Michela Taddei, “Basta con le voci sulla morte di Stefano Cossu, ora lasciamolo riposare veramente in pace”

E’ passato un mese da quando Orvieto piangeva la tragica scomparsa di Stefano Cossu.  Uno schianto con la propria auto ha posto fine alla sua vita.  Per ricordarlo nella Chiesa di Sferracavallo si è svolta una Messa in suffragio.  E’ stato anche il momento per Michela Taddei, la compagna, di chiedere che si ponga fine alle voci, al pettegolezzo che troppo spesso “sporcano” il ricordo di chi non c’è più e non può replicare, non può difendersi. 

Stefano Cossu e Michela Taddei

Stefano Cossu

Michela è visibilmente commossa ma determinata e ricorda i tanti momenti di vita con Stefano, “sono stati dieci anni bellissimi, intensi con momenti anche difficili come succede in tutte le coppie, ma Stefano è sempre stato presente, disponibile con tutti e stavamo facendo progetti per un futuro familiare più forte”.  Una di quelle “voci” ha spesso lasciato immaginare che lo schianto fosse stato volontario, insomma un suicidio.  Michela sgrana gli occhi, “ma cosa sono andati a pensare.  E’ assolutamente falso!  Stefano anche quel giorno maledetto era sorridente.  Saremmo dovuti partire per un week-end con gli amici e si era fermato per acquistare le sigarette, piccoli gesti quotidiani di attenzione che non si coniugano con volontà suicide.  Anche nella vita privata, lo ripeto, avevamo pianificato appuntamenti importanti e proprio in quei giorni”.  Come è stato ricordato anche da don Danilo, parroco di Sferracavallo, “non siamo qui per santificare qualcuno”; Stefano aveva fatto degli errori, come succede a tanti giovani, ma non è giusto che riaffiorino al minimo dubbio.  E cosa c’è di meglio di uno schianto in auto, da solo, in un rettilineo con le condizioni meteo tranquille?  Le “voci” sono tornate a ricordare gli errori del passato a indicare le cause dello schianto “in…qualcosa che sappiamo perché Stefano era un bravo ragazzo, ma con quel difetto…” Lo sguardo di Michela si fa quasi duro, “no, mi ribello a questa mania orvietana delle voci senza conoscere la realtà dei fatti, senza neanche essere stati testimoni.  Chi ha visto, chi ha cercato di salvare Stefano mi ha spiegato che purtroppo non c’era nulla da fare.  Stefano era accasciato sul sedile di destra.  L’incidente è avvenuto non per la velocità ma perché ha avuto un malore e conseguentemente ha perso il controllo dell’auto che è andata fuori strada schiantandosi contro un albero”

Questa è la tragica realtà dei fatti.  Michela ora chiede solo “che Stefano venga ricordato da chi lo ha amato e venga fatto riposare veramente in pace.  Basta con questi continui pettegolezzi, con le voci, con le indiscrezioni.  Basta veramente!”.




Il 29 settembre convegno a Porano per ricordare Gisleno Breccia

A poco più di tre anni dalla scomparsa, mercoledì 29 settembre Porano dedicherà una giornata al Sindaco Emerito Gisleno Breccia. Con proprio atto del gennaio 2019, la Giunta comunale di Porano deliberò di ricordare Gisleno Breccia, sindaco di Porano dal 1975 al 1999, intitolandogli il Palazzetto dello Sport che fece edificare ed i cui lavori iniziarono il 19 novembre 1977, quando l’On. Franco Maria Malfatti, ministro della Pubblica Istruzione, sistemò la pergamena con i dati della costruzione nella 1^ pietra. L’iniziativa, in programma per marzo 2020, fu rinviata a causa dell’emergenza sanitaria.

A Gisleno Breccia è legato indissolubilmente lo sviluppo moderno di Porano attraverso politiche che ne hanno favorito la crescita demografica e l’implementazione di servizi alla cittadinanza. Il Palazzetto dello Sport, in particolare, è divenuto fin dai primi anni ’80 un punto di riferimento per il territorio comprensoriale e per le attività sportive dei giovani, ospitando soprattutto società di basket a carattere nazionale. Il sindaco Marco Conticelli e la giunta Municipale, in collaborazione con l’Associazione culturale “Pier Luigi Leoni”, hanno voluto ricordare come merita la figura di Breccia, uomo delle Istituzioni, organizzando un convegno incentrato sul tema della gestione dei Piccoli Comuni al Teatro Santa Cristina. Importanti i relatori del convegno: Michele Toniaccini, Presidente Anci Umbriasindaco di Deruta, Federico Gori, coordinatore Anci piccoli Comuni nonchè sindaco di Montecchio e Franco Raimondo Barbabella, ex sindaco di Orvieto, in rappresentanza dell’Associazione culturale “Pier Luigi Leoni”. Modererà l’incontro Roberto Conticelli, presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria. Invitati anche i sindaci dei Comuni dell’Area Interna Sud-Ovest dell’Orvietano ed i ragazzi delle classi IV e V della scuola Primaria di Porano. Al termine del convegno si terrà la cerimonia di intitolazione presso il Palasport dove sarà svelata la targa che ricorda Gisleno Breccia.  




