E’ di nuovo operativa la riabilitazione intensiva in ospedale

È stato riaperto lo scorso 4 ottobre, all’ospedale “Santa Maria della Stella” di Orvieto, dopo la chiusura imposta nel 2020 a causa del Covid-19, il reparto di Riabilitazione Intensiva, diretto da Fabrizio Mosca e composto da un’équipe medica, riabilitativa ed assistenziale di elevata professionalità. Nei 18 mesi di emergenza sanitaria, il servizio di riabilitazione era in funzione con pochi posti letto dislocati all’interno dell’area medica e chirurgica (ortopedia) continuando a fornire una parziale risposta ai bisogni riabilitativi.

Dai giorni scorsi l’attività è ripresa a pieno regime, con la riabilitazione intensiva dedicata ai pazienti ricoverati per protesi di anca e ginocchio in elezione, per i pazienti chirurgici ortopedici post-traumatici e per gli assistiti neurologici provenienti dalla Stroke Unit, dall’area Medica dell’ospedale o dal proprio domicilio. Malgrado la contingenza legata all’emergenza sanitaria, la riapertura si accompagna con l’attivazione del servizio di Day Hospital Riabilitativo, coordinato da Antonella Cometa e dedicato alla presa in carico clinica e riabilitativa di patologie infiammatorie e neuro-degenerative del Sistema nervoso centrale come la sclerosi multipla, la malattia di Parkinson e, più in generale, le patologie neurologicheMauro Zampolini, direttore del dipartimento di Riabilitazione, sottolinea l’importanza e il “grande valore della ricomposizione della rete riabilitativa dopo la contingenza pandemica” mentre il direttore generale dell’Azienda Usl Umbria 2 Massimo De Fino evidenzia come gli sforzi del ripristino dei servizi aziendali “proceda in modo progressivo e costante per raggiungere quanto prima il ritorno alla totale funzionalità delle strutture in tutta l’azienda”.




CGIL, “la lettera del sindaco Tardani è fuori tempo massimo e sembra mettere le mani avanti”

La lettera che la sindaca di Orvieto, Roberta Tardani, ha inviato alla presidente della Regione Umbria, nella quale esprime la sua preoccupazione per la situazione della sanità orvietana è per la Cgil un segnale allarmante. Da quasi due anni infatti la CGIL denuncia e segnala le difficoltà e le criticità della sanità del territorio orvietano, ad ogni nostro grido di allarme la sindaca, la sua maggioranza politica e i dirigenti della Usl Umbria 2 hanno sempre risposto che le nostre denunce erano false e che tutto andava per il meglio.
Adesso che la situazione è drammaticamente evidente a tutti, anche a quelli che finora hanno fatto finta di nulla, politici, dirigenti, amministratori, la sindaca scrive una lettera “aperta”, come se la partecipazione decisionale alle politiche sanitarie a livello regionale non sia una prerogativa dei Comuni stessi.
Stiamo parlando di Salute, un diritto fondamentale di tutti i cittadini: non ci si può appellare con una lettera aperta al “buon cuore” della presidente Tesei. Le politiche sanitarie e le ragioni dei territori e dei cittadini che vi abitano si discutono e si fanno valere nelle sedi istituzionali opportune, a tempo debito, non quando ormai le stesse politiche regionali hanno impoverito e abbandonato un sistema sanitario di un intero territorio.
La lettera della Sindaca è un “mettere le mani avanti”, un tentativo di sfuggire alla responsabilità politica di non aver agito prima nell’interesse dell’intera comunità.
Scrive la sindaca che ha avuto una serie di confronti con il personale sanitario e con gli ordini professionali: se avesse avuto anche la lungimiranza di convocare le organizzazioni sindacali, in primis la Cgil, avrebbe potuto ricevere un contributo di idee e proposte proprio attraverso quel personale medico ed infermieristico di cui tanto si tessono le lodi, quando le stesse non costano nulla.
Quanto scritto dalla sindaca sembra un copia incolla delle denunce che a mezzo stampa e con manifestazioni pubbliche questa organizzazione più volte ha diffuso.
La prima domanda che la prima cittadina dovrebbe porsi, se veramente vuole difendere la sua comunità è la seguente: le carenze, le dimenticanze, la mancanza di concorsi pubblici sono solo frutto di insipienza e incapacità o forse dietro c’è una nascosta volontà di depotenziare il servizio pubblico per favorire la sanità privata?

Giorgio Lucci
FP CGIL Terni




La lettera aperta del sindaco alla presidente Tesei, “è ora di affrontare i problemi della sanità orvietana”

Il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani ha inviato alla presidente della Regione Umbria una “lettera aperta” sulle preoccupazioni della situazione della sanità nel territorio e le esigenze di riorganizzazione.

