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Fabio Paparelli (PD), “in Regione si deve aprire un tavolo sulla crisi Vetrya per provare a salvaguardare i lavoratori e assicurare loro, nel prossimo futuro, le necessarie tutele.”

Sulla grave situazione di Vetrya muove i primi passi la politica regionale e lo fa con un’interrogazione alla presidente Donatella Tesei del PD. Fabio Paparelli, spiega che “è semplicemente paradossale che tante famiglie fino a ieri si sentivano tranquille perché lavoravano nella cosiddetta google italiana e oggi improvvisamente rischiano concretamente di perdere l’occupazione senza che fino a poco tempo prima alcuno sapesse nulla”. Il consigliere PD ritiene che sia necessario, anche alla luce della presenza, seppur simbolica, di Gepafin tra gli azionisti e dei contributi pubblici erogati aprire un tavolo di confronto “così come è stato fatto per tante altre crisi aziendali altrettanto complesse. Certamente con l’annuncio della messa in liquidazione di una parte dell’azienda e di concordato per l’altra, la strada è molto stretta e tortuosa ma occorre mettere in campo tutti gli strumenti utili e a disposizione per intervenire e cercare di salvare i livelli occupazionali e le prospettive aziendali”.

Sicuramente Meloni, Paparelli e Bori vogliono capire di quanti soldi pubblici ha usufruito Vetrya e quali eventuali vincoli erano previsti, ad esempio dal punto di vista occupazionale. Sempre Paparelli ricorda come nella sua esperienza di assessore allo sviluppo economico l’utilizzo di fondi pubblici fosse sempre vincolato alla salvaguardia dell’occupazione e “proprio per questo serve l’apertura formale di un tavolo di crisi dove affrontare tutti i nodi e cercare di salvaguardare per quanto possibile i lavoratori anche nel futuro prossimo, cioè dopo la liquidazione dell’azienda se verrà confermata dagli azionisti nell’assemblea già convocata per novembre”.
I tempi sono piuttosto stretti visto che in prima convocazione il 10 novembre e in seconda il 12, l’assemblea degli azionisti è chiamata a deliberare sulla richiesta del consiglio di amministrazione di liquidazione della società e cessazione delle attività e per proseguire nell’esplorazione per dar seguito ad una procedura concordataria.




“Cara sindaco, bene la lettera, ma è ora di agire per la questione della sanità orvietana, lo faccia!”

Carissima sindaco,

si sa, quando ci si decide a scrivere una lettera aperta è perché si è stanchi di non avere risposte su un certo argomento da chi le deve dare e lo si vuole far sapere. Dunque lei ci fa sapere che è stanca di non avere risposte dalla presidente Tesei. Ne prendiamo atto. Ma non è certo una bella cosa, anzi, si renderà conto, siamo di fronte ad un gran problema. Io tempo fa le ho scritto una lettera aperta sulle questioni della sanità a cui lei non ha risposto. Ora lei sulle stesse questioni scrive una lettera aperta alla presidente Tesei. Spero che questa sua non resti, come la mia, senza risposta. Sarebbe un bel guaio, perché se un sindaco snobba un consigliere comunale poco male, il sindaco fa solo una figuraccia istituzionale, ma se un presidente di regione non risponde a un sindaco le conseguenze sono pesanti, e non riguardano il presidente ma il sindaco. Mi auguro dunque, per il bene suo, e se è consentito soprattutto della città e del territorio, che la presidente risponda, e lo faccia con argomenti credibili e impegni non aleatori.

Detto ciò, la sua lettera non è da buttar via: pone all’attenzione della presidente i problemi a tutti noti: organico, servizi ospedalieri, attrezzature, medicina territoriale, nomina del direttore di presidio, permanenza del distretto. Si potrebbe anche dire alla buonora! Si dimentica di dire, e non è cosa buona, che la pressione della pandemia non giustifica le file, la privatizzazione delle prestazioni, la transumanza all’interno e fuori regione. Sofferenze, disagi, spese, per i cittadini francamente né giustificabili né comprensibili. In compenso ha finalmente sposato una tesi non sua ma che evidentemente ormai l’ha convinta, quella del ruolo interregionale del nostro ospedale. Cosa che però non va buttata là così, va invece adeguatamente articolata. Non può ignorarlo, questa del ruolo interregionale del nostro ospedale è una sfida che non riguarda solo la sanità, riguarda il ruolo del territorio. Richiede una strategia, alleanze, iniziative adeguate, altrimenti siamo solo al trionfo delle parole.

