Approvata dalla giunta regionale la variante al piano sanitario, i distretti diventano 4 e durata quinquennale

La Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessore alla Salute, ha preadottato le proposte di modifica alla legge regionale del 9 aprile 2015, n. 11 –  Testo Unico in materia di Sanità e Servizi sociali – e contestualmente, ha adottato il Piano sanitario 2022-2026, dal titolo “Umbria: la salute al centro”.  Ora entrambi i disegni di legge passeranno al vaglio dell’assemblea legislativa dell’Umbria per la definitiva approvazione. Si tratta di due documenti di grande importanza per l’architettura della sanità in Umbria, soprattutto alla luce del fatto che l’ultimo Piano sanitario regionale ad oggi ancora vigente, è il PSR 2009-2011, approvato il 28 aprile del 2009.

La redazione del nuovo Piano Sanitario è stato pertanto, un obiettivo di primaria rilevanza per l’esecutivo regionale. Si tratta – ha spiegato l’assessore alla Salute – del primo Piano adottato a seguito della pandemia che ha messo a dura prova l’organizzazione della rete ospedaliera e dei servizi sanitari territoriali, facendone emergere i punti di forza e le debolezze. Inoltre, la contestualità della redazione del nuovo Piano Sanitario con la definizione del “Piano Nazionale di ripresa e resilienza”, ha comportato alcune attenzioni e  suggerito  ad esempio, l’opportunità di ampliare il periodo di vigenza del Piano regionale da tre a cinque anni, per adeguarne la valenza temporale ai tempi di realizzazione dei progetti del PNRR, cui le strategie del Piano sono indissolubilmente collegate, ma lasciando impregiudicata per i prossimi atti di programmazione sanitaria la facoltà di definirne i periodi di vigenza in base a contingenti valutazioni di opportunità. Da qui – ha precisato l’assessore – è nata la necessità di apportare modifiche al Testo unico che nella nuova versione, prevede anche che il Piano sanitario sia approvato con legge.  

Per la Giunta regionale quindi, la redazione del nuovo Piano Sanitario è stato un obiettivo di rilevanza strategica fondamentale che, con un forte intreccio dell’ambito sociale con quello sanitario, si è prefisso l’obiettivo finale di migliorare e rendere più sicure ed efficaci le prestazioni per i cittadini. Il consolidamento ed il rafforzamento dell’integrazione sociosanitaria si inserisce, di conseguenza, in un percorso virtuoso volto ad evitare duplicazioni di interventi, ad un uso più efficiente ed efficace delle risorse professionali e finanziarie, alla prontezza, appropriatezza e continuità delle risposte a vecchi e nuovi bisogni puntando, nel contempo, sulla prevenzione. Sul versante del procedimento, muovendo dall’analisi dello stato del sistema sanitario e sociale al 31 dicembre 2019 attraverso la stesura del Libro Bianco, è stato preadottato lo schema del nuovo Piano sanitario, ai fini dell’avvio degli adempimenti di concertazione sociale ed istituzionale. Quindi oltre ad espletare tale fase concertativa sono stati acquisiti i pareri del Consiglio delle autonomie locali (CAL), delle Conferenze dei sindaci e dell’Università degli Studi di Perugia. A seguito del parere del Ministero della Salute che ha  rilevato come l’impostazione generale del Piano Sanitario Regionale abbia ripreso le indicazioni prioritarie della programmazione nazionale, la Regione si è inoltre impegnata ad elaborare specifiche schede di intervento che, per ogni strategia delineata, definiranno gli obiettivi generali e specifici, le azioni attuative, con relativi target e cronoprogrammi che saranno oggetto di costante monitoraggio per misurarne il livello di raggiungimento.

