particolare la sostenibile integrazione delle attività umane in un contesto ad alta naturalità. L’impatto sulla biodiversità e sulla fauna per interferenza dell’habitat naturale a causa delle lunghe recinzioni che circonderanno gli impianti non può essere trascurato.

Abbiamo timore che un progetto di tale ampiezza rappresenti un precedente che possa aprire la strada ad uno stravolgimento della vocazione del nostro territorio.  Negli ultimi anni, questi luoghi hanno attratto l’attenzione e i capitali di molte persone che credono in progetti di sviluppo di un tessuto economico sociale che si basa su un’agricoltura sostenibile di qualità. Far realizzare un progetto come questo significherebbe arrecare un danno enorme alle realtà imprenditoriali presenti, ed espone il Comune di Orvieto a prevedibili quanto fondate azioni per il risarcimento dei danni.  Il Comitato “Tutela Monte Peglia” non è assolutamente contrario alle energie rinnovabili e in particolare al fotovoltaico, ma crede che queste opere debbano essere realizzate in aree dove la loro costruzione non incida in modo così pesante sul territorio, sulla vita e sull’economia della popolazione locale.  I cittadini stanno dimostrando un enorme spirito di coesione e in modo coordinato lavorano alla scrittura delle osservazioni che saranno presentate entro il 6 aprile alla Regione Umbria affinché sia presa in considerazione la posizione di chi questo territorio lo vive e lo custodisce.

Chiediamo al Comune di Orvieto di essere coerente con le politiche di tutela che hanno preservato l’integrità di questo territorio, esprimendo parere negativo sulla realizzazione del progetto.

Chiediamo a tutti i Comuni del territorio di prendere posizione ed assumere ogni atto ed impegno per contrastare questo e altri simili progetti che ricadono in zone per le produzioni agricole di alta qualità, ad elevata vocazione turistica e che entrano in collisione con la tutela ambientale e paesaggistica.

Abbiamo bisogno del supporto di tutta la cittadinanza, ognuno con le sue competenze, per difendere l’identità del paesaggio e della natura umbra.

Per questo siete tutti invitati a spargere la voce utilizzando l’hashtag #tutelamontepeglia e rimanere aggiornati attraverso la pagina Facebook – @TutelaMontePeglia – e il sito www.tutelamontepeglia.info




La Lega insorge contro il progetto del mega impianto fotovoltaico sul Monte Peglia

Il progetto che prevede l’utilizzo di 40 ettari di terreno dove dovrebbero essere posizionati più di 74 mila pannelli fotovoltaici con potenza di picco pari a 460 W, ha messo in allerta i consiglieri comunali della Lega di Orvieto e San Venanzo.  La zona individuata dall’azienda ECG Umbria srls e presentata in Regione e in Comune (Orvieto) è costituita da tre lotti di terreno, rispettivamente in zona San Faustino, San Bartolomeo e Colonnetta. Il progetto si ascrive nel più grande Piano Nazionale Energia Clima, che prevede entro il 2030 la triplicazione di energia rinnovabile da fotovoltaico e la duplicazione di quella prodotta con eolico su scala nazionale.
La nostra contrarietà, non è relativa alla produzione di energia green, ma sul luogo dove questo impianto dovrebbe sorgere, ovvero nel contesto paesaggistico del Peglia, Area Mab Unesco e territorio STINA – Sistema Territoriale di Interesse Naturalistico Ambientale.  “Come ho già dichiarato con la mia interrogazione rivolta al sindaco in sede di question time durante l’ultimo consiglio comunale del 12 febbraio – afferma il capogruppo della Lega, al consiglio comunale di Orvieto, Andrea Sacripanti –  esprimo la mia più totale contrarietà all’ennesimo progetto che rischia di deturpare il nostro pregiato territorio. La tutela e la valorizzazione dell’ambiente, non solo si pongono come dovere morale per chi amministra, ma possono e devono rappresentare un’opportunità di rilancio per la quasi totalità dei principali comparti economici e produttivi della nostra realtà. Per questi motivi vigileremo e porremo in essere tutto quanto sarà nelle nostre possibilità affinché non trovi attuazione un progetto che, sottraendo decine e decine di ettari all’agricoltura e all’economia rurale, risulta fortemente lesivo degli interessi della nostra comunità”

Gli fa sponda il consigliere comunale di San Venanzo Riccardo Nucci (Lega) che, nonostante il progetto non riguardi specificatamente il territorio del suo comune, nota sicuramente ricadute negative anche per San Venanzo. “La vocazione turistica del Monte Peglia – sottolinea Nucci –  è incompatibile con progetti di questo tipo, in più la Regione Umbria ha da poco finanziato un progetto “Le vie del Peglia” volto a valorizzare un territorio dal potenziale turistico enorme e ancora non completamente espresso, in questa ottica qualsiasi altro tipo di iniziativa antitetica ai progetti in essere, non può trovare spazio nell’orvietano. Non è la classica sindrome NIMBY ma una valutazione oggettiva sulle ricadute negative dell’iniziativa”.

Sulla questione è intervenuto anche il coordinatore della Lega Comprensorio Orvietano,  Davide Melone. ”Come referente della Lega del comprensorio orvietano – conclude Melone – sarà sempre mio compito vigilare sulla salvaguardia del nostro territorio. Lo sviluppo economico e sociale dell’orvietano deve passare necessariamente per il rispetto delle bellezze paesaggistiche che insistono nei nostri territori. Non siamo per i no a priori a questo tipo di impianti, ma la riflessione deve aprirsi sul come mai si scelga una zona a forte vocazione turistica come quella al confine con il Mab Unesco e il parco STINA”.