“Gentile presidente, nell’ultimo anno e mezzo ci siamo trovati ad affrontare un nemico invisibile che ha stravolto le nostre vite e messo a dura prova le nostre comunità. Noi sindaci, come del resto Lei e tutti gli amministratori locali, siamo stati in prima linea ad affrontarlo cercando di essere punti di riferimento per i nostri cittadini, prima spaventati per l’incedere del virus poi preoccupati per gli effetti che questa emergenza sanitaria ha avuto e avrà sul tessuto economico e sociale del nostro Paese. La pandemia ha duramente provato il nostro sistema sanitario e se per alcuni aspetti ha esaltato la professionalità e lo spirito di abnegazione di medici, infermieri e operatori, per altri ha reso ancora più evidenti criticità e problemi che si trascinano da troppo tempo e per le quali oggi le soluzioni non sono più rinviabili.

Nel periodo più duro e difficile dell’emergenza sanitaria c’è stato chi, a livello politico, ha utilizzato strumentalmente la pandemia per puntare il dito su situazioni che essi stessi ci avevano lasciato in eredità, con il solo obiettivo di disorientare i cittadini e creare allarmismo e confusione. Personalmente, con lo stesso senso di responsabilità che ha animato molti dei miei colleghi, ho sempre ribadito come quello fosse il momento di fare quadrato ed essere uniti perché non era con le sterili polemiche che si sarebbe vinta la “guerra” che stavamo combattendo.

Oggi che, seppur tra difficoltà e incertezze il periodo peggiore dell’emergenza sembra essere alle spalle, nell’ottica della massima collaborazione che ha sempre contraddistinto i nostri rapporti non posso che tornare a sottoporre alla sua attenzione le preoccupazioni che derivano dalla situazione della sanità nel territorio orvietano le cui criticità non ho mai smesso di evidenziare e di condividere con lei, nelle sedi opportune, sin dal suo insediamento alla guida della Regione Umbria.

Nei giorni scorsi ho avuto una serie di confronti con il personale medico e con i rappresentanti delle professioni sanitarie che operano presso l’ospedale “Santa Maria della Stella” di Orvieto dai quali è emersa nuovamente l’assoluta necessità di definire un progetto concreto di rilancio dell’ospedale oltre a porre rimedio alle annose carenze di personale e procedere, senza ulteriore indugio, all’adeguamento delle attrezzature tecnologiche in dotazione.

I problemi di organico, riguardano ormai quasi tutti i reparti – Pronto soccorso, Chirurgia, Anestesia, Gastroenterologia, Riabilitazione, Ortopedia, Medicina – e questa difficile situazione ereditata nel tempo rischia di ripercuotersi a cascata anche su quei reparti che non mostrano invece particolari sofferenze. La carenza di personale si riflette inevitabilmente sull’organizzazione di tutte le attività con ricadute sull’erogazione dei servizi ai cittadini e sui carichi di lavoro di tutto il personale che risultano essere più pesanti rispetto ad altre strutture sanitarie della regione e che finiscono quindi per essere le sedi predilette e scelte dal personale che viene assunto con i concorsi che pure l’azienda sanitaria bandisce. Una paradossale situazione che può essere invertita solo attraverso un massiccio investimento sulle persone e sui progetti da affidare al nostro ospedale che deve essere messo nelle condizioni di assolvere pienamente alla funzione di emergenza-urgenza che gli è stata assegnata nella rete regionale e che non può derogare dal rispetto dei modelli organizzativi per i presidi sede di Dea di primo livello come stabilito dai decreti ministeriali.

Allo stesso tempo è necessario procedere all’individuazione di un direttore di presidio, che manca al nostro ospedale da troppo tempo, la cui assenza si avverte ancora di più nel momento in cui, a fronte di una carenza di personale, l’organizzazione diventa determinante per garantire l’efficienza della struttura.

Il potenziamento e la riorganizzazione dell’ospedale di Orvieto non possono inoltre prescindere dal rafforzamento della medicina territoriale, unico strumento per sollevare la struttura da ricoveri e accessi impropri e, vista la collocazione geografica del nostro territorio, dal mantenimento del distretto sanitario territoriale oltre agli investimenti sul patrimonio, a partire dal complesso dell’ex ospedale di piazza Duomo. Ho personalmente apprezzato le soluzioni e i progetti che abbiamo condiviso con i vertici della Usl Umbria 2 che mirano a una maggiore integrazione tra ospedale e distretto e alla realizzazione di una casa di comunità nell’ex ospedale di piazza Duomo. Non ho dubbi sul fatto che tali impegni vengano rispettati, ma attendiamo ora passi concreti.

