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Mai così isolati e inascoltati, soprattutto per colpa nostra. È ora di reagire

La storia dell’emarginazione di Orvieto, che in realtà per molti versi è autoemarginazione, è lunga. Qualche decennio fa il centralismo amministrativo e politico della regione faceva tutt’uno con il centralismo politico del PCI, con connivenza di alleati e oppositori. I rappresentanti da eleggere al Parlamento o al Consiglio regionale venivano decisi a Roma o a Perugia, al massimo con qualche spazio per Terni, e Orvieto semplicemente accettava ed eseguiva. Chi tentava di opporsi veniva emarginato e tollerato o espulso. Risultato di questa miope e violenta logica centralistica l’impoverimento della classe dirigente locale e alla fine la rinuncia ad avere rappresentanti in Parlamento e in Regione. Brutta e deprimente tradizione di marginalità, che nei decenni più recenti si è trasformata in prassi trasversale passivamente praticata e accettata come se fosse normale. Oggi siamo al punto che nemmeno ce ne preoccupiamo. Mai così rinunciatari, mai così isolati e inascoltati. Se ne è avuta ancora una volta netta percezione nel Consiglio comunale di martedì scorso nello spazio riservato alle questioni a risposta immediata.

Il collega Giovannini ha chiesto se l’Amministrazione fosse al corrente del parere positivo dato dalla Regione al progetto di parco eolico “Phobos” tra Orvieto e Castelgiorgio e perché non sono state presentate osservazioni nel periodo della riapertura dei termini. Il vicesindaco Mazzi si è detto all’oscuro di questa decisione della Regione ed ha promesso di interessarsi insieme agli amministratori di Castelgiorgio. Beh, francamente, non avere informazioni su questioni di impatto territoriale come questa del progetto Phobos, immagino senza volontà del vicesindaco, rende tristemente plastica l’estraneità di Orvieto e del territorio orvietano dal potere reale.

Per parte mia ho fatto osservare per l’ennesima volta alla sindaca che continuano i disservizi del sistema sanitario dell’Umbria che coinvolgono pesantemente anche il nostro territorio: oltre alle liste di attesa, mancanza quando di personale quando di strumentazione adeguata, personale che deve venire ad Orvieto e non viene, spostamento conseguente dei cittadini anche per operazioni normalissime e banali da Orvieto ad Amelia, a Terni, a Foligno, e per evitarlo i cittadini costretti a rivolgersi ai privati. La sindaca ovviamente si è detta informata e, oltre ad esprimere una larvata accusa di inadempienza all’assessore Coletto, se l’è presa soprattutto con il funzionamento del CUP muovendo anche accuse al personale di non fornire informazioni corrette agli utenti.

Evidentemente lontani i tempi in cui tutto andava bene e le minoranze venivano bacchettate ogni volta che sollevavano un problema reale evidente a tutti. Anche in questo caso è emersa con plastica evidenza la marginalità del potere locale rispetto a quello regionale, l’errore di aver accettato passivamente per lungo tempo le logiche centralistiche con rinuncia non solo a progettare autonomamente lo sviluppo e ad inserirsi con il coraggio della sfida nei sistemi decisionali generali, ma anche a dare battaglia perché fossero garantiti almeno i servizi essenziali. Si sono perse occasioni e possibilità importanti per accontentarsi di qualche piccola concessione e qualche finanziamento qua e là, peraltro per più di un aspetto senza nessuna garanzia di realizzabilità.

Ci sono già troppe occasioni perse. Se ne aggiungerà presto un’altra se non si sposerà decisamente un’idea progettuale capace di determinare una svolta nelle prospettive di sviluppo di questa parte dell’Umbria. L’idea progettuale c’è, è il MOST, il Museo dei Tesori Nascosti, il Museo dei Musei. La proposta è stata approvata all’unanimità sia dal Consiglio comunale che dal Consiglio regionale. Però si ha l’impressione che non sia stata presa sul serio. C’è aria di scetticismo e di rinuncia. Non va bene. Sarebbe un vero peccato, imperdonabile, se anche in questo caso si andasse avanti alla stracca, senza crederci e facendo percepire agli interlocutori che in realtà non ci si crede. Troppe volte i primi distruttori delle nostre speranze siamo stati noi stessi.