Nonostante ciò, senza giri di parole le dico che questa è una lettera sbagliata. Mi auguro ovviamente che non si tratti di tattica, perché in tal caso l’errore sarebbe doppio, ma in ogni caso con questa iniziativa lei denuncia apertamente: 1. che i problemi ci sono oggi e c’erano ieri, quando lei stizzosamente li negava; 2. che le sue richieste, non so se talvolta trasformate o meno in proteste o proposte, in regione non arrivano o se arrivano non trovano orecchi attenti; 3. che per avere un po’ di attenzione, non essendo evidentemente ascoltati, si è costretti ad invocarla platealmente. No, sindaco, questa non è una bella cosa.

E non lo è anche perché, mentre si invoca attenzione, non ci si allontana di un millimetro da ciò che sarebbe dovuto già avvenire, non nonostante la pandemia ma proprio in ragione delle conseguenze della pandemia. In altre parole si chiede, quasi fosse un favore, ciò che una sana amministrazione della sanità avrebbe dovuto comunque assicurare, visti anche i provvedimenti normativi e i finanziamenti statati. E invece siamo alla sensazione di uno smantellamento progressivo o quasi. Non si intravede né un progetto né una strategia. Ed è l’aspetto che mina dalle fondamenta la forza di una iniziativa peraltro così inusuale.

Sindaco, poi va detto, non era necessario per l’efficacia della sua iniziativa partire con la solita tirata contro le presunte strumentalizzazioni politiche e la ricerca di visibilità di chi pone all’attenzione problemi che esistono. Lei sa che i problemi sono veri e seri. Sa bene che è più di un anno e mezzo che da sponde diverse, dentro e fuori dalle istituzioni, le chiediamo di organizzare una strategia credibile di difesa dei servizi per la salute. Ci ha sempre risposto che le nostre erano strumentalizzazioni perché andava sempre tutto bene. Ora ammette, ne prendiamo atto, che le nostre non erano strumentali lamentele. In verità sa che tra poco arriviamo dove il pan si cuoce, perché le decisioni sul nuovo Piano sanitario sono prossime. È probabile che la sua mossa significhi che non ha ricevuto alcuna assicurazione oppure che ha già deciso di accontentarsi di qualunque cosa si deciderà a Perugia. Sarebbe questo l’errore esiziale, di cui mi auguro che non vorrà mai rendersi responsabile.

Sindaco, questo, non può non saperlo, non è il tempo delle cose minimali e del tirare a campare. Ci vuole una strategia forte e un coinvolgimento largo di tutte le forze del territorio per cambiare un destino di emarginazione che oggi appare segnato. Prenda il coraggio dell’iniziativa adeguata al bisogno. Le proposte le sono state fatte, di contenuto e di strategia. Si decida ad aprire il confronto che già da tempo le è stato chiesto.

Le lettere aperte in splendida solitudine non risolvono, rischiano anzi di apparire ed essere una confessione di debolezza. Riunisca allora i capigruppo consiliari con il compito di elaborare insieme una proposta complessiva. Riunisca i colleghi sindaci del territorio. Si confronti con i suoi colleghi delle maggiori città della provincia. Promuova un consiglio comunale aperto. Questo è il livello a cui è necessario portare oggi la questione sanità del nostro territorio, che è la questione delle questioni, quella che determina non solo la qualità dei servizi ma il ruolo stresso della nostra area nelle strategie complessive di sviluppo della regione.

Lo faccia, è il suo compito!




La lettera aperta del sindaco alla presidente Tesei, “è ora di affrontare i problemi della sanità orvietana”

Il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani ha inviato alla presidente della Regione Umbria una “lettera aperta” sulle preoccupazioni della situazione della sanità nel territorio e le esigenze di riorganizzazione.

“Gentile presidente, nell’ultimo anno e mezzo ci siamo trovati ad affrontare un nemico invisibile che ha stravolto le nostre vite e messo a dura prova le nostre comunità. Noi sindaci, come del resto Lei e tutti gli amministratori locali, siamo stati in prima linea ad affrontarlo cercando di essere punti di riferimento per i nostri cittadini, prima spaventati per l’incedere del virus poi preoccupati per gli effetti che questa emergenza sanitaria ha avuto e avrà sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. La pandemia ha duramente provato il nostro sistema sanitario e se per alcuni aspetti ha esaltato la professionalità e lo spirito di abnegazione di medici, infermieri e operatori, per altri ha reso ancora più evidenti criticità e problemi che si trascinano da troppo tempo e per le quali oggi le soluzioni non sono più rinviabili.