Non smetteremo mai di vigilare sull’efficienza dei servizi sanitari sul territorio e, come ho avuto più volte modo di ribadire anche pubblicamente, non faremo sconti se vedremo il nostro territorio ancora marginalizzato e impoverito così come lo è stato nel passato. Anche da questo i cittadini misureranno il cambiamento che noi in primis abbiamo voluto e sul quale crediamo.

Auspichiamo che, su queste basi, possa riprendere quanto prima il confronto con la giunta regionale e che i problemi che sono tornata a sottoporle trovino soluzione nel nuovo piano sanitario regionale in via di definizione. Orvieto, cerniera dell’Umbria con Lazio e Toscana, è strategica per il sistema sanitario regionale e per questo il nostro ospedale, che per le ragioni sopracitate ha un alto valore sanitario, deve tornare a essere attrattivo per i cittadini, attraverso la qualità delle prestazioni erogate, e per i professionisti che devono trovare qui un luogo di lavoro ideale dove accrescere e sviluppare le loro competenze al servizio della comunità.

Cara presidente, le scrivo questa lettera consapevole delle difficoltà del momento ma fiduciosa nelle capacità e nella determinazione che ha dimostrato sin qui per risolvere i problemi dell’Umbria e certa che raccoglierà il mio appello con la dovuta attenzione che in altre occasioni ha già dimostrato di avere per il territorio che mi onoro di rappresentare”.




Arriva una TAC di nuova generazione all’ospedale. Disagi possibili il 2 settembre per l’accesso degli utenti

Il 2 settembre è il giorno tanto atteso per l’ospedale Santa Maria della Stella, quello della consegna della nuova TAC. Proprio per favorire la movimentazione del materiale di grandi dimensioni sempre il 2 settembre dalle 10,30 alle 20,00 l’ingresso principale e l’area antistante sarà interdetta alla circolazione veicolare anche dei mezzi pubblici e ai pedoni. Per supportare le operazioni di scarico ed evitare il più possibile i disagi è stato organizzato un servizio di supporto dei volontari della Protezione Civile di Orvieto e della Polizia locale.

La nuova Tc rappresenta un’importante acquisizione tecnologica per il “Santa Maria della Stella” e consentirà di migliorare e potenziare le prestazioni diagnostiche del nosocomio in quanto si andrà ad aggiungere al macchinario attualmente in funzione che verrà utilizzato per esami di Pronto Soccorso, ad esempio per lo studio dell’encefalo o di una struttura ossea al fine di valutare la presenza di eventuali fratture. La nuova Tc a 64 strati, in dotazione alla struttura complessa di Radiologia diretta da Ugo Ciammella, è di ultima generazione e permetterà diagnosi più accurate oltre ad individuare patologie di piccole dimensioni a livello di tutti i distretti esaminati (cranio-torace-addome) e studi più approfonditi dei vasi sanguigni (embolia polmonare-studio del circolo intracranico in caso di sospetto ictus).

Essendo capace di esaminare nello stesso tempo 64 strati di tessuto, anziché 16 come quella attuale, è più veloce e quindi impiega minor tempo a studiare le varie strutture così da essere meglio accettata anche dai pazienti pediatrici o claustrofobici.




Lettera aperta di Franco Raimondo Barbabella al sindaco su situazione sanità orvietana e punto vaccinale

Gentile Signora Sindaco,

Le scrivo in modalità lettera aperta perché su certe questioni la discussione deve essere palese e l’opinione pubblica deve essere informata.

Ieri (il 29 luglio ndr) in consiglio le ho posto due questioni, una come interrogazione a risposta immediata (cosiddetta question time), perciò senza diritto di replica, l’altra come interrogazione ordinaria e quindi con possibilità di replica seppure telegrafica. Riassumo rapidamente com’è andata, andando alla sostanza.

La prima riguardava i servizi ambulatoriali presso il nostro ospedale. Le ho letto il messaggio di una persona che segnalava che, mentre una colonscopia per via normale non si riesce a fare entro i 60 gg prescritti dal medico, se vai in intramoenia paghi un ticket di 305 euro e ce l’hai dopo pochi giorni. Le ho poi segnalato il fatto che nello stesso giorno un’altra persona era stata costretta ad andare a Terni per il rinnovo semestrale del piano terapeutico non avendo avuto la possibilità di prenotare la visita reumatologica perché il servizio viene garantito per poche ore al mese ed è molto difficile prenotarlo per mancanza di posti. Le ho infine segnalato, come però lei sa perfettamente, altri problemi simili, tutti legati ad un evidente depotenziamento dei servizi ambulatoriali.