Parco eolico dell’Alfina, sì della Regione Umbria, ora manca solo il Ministero

Il futuro parco eolico dell’Alfina denominato “Phobos” e presentato da Rwe Renewables Italia srl e che prevede l’istallazione di 7 aerogeneratori su terreni dei Comuni di Castel Giorgio e Orvieto fa un ulteriore passo in avanti. La Regione Umbria, infatti, ha dato parere positivo all’impianto che molte polemiche ha sollevato nei mesi scorsi per l’impatto ambientale e paesaggistico. Secondo la Regione, invece, l’impianto non insiste su aree vincolate, che l’autorizzazione è di competenza ministeriale visto che supera i 30MW di potenza. Il progetto prevede una produzione di 42MW e tutte le condotte interrate. Anche il Ministero ha già pubblicato le integrazioni richieste sul portale e ritiene che sia congruo anche perché ricadente all’interno del “Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC)”. Non è un via libera ufficiale ma un ulteriore passo verso verso la realizzazione.

Secondo la Regione Umbria gli impianti potrebbero interferire con la Zona di Protezione Speciale Lago di Bolsena, Isola Bisentina e Martana che ricadono nel Lazio. Questo però non impedisce la costruzione della centrale di produzione elettrica con pale eoliche. Esaminiamo passo dopo passo le tappe che hanno portato all’approvazione del progetto da parte della Regione.

Atmosfera e Rumore: La Regione ha chiesto di prevedere un piano dei flussi veicolari visto che sono previsti mezzi speciali che, comunque, possono transitare sul sistema viario esistente con la realizzazione di piazzole e tratti stradali nuovi. Sempre la Regione ha indicato a RWE di mitigare le problematiche relative al traffico di mezzi pesanti limitando per quanto possibile il loro passaggio all’interno dei centri abitati.

Paesaggio, suolo e sottosuolo: la regione raccomanda il rispetto del distanziamento dalle aree boscate e richiede che vengano effettuate indagini geognostiche e geotecniche in fase di progettazione.

Ora rimane l’ultimo “esame”, quello del Ministero, per poi far partire il progetto del parco eolico, nato non senza polemiche, anche per i terreni utilizzati e per il possibile impatto paesaggistico.




La Regione blocca gli aumenti degli abbonamenti ferroviari e autorizza “solo” il +6,2% per il 2023

“La Regione Umbria ha deliberato che, anche per l’anno in corso, non venga applicato l’aumento tariffario del 6,6 per cento previsto per il 2022 sugli abbonamenti per i servizi ferroviari effettuati da Trenitalia. Un ulteriore rinvio, dopo che tale aumento era stato azzerato lo scorso anno, a dimostrazione della massima attenzione e del sostegno che questa Giunta regionale profonde nei confronti dei pendolari e delle famiglie, gravati prima dalle difficoltà generate dalla pandemia da Covid 19 e ora dal caro prezzi e dal caro bollette energetiche”. È quanto dichiara l’assessore regionale ai Trasporti, Enrico Melasecche.  “Abbiamo deciso di non ripristinare integralmente gli aumenti tariffari programmati nel Contratto di Servizio 2018-2032 sottoscritto dalla precedente Giunta regionale con Trenitalia – spiega Melasecche – limitando ai soli biglietti di corsa semplice l’applicazione dell’incremento del 13,20% risultante dagli incrementi previsti con decorrenza 1 gennaio 2022, pari al +6,6%, e con decorrenza 1 gennaio 2023, + 6,2 per cento”.

“Tenuto conto della fase congiunturale attuale, che vede ulteriori quanto pesanti problematicità economiche per le famiglie – prosegue l’assessore -, anche nel recepire le istanze del Coordinamento dei Comitati dei pendolari umbri che aveva chiesto di attuare in maniera più graduale il ripristino totale degli aumenti, abbiamo stabilito che per gli abbonamenti venga applicata solo la percentuale di incremento più modesta, del 6,20 per cento, prevista per quest’anno dal Contratto di servizio vigente”.