In sede di concertazione è emerso, tra l’altro, che la prevista ripartizione del territorio regionale in due Aziende sanitarie USL e in 5 Distretti non risulta in linea con precedenti esperienze di collaborazione, scambi, che storia e tradizioni locali hanno consolidato in alcuni dei territori della regione. Ciò ha determinato un ripensamento nella configurazione dei Distretti, che dovranno passare da 5 a 4. Tale scelta non avrà risvolti nel testo del Piano Sanitario, se non per la configurazione delle Centrali Operative Territoriali, che rispetto al precedente modello proposto (1 hub e 5 spoke), passeranno a 1 hub e 4 spoke (ognuna delle spoke suddivisa in due moduli). Questa nuova configurazione, tra l’altro, risulta in linea con criteri e target previsti per la Missione 6, Component 1 dal Decreto del Ministero della Salute 20 gennaio 2022, recante la ripartizione programmatica delle risorse per i progetti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e del Piano degli Investimenti complementari.

Alcune delle tematiche da sviluppare e evidenziate in fase di concertazione, come la salute mentale, dipendenze, salute materno infantile e dell’età evolutiva, sostegno delle persone con disabilità, malattie rare, medicina di genere, assistenza agli immigrati e la salute in carcere, già riportate come criticità nel Libro Bianco, saranno oggetto di successivi e specifici atti di programmazione. Le principali novità introdotte nel PSR riguardano la Governance, con elementi di innovazione rappresentati dal Board per il governo del sistema sanitario regionale, il supporto del C.RE.VA (Commissione tecnica regionale  che valuta e autorizza le spese e gli investimenti delle 4 aziende), il nuovo sistema di accreditamento istituzionale, l’Assistenza Territoriale, la riduzione del numero dei distretti da 12 a 4, l’ istituzione delle Case di Comunità, gli Ospedali di Comunità, le Centrali Operative Territoriali (COT), la presa in carico del malato cronico, il potenziamento delle cure palliative, la riconfigurazione delle Rete Ospedaliera in aderenza ai parametri del DM 70/2015, con revisione delle reti dei servizi clinici generali e della rete dell’emergenza e urgenza, l’istituzione dell’Ispettivo Regionale e la realizzazione dell’elisoccorso regionale. Prevista anche l’istituzione di un IRCSS, l’attuazione del Protocollo d’Intesa con l’Università degli Studi di Perugia di cui alla DGR 364/2022 e lo sviluppo dell’ecosistema digitale dei servizi per il cittadino.




Approvato in Regione il piano 2022/26 per interventi urgenti e il controllo della peste suina

La Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla Salute, Luca Coletto, ha approvato il Piano per gli anni 2022-2026 con interventi urgenti per la gestione, il controllo e l’eradicazione della Peste Suina Africana nei suini d’allevamento e per i cinghiali. “La Peste Suina Africana – ha ricordato l’assessore Coletto – è una malattia virale che, a livello internazionale, è riconosciuta come la minaccia più rilevante per l’intero settore suinicolo ed è presente sin dal 1978 in Sardegna e dal 2022 nel nord e centro Italia. Con la legge ‘n.29 del 7.4.2022’ le Regioni e le Province autonome sono state chiamate ad adottare un Piano regionale di interventi urgenti con l’obiettivo generale di ridurre il rischio di introduzione dell’infezione e migliorare la gestione del cinghiale nel territorio di competenza ed eventualmente facilitare l’applicazione delle misure previste in caso di emergenza da PSA”. Coletto ha sottolineato che in sintesi il Piano vigente, è articolato in cinque ambiti principali di attività: sorveglianza passiva nelle popolazioni di cinghiali, sorveglianza passiva negli allevamenti di suini, controllo numerico della popolazione di cinghiali, verifica dei livelli di applicazione delle misure di biosicurezza e campagna di formazione ed informazione degli stakeholders.

Inoltre è stato attivato un numero unico regionale per agevolare e supportare le segnalazioni di ritrovamento delle carcasse di cinghiale alle Aziende sanitarie competenti per territorio,  è stato formalizzato un Gruppo di lavoro regionale per la peste suina africana e istituito il Tavolo interassessorile con rappresentanti del Servizio Foreste, Montagna, Sistemi naturalistici e Faunistica venatoria, del Servizio Energia, Ambiente e Rifiuti, dell’IZSUM (CEREP e Osservatorio Epidemiologico) e delle Aziende USL, con il mandato di dare seguito alle iniziative già prese a livello nazionale di coordinamento delle attività di gestione della fauna selvatica ed in particolare del cinghiale.