Nel periodo più duro e difficile dell’emergenza sanitaria c’è stato chi, a livello politico, ha utilizzato strumentalmente la pandemia per puntare il dito su situazioni che essi stessi ci avevano lasciato in eredità, con il solo obiettivo di disorientare i cittadini e creare allarmismo e confusione. Personalmente, con lo stesso senso di responsabilità che ha animato molti dei miei colleghi, ho sempre ribadito come quello fosse il momento di fare quadrato ed essere uniti perché non era con le sterili polemiche che si sarebbe vinta la “guerra” che stavamo combattendo.

Oggi che, seppur tra difficoltà e incertezze il periodo peggiore dell’emergenza sembra essere alle spalle, nell’ottica della massima collaborazione che ha sempre contraddistinto i nostri rapporti non posso che tornare a sottoporre alla sua attenzione le preoccupazioni che derivano dalla situazione della sanità nel territorio orvietano le cui criticità non ho mai smesso di evidenziare e di condividere con lei, nelle sedi opportune, sin dal suo insediamento alla guida della Regione Umbria.

Nei giorni scorsi ho avuto una serie di confronti con il personale medico e con i rappresentanti delle professioni sanitarie che operano presso l’ospedale “Santa Maria della Stella” di Orvieto dai quali è emersa nuovamente l’assoluta necessità di definire un progetto concreto di rilancio dell’ospedale oltre a porre rimedio alle annose carenze di personale e procedere, senza ulteriore indugio, all’adeguamento delle attrezzature tecnologiche in dotazione.

I problemi di organico, riguardano ormai quasi tutti i reparti – Pronto soccorso, Chirurgia, Anestesia, Gastroenterologia, Riabilitazione, Ortopedia, Medicina – e questa difficile situazione ereditata nel tempo rischia di ripercuotersi a cascata anche su quei reparti che non mostrano invece particolari sofferenze. La carenza di personale si riflette inevitabilmente sull’organizzazione di tutte le attività con ricadute sull’erogazione dei servizi ai cittadini e sui carichi di lavoro di tutto il personale che risultano essere più pesanti rispetto ad altre strutture sanitarie della regione e che finiscono quindi per essere le sedi predilette e scelte dal personale che viene assunto con i concorsi che pure l’azienda sanitaria bandisce. Una paradossale situazione che può essere invertita solo attraverso un massiccio investimento sulle persone e sui progetti da affidare al nostro ospedale che deve essere messo nelle condizioni di assolvere pienamente alla funzione di emergenza-urgenza che gli è stata assegnata nella rete regionale e che non può derogare dal rispetto dei modelli organizzativi per i presidi sede di Dea di primo livello come stabilito dai decreti ministeriali.

Allo stesso tempo è necessario procedere all’individuazione di un direttore di presidio, che manca al nostro ospedale da troppo tempo, la cui assenza si avverte ancora di più nel momento in cui, a fronte di una carenza di personale, l’organizzazione diventa determinante per garantire l’efficienza della struttura.

Il potenziamento e la riorganizzazione dell’ospedale di Orvieto non possono inoltre prescindere dal rafforzamento della medicina territoriale, unico strumento per sollevare la struttura da ricoveri e accessi impropri e, vista la collocazione geografica del nostro territorio, dal mantenimento del distretto sanitario territoriale oltre agli investimenti sul patrimonio, a partire dal complesso dell’ex ospedale di piazza Duomo. Ho personalmente apprezzato le soluzioni e i progetti che abbiamo condiviso con i vertici della Usl Umbria 2 che mirano a una maggiore integrazione tra ospedale e distretto e alla realizzazione di una casa di comunità nell’ex ospedale di piazza Duomo. Non ho dubbi sul fatto che tali impegni vengano rispettati, ma attendiamo ora passi concreti.

Non smetteremo mai di vigilare sull’efficienza dei servizi sanitari sul territorio e, come ho avuto più volte modo di ribadire anche pubblicamente, non faremo sconti se vedremo il nostro territorio ancora marginalizzato e impoverito così come lo è stato nel passato. Anche da questo i cittadini misureranno il cambiamento che noi in primis abbiamo voluto e sul quale crediamo.