“In questo modo – conclude l’assessore Melasecche – nonostante l’aumento dell’inflazione sia molto più elevato, siamo di nuovo venuti incontro alle esigenze dei pendolari umbri che quotidianamente si spostano con i servizi ferroviari, per motivi di lavoro o studio, sia all’interno sia fuori regione, calmierando l’incremento in un momento storico in cui permangono notevoli problemi per le famiglie”.




PD, la Regione dice l’emodinamica non si deve fare, ma il sindaco che ne pensa?

Il reparto di emodinamica a Orvieto non si farà. Non sono bastate la mozione di maggio 2020 votata all’unanimità dal Consiglio Regionale né le oggettive necessità di un territorio di confine lontano dai grandi centri di erogazione di servizi sanitari e proprio per questo inserito tra le aree interne della regione.  L’assessore regionale Morroni ha detto che un laboratorio di emodinamica a Orvieto “non è sostenibile per l’appropriatezza degli interventi e per l’impegno economico che sarebbe richiesto”. Per le persone colpite da infarto e da ictus ci sarà, confidando nella clemenza e sulla potenza della divina provvidenza, l’elisoccorso. Peccato che la convenzione con la regione Marche sia scaduta da oltre un anno.
Lo schema di questa giunta regionale è chiaro: da una parte si mostrano i vetrini colorati della chirurgia robotica mentre dall’altra si condanna l’Ospedale di Orvieto all’irrilevanza. A cosa è servita la passerella del 29 novembre 2022 quando tutti i vertici regionali e locali proclamavano una serie di interventi ed investimenti sulla sanità del territorio?
Si velocizzano le liste d’attesa cancellando quelli che da mesi o anni erano in attesa di visite perché si è deciso – oggi – che sulla richiesta doveva essere indicato l’esigenza diagnostica. E quando le prenotazioni rimangono, si indicano sedi improbabili e lontane, cosicché il malato si trova sballottato tra le diverse sedi sanitarie, come se girare le impervie strade dell’Umbria fosse un piacevole e amabile privilegio che tutti i cittadini possono permettersi (non si pensa a chi non è minuto di un mezzo, agli anziani soli)
Questo governo regionale di destra è un campione del gioco dell’oca sulla pelle della salute dei cittadini. Ci saremmo aspettati una presa di posizione da parte del sindaco di Orvieto, impegnato così intensamente a difesa del diritto alla salute e all’accesso alle cure dei nostri concittadini, ma così non é stato.  Tanto ci pensano da Perugia. Sul laboratorio di emodinamica la prima cittadina non ha pronunciato una parola che fosse una, così come sulle altre e numerose questioni sanitarie. Sulla REMS ha tentato un cauto sostegno ma poi è tornata sui suoi passi sospinta dalla pubblica esecrazione. 
L’importante oggi, in via Garibaldi, sembra essere una debole e fantasiosa idea di città in cui avremo tra qualche anno l’Ospedale vero, infiacchito e minimale, e un Ospedale di Comunità, quello nella scomoda e costosissima soluzione di piazza Duomo, destinato, prima o poi, a diventare struttura privata per la felicità di quanti pensano che la salute non sia più un diritto costituzionale.

Partito Democratico di Orvieto




In Umbria trovati i primi tre casi delle varianti Kraken e Orthrus

I risultati del sequenziamento effettuati la settimana scorsa dal Laboratorio di riferimento regionale dell’Azienda ospedaliera di Perugia e ottenuti sabato 21 gennaio, hanno evidenziato anche in Umbria i primi 3 casi di infezione del sotto-lignaggio XBB.1.5 (la cosiddetta “Kraken”) e due casi del sotto-lignaggio CH.1.1 (la cosiddetta “Orthrus”). Si tratta di sotto-lignaggi – spiegano i ricercatori –  che derivano dalla variante Omicron BA.2 già diffuse in USA e molti altri paesi europei.

I casi individuati appartengono sia ai distretti di USL Umbria 1 che di Usl Umbria 2. Dei soggetti con infezione da Kraken nessuno è ricoverato, uno non è vaccinato e due sono vaccinati con sole 3 dosi. I due soggetti con Orthrus sono entrambi anziani, vaccinati con 3 o 4 dosi e uno dei due (3 dosi, molto anziano) è ricoverato. Nell’ultima indagine dell’Istituto Superiore di Sanità, del 10 gennaio, a cui l’Umbria come sempre ha partecipato, Kraken e Orthrus erano risultate in crescita a livello nazionale (Kraken 12 casi vs 1 della indagine precedente e Orthrus 2.6% vs. 1.0%).