La Regione Umbria si sta preparando per il via anticipato alla quarta dose di vaccino per over 60

A poche ore dalla comunicazione ufficiale del Ministero della Salute che  estende alla platea degli over 60 e a tutti i soggetti fragili la vaccinazione con quarta dose, la Regione Umbria ha avviato il confronto con i distretti sanitari per predisporre in modo puntuale e rendere in tempi strettissimi operativo il nuovo programma vaccinale: lo rende noto il direttore regionale alla Salute, Massimo D’Angelo, ricordando che l’avvio effettivo della vaccinazione per gli ultrasessantenni sarà possibile dal giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della determina di Aifa.  “Stiamo organizzando i Servizi sanitari – ha spiegato D’Angelo – per rispondere in maniera efficace a questa nuova esigenza che ha portato ad anticipare i tempi di somministrazione della seconda dose booster anche alle persone che hanno compiuto 60 anni. Visto che le indicazioni di Aifa prevedono che tra la prima dose booster o dall’ultima infezione successiva al richiamo dovranno essere trascorsi 120 giorni, abbiamo attivato le strutture di Punto Zero per avere contezza del numero dei soggetti da vaccinare nella fascia individuata dalla circolare per poi invitarli alla vaccinazione”.

D’Angelo concludendo, ha ricordato che la circolare del Ministero ha dato priorità assoluta di mettere in massima protezione tutti i soggetti che non hanno ancora ricevuto né il ciclo di vaccinazione primaria, né la prima dose di richiamo (booster) e per i quali la stessa è già stata raccomandata. “Invitiamo quindi, tutti i cittadini che non si sono vaccinati, a farlo – ha detto il direttore regionale – Voglio ricordare che la nuova variante Omicron nei soggetti non vaccinati può aprire la strada a forme più gravi di malattia con il rischio di sviluppare  complicanze anche gravi”.




Il 7 luglio si apre la conferenza dei servizi per l’ampliamento della cava “Basalto La Spicca”

Il Comitato Amici del Botto di Orvieto comunica che il 7 luglio si aprirà la Conferenza dei Servizi che dovrà deliberare sul progetto presentato dalla Società Basalto La Spicca relativo all’ampliamento della Cava La Spicca di Orvieto.

Intanto, il Comitato è in attesa della decisione del Tar, al quale lo stesso si è rivolto per denunziare il mancato esperimento della VAS (Valutazione Ambientale Strategica). Ricordiamo, in proposito, che il progetto di ampliamento determina l’avvicinamento del fronte di cava, e delle esplosioni provocate dalle mine, all’abitato delle Velette (Bivio Botto); la distruzione di decine di ettari di paesaggio agricolo di pregio naturalistico e storico; la dispersione di arsenico (cancerogeno) presente nel suolo, del quale è stata accertata l’elevata concentrazione proprio nell’area destinata alla espansione, con potenziali fenomeni di inquinamento indotto; un incremento del rumore generato dall’attività di frantumazione e lavorazione del materiale cavato, già oggi eccedente i limiti di legge: tutti aspetti che, a parere del Comitato, meritavano di essere presi in considerazione con le modalità – trasparenti e aperte alla partecipazione degli interessati – previste dalla VAS, procedura evitata dalla Regione sul semplicistico presupposto che il progetto non avrebbe impatti ambientali significativi.

In vista della Conferenza dei Servizi, il Comitato ha presentato le proprie osservazioni al progetto, che ci auguriamo vengano esaminate, anche in ragione delle potenziali ricadute sulla salute pubblica e, anzitutto, dei lavoratori della cava. Le osservazioni del Comitato possono essere consultate accedendo agli atti del procedimento tramite il link www.va.regione.umbria.it/via/elenco-dei-procedimenti-di-valutazione-di-impatto-ambientale




Siccità, la presidente Tesei firma due ordinanze per limitare l’utilizzo di acqua fino al 30 settembre

La presidente della Regione Donatella Tesei, alla luce della situazione idrica dell’Umbria, ha firmato due ordinanze, entrambe con validità dal 4 luglio: “Ordinanza 01 luglio 2022, n. 7. R.D. n. 1775/1933 “Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici”. Limitazione attingimenti” e “Ordinanza 01 luglio 2022, n. 8 – Piano di Bacino del Fiume Arno. Misure di salvaguardia del Lago di Chiusi. Divieto di prelievo delle acque”.