Anna Maria Turchetti nuova presidente del distretto centro della FIDAPA

Sarà l’orvietana Anna Maria Turchetti la presidente del Distretto Centro di FIDAPA (Federazione Italiana Donne Arti, Professioni Affari) – BPW Italy, che comprende le Regioni Lazio, Marche, Toscana e Umbria,  per il prossimo biennio 2021 – 2023, eletta durante l’assemblea distrettuale per il rinnovo delle cariche che si è tenuta domenica 12 settembre presso l’Hotel Quirinale in Roma.  La candidatura Turchetti è risultata particolarmente  apprezzata da tutto il distretto tant’è che il consenso in assemblea è stato unanime.

La neo eletta presidente guiderà un Comitato composto da Beatrice Vannini della Sezione Massa Carrara, Vice Presidente, Concetta di Palo della Sezione Gaeta – Formia – Minturno,  Segretaria, Stella Brozzetti,  della Sezione Todi, Tesoriera,  Anna Rosa Mannatrizio della Sezione Roma, rappresentante Young, Laura Amaranto della Sezione Senigallia, Maria Antonietta Federici della Sezione Roma Campidoglio e Natascia Peppe della Sezione Fondi – Lenola  – Sperlonga saranno i Revisori.

Anna  Maria Turchetti,  in FIDAPA dal 2010, ha ricoperto la carica di presidente della Sezione di Orvieto nel biennio 2015 – 2017 ed attualmente è vice Presidente uscente del Distretto . Il mandato avrà inizio il prossimo primo ottobre.




In ricordo della professoressa Candida Mascia Gradoli

Quando ci lascia una persona è sempre dilaniante il ricordo, se poi è del periodo scolastico, lo è ancor di più. Probabilmente perché i ricordi si accavallano, tra interrogazioni, gite scolastiche, risate e pianti, forse perché è il periodo più sbarazzino. E allora anche la professoressa di latino e greco, lo spauracchio per ogni studente del Liceo Classico, è un dolce ricordo. Candida Mascia Gradoli è stata un punto fermo, un’insegnante a tutto tondo, piena di umanità, di fermezza, di compassione. Ha lasciato una traccia e questo significa avere raggiunto l’obiettivo, non solo avere studenti che conoscono l’alfabeto greco o la consecutio, ma aver formato persone, uomini e donne, che oggi sono adulti, inseriti nella società, con i loro successi e insuccessi ma che possono trovare un appiglio nella conoscenza e nei ricordi del Liceo. Buon viaggio professoressa!

Proprio sabato scorso, che mia figlia ha dato la Maturità in quello stesso Liceo Classico – F.A. Gualterio – eri nella mia testa, membro interno della commissione d’esame, alla mia Maturità quarant’un anni fa. La nostra rappresentante, della Terza B. La nostra prof ragazza come noi. Liceale come noi. Un pezzo di cuore nostro come anche Nadia che ci aveva accompagnati mano nella mano al Ginnasio. E con Nadia ora ti piangiamo. Si non ci vergogniamo del Pianto, i ‘peana’ che con te studiavamo nei cori delle tragedie greche. Noi Ti piangiamo. Piangiamo una brava Prof. Piangiamo una cara Amica. Il caos che ci ha relegati da più d’un anno non ci ha fatto stare insieme per celebrare i quarant’anni dal diploma; l’anno scorso, quando fummo anche la classe più rappresentata alla Notte del Liceo Classico.

Quest’anno, che doppiamo il Capo di Buona Speranza dei LX, ti avremmo detto della consueta conviviale di classe, alla quale, quando hai potuto, hai sempre partecipato al nostro fianco. Sempre Grazie Candida. Ciao. Le tue ragazze ed i tuoi ragazzi della Terza B Liceo Classico 1979-’80.

Silvio Manglaviti




Michelangelo Onigi, 100 anni di vita, da Buchenwald alla Polizia, premiato dal questore Massucci

Michelangelo Onigi ha raggiunto il ragguardevole traguardo dei 100 anni.  Un secolo di vita complesso per il poliziotto e l’uomo Michelangelo. Il questore di Terni, Roberto Massucci, ha voluto essere presente e consegnare un attestato al poliziotto orvietano d’adozione.  Massucci ha sottolineato, “è un immenso privilegio consegnare questo riconoscimento ad una persona straordinaria, un collega, un membro dell’unica famiglia, che abbraccia diverse generazioni, che è la grande famiglia della Polizia di Stato”.

E’ nato il 16 gennaio del 1921 e a soli 19 anni è partito per il fronte greco come fante semplice.  Onigi è stato fatto prigioniero e poi deportato in Germania nei campi di lavoro e poi ha vissuto la tragica esperienza del campo di concentramento di Buchenwald.  Finisce la guerra e l’uomo, il cittadino italiano Onigi torna in Italia e si arruola nel corpo delle guardie di pubblica sicurezza.  Il suo primo incarico è al confine con l’Austria.  Poi come succede a chi sceglie la carriera nella Polizia ha girato per l’Italia fino ad arrivare ad Orvieto dove è rimasto fino al 1979, quando è andato in pensione.  Michelangelo non si è più mosso da Orvieto.  Tutti i colleghi che hanno presto servizio con lui sono purtroppo scomparsi. Nel 2014, per la festa della Repubblica del 2 giugno, alla Prefettura di Terni Michelangelo Onigi ha ricevuto la medaglia d’onore conferita ad alcuni ex-deportati nei campi nazisti.