La variante XBB.1.5, caratterizzata dalla mutazione addizionale S486P nella proteina spike, ha mostrato un importante vantaggio di diffusione negli Stati Uniti rispetto alle varianti circolanti, ma al momento non ci sono evidenze correlabili ad una maggior severità della infezione. Anche per la variante CH.1.1, stime preliminari condotte nel Regno Unito hanno evidenziato un vantaggio di crescita rispetto alla variante Omicron BA.5 sotto-lignaggio BQ.1.1 (Cerberus), fino ad oggi prevalente in Italia e in Umbria.




Stipulato un nuovo accordo tra Polizia postale e Regione Umbria per la salvaguardia dei sistemi informativi sensibili

Michela Sambuchi, dirigente del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica e la Polizia Postale e delle Comunicazioni Umbria e Michele Fioroni, assessore allo Sviluppo Economico, Innovazione, digitale e semplificazione della Regione, hanno rinnovato con la stipula del nuovo protocollo d’intesa l’impegno posto a salvaguardia della sicurezza informatica.

Al riguardo, al fine di assicurare la continuità dell’erogazione di servizi nevralgici per l’intera collettività, è stata prevista l’adozione condivisa di procedure d’intervento, di scambio d’informazioni utili e di incontri formativi per la prevenzione ed il contrasto dei crimini informatici su sistemi preposti alla conservazione e custodia di dati altamente sensibili.   Tale cooperazione, ispirata al principio di sicurezza partecipata, avviata nel settembre del 2019, è stata realizzata condividendo le informazioni acquisite dal Nucleo operativo per la sicurezza cibernetica, composto da personale altamente specializzato deputato, oltre che agli approfondimenti investigativi, allo svolgimento di una performante attività preventiva di analisi tecnica e di approfondimento dell’evoluzione degli strumenti di attacco utilizzati al fine di individuare le misure indispensabili per l’innalzamento del livello di sicurezza informatica.

A tal proposito è risultata determinante, la trasmissione di oltre 2300 alert di sicurezza, comprensivi di decine di migliaia di “indicatori di compromissione” che hanno permesso di identificare e bloccare, sin dalle fasi iniziali, la presenza di possibili minacce di natura cibernetica, nonché di prestare l’eventuale assistenza nella mitigazione delle conseguenze di un eventuale attacco.

“La Polizia di Stato – ha spiegato Michela Sambuchi- mette a disposizione la competenza, le risorse tecnologiche e l’esperienza maturata nel settore del contrasto al cybercrime, in via esclusiva attraverso il C.N.A.I.P.I.C. a livello centrale e mediante i nuclei operativi dislocati sul territorio nell’ambito dei Centri Operativi per la sicurezza Cibernetica Polizia Postale e delle Comunicazioni regionali che quotidianamente scendono in campo, per monitorare le “anomalie” presenti nella rete al fine di fornire tempestive ed efficaci risposte alle insidie in essa presenti suscettibili di pregiudicare la regolarità dei servizi di telecomunicazione, dei sistemi informatici e le reti telematiche, identificati come “infrastrutture sensibili di interesse pubblico” a livello regionale”.

L’Assessore Fioroni afferma: “questa iniziativa è un nodo cruciale per consolidare la rete di sicurezza cibernetica, che si inserisce in un contesto più ampio di iniziative messe in campo dalla Regione volte alla difesa dei nostri confini virtuali come l’inaugurazione del CERT UMBRO che opererà a strettissimo contatto con lo CSIRT Nazionale al fine di essere costantemente aggiornato sui principali temi e le minacce informatiche, ma anche la formazione di profili esperti in cybersicurezza in stretta collaborazione con gli ITS. Questa firma – conclude – rappresenta quindi un passo importante per garantire la sicurezza delle infrastrutture informatiche della Regione Umbria e per rafforzare la collaborazione tra la Polizia di Stato e la Regione Umbria nel contrasto dei crimini informatici”.