Auspichiamo che, su queste basi, possa riprendere quanto prima il confronto con la giunta regionale e che i problemi che sono tornata a sottoporle trovino soluzione nel nuovo piano sanitario regionale in via di definizione. Orvieto, cerniera dell’Umbria con Lazio e Toscana, è strategica per il sistema sanitario regionale e per questo il nostro ospedale, che per le ragioni sopracitate ha un alto valore sanitario, deve tornare a essere attrattivo per i cittadini, attraverso la qualità delle prestazioni erogate, e per i professionisti che devono trovare qui un luogo di lavoro ideale dove accrescere e sviluppare le loro competenze al servizio della comunità.

Cara presidente, le scrivo questa lettera consapevole delle difficoltà del momento ma fiduciosa nelle capacità e nella determinazione che ha dimostrato sin qui per risolvere i problemi dell’Umbria e certa che raccoglierà il mio appello con la dovuta attenzione che in altre occasioni ha già dimostrato di avere per il territorio che mi onoro di rappresentare”.




Sanità d’agosto a rilento mentre si programma il futuro con grandi rischi per tutto l’orvietano e l’ospedale

I giorni di agosto sono sempre stati difficili per chi rimane in città. I servizi viaggiano a velocità ridotta e in alcuni casi vengono resi difficili da chiusura programmate o meno. Per quanto riguarda la sanità tutto è meno accettabile. Chi ha bisogno di cure ne necessita sempre, anche il 15 di agosto, anche la domenica, in caso di urgenze. L’Umbria negli anni scorsi era considerata, a torto, un’eccellenza soprattutto dal punto di vista dell’equilibrio finanziario. In verità era solo ed esclusivamente un gioco di bilancio, nulla di reale ed oggi ne scontiamo le conseguenze. Le ultime dal fronte ci riferiscono che non è possibile prenotare analisi fino al 19 agosto perché tutto prenotato, mente per le ecografie siamo sempre sui 4/6 mesi di attesa con, ci riferiscono ma non ne possiamo avere conferma diretta, aperti inviti ad utilizzare il privato.

Non è più sostenibile una situazione del genere. Non è sostenibile per i cittadini che devono accedere ai servizi sanitari e che non hanno alternative valide o possibilità economiche per ottenere le prestazioni necessarie. Lo scriviamo da tempo, qualcosa non funziona ma non riusciamo ad avere risposte concrete se non di progetti, programmi per un futuro indefinito. I cittadini hanno bisogno di risposte ora, però. Intanto la politica lavora al nuovo Piano Sanitario Regionale che rischia di penalizzare chi in questi ultimi lustri è già stato pesantemente penalizzato. Il rischio reale per Orvieto è che si palesi una presa d’atto dello status quo, comunque determinato da scelte politiche, e s’intervenga per cristallizzarlo facendo passare, ad esempio, l’elisoccorso per la panacea di tutti i mali quando così non è assolutamente. Certo, qualche primario purtroppo orvietano, ha spiegato che l’elisoccorso è l’unica reale necessità, dimenticandosi che una sanità moderna è soprattutto altro, evitare i ricoveri prevenendo le acuzie, il controllo da remoto, la specializzazione di medici e personale infermieristico, investire su attrezzature che annullino o accorcino notevolmente le attese per le patologie tempo-dipendenti e una sanità di territorio che risponda alle esigenze dei cittadini più fragili.

Ci sarà qualcuno al tavolo regionale del piano sanitario dell’Umbria che porti le istanze dell’orvietano? Se c’è chi è? I responsabili della sanità del territorio, cioè i sindaci a partire da Orvieto, hanno presentato proposte, richieste, progetti per una sanità più veloce, efficiente e rispondente alla realtà orvietana? Non vorremmo, insomma, che alla fine ne esca fuori un PSR confezionato ad hoc dei tre grandi hub regionali, leggasi Perugia-Terni-Foligno, con qualche attenzione per Assisi, Spoleto e Narni e senza un futuro definito per Orvieto ma soprattutto per i suoi cittadini.




Appello dell’assessore Coletto, “donate sangue, è sicuro e fa bene”

La giacenza media di sacche di sangue presso i Servizi immunotrasfusionali dell’Umbria in questo periodo dell’anno è inferiore alle necessità: dall’assessore alla Salute della Regione Umbria, Luca Coletto, arriva un nuovo invito a tutti i cittadini che possono farlo di donare il sangue, soprattutto in questo periodo dell’anno in cui, anche a seguito delle vacanze estive, si registra un calo di donazioni.
Alla luce di questi dati e anche per poter conoscere personalmente e ringraziare per il lavoro che svolgono i volontari delle associazioni e i professionisti che operano nel Servizio immunotrasfusionale dell’Azienda ospedaliera di Perugia, l’assessore Coletto, che è donatore di sangue, ha scelto di effettuare la sua donazione periodica nell’ospedale di Perugia.