Con la prima ordinanza, ritenuto necessario emanare un provvedimento per la limitazione degli attingimenti a tutela delle risorse idriche del territorio regionale, si ordina “di limitare gli attingimenti in aggiunta alle prescrizioni già impartite nelle autorizzazioni rilasciate (concessioni e licenze) a: coloro che risultano essere titolari di concessione di derivazione e coloro che hanno presentato domanda di concessione preferenziale o di riconoscimento di antico diritto o domanda di concessione di derivazione in sanatoria o di concessione ordinaria ai sensi dell’art. 264 c. 16 della L. R. n. 1/2015 ad uso irriguo, ad uso irriguo non prevalente, ad uso irriguo finalizzato a produzione agroenergetica; coloro che risultano essere titolari di licenza di attingimento ad uso irriguo, ad uso irriguo non prevalente, ad uso irriguo finalizzato a produzione agroenergetica; coloro che utilizzano a qualsiasi titolo fonti di approvvigionamento idrico per uso irriguo, uso irriguo non prevalente, uso irriguo finalizzato a produzione agroenergetica, da invasi, laghetti collinari, ecc.; dai corpi idrici del territorio regionale, ad esclusione dello specchio lacustre del Lago Trasimeno (già disciplinato dal PS2 – Ambito A – Piano di Bacino per il Lago Trasimeno approvato con D.P.C.M.del 19 Luglio 2002 – Pubblicato in G.U. n. 203 del 30 Agosto 2002), del Lago di Piediluco, del Fiume Nera e del Fiume Velino. Per i prelievi dal Lago di Piediluco, Fiume Nera e Fiume Velino rimangono valide le prescrizioni impartite nelle concessioni/autorizzazioni all’attingimento.

Vengono esclusi dalle limitazioni: gli Enti che gestiscono reti irrigue pubbliche e coloro che prelevano da reti irrigue gestite da soggetti pubblici; coloro che fanno uso di impianti a goccia, microirrigatori a spruzzo statici e dinamici, microgetti o simili in grado di assicurare una piovosità non superiore a 2,8 mm/ora per mq, per i quali si vieta l’attingimento nei giorni festivi fino alle ore 19:00; tale divieto non si applica agli Enti e/o Istituzioni che effettuano studi di ricerca in collaborazione con la Regione”. L’ordinanza “è valida dal 04 luglio fino alle 24.00 del 30 settembre prossimo, in assenza di revoca della stessa precedente a tale data”.

Con l’ordinanza n.8 si ordina “Nelle aree interessate dei Comuni di Castiglione del Lago, Città della Pieve e Paciano della provincia di Perugia: il divieto assoluto di prelievo di acque dagli affluenti immissari del Lago di Chiusi, da attuarsi su tutto il bacino idrografico del lago nonché il divieto assoluto di prelievo di acque dai pozzi che attingono nei terreni alluvionali del subalveo lacuale ad esclusione dei prelievi destinati all’uso potabile”.

L’ordinanza è “valida dal prossimo 4 luglio fino a revoca espressa e comunque per un periodo massimo di 180 giorni dalla data della stessa”.




Approvato il nuovo calendario scolastico, s’inizia il 14 settembre e si finisce il 10 giugno

La Giunta regionale dell’Umbria, su proposta dell’assessore all’istruzione, Paola Agabiti, ha approvato il calendario scolastico per l’anno 2022-2023. “Le lezioni – informa l’assessore Agabiti – avranno inizio in Umbria il 14 settembre 2022 in tutte le scuole di ogni ordine e grado e termineranno il 10 giugno 2023 nella scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado. È fissato al 30 giugno 2023 il termine dell’attività educativa nella scuola dell’infanzia”.  