Via al corso di formazione per unità cinofile per salvare gli animali dai bocconi avvelenati

L’Assessorato all’Ambiente della Regione Umbria ed Enpa, Ente Nazionale Protezione Animali, hanno presentato, alla Scuola Umbra di amministrazione pubblica di Pila, Perugia, struttura che ospiterà l’intero corso, il progetto formativo di unità cinofile costituite da allievi con i rispettivi cani da addestrare per l’individuazione di bocconi avvelenati e, dunque, per prevenire e contrastare l’avvelenamento degli animali. Il progetto “Lotta contro l’avvelenamento degli animali”, già annunciato a Palazzo Donini a ottobre 2021, vede la propria attuazione grazie alla sinergia tra l’istituzione regionale, Assessorato all’Ambiente, ed Enpa, ente preposto alla cura, tutela e salvaguardia degli animali.

Nella conferenza stampa è stato illustrato in dettaglio il programma del corso di formazione dedicato alle unità cinofile: allievi e rispettivi cani allo scopo selezionati, presenti nel Parco di Villa Umbra quali protagonisti dell’iniziativa. Gli onori di casa della presentazione del corso, a cui hanno assistito anche i docenti dello stesso, che verrà realizzato grazie alla partnership con la Scuola Umbra di amministrazione pubblica di Pila, sono stati fatti dall’Amministratore Unico, Marco Magarini Montenero.  “Il fenomeno dei bocconi avvelenati è grave e diffuso – ha spiegato la Presidente di Enpa nazionale, Carla Rocchi – questo progetto vuole, pertanto, concorrere a limitarne le conseguenze e a creare la consapevolezza sull’importanza di attuare mirate azioni di prevenzione. Un boccone avvelenato può innescare un’inarrestabile catena di morte: a morire non sono solo gli animali che lo ingeriscono, poiché le carcasse avvelenate, indirettamente, colpiscono anche altri animali che se ne ciberanno. Sono moltissimi, infatti, i casi di avvelenamento diretto o indiretto della fauna selvatica e di animali domestici, ma i numeri non rivelano la reale entità del dramma, che spesso coinvolge anche animali protetti”.

“La Regione Umbria intende promuovere buone pratiche a ogni livello, e questa specifica azione formativa rientra nell’obiettivo di concretizzare i buoni propositi trasformandoli in attività a favore della nostra comunità – ha affermato l’assessore all’Ambiente, Roberto Morroni. “Con la legge del 2001, Norme in materia di divieto di detenzione e utilizzazione di esche avvelenate – ha continuato Morroni – la Regione è stata pioniera nella lotta contro l’utilizzo di veleni, ma questa legge ha avuto scarsa applicazione proprio per la mancanza di un gruppo cinofilo specializzato nelle bonifiche del territorio. Istituire e formare unità cinofile apposite per la ricerca di bocconi avvelenati, quindi, permetterà di contrastare il problema e di tutelare anche la salute pubblica, in quanto le sostanze tossiche inquinano le falde acquifere, il suolo, le aree urbane, i parchi naturali e costituiscono un rischio anche per le persone”.  Così come confermato dal Dirigente Servizio Prevenzione Sanità Veterinaria Igiene Alimenti della Regione Umbria, Salvatore Macrì: “Il fenomeno degli avvelenamenti rappresenta un rischio per gli animali domestici e selvatici, ma comporta anche un pericolo per l’ambiente e per l’uomo, in particolare per i bambini. La disseminazione di esche e sostanze tossiche è utilizzata, soprattutto in alcune aree del Paese e in alcuni periodi dell’anno, come strumento doloso per uccidere animali vaganti”.

  “Il progetto formativo contempla varie discipline tra le quali, a titolo esemplificativo, etologia e comportamento animale; psicologia canina; attività sensoriali del cane; studio dei principali veleni; per poi svilupparsi con le principali metodiche di addestramento e prove pratiche nella ricerca di esche avvelenate in boschi, parchi pubblici e naturali – ha spiegato il coordinatore del progetto, Massimo Floris, Direttore sanitario Rifugio oasi parco dell’ENPA di Perugia e Responsabile sanitario CRAS (Centro Recupero Fauna Selvatica) di ENPA – il progetto permetterebbe, altresì, ad alcuni cani ospiti del rifugio ENPA Perugia, una volta ritenuti soggetti idonei, di essere inseriti nel programma di addestramento”. Successivamente al periodo formativo, è previsto un esame di abilitazione per accreditare il cane alle attività antiveleno e monitorarne, ogni anno, le caratteristiche specifiche.