Donare è un gesto di grande umanità – ha detto Coletto – E’ un atto personale e riservato, ma credo che in alcune situazioni chi ha un ruolo pubblico, abbia il dovere di rendere noto questo momento, anche per sfatare alcuni pregiudizi nei cittadini, come ad esempio che una donazione di sangue possa avere effetti negativi sulla salute e che gli ambulatori, in questa fase di emergenza sanitaria legata al covid, siano poco sicuri. Niente di tutto questo – ha concluso Coletto – ai donatori è garantita la massima sicurezza e sul fronte della salute in senso stretto va ricordato che a monte della donazione, viene effettuato un controllo stretto sulle condizioni fisiche del donatore e quindi attraverso la donazione periodica si può avere un monitoraggio costante dei propri valori del sangue”. Ma c’è di più: “Il valore aggiunto di una donazione deriva dal benessere intimo di aver contribuito a dare ‘vita’ a chi ne ha più bisogno”.




E’ vero alcuni primari remano contro Orvieto e il suo ospedale. Ci sarà un futuro?

Ci risiamo e questa volta è stato scoperto quello che avevamo scritto di temere e cioè che a remare contro lo sviluppo dell’ospedale di Orvieto fossero figure professionali interne. La conferma arriva dal verbale del consiglio comunale di Attigliano con il sindaco Fazio che, rispondendo ad alcune sollecitazioni del consigliere Meloni, ha apertamente spiegato che un primario di Orvieto ritiene inutile l’emodinamica e che anche altri professionisti, riportiamo il virgolettato, “sarebbe opportuno insistere sull’elisoccorso, che arriva immediatamente, anziché su qualcosa che non riescono a fare, perché loro lavorano sui numeri, e non sulla comodità delle persone”. E no, non si tratta della comodità, ma della vita delle persone e un medico non deve lavorare sui numeri ma sui pazienti, deve fare tutto il possibile per salvarle. Oggi, con l’attuale personale sicuramente l’emodinamica non potrebbe funzionare, ma tante altre cose non funzionano. Lo diciamo ormai da più di un anno. L’ospedale di Orvieto viene depotenziato lentamente per una politica “foligno e spoletocentrica” che onestamente risulta stucchevole. Ad agosto ci saranno criticità nel Pronto Soccorso, ad esempio, e ci risulta, attendiamo conferme, che ad alleviare i problemi vengano professionisti proprio da Spoleto e Foligno, guarda caso.

Delle liste di attesa infinite non ne parliamo più per decenza, anche perché basta effettuare una prenotazione a pagamento che come d’incanto non si attende più. Oppure basta girare per l’Umbria e spuntano posti per servizi essenziali che dovrebbero funzionare anche ad Orvieto. Mentre una parte dei primari orvietani è impegnata in una lotta infruttuosa e fratricida la presidente Tesei ha auspicato che Foligno e Spoleto diventino il terzo polo dell’Umbria, giustamente, ma dimenticandosi un territorio piuttosto vasto, l’orvietano, che per raggiungere l’unico polo della Provincia di Terni ha tempi di percorrenza di almeno 45 minuti. Sicuramente con i mezzi di soccorso i tempi si accorciano ma siamo sempre al limite per le patologie tempo-dipendenti. La creazione di un terzo polo, ancora un volta lontano dalle principali direttrici di traffico nazionale sia su ferro che su gomma, testimonia la scarsa attenzione per il territorio che nel corso degli anni, con colori diversi al potere, si è vista sfilare la ASL, il Tribunale, il CAR ricevendo in cambio l’ampliamento della discarica, qualche sistemazione delle strade e il mantenimento di UJW

Ricordiamo che Foligno ha lottato strenuamente, tutta unita, per la perdita della propria ASL e in cambio ha ottenuto tanto dal punto di vista sanitario. Il risultato è semplice, oggi Foligno per un giovane professionista è appetibile mentre Orvieto sicuramente no. E il risultato è ancora più chiaro se si vanno a controllare quanti posti in ospedale sono rimasti vacanti e quanti hanno rifiutato a vantaggio di altri nosocomi anche umbri.

