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Civismo “made in Umbria”, sono inclusivi e esclusivi?

Civici è la nuova parola d’ordine della politica nazionale e locale.  Tanti movimenti sono nati in questi anni, soprattutto a livello locale, per rispondere con immediatezza alle esigenze della popolazione.  E i civici, in origine, avevano questo specifico ruolo.  I movimenti sono un punto nodale per il dibattito politico in città, lo sono sempre stati.  Poi c’è stato il salto di qualità, l’ingresso nell’agone politico con la presentazione delle liste per le elezioni comunali in particolare.  Storicamente a livello nazionale sono stati tre i movimenti che hanno avuto e hanno un peso specifico: L’Uomo Qualunque, che ricorderanno esclusivamente i più âgé e gli appassionati di storia, La Lega Nord, quella originaria con Bossi e Miglio e da ultimo il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo.  Storie e esiti diversi ma che hanno dovuto stravolgere le loro origini per poter sedere in Parlamento spesso sciogliendosi come neve al sole.

Ora ci ritroviamo con due movimenti civici umbri e locali, da una parte CiviciX, guidati da Franco Raimondo Barbabella, e Citvitas, con a capo Roberta Tardani, due amministratori, due esponenti della politica locale con esperienza.  Ambedue hanno una storia chiara, nota che li colloca in schieramenti determinati e così anche i loro movimenti si sono colorati annunciando la loro partecipazione nell’agorà, vicino ai partiti tradizionali.

Già, i partiti tradizionali, ma che fine hanno fatto?  Sicuramente hanno estrema difficoltà a attrarre tesserati e allora sempre più spesso si utilizza la “scorciatoia” del civismo per contarsi e contare.  Effettivamente in Italia non si è mai affrontato seriamente il post-Muro di Berlino che ha decretato la fine delle ideologie storiche dei blocchi ma che ha aperto la strada ad altri termini che sicuramente con difficoltà si coniugano con le definizioni storiche presenti anche nel Parlamento Europeo.  D’altra parte, il civismo come travalica il locale ha la necessità di farsi partito e di allearsi con la politica “tradizionale”.  E’ qui il problema.  Perdere la “verginità” o rimanere “duri e puri”?  E’ questo passaggio che decreta spesso la fine del movimentismo che rimane a livello locale ma si perde salendo nella scala politico-amministrativa, generando delusione e rabbia nella cosiddetta base.

Il civismo però ha un suo ruolo specifico, quello di palesare i bisogni reali di una comunità spesso silenziosa che tende a subire le decisioni altrui.  Questa è la vera forza del civismo che deve convivere con la politica e lavorare con essa ma senza perdere la sua terzietà.  E proprio la mancata terzietà dei due movimenti civici umbri rischia di divenire la vera debolezza degli stessi.  CiviciX è pronta a allearsi ma ha fin da subito dichiarato di non volerlo fare con una parte politica, il centro-destra; Civitas è addirittura una costola dell’attuale maggioranza regionale di centro-destra.  Quindi è un civismo targato, come le liste dei sindaci che vanno tanto di moda nelle grandi, medie e piccole città. 

Civismo è partecipazione alla vita sociale e politica di una comunità che va oltre l’appartenenza partitica perché l’obiettivo è ottenere i risultati che ci si è prefissati.  Sgombriamo il campo anche dall’ultimo equivoco, interessarsi al bene comune significa fare politica non essere contro la politica.  Il civismo può, anzi deve essere un pungolo scomodo, scomodissimo per chi intende la politica come vantaggio personale o di pochi, come convenienza, o ancor peggio, guadagno.  Il civismo però, deve essere aperto al dialogo con tutti, senza steccati precostituiti altrimenti rischia di divenire costola del grande partito di turno.  Questo è il rischio che vediamo annidarsi nell’attuale panorama politico umbro e, dopo l’entusiasmo della prima ora, potrebbe essere un vero e proprio boomerang per le stesse liste che da inclusive potrebbero rivelarsi esclusive, fallendo miseramente il loro obiettivo primario: la partecipazione.




Sessione di bilancio in semiclandestinità. Un grave errore di forma che si aggiunge a uno di sostanza

L’altro ieri ho fatto una riflessione sulla situazione generale, che mi appare seria, certificata ieri (il 3 febbraio per chi legge ndr) dal discorso del presidente Mattarella che più chiaro non avrebbe potuto essere. Ora la continuo con riferimento a quella locale, che mi appare ancora più seria. Lo faccio però con lo stesso spirito, non di rinuncia ma al contrario di spinta all’impegno per il cambiamento.