Il corso è rivolto ai seguenti soggetti: Guardie zoofile ENPA e operatori ENPA; Unità Cinofile Cani da Soccorso (UCIS); Guardie Ecologiche Volontarie; addestratori riconosciuti del Ministero delle Politiche Agricole; eventuali soggetti ufficialmente coinvolti nel controllo del territorio, ad esempio Vigili Urbani, Carabinieri Forestali, Guardia di Finanza, Polizia Locale. Gli attori del progetto, oltre all’Assessorato all’Ambiente della Regione Umbria sono: ENPA; Carabinieri forestali; Istituto Zooprofilattico; ASL Veterinarie; Università di Medicina Veterinaria; Sindaci del Comuni; medici veterinari liberi professionisti; Istituti di istruzione primaria e secondaria di primo grado. Un rilevante contributo nella fase attuativa verrà richiesto alla Prefettura. Verrà istituito un numero verde per segnalare la presenza di esche avvelenate o di animali con sintomatologia clinica da avvelenamento, al fine di avviare la bonifica del territorio.




La giunta regionale preadotta il nuovo piano della rete ospedaliera. Sì al terzo polo Foligno-Spoleto

Il nuovo Piano di Fabbisogni della rete ospedaliera umbra è stato oggi preadottato dalla Giunta Regionale e sarà inviato al Ministero della Salute per l’approvazione cui seguirà l’adozione definitiva della stessa Giunta. Il Piano nasce allo scopo di servire i cittadini di ogni singolo territorio in modo appropriato, aumentare la produttività ed efficientare il sistema pubblico sanitario, anche attraverso un giusto dimensionamento dei posti letti per acuti e post acuti nelle strutture pubbliche e private complementari, compresi gli ospedali di comunità.

I posti letti complessivi sono 3.280, di cui ben 2903, pari all’88,5% pubblici ed il resto privati, con un rapporto “pubblico/privato complementare” sostanzialmente simile a quello già esistente. I posti letto pubblici per acuti risultano incrementati rispetto a quelli realmente utilizzati che hanno risentito della fluttuazione conseguente alla gestione dei ricoveri determinati dalla pandemia; tale incremento si rende necessario per garantire la massima capacità di cura delle patologie più severe. Restano invariati i posti letto per post acuti per le discipline di unità spinale e neuroriabilitazione, mentre aumentano per la disciplina di recupero e riabilitazione funzionale. Cala il numero di posti per post-acuti, quasi totalmente di lungodegenza, ma sono più che compensati dai posti letto presenti nei 19 Ospedali di Comunità. Nel Piano, varato dalla Giunta Regionale, vengono identificate, per isolamento territoriale e caratteristiche logistiche, due aree disagiate e di confine, Città della Pieve e Norcia, cui si dà risposta grazie alla presenza di due ospedali con pronto soccorso h24.

In Umbria, inoltre, vengono previste due sperimentazioni gestionali che riguardano gli ospedali di Umbertide e Castiglione del Lago, entrambi dotati di Pronto soccorso operativi h24 ed un nuovo polo ospedaliero (cosiddetto Terzo Polo) su due sedi, Foligno e Spoleto, previsione che dovrà essere oggetto ora di specifica autorizzazione ministeriale. I posti letto disponibili per la sanità privata complementare rimangono invariati per quel che riguarda i territori del Perugino e del Folignate, mentre, applicando i coefficienti della popolazione pesata su base provinciale, si prevedono 95 posti letto accreditabili nel Ternano.  Il nuovo Piano, a regime integrale e performance verificata, consentirà risposte più appropriate e pertinenti ai bisogni di salute dei vari territori umbri e potrà avere riflessi positivi sul bilancio della sanità regionale.