La Giunta regionale ha stabilito inoltre la sospensione delle lezioni per tutti gli ordini di scuola per le festività riconosciute dalla normativa statale vigente (quali: tutte le domeniche; 1 novembre 2022, festa di Tutti i Santi; 8 dicembre 2022, Immacolata Concezione; 25 dicembre 2022 (domenica), Natale; 26 dicembre 2022, Santo Stefano; 1° gennaio 2023, Capodanno; 6 gennaio 2023, Epifania; 9 aprile 2023 (domenica), Pasqua; 10 aprile 2023, Lunedì dell’Angelo; 25 aprile 2023, Festa della Liberazione; 1° maggio 2023, Festa del Lavoro; 2 giugno 2023, Festa della Repubblica; Festa del Santo Patrono) e per le seguenti giornate individuate dalla Regione: 31 ottobre 2022; dal 23 dicembre 2022 al 7 gennaio 2023, compresi, per le vacanze natalizie; dal 6 aprile 2023 all’11 aprile 2023, compresi, per le vacanze pasquali; 24 aprile 2023; 3 giugno 2023.

Il calendario scolastico prevede 205 giorni di attività didattica, che si riducono a 204 nel caso in cui la Festa del Patrono ricorra in un giorno lavorativo nel corso dell’anno scolastico. Le Istituzioni scolastiche hanno la facoltà di adattare il calendario scolastico alle esigenze specifiche derivanti dal Piano dell’Offerta Formativa.




Preadottato il nuovo piano dei rifiuti. Più differenziata, termovalorizzazione e Le Crete attiva

La giunta regionale ha preadottato il nuovo Piano Regionale dei Rifiuti che è stato presentato alla stampa il 16 giugno dalla presidente Donatella Tesei e dall’assessore all’ambiente Roberto Morroni. I punti salienti riguardano la diminuzione del 4,4% della produzione dei rifiuti, una ulteriore spinta sulla differenziata al 75% e la riduzione della frazione non recuperabile e non riciclabile a un massimo del 7% in anticipo di 5 anni sugli obiettivi prefissati a livello nazionale e europei.

“Il percorso del nuovo Piano – ha ricordato la Presidente Tesei – è stato avviato nel luglio di due anni fa, con la costituzione e l’istituzione di un Comitato Tecnico Scientifico che, con un lavoro rigoroso e puntuale, ha fornito un quadro della situazione dell’Umbria, evidenziandone le criticità e i ritardi notevoli causati dalla mancanza di una programmazione coerente con le esigenze del territorio regionale. Analisi scientifiche e approfondimenti tecnici sulle migliori esperienze in materia di gestione dei rifiuti a livello nazionale ed europeo sono stati le basi per la definizione della proposta che abbiamo preadottato ieri per un Piano – ha rilevato – che fa compiere un passo in avanti all’Umbria, garantendo risposte concrete a problematiche di grande rilevanza”.

 “Un Piano – ha detto il vicepresidente Morroni – che persegue due scopi fondamentali: garantire la stabilità e l’autosufficienza regionale del ciclo integrato dei rifiuti e collocare l’Umbria fra le regioni più avanzate del nostro Paese e dell’Europa. Un Piano moderno, che introduce criteri di efficienza e di miglioramento sotto il profilo della sostenibilità ambientale ed economica. Punti salienti del nuovo Piano sono il recupero di materia, scandito dall’obiettivo di incrementare la raccolta differenziata al 75%, e la valorizzazione energetica del rifiuto e degli scarti della raccolta indifferenziata con l’entrata in funzione di un termovalorizzatore dal 1° gennaio 2028. “Un Piano, quindi, di svolta – ha ribadito Morroni – capace di assicurare la chiusura del ciclo dei rifiuti, proposito fallito dalle precedenti amministrazioni”.

