PromoteOrvieto, “questo territorio dopo il depauperamento di servizi e demografia non può diventare il butto dell’Umbria”

Si è tenuto a Orvieto un incontro in piazza della Repubblica, sotto la casa comunale, per sensibilizzare gli orvietani contro la quasi certezza della volontà di un possibile ampliamento della discarica “Le Crete”. Il pericolo è maggiore perché nel Piano regionale dei rifiuti non si fa proditoriamente accenno esplicito a tale eventualità. Le associazioni Leonia, Amici della terra, il gruppo “Mettiamoci la faccia” hanno studiato il Piano con attenzione e profondità e la loro reazione non ha nulla a che fare con la campagna elettorale, ma con un pericolo effettivo a cui ci si può opporre soltanto in questi giorni, prima dell’approvazione del documento. Circa 200 tonnellate annue di rifiuti, pur previste nel Piano Regionale, non trovano destinazione. L’associazione PrometeOrvieto è con loro e con la Città.

Il tentativo di arrivare all’ampliamento delle “Crete” non è nuovo e la possibilità che venga utilizzato nei prossimi anni anche il cosiddetto “terzo calanco”, facendo di Orvieto il butto dell’Umbria, va contrastato con decisione, perché è contrario allo sviluppo economico del territorio e alla volontà degli orvietani, che da decenni vedono crescere quella collina di mondezza di fronte alla Rupe. La reazione del sindaco di Orvieto di fronte ai dubbi delle associazioni è stata liquidatoria, come al solito, e perciò preoccupante. Chi ha idee e fatti da proporre desidera confrontarsi e non defilarsi. Perciò, chiediamo ai consiglieri del Comune di Orvieto di promuovere la convocazione di un Consiglio comunale aperto in cui i cittadini possano valutare le diverse posizioni, ammesso che effettivamente ci siano, prima che sia preclusa ogni possibilità di presentare osservazioni.

Certo è che, dopo il depauperamento progressivo di economia, servizi, sanità, e quindi demografia, a cui ha dovuto sottostare la città e il territorio orvietano non si può accettare che quest’angolo appoggiato al Lazio divenga il butto dell’Umbria, lontano dagli occhi e dal cuore regionale.

Prometeorvieto – Il Presidente:  Florido Fratini




PrometeOrvieto, “débacle sanità. Quando la sede di governo è lontana”

Alcuni giorni fa, la sindaca Roberta Tardani ha illustrato in un post ciò che significherà per il nostro territorio l’attuazione del nuovo Piano Sanitario e le “magnifiche sorti e progressive” che ci toccheranno, quando l’attuazione della medicina territoriale (date le premesse tra una quindicina d’anni, forse) impedirà di “ingolfare” i servizi dell’ospedale, come augura Tardani.

Noi siamo con la sindaca e auspichiamo che le pressioni sulla Regione portino alle modificazioni necessarie del Piano regionale, d’altronde come avviene da vent’anni senza alcun risultato. Ora vorremmo che si riflettesse in maniera più approfondita sulla competenza e importanza territoriale dei futuri Distretti Sanitari, che è stata ampiamente sottovalutata e l’opposizione alla soppressione del distretto di Orvieto da alcuni è liquidata come un conato di campanilismo. La Regione deve ancora formalizzare le scelte e quindi siamo ancora in tempo per invertire la marcia, seppure tutto sembri già definito.

Il Distretto Sanitario avrà nella nuova organizzazione dei compiti importanti di programmazione, organizzazione, gestione, quindi dobbiamo insistere e chiedere con partecipata decisione una modifica al Piano Sanitario di prossima approvazione, certamente consci che non siamo il centro del mondo ma anche che è indispensabile avere il centro decisionale qui, per poter offrire risposte esaurienti e consapevoli alla popolazione, polverizzata su un territorio amplissimo e anagraficamente anziana.

I fatti pregressi supportano tale richiesta. E’ innegabile infatti che la risposta sanitaria nel nostro territorio è andata peggiorando ogni qual volta c’è stato un allontanamento della sede di governo. Prima con la soppressione della sola USL di Orvieto e l’annessione a Terni e per ultimo addirittura a quella di Foligno. Si è registrato un lento, inesorabile depauperamento dei servizi, sicuramente a livello territoriale, ma la criticità vera si è avuta nel presidio ospedaliero del Santa Maria della Stella, “ingolfato”, come sostiene la sindaca di Orvieto, e quindi incapace di garantire risposta adeguata alla necessità della popolazione. Ci risulta che vigano da tempo delle situazioni assurde, come quella della presenza del direttore sanitario per soli 2 giorni a settimana, oppure la copertura dei turni di reperibilità in Chirurgia e Pronto soccorso con sanitari a convenzione a 80 euro l’ora.