Eppure Orvieto anche stavolta è governata da una coalizione identica quella regionale ma stiamo rischiando lo stesso errore del passato e cioè di essere tiratori d’acqua per conto terzi e non interlocutori con la schiena dritta pronti a combattere per il futuro della città e di tutto il territorio, senza accettare compromessi al ribasso o ancor peggio piccole prebende ad uso personale e non della comunità, troppo spesso. Che si investano soldi e progettualità vere sulla sanità territoriale e ospedaliera per non perdere un ulteriore treno, tra l’altro abbiamo perso anche l’AV a vantaggio di siti extra-regionali, perché senza una sanità pubblica vera, reale, pronta non si attirano residenti nuovi e investimenti privati di rilievo. Non chiediamo un sindaco barricadero ma che ribadisca in ogni occasione la centralità dell’ospedale e valorizzi le professionalità presenti, che punti i piedi e rifiuti ogni offerta se non estremamente vantaggiosa per l’intero territorio!




Emodinamica e medicina di territorio sono necessarie per rilanciare la sanità orvietana nonostante i bastian contrari

Siamo a scrivere nuovamente dell’ospedale di Orvieto, anzi della sanità dell’orvietano perché ospedale e medicina di territorio vanno sempre più a braccetto nella sanità 3.0, quella che nell’orvietano è ancora una chimera o quasi, fatte salve alcune eccezioni. Ne torniamo a discutere dopo l’uscita poco felice del sindaco di Attigliano che ha definito l’emodinamica “cosa inutile” mentre “l’elisoccorso una cosa seria”. Sicuramente le spiegazioni date in consiglio comunale sono frutto di un’attenta analisi costi/benefici del servizio di emodinamica e elisoccorso, di una valutazione puntuale dal punto di vista scientifico e medico, altrimenti è la politica, scritta con la “p minuscola” che cerca di giustificare l’ingiustificabile per un territorio penalizzato da troppi anni, nonostante alcune operazioni di maquillage passate, presenti e future che dovrebbero servire a tacitare le voci fuori dal coro.
Non vorremmo polemizzare ma ci è sembrato, quello del primo cittadino del Comune di Attigliano, un discorso pensato e scritto a più mani, con l’aiuto determinante di qualche medico speriamo non di Orvieto o in servizio nell’orvietano, almeno questo!
E’ giusto chiedere a chi conosce la materia e così ci siamo consultati anche noi con una serie di professionisti della sanità per capire meglio, per approfondire l’argomento con numeri e statistiche. Partiamo dall’assunto che il territorio orvietano non finisce con i confini regionali, ma va oltre, insistendo su parte del viterbese e della bassa Toscana. Ecco che il calcolo, allora, non deve essere fatto sui 40 mila abitanti circa ma su 120mila, numero sempre basso, ma non avulso, assolutamente. Entra in gioco l’orografia del territorio e l’età media degli abitanti, due fattori che possono e, anzi secondo i consiglieri regionali umbri, tutti, fanno la differenza. Puntando il compasso su Orvieto gli ospedali con emodinamica più vicini sono a 80 km, Terni e oltre 100 km, Foligno con tempi di percorrenza in ambo i casi superiori all’ora. L’età media, già alta in tutta l’Umbria, nell’orvietano ha un’incidenza di over 70 del 26% sul totale della popolazione. Calcolando tutte queste variabili il numero di procedure potrebbe superare le 250 anche se le linee guida come parametri per avere un’emodinamica attiva prevedono 300 mila persone e 400 interventi annui. Ma, probabilmente, chi ha collaborato al discorso del sindaco di Attigliano non la letto le linee guida della Società Italiana di Cardiologia Interventistica che ritengono il limite inferiore ai 400 interventi “tollerabile quando il laboratorio è situato in aree geograficamente isolate…”. E’ altresì pacifico che l’elisoccorso sia necessario in un territorio di grande ampiezza, collegato male con eventuali altri ospedali, con tre direttrici di traffico, due su ferro e un’autostrada, che possono far scattare emergenze anche piuttosto importanti. Mettere sullo stesso piano elisoccorso ed emodinamica è errato, soprattutto confrontarle sui costi. L’elisoccorso regionale spalma i costi sull’intera popolazione umbra, un servizio di emodinamica deve essere calcolato sul bacino d’utenza direttamente interessato. Ma anche sui costi la sventolata concorrenzialità dell’elisoccorso è tutta da dimostrare. Facciamo due conti; un laboratorio di emodinamica ha un costo medio di 2,5 milioni di euro a cui va aggiunto quello dell’equipe sanitaria e medica dedicata. Ogni trasporto in elicottero verrà a costare circa 5 mila euro e per emergenze cardiache con 100 interventi arriveremmo a 500 mila euro annui, cioè 2,5 milioni in soli 5 anni. A questi vanno aggiunti i costi sociali, tutte le patologie croniche che obbligano a ricoveri frequenti in mancanza di una medicina di territorio e di telemedicina avanzata, i costi di ricovero inevitabilmente più lunghi e la perdita di appeal dell’ospedale di Orvieto dal punto di vista professionale.
In conclusione, l’emodinamica a Orvieto è giustificata professionalmente vista la distanza chilometrica e oraria da altri nosocomi per le patologie tempodipendenti; non deve esserci una gara di campanile con Foligno, che ha numeri di poco superiori in termini di abitanti e ospedali alternativi e attrezzati molto più vicini. Non deve esserci concorrenza ma equiparazione di trattamento sì. C’è poi il falso problema della mancanza di figure professionali nell’ospedale di Orvieto. Oggi, hic stantibus rebus, il Santa Maria della Stella è destinato ad un lento ma inesorabile declino, mentre con il laboratorio di emodinamica e una telemedicina reale, potrebbe divenire un punto di riferimento anche regionale per quanto riguarda la medicina a distanza. C’è poi da non sottovalutare la soddisfazione del cittadino e il voto unanime in consiglio regionale risalente ormai al 26 maggio del 2020, che ha approvato il servizio di emodinamica ad Orvieto. Speriamo che questa battaglia di civiltà venga fatta propria non solo dagli amministratori locali, i sindaci hanno firmato una lettera in cui chiedono l’apertura di emodinamica a Orvieto, ma soprattutto dai professionisti sanitari che per una volta dovranno guardare oltre il loro striminzito orticello per un progetto di ampio respiro che porterà in seguito frutti per l’intera struttura e un ritorno al centro dell’attenzione per la sanità pubblica.