PrometeOrvieto chiede il mantenimento del Distretto sanitario a Orvieto e una commissione per controllare i lavori legati al PNRR

Dopo l’assemblea pubblica del 6 dicembre dal titolo “Sanità negata” l’associazione PrometeOrvieto ha inviato una lettera alle autorità sanitarie e politiche regionali in cui viene richiesto il mantenimento del Distretto sanitario e la creazione di un comitato di controllo e partecipazione. Di seguito il testo della lettera e il link per firmare la petizione online sempre di PrometeOrvieto.

Gentilissime Autorità,

si è svolto il 6 dicembre scorso in una sala del centro anziani di Ciconia di Orvieto gremita di cittadini l’assemblea pubblica: Sanità negata-aiutaci ad aiutarci, organizzata dall’Associazione PrometeOrvieto.

PrometeOrvieto ha presentato i risultati dell’ascolto del territorio orvietano e delle esperienze poco felici dei cittadini alle prese con la Sanità pubblica; le segnalazioni erano state raccolte per il tramite della mail dilloaprometeorvieto@gmail.com e della pagina facebook della medesima associazione.

Ad onor del vero, probabilmente a causa di un malessere comune e ben distribuito in tutto il territorio regionale, le lamentele sono giunte da tutta l’Umbria, da Città di Castello ad Amelia, da Narni a Foligno, da Foligno a Castiglion del lago e via dicendo. Con ciò, contribuendo a dipingere un panorama dei servizi sanitari pubblici decisamente in affanno.

Sono state raccolte le firme dei partecipanti alla piattaforma che segue. Con i medesimi contenuti sarà attivata nei prossimi giorni un’ulteriore raccolta di adesioni utilizzando le potenzialità dei social.
Queste le richieste a cui hanno aderito i cittadini sottoscrittori.

1) Richiesta di mantenimento del Distretto sanitario dell’Orvietano 

presidio organizzativo irrinunciabile per una più corretta programmazione, gestione e controllo dei servizi per la salute.

2) Creazione di un Comitato di controllo e partecipazione

a- per il monitoraggio dell’effettiva esecuzione delle attività che Regione e Asl2 dovranno porre in essere per il miglioramento dei servizi sanitari territoriali nell’Orvietano (reintegrazione dei medici di medicina generale mancanti, liste di attesa per esami e razionalizzazione del CUP)

b- per il monitoraggio dell’effettiva assunzione del ruolo di DEA (Dipartimento di emergenza-urgenza e accettazione) di primo livello da parte dell’ospedale di Orvieto

c- per il monitoraggio dell’effettiva realizzazione nei tempi programmati della Casa di Comunità e dell’Ospedale di Comunità ad Orvieto

PrometeOrvieto presenterà a Lei Signor Presidente e a Lei Signor Assessore alla Sanità della Regione Umbria, nonché alle Autorità locali sanitarie, quali il Direttore della Ausl Umbria ed il Sindaco di Orvieto, le firme raccolte e chiederà all’Amministrazione regionale di concordare con la sottoscritta Associazione incontri periodici mensili volti a monitorare la situazione delle iniziative inerenti la ristrutturazione dei servizi sanitari umbri, così come promessi, e la situazione del livello di efficienza dei medesimi servizi.

firma la petizione on line:

https://chng.it/tFKg7Hp6RC

PROMETEORVIETO




Finanziati dalla Regione con fondi ministeriali 2,3 milioni di euro per la Rupe di Orvieto e Sugano

Oltre 2,3 milioni di euro per il consolidamento delle pendici della Rupe di Orvieto e il completamento delle opere sulla rupe di Sugano. E’ in corso l’affidamento della progettazione di due importanti interventi di mitigazione del rischio idrogeologico che interesseranno il territorio comunale a partire dal prossimo anno, finanziati dalla Regione Umbria con fondi provenienti dal Ministero dell’Ambiente. I lavori riguarderanno nello specifico la zona nord della rupe di Sugano (938mila euro) e la rupe di Orvieto nella zona sottostante l’Istituto professionale nel tratto compreso tra il Salto del Livio e Fosso della Civetta (1,4 milioni di euro).