Il vicepresidente Roberto Morroni, nell’illustrare in dettaglio il percorso svolto dal Comitato tecnico-scientifico dal 20 luglio 2020 ad oggi, si è soffermato, in particolare, sulla novità rappresentata dal servizio di incenerimento con recupero energetico. “L’impianto, nel rispetto dei principi di autosufficienza e prossimità, avrà una capacità effettiva limitata a 160mila tonnellate all’anno di rifiuti trattati, sia urbani che speciali, di produzione regionale. Una quantità – ha evidenziato – appropriata, in linea con le esigenze dell’Umbria”.

“Sarà l’Auri – ha specificato ancora Morroni – a decidere la localizzazione puntuale dell’impianto di termovalorizzazione, attraverso un apposito iter che prevede varie fasi. Entro quattro mesi dall’approvazione del Piano regionale, tramite avviso pubblico di manifestazione d’interesse, sarà avviata la procedura per la progettazione, la realizzazione e la gestione dell’impianto. Entro diciotto mesi dall’approvazione, avverrà l’affidamento, cui seguiranno trenta mesi per realizzare l’impianto. La messa in esercizio, che stimiamo dal 1° gennaio 2028, segnerà l’interruzione del conferimento in discarica dei rifiuti derivanti dal ciclo di gestione dei rifiuti urbani che possono essere recuperati dal punto di vista energetico”.

Quanto alla localizzazione dell’impianto, “sono state definite le mappe delle aree non idonee del territorio regionale e si terrà conto comunque, in quelle che non vi sono comprese, di vincoli come la presenza di zone agricole di pregio” ha detto il vicepresidente Morroni, sottolineando come “compete alla Regione la pianificazione e la programmazione degli impianti pubblici, mentre sarà l’Auri a stabilire dove sarà realizzato l’impianto di recupero energetico”.

Le discariche diverranno sempre più marginali e nel Piano è previsto che quelle attive saranno ridotte a tre, Borgogiglione, Belladanza e Le Crete, poi in una seconda fase rimarranno solo le ultime due, quindi Orvieto sarà sempre più centrale per quanto riguarda i rifiuti non riciclabili. Morroni ha poi sottolineato che “per superare l’attuale frammentazione e polverizzazione che limita l’efficienza del sistema, con un servizio organizzato per l’intero territorio regionale: un solo gestore si occuperà dei servizi di superficie, raccolta, spazzamento e trasporto; un solo gestore per i servizi di trattamento e smaltimento; un solo gestore per il servizio di trattamento termico con recupero energetico”.

La proposta di Piano preadottata dalla Giunta regionale prosegue il suo iter partecipativo e autorizzativo; l’approvazione definitiva da parte dell’Assemblea Legislativa è prevista entro l’anno in corso.




Approvato dalla Regione il bando per “musei e welfare culturale”

La Regione Umbria ha dato il via libera al Bando “Musei e welfare culturale”, con il quale si intende sostenere progetti legati alla promozione dei musei e dei luoghi della cultura destinati alle famiglie e alle comunità con presenza di soggetti svantaggiati o in situazione di vulnerabilità, con la precipua finalità – nel coinvolgere direttamente i destinatari – di coniugare arte, cultura ed inclusione sociale.
Il tutto nella convinzione che la cultura e le arti svolgono un ruolo fondamentale per la qualità della vita e il benessere dei cittadini e delle comunità, contrastando la marginalizzazione e il disagio sociale e possono essere determinanti nell’ambito della relazione d’aiuto.

Le risorse messe a disposizione ammontano a 225 mila euro, che verranno veicolati verso gli obiettivi di attivare nuove responsabilità sociali degli operatori culturali nei confronti della comunità del territorio di riferimento ed in particolare laddove siano presenti soggetti svantaggiati o in situazione di vulnerabilità; sviluppare, ampliare e consolidare il capitale relazionale delle organizzazioni culturali; sostenere lo sviluppo di reti o rafforzare le esistenti fra strutture e operatori culturali.

Le proposte e i progetti ritenuti meritevoli e validi beneficeranno di un contributo massimo di 6.000 euro, aumentabili ad un massimo di 18.000 euro in caso di progetti presentati in associazione da parte di due o più soggetti. 