Le ho chiesto anzitutto di intervenire, come responsabile della tutela della salute dei cittadini, perché vi sia subito un cambiamento di rotta nell’erogazione dei servizi ambulatoriali. Le ho anche proposto di promuovere, insieme al Presidente del Consiglio, la riunione della Conferenza dei capigruppo come commissione di studio perché nel giro di poche settimane si arrivi ad una precisa individuazione dei punti critici per poi sottoporli unitariamente all’attenzione sia del direttore generale ASL che dell’assessore regionale. In spirito assolutamente collaborativo.

Lei con un lungo discorso di fatto mi ha risposto che le liste di attesa non ci sono certo da oggi (come se si trattasse di un fenomeno naturale e immodificabile e come se poi trasferirsi in altra città per avere un servizio specialistico ordinario fosse da accettare passivamente) e addirittura che l’intramoenia è una possibilità per chi non riesce o non può stare dentro i tempi di attesa delle prenotazioni ordinarie (trascurando l’ovvietà che questo ha un costo, peraltro non sempre sopportabile).

Non le ho potuto replicare e per questo le dico qui ciò che avrei voluto dirle lì. Noi stiamo vivendo una situazione straordinariamente importante. Perciò: 1. È necessario decidersi a fare una proposta strategica per il nostro ospedale per farla poi diventare la battaglia di tutti e di tutto il territorio; è allarmante che mentre si promette il terzo polo a Spoleto qui si assiste passivamente ad un processo di progressivo depotenziamento; 2. È necessario intervenire subito, adesso, sulle carenze dei servizi che costringono i cittadini o ad astenersi dalle visite o a pagare o a recarsi in altra città. Prima che l’esasperazione diventi qualcosa di peggio.

Lei sbaglia, se non a giustificare, ad accettare nei fatti questa situazione. Noi sbagliamo tutti se non superiamo particolarismi e interessi settoriali e non organizziamo una vera battaglia non di testimonianza a cose fatte ma di proposta reale prima che i buoi siano scappati definitivamente dalla stalla. C’è bisogno di agire subito, con una proposta e una iniziativa all’altezza di una sfida che è vitale.

La seconda riguarda il trasferimento del punto vaccinale, avvenuto ormai più di un mese fa, da Fontanelle di Bardano a Sferracavallo. Le ho dato atto della tempestività con cui ha trovato la soluzione. Ma la mia interrogazione riguardava altro, ossia se all’atto della collocazione del punto vaccinale nell’edificio di Sviluppumbria a Fontanelle di Bardano fu fatta una verifica sulle condizioni di sicurezza dell’edificio, perché appare singolare che ci si accorga all’improvviso che ci sono problemi statici senza che nel frattempo vi sia stato un terremoto e qualche fenomeno similare.

Lei nella sostanza ha sorvolato sul punto essenziale dell’interrogazione e mi ha detto (mi pare impropriamente, no?) che avrei dovuto concentrarmi non su quello ma sul fatto che il servizio è stato trasferito con tempestività, cosa di cui le avevo già dato atto volentieri. Nella replica le ho ricordato perciò che il tema è se esiste o meno un atto formale che dimostra che al momento dell’attivazione del punto vaccinale furono verificate le condizioni di sicurezza per gli operatori e per i cittadini. Poiché lei su questo non ha risposto (l’interrogazione la conosce da un mese e quindi avrebbe potuto nel caso documentarsi), sarò costretto a fare l’accesso agli atti per verificarlo e poi vedere quali potranno essere le iniziative conseguenti a tutela della sicurezza dei cittadini quando si decide di utilizzare edifici per attività pubbliche.

Mi auguro che tutto ciò serva a fare chiarezza sui reciproci compiti e responsabilità. A me comunque non piace questa modalità di intervento, perché tutto dovrebbe risolversi nella sede istituzionale e nel momento ufficiale della dialettica tra maggioranza e minoranza. Perciò mi auguro anche che finalmente ci si decida ad uscire dalle chiusure a riccio e da una specie di obbligo alla propaganda perché questa che viviamo è la fase delle concretezze davvero praticate e perciò delle scelte e delle battaglie vere per il futuro.

Il consigliere Franco Raimondo Barbabella




La USL Umbria2, l’ortopanoramica a Orvieto funziona regolarmente, operativa dal 2 luglio dopo i lavori

Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera della USL Umbria2 che precisa la situazione per le ortopanoramiche e sul nuovo punto vaccinale di Sferracavallo. Dopo la lettera una nostra breve replica.