Gli interventi in questione completano e si affiancano a quelli previsti nell’Accordo di programma firmato nel giugno 2020 tra Regione Umbria e Comuni di Orvieto e Todi per la “Salvaguardia del patrimonio paesistico, archeologico, storico ed artistico delle città dai movimenti franosi attuali e potenziali” che ha destinato alla città di Orvieto un finanziamento di 1,6 milioni di euro in tre anni. Di questi fondi sono già stati spesi circa 400mila euro per la manutenzione straordinaria dei piani viabili della rupe di Orvieto con gli interventi che hanno riguardato le principali piazze del centro storico quali piazza Marconi, piazza Cahen e piazza XXIX Marzo mentre è in corso – nei rispetto dei termini concordati e condivisi con la Regione Umbria – l’affidamento per il biennio 2023-2024 dei lavori di pavimentazione e impermeabilizzazione della viabilità del pianoro e degli interventi sulle cavità della rupe per un importo complessivo di altri 450mila euro. Sul fronte della manutenzione per il mantenimento della sicurezza idrogeologica delle pendici, i lavori – per un importo di circa 80mila euro – hanno interessato la regimazione delle acque e la sistemazione delle aree nelle quali si trovano le centraline di monitoraggio dei fenomeni franosi che saranno ammodernate e implementate con un investimento di circa 500mila euro.

A fare il punto sugli interventi effettuati e in fase di rendicontazione e quelli programmati è il Vicesindaco con delega alla Mitigazione dei rischi sismici, geologico e idrogeologico, Mario Angelo Mazzi. “Senza andare lontano nel tempo – spiega – solo negli ultimi anni si sono verificati eventi che hanno colpito i punti fragili del nostro territorio sia dal punto di vista delle zone alluvionabili che dal punto di vista delle aree franose. Per quanto riguarda la valle del Paglia anche in questo anno sono stati eseguiti interventi rilevanti, alcuni di questi ancora in atto e altri progettati e finanziati. Tutto questo garantirà la deperimentazione di vaste aree attualmente a rischio. Per le zone a rischio di frana – prosegue – una rilevanza è chiaramente rappresentata dalla rupe di Orvieto e da quella di Sugano in quanto interessano direttamente zone abitate con rilevante interesse storico. Gli interventi eseguiti negli ultimi decenni hanno sempre necessitato di manutenzione ordinaria costante, come era stato evidenziato nell’ultima fase dei lavori stessi, per cui per la prima volta in una legge finanziata per un intervento specifico, la legge speciale per Orvieto e Todi, fu introdotto un importo per la manutenzione dell’opera. Questo ha consentito al Comune di fare un accordo con la Comunità Montana per alcuni anni ma che si è interrotto negli anni scorsi. Al fine di continuare questa situazione virtuosa, grazie all’interessamento dell’allora deputato della Lega Luca Briziarelli, i Comuni di Orvieto e Todi hanno ottenuto nel 2020 un finanziamento che potesse garantire per altri tre anni la possibilità di interventi manutentivi. Va sottolineato che, rispetto al passato, il trasferimento dei fondi al Ministero dell’Ambiente ha tramutato la natura degli interventi da manutentivi a strutturali e questo ha modificato completamente la modalità di intervento passando da opere continue a interventi mirati e progettati.

Alla luce di ciò – osserva – negli ultimi due anni sono state effettuate opere necessarie per prevenire l’aggravarsi di situazioni di dissesto e facilitare la ricognizione delle aree più fragili. Attualmente si sta procedendo ad affidare incarichi progettuali che interesseranno le zone dal Salto del Livio al fosso della Civetta per Orvieto e un tratto della zona nord della rupe di Sugano. Anche i sistemi di monitoraggio vanno modernizzati e resi più accessibili. Pertanto, acquisiti dalle indagini dell’Alta Scuola gli ultimi dati, si sta procedendo alla modifica di due centraline per testare il nuovo sistema. In questo ultimo anno in particolare si è lavorato a trovare delle soluzioni che integrassero il controllo delle rupi su un sistema quanto meno regionale, ad esempio inserendo le attività di monitoraggio tra quelle già affidate alla Protezione Civile regionale, in quanto la rilevanza delle strutture naturali impone investimenti importanti e continui su questo fronte che non possono ricadere unicamente sulle esigue risorse di un Comune”.