Andiamo alla sessione di bilancio il prossimo lunedi 7 febbraio con una proposta della Giunta sparametrata rispetto alla realtà e in semiclandestinità. Brutto segnale. Se si legge il Rapporto di “Cittadinanza Territorio Sviluppo” seguito dall’intervista rilasciata lo scorso 21 gennaio dal presidente del Comitato Scientifico di quell’impresa sociale Antonio Rossetti ad Alessandro Li Donni e dalle considerazioni dello stesso Li Donni in un intervento del 24 gennaio, e poi si leggono i documenti che compongono il bilancio, si rimane colpiti dalla distanza tra impianto di questo ed esigenze di governo della realtà.

Del modo in cui viene costruito e presentato il bilancio colpiscono infatti più aspetti. Anzitutto nessun rapporto degli investimenti con la situazione di crisi strutturale del territorio: tutto sembra dimensionato sull’ordinario, come se la crisi non mordesse e come se non ci fossero problemi esplosivi da affrontare subito e soprattutto ora per il futuro che già incalza.

Avanzano provvedimenti regionali che emarginano e rischiano addirittura di umiliare il nostro territorio e l’amministrazione si limita a ripetere cantilene di circostanza. Non si capisce che cosa si vuol fare della sanità, dell’ospedale e del distretto con riferimento al Piano Sanitario Regionale. Non si capisce che cosa si vuole fare del sistema dei rifiuti e della discarica in rapporto al documento di programmazione della giunta regionale. Non si capisce se ancora c’è un qualche interesse per un piano di utilizzo produttivo degli immobili del centro storico a partire dall’ex Piave. Non si capisce se e come si vuole giocare la partita del PNRR.

A ciò si aggiungano palesi contraddizioni e carenze proprio nella logica degli equilibri di bilancio, che si presenta ancora come operazione puramente tecnica e di grande successo solo perché non c’è un aumento delle tariffe. Ma via! Poi però si leggono parti descrittive di programmazione altisonanti a cui corrispondono numeri che parlano un linguaggio esattamente contrario. Quando si va a vedere l’impostazione politica si trovano pagine letteralmente fotocopiate dal bilancio del 2020 e del 2021. Manco lo sforzo di una riflessione su ciò che è successo in questi due anni, se c’è qualcosa da cambiare o da aggiungere. Gli stessi revisori dei conti, che pure lo approvano, fanno due osservazioni pesanti e ben 13 inviti di attenzione che non sembrano proprio tranquillizzanti. Ci sarebbe di che discutere, in tutt’altro modo, uscendo dalle finzioni e cercando convergenze costruttive. No, invece la solita sicumèra.

Ma la cosa che colpisce ancora di più, se ce ne fosse stato bisogno, è il fatto che si andrà alla discussione con una seduta online. Una cosa francamente inaccettabile. Si dice per salvaguardare consiglieri e personale. Ma che strano, il Parlamento si riunisce in presenza in seduta congiunta di Camera e Senato con tutti i posti pieni per il giuramento del Presidente della Repubblica; il consiglio regionale funziona regolarmente; le scuole sono aperte; al festival di Sanremo pubblico fitto in tutti gli ordini di posti. Che ci sarà mai da salvaguardare, se si rispettano le regole! Cioè tutto è pieno di pubblico, solo il Consiglio comunale di Orvieto si fa da remoto, praticamente in semiclandestinità. Offensivo del buonsenso.

Ma non viene in mente che per la situazione che abbiamo bisognerebbe farlo in piazza della Repubblica, al Palazzo del popolo, al Teatro Mancinelli? Non si prevede nemmeno la diretta YouTube o Facebook. Ma non è questo il punto. Il punto è perché non si fa in presenza, anzi invitando il pubblico, i cittadini, ad essere presenti. Rappresentazione plastica di una linea politica, quella della chiusura ad ogni confronto e collaborazione. Pessimo modo di affrontare la fase difficile che stiamo vivendo. Da oggi c’è un metro di misura per valutare l’adeguatezza della funzione di governo: gli interessi dei cittadini secondo il modello proposto dal presidente Mattarella.




Presentazione delle attività dell’Unitre di Orvieto per l’anno accademico 2021/2022

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Diretta della conferenza stampa di presentazione delle attività didattico-culturali per il primo trimestre dell’Anno Accademico 2021/2022 dell’Unitre Orvieto. Erano presenti oltre ai componenti del Consiglio Direttivo, il Presidente dell’Unitre e il Sindaco di Orvieto Roberta Tardani

https://youtu.be/Gi5x85mY_ZY