Destinatari del Bando sono le micro, piccole e medie imprese culturali; i soggetti aventi forma giuridica no profit, che perseguono la gestione, valorizzazione e promozione dei beni e delle attività culturali; le attività artistiche in tutte le discipline. Nel finanziare iniziative culturali anche innovative e di sperimentazione artistica, che prevedano la partecipazione attiva dei cittadini e delle comunità con presenza di soggetti svantaggiati, i progetti potranno prevedere il coinvolgimento, a titolo esemplificativo, di case di riposo/RSA, Case circondariali, Comunità terapeutiche, Residenze protette, Case Famiglia, Reparti ospedalieri e Centri diurni per soggetti con disabilità fisica/cognitiva.




Con il Pnrr 11,4 milioni per valorizzare l’architettura rurale. Pubblicato il bando sul BUR dell’Umbria

È stato pubblicato mercoledì 20 aprile, sul Bollettino Ufficiale della Regione Umbria (Supplemento ordinario n.4, Bur Serie Generale n.18) e sul portale istituzionale www.regione.umbria.it il bando regionale per la protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale, nell’ambito del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Con oltre 11,4 milioni di euro, assegnati alla Regione Umbria dal Ministero della Cultura, verranno sostenuti progetti di restauro e valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale di proprietà di soggetti privati e del terzo settore, o a vario titolo da questi detenuti, per garantire che tale patrimonio sia preservato e messo a disposizione del pubblico. Ammissibili anche progetti che intervengano su beni del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale di proprietà pubblica, dei quali i soggetti privati e del terzo settore abbiano la piena disponibilità, con titoli di godimento di durata pari almeno a 5 anni successivi alla conclusione dell’intervento, mantenendo i vincoli di destinazione per analoga durata. Potranno essere finanziati almeno 76 interventi su edifici storici rurali, provvisti della dichiarazione di interesse culturale oppure costruiti da più di 70 anni e censiti o classificati dagli strumenti regionali e comunali di pianificazione territoriale e urbanistica.

Per l’assessorato alla cultura, è una opportunità importante da cogliere per preservare i paesaggi rurali e storici attraverso il recupero e la conservazione di un grande patrimonio culturale della regione, quale elemento identitario dell’Umbria e ulteriore motore di rilancio e sviluppo del turismo, dando valore alle tradizioni e alla cultura locale. Una fonte importante di finanziamento per migliorare la qualità paesaggistica del territorio e restituire alla collettività, e in molti casi all’uso pubblico, un patrimonio edilizio sottoutilizzato e non accessibile al pubblico. Il recupero, si rileva, favorirà sia le attività legate al mondo agricolo sia la creazione di servizi a beneficio della fruizione culturale e turistica, come i piccoli musei locali legati al mondo rurale che svolgono un ruolo importante nelle comunità locali promuovendo la conoscenza e la memoria. Potranno essere finanziati interventi di risanamento conservativo e recupero funzionale di elementi tipici dell’architettura e del paesaggio rurale, allestimento di spazi da destinare a piccoli servizi sociali, ambientali e turistici su:

a)  edifici rurali: manufatti destinati ad abitazione rurale o destinati ad attività funzionali all’agricoltura (mulini ad acqua o a vento, frantoi, cantine case torre colombaie, ville e grandi residenze di campagna), che abbiano o abbiano avuto un rapporto diretto o comunque connesso con l’attività agricola circostante e che non siano stati irreversibilmente alterati nell’impianto tipologico originario, nelle caratteristiche architettonico-costruttive e nei materiali tradizionali impiegati;

b)  strutture e/o opere rurali: i manufatti che connotano il legame organico con l’attività agricola di pertinenza (fienili, ricoveri, stalle, essiccatoi, forni, pozzi, recinzioni e sistemi di contenimento dei terrazzamenti, sistemi idraulici, fontane, abbeveratoi, ponti, muretti a secco e simili);

c)  elementi della cultura, religiosità, tradizione locale: manufatti tipici della tradizione popolare e religiosa delle comunità rurali (cappelle, edicole votive, abbazie, pievi, ecc.), dei mestieri della tradizione connessi alla vita delle comunità rurali.