Importante sequestro dei Carabinieri Forestali di centinaia di uccelli utilizzati per pratiche illecite nella caccia

Il Nucleo specializzato dei Carabinieri Forestale operante in Umbria ha smantellato un’organizzazione ben radicata nel territorio umbro dedita alla vendita illegale di uccelli da richiamo.  Ai responsabili è stata contestata la pratica dell’uccellaggione, vietata dalla legge sulla caccia, che consiste nell’intrappolare e catturare in natura uccelli idonei alla vendita come richiami vivi, particolarmente ricercati per la caccia da appostamento.  Tutto è partito da un controllo effettuato da un allevatore di Torgiano. In quel caso gli investigatori aveva rilevato contraffazioni degli anelli identificativi e la non corrispondenza degli stessi con l’età degli esemplari e con i disciplinari stabiliti dalla Federazione Italiana Ornicoltori.  Nelle voliere sono stati rivenuti 130 uccelli tra allodole, tordo sassello cesene, merli tutti con anelli contraffatti.  Dopo il punto vendita i militari sono andati a controllare l’allevamento con altri 900 uccelli privi di ogni tipo di marcaggio.  I carabinieri forestali hanno proceduto al sequestro di tutta l’attrezzatura e dei medicinali somministrati molto probabilmente per migliorare le prestazioni canore dei volatili.   Durante le indagini i Forestali sono risaliti al luogo di cattura in natura a San Venanzo.  In un bosco hanno rinvenuto 6 reti e 23 gabbiette; nelle reti erano rimasti intrappolati alcuni uccelli che sono stati immediatamente liberati.  Oltre alle reti e ai richiami vivi i militari hanno sequestrato richiami acustici e altro materiale utilizzato sempre per le attività illecite.

Ai responsabili, tre soggetti oltre al proprietario del punto vendita di Torgiano, venivano contestati i reati per furto venatorio aggravato, uccellagione, contraffazione ed uso di pubblici sigilli, tentata frode nel commercio e ricettazione di avifauna.  Nel frattempo con l’intervento di un veterinario della USL sono state verificate le condizioni generali di salute degli animali e quelli privi di anello e ideonei al volo sonos tati rimessi in libertà mentre quelli feriti sono stati affidati al centro di recupero degli animali selvatici dei carabinieri forestali di Formichella, vicino San Venanzo.




Il progetto di centrale fotovoltaica sul Peglia fa scoppiare la polemica tra “Amici della Terra” e Comune

Una potenziale nuova tegola arriva sul tavolo della sindaco Roberta Tardani.  Questa volta si tratta del progetto di realizzazione di un impianto fotovoltaico sul Monte Peglia.  La richiesta è stata presentata in Regione e in Comune dalla ECG Umbria srls di Frosinone, capitale sociale di mille euro per un costo realizzativo di circa 20 milioni di euro.  In realtà si tratta di tre campi fotovoltaici da realizzare in località Borgo San Faustino, all’esterno del perimetro del Parco del Peglia in una zona agricola ritenuta ufficialmente non di pregio.  Se si dovesse dare il via all’impianto verrà costruito su 40 ettari di terreno per un totale di 75 mila pannelli, qui sicuramente con un importante impatto paesaggistico.

La critica mossa all’amministrazione riguarda le modalità di informazione.  Dal 30 ottobre non vi è stata alcuna forma di pubblicità del progetto così poi da permettere eventuali rilievi da parte di singoli cittadini e associazioni.  C’è un termine, 90 giorni giorni, scaduto proprio il 30 gennaio, quindi ora solo gli uffici tecnici del Comune possono redigere tutti gli atti e i pareri relativi all’impianto.  Sembra essersi più o meno ripetuto lo stesso corto circuito comunicativo dell’impianto di lavorazione dei rifiuti di Ponte Giulio; anche in quel caso è stato lasciato tutto sotto traccia per poi intervenire praticamente a tempo scaduto.  Il Comune, dunque, parteciperà alla procedura di VIA ma ancora non si ha un pronunciamento in merito da parte dell’amministrazione.

Naturalmente è partito il tam tam delle associazioni ambientaliste che non vedono di buon occhio impianti di produzione elettrica soprattutto se posti nelle vicinanze di parchi o zone di pregio.  L’associazione “Amici della Terra” è stata piuttosto chiara da questo punto di vista, “Il procedimento autorizzativo è iniziato a ottobre e i termini per presentare osservazioni da parte dei cittadini e associazioni è scaduto sabato 30 gennaio. Ma il Comune sapeva di questo progetto già da ottobre e non ha fatto nulla per far circolare la notizia che, infatti, era sfuggita anche a noi. Ora il Comune parteciperà alla prima Conferenza di Servizi per la Valutazione di impatto ambientale (VIA). Non sappiamo nemmeno che parere esprimerà non avendo consultato in nessun modo i cittadini, in barba alla trasparenza e alla partecipazione”. La nota continua con un’altrettanto dura presa di posizione sulla tipologia d’impianto, “Adesso va di moda chiamarlo ‘agrivoltaico’, ma di agri c’è molto poco. Anzi, c’è una massiccia sottrazione di suolo agricolo alle colture e di paesaggio a tutti i residenti e a tutti coloro che potrebbero continuare ad incrementare il proprio reddito con il turismo. Con l’accordo dell’azienda agricola a cui evidentemente è stato fatto capire che potrà guadagnare molto di più che non con le colture. Si apre una stagione in cui il territorio e il paesaggio di Orvieto, come altri di particolare pregio in Italia, saranno sotto attacco da parte di una speculazione mascherata da benefattrice dell’ambiente”.