Appello del Cor Umbria, “giovani rispettate le regole per evitare i contagi”

Pur restando molto bassa l’ospedalizzazione l’andamento epidemiologico del COVID-19 in Umbria registra un aumento di positivi che è stato oggetto della riunione del Centro operativo regionale, presieduto dal direttore regionale, Stefano Nodessi Proietti, a cui hanno partecipato il direttore regionale alla sanità, Massimo Braganti e il Commissario straordinario all’emergenza COVID-19, Massimo D’Angelo. In una nota emessa dalla Regione Umbria, si comunica che a fronte dell’incremento in Umbria dei positivi al COVID-19 il Cor rivolgere un appello affinché tutti osservino comportamenti rispettosi delle regole, e per una maggiore adesione alla campagna vaccinale.

Dall’analisi dei dati emerge, infatti, con sempre maggiore evidenza, il crescere dei contagi tra i giovani da 14 a 24 anni. Dato che – si evidenzia nella nota –  mostra la scarsa propensione dei giovani al rispetto delle regole del distanziamento; ed emerge inoltre che nei soggetti che contraggono il virus e sono vaccinati con ciclo completo, il rischio di ospedalizzazione si riduce in maniera drastica rispetto ai soggetti contagiati e non vaccinati.




Il 20 luglio in streaming “PNRR e fondi Ue per lo sviluppo dell’orvietano”

Per martedi 20 luglio abbiamo organizzato un “Incontro su PNRR e sviluppo del territorio orvietano” che abbiamo sottotitolato non a caso “Costruiamo insieme un progetto di futuro” perché abbiamo l’impressione che le divisioni che hanno caratterizzato una ormai troppo lunga stagione della politica orvietana continuino a fare danni seri.

Tanto più che l’epoca delle contrapposizioni ideologiche e delle pregiudiziali è finita da un pezzo e tanto più che oggi al centro degli sforzi c’è l’uscita dalla crisi e la ricostruzione di un Paese che rischia di non farcela nell’epoca della competizione globale per arretratezza strutturale rispetto ai paesi più sviluppati e per la difficoltà di fare le riforme necessarie. Sono sforzi che riguardano tutta la comunità nazionale, perciò anche le Regioni e i Territori.

Naturalmente restano a tutti i livelli le differenze di impostazione sia politica che programmatica su aspetti non marginali, ma ci sono momenti della storia in cui la ricerca delle convergenze sulle scelte di fondo da cui dipende il futuro di una comunità diventa prioritaria rispetto alle differenze. Vale a Roma come a Orvieto. Quando poi c’è il rischio concreto di essere tagliati fuori dalle scelte che contano, allora lo sforzo unitario per sventare i pericoli di esclusione diventa un obbligo che assume il senso di una legittimazione a livello di comunità.