Come si pensa di far minimamente funzionare una struttura a corto di mezzi e personale qualificato? La presenza giornaliera del direttore sanitario è fondamentale, irrinunciabile data la carenza di dirigenti sanitari. Chi organizza, chi controlla? Sicuramente non è semplice reperire del personale disposto a lavorare in una struttura dove si respira aria di smantellamento, però se ci fosse sul territorio un governo sensibile e concentrato sulle problematiche del territorio, le sollecitazioni annose avrebbero più probabilità di essere recepite. Ci sembra che vadano individuate soluzioni nell’immediato, (ormai la pandemia sta finendo, così dicono) e non ci sono più scuse. Questi ultimi due anni è stata giustificata qualsiasi carenza in nome della sicurezza, ma ora dobbiamo pretendere esami specialistici, cure e interventi senza doverci rivolgere alla sanità privata o emigrare presso altri presidi a distanza di decine di chilometri.

Il Distretto è una leva fondamentale per dimensionare il servizio alle necessità del territorio. Chiediamo maggiore convinzione, ne va della nostra salute, e non siamo disposti a sopportare meline e giustificazioni efficientiste.




PrometeOrvieto, Casa di Comunità nel vecchio ospedale: tre errori (enormi) con una sola mossa

Il Servizio Sanitario Nazionale ha definito nuove importanti linee guida a cui le Regioni debbono adeguarsi ed ha posto al centro del sistema la Sanità territoriale. Il Covid ha fatto emergere la debolezza del Sistema sanitario sui territori, dopo anni di potenziamento degli ospedali come centro di diagnosi e cura. In Lombardia è già stata inaugurata la prima Casa di Comunità, la prima delle oltre 200 previste, una ogni circa 50mila abitanti. In essa lavoreranno 5 medici di medicina generale, 10 infermieri, 2 Oss, 40 specialisti, oltre a medici di comunità e pediatri di libera scelta. Un modello organizzativo che sarà replicato anche ad Orvieto, dove la Regione ha previsto i servizi della Casa di Comunità del territorio, che, sia chiaro, non sono quelli che vengono erogati a Via Postierla.

Una cosa è certa: è da pazzi infilare nell’ex ospedale in piazza Duomo un servizio che riguarda 50 mila potenziali pazienti provenienti da tutto il territorio dell’Orvietano, ne deve servire centinaia al giorno e sopportare traffico e parcheggio di altrettante auto. In questo sciagurato caso si produrrebbero tre danni enormi con un solo movimento:

– mortificare piazza Duomo, privandola di un bene (il complesso dell’ex ospedale) che potrebbe e dovrebbe essere destinato alla fruizione da parte dei turisti;

– aumentare il traffico veicolare in quell’area centrale della città, compromettendone la sua naturale vocazione;

– ospitare la Casa di Comunità nel luogo in assoluto più difficile da raggiungere dal territorio, senza parcheggi e con il traffico già appesantito per la presenza in loco delle scuole.

L’idea paventata di costruire nell’ex ospedale la Casa di comunità è talmente illogica che la sua realizzazione violenterebbe irreparabilmente la naturale vocazione di piazza del Duomo. Speriamo, dunque, che si estingua da sola e che, comunque, se ci fossero dei dubbi, che l’amministrazione convochi un consiglio comunale, aperto a cittadini e soprattutto agli amministratori dell’Ente regionale (effettivo deus ex machina), in cui ciascuno esprima le proprie idee e si assuma le responsabilità conseguenti. Le decisioni che verranno prese oggi sulla questione potrebbero costituire una svolta storica per i servizi (ma anche per lo stesso sviluppo) della nostra città e del nostro territorio perché mai come ora sono stati disponibili altrettanti fondi per realizzare progetti di così ampio respiro.

Fondamentale sarà utilizzarli in modo appropriato, in modo tale da impostare il futuro della nostra Comunità, senza procedere alla cieca, senza ricercare una soluzione qualunque e non ponderata, pur di mostrare un effimero efficientismo.

Vorremmo che chi decidesse per queste scelte avesse anche il coraggio di mettere il proprio nome su una targa inaugurativa, per i posteri.

PromoeteOrvieto