Le risorse, a fondo perduto, vengono assegnate fino all’80% delle spese ammissibili, nei limiti massimi di 150mila euro per soggetto ammissibile; fino al 100% delle spese ammissibili, nei limiti massimi di 150mila euro per soggetto ammissibile, se il bene è dichiarato di interesse culturale. Possono presentare domanda persone fisiche e soggetti privati profit e non profit. Le domande di ammissione andranno presentate a partire dalle ore 12 di martedì 26 aprile 2022, esclusivamente tramite l’applicativo predisposto da Cassa Depositi e Prestiti, accessibile dal canale Bandi della Regione Umbria. La procedura di selezione degli interventi da ammettere ai finanziamenti è una procedura a sportello con valutazione, nella quale l’ordine temporale di arrivo delle domande guiderà sia l’istruttoria della domanda che la valutazione di merito da parte della Commissione.

Le domande potranno essere inviate fino alle 16.59 del 23 maggio 2022; saranno istruite e valutate fino a concorrenza delle risorse finanziarie disponibili.




Il Comitato, “abbiamo già dato, il Botto ne ha abbastanza di botti, dinamite e caterpillar”

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una nota del Comitato Amici del Botto che prende una posizione netta sulla questione della cava “La Spicca”

Nasce il Comitato Amici del Botto di Orvieto: un organismo che si sta costituendo e che intende fermare un ulteriore prolungamento dello sfruttamento della cosiddetta Cava del Botto. Dopo oltre 30 anni di sfruttamento, e con dei lavori di ripristino a dir poco discutibili, ora si profila un ulteriore scempio di oltre 30 ettari che si prolungherà, nuovamente, per decenni. L’attività estrattiva è andata avanti in modo quasi ininterrotto nonostante diverse segnalazioni degli abitanti, sia per i rumori prodotti dai processi di lavorazione, che per le vibrazioni indotte dal brillamento delle mine alle abitazioni private.

Il Comitato, che sta raccogliendo adesioni, non è disposto a stare in silenzio di fronte a questa nuova e grave distruzione di un territorio vocato all’ambiente, alle attività enogastronomiche, al turismo, alla cultura, al paesaggio.  Una distruzione che non interessa solo i residenti della zona in cui insiste la “Cava La Spicca”, ma tutto il territorio di Orvieto e della regione in generale. Va oltretutto tenuto conto “che sarà abbattuto – è scritto del documento di costituzione del Comitato – anche un antico casale che rappresenta una testimonianza storica del nostro territorio e che si trova nelle vicinanze di un’area già soggetta a vincolo archeologico per ritrovamenti di epoca romana”. Il Comitato fa presente che per questo nuovo sfruttamento ultradecennale, oltre ad un piano Cave fermo al 2005 e ad un PRG approvato da una maggioranza a dir poco risicata si deve rilevare l’assenza di una Vas (Valutazione ambientale strategica).  Il tutto con un’inchiesta giudiziaria in corso che coinvolge funzionari regionali proprio dell’Ufficio Cave.

Il Comitato rivolge un appello a tutti i cittadini, forze politiche, associazioni per fermare questo nuovo scempio. Con lo slogan “Abbiamo già dato: il Botto ne ha abbastanza di botti, dinamite e caterpillar”, i cittadini si preparano a questa battaglia. Anche perché di soluzioni alternative, che possono sostituire il basalto nei suoi attuali utilizzi con altri materiali non inquinanti, ce ne sono diverse.

Dopo il 30 marzo ci sarà la Conferenza dei servizi alla quale verranno presentate le osservazioni dei cittadini in merito al nuovo piano per il prolungamento dello sfruttamento della Cava La Spicca: per questo motivo c’è ancora tempo per bloccare questa nuova operazione di distruzione ai danni del territorio di Orvieto.

In allestimento anche il sito Internet www.amicidelbotto.it. Mentre l’indirizzo di posta elettronica è il seguente:  info@amicidelbotto.it. Oltre, naturalmente, alla pagina Amici del Botto e al gruppo Amici del Botto di Orvieto su Facebook (https://www.facebook.com/Amici-del-BOTTO-103397688843240/).