La minaccia di esclusione non è teorica e riguarda sia il PNRR che i fondi comunitari. Ci sono di mezzo, per quanto ci riguarda come territorio orvietano, almeno sei questioni dirimenti che riassumiamo così: 1. Proposta per le Case della comunità e il ruolo interregionale dell’Ospedale di Orvieto come DEU di secondo livello per l’emergenza-urgenza. 2. Inserimento organico del territorio orvietano nell’operazione di potenziamento della rete infrastrutturale, viaria, ferroviaria e tecnologica della Regione. 3. Finanziamento di un’operazione progettuale pluridisciplinare per il riuso dei grandi edifici storici funzionale ad un rinnovato e ambizioso ruolo interregionale della città. 4. Finanziamento della pianificazione di un moderno sistema di tutela e valorizzazione ambientale e del patrimonio dei borghi che caratterizzano il territorio. 5. Progetto per l’inclusione del complesso urbano storico-ambientale di Orvieto nell’elenco Unesco dei beni patrimonio dell’umanità. 6. Proposta di inclusione del territorio orvietano nel sistema regionale di formazione superiore, universitaria e/o tecnica (ITS).

Su queste sei questioni non ci risulta ad oggi alcuna certezza che siano all’attenzione del governo regionale e che sia comunque in corso una elaborazione con qualche speranza di interlocuzione rassicurante. Al contrario, i segnali che arrivano da importanti iniziative in sede regionale ci dicono che tutta l’Umbria occidentale rischia di essere tagliata fuori dall’uso coordinato dei fondi PNRR, in particolare proprio l’Orvietano insieme al Trasimeno-Pievese, da cui giustamente arriva un forte allarme e l’invito ad una seria mobilitazione.

Allarme fondato, perché se Sviluppumbria si incontra con le analoghe agenzie di Marche e Abruzzo per valutare una possibile gestione sinergica dei fondi PNRR e di quelli UE 2021-2027, c’è da chiedersi che cosa significhi tale scelta che esclude il Lazio e la Toscana, che sono le regioni con cui confinano i territori dell’Umbria occidentale, appunto il Trasimeno-Pievese, l’Orvietano e anche il Ternano. Insomma, al momento delle scelte che contano, sta forse prendendo piede l’idea di un’Umbria che marcia a velocità diverse fino al punto che alcune zone possono anche rimanere ferme? Noi siamo per una concezione della politica del tutto diversa. Noi pensiamo che la politica regionale debba fare perno su tutti i territori e che le risorse territoriali vadano esaltate proprio nel rapporto con quelli delle regioni confinanti. Insomma un disegno organico che riguardi tutta l’Umbria, non per fermare lo sviluppo di alcune zone ma per organizzarlo per tutte. E per questo, laddove non ci fosse una elaborazione all’altezza di questa missione, bisogna recuperare rapidamente, mettersi intorno ad un tavolo, discutere e non perdere il treno.

Invitiamo a questo confronto tutti, istituzioni regionali e locali, organizzazioni sociali e culturali, forze imprenditoriali, cittadini. Chi non potrà essere fisicamente presente potrà intervenire in altro modo. La cosa importante è mettere a disposizione idee e proposte. Noi vogliamo costruire processi positivi di convergenza progettuale. Ci interessa il futuro del territorio. Vogliamo credere che questo interessa davvero tutti.

Franco Raimondo Barbabella, CiviciX Orvieto

Massimo Gnagnarini, Italia viva dell’Orvietano

Massimo Morcella, Azione Orvieto




Ecco il calendario scolastico, si parte il 13 settembre e si chiude il 9 giugno

Su proposta dell’assessore all’istruzione, Paola Agabiti, la giunta regionale dell’Umbria ha approvato il calendario scolastico 2021-2022.
   “Le lezioni – ha annunciato l’assessore Agabiti – avranno inizio il 13 settembre 2021 in tutte le scuole di ogni ordine e grado e termineranno il 9 giugno 2022 nelle scuole elementari, medie e superiori ed il 30 giugno 2022 nella scuola  dell’infanzia. Le vacanze natalizie saranno dal 23 dicembre 2021 al 6 gennaio 2022, compresi. Le vacanze pasquali dal 14 aprile 2022 al 19 aprile 2022, compresi”.