Cortese attenzione ALESSANDRO LI DONNI

Direttore Responsabile ORVIETO LIFE

Buongiorno Alessandro, per opportuna conoscenza tua e dei tuoi lettori, in relazione all’editoriale “Lettera all’assessore regionale alla sanità Luca Coletto, prima gli Umbri…” ed in particolare al passaggio sulla impossibilità di prenotare una semplice ortopantomografia, sentiamo il dovere di precisare quanto segue:

l’ortopantomografo in dotazione alla Radiologia del P.O. di Orvieto è perfettamente funzionante e non corrisponde al vero sia che, da oltre un anno, non venga riparato sia che non si possano prenotare ed eseguire, da oltre un anno, ortopanoramiche ad Orvieto.

Confermiamo invece che, a seguito dei lavori interni alla Radiologia stessa, lavori propedeutici all’installazione di una seconda Tc 64 strati, l’apparecchio è stato spostato in altro locale e successivamente costruita una paratia piombata a protezione degli operatori sanitari che eseguono l’esame. È evidente che, per la durata delle operazioni suddette, l’apparecchio non poteva essere utilizzato e pertanto sono stati sospesi temporaneamente gli appuntamenti.

Informiamo che, al momento in cui scriviamo, ci sono posti liberi a CUP per prenotare una OPT a far data dal 2 luglio 2021.

Come detto, sarà a breve attiva ad Orvieto una nuova Tc di ultima generazione, a dimostrazione dell’attenzione dell’Azienda sanitaria nei confronti del “Santa Maria della Stella” e del territorio Orvietano.

Abbiamo infine dettagliato le ragioni del trasferimento del Punto Vaccinale Territoriale, da Bardano a Sferracavallo, anche in questo caso rendendo ben evidente che non si è trattato assolutamente di un depotenziamento. Motivazioni che hai correttamente riportato in forma integrale, e di questo ti ringraziamo, nel sito web di informazione che dirigi.

Un cordiale saluto

AZIENDA USL UMBRIA 2

All’Azienda USL Umbria2

Prendiamo atto di quanto ha scritto la USL Umbria2 per quanto riguarda l’ortopantomografo. Ci piacerebbe conoscere la data da cui è partito il momentaneo fermo per i lavori. Da esperienze quasi dirette e certificabili, però, nel mese di maggio non era possibile effettuare a Orvieto tale esame, e da fonti vicine all’ospedale tale problema sussiste da tempo. Riteniamo però che la risposta sia stata esaustiva dei nostri dubbi e soprattutto una bella notizia è che dal prossimo 2 luglio tornerà operativa l’attrezzatura radiologica. Sul punto vaccinale ribadiamo che il problema non è assolutamente della USL, che anzi ha fatto tutto il possibile per risolvere i tempi brevissimi il problema, ma di Regione e Sviluppumbria che non hanno comunicato fin da subito il possibile problema e la possibile sospensione per inagibilità del servizio a Bardano.

Grazie, come sempre, per l’attenzione e la puntualità nell’informare i cittadini.




I coccodrilli “piangono” sulla privatizzazione della sanità e il cittadino paga

Sanità vero punto dolente del nostro territorio.  Non solo di Orvieto perché, e la consolazione è piuttosto magra, anche altrove le liste d’attesa per alcuni esami diagnostici sono lunghissime e gli screening languono.  A dire il vero bisogna sottolineare che alcuni screening di prevenzione oncologica sono comunque stati effettuati ma in molti hanno rinviato per timore del virus. 

Torniamo al territorio orvietano, da tempo penalizzato nelle scelte e che continua ad esserlo.  Basta scorrere velocemente la propria pagina FB per imbattersi praticamente con cadenza quotidiana in post che testimoniano i gravi ritardi per esami e visite specialistiche nelle strutture pubbliche.  Sì, in quelle pubbliche perché ormai, più o meno apertamente, già in fase di prenotazione viene “suggerito” di rivolgersi al privato.  E allora le domande da porsi sono due: è giusto che il privato si sostituisca al pubblico? La politica, e in particolare l’opposizione, perché non interviene in maniera determinata e anche dura se necessario?

Alla prima domanda la risposta è piuttosto evidente, “no”, mille volte “no”.  Il privato giustamente fa il proprio lavoro, investe ed è pronto ad accogliere le legittime richieste di visita, ma deve essere una libera scelta del cittadino.  Non è possibile che si sostituisca la sanità pubblica, gratuita o in concorso di spesa, con quella privata a totale carico del cittadino.  Si parla da tempo di una “privatizzazione” del sistema sanitario umbro strisciante ma sempre più evidente; allora che si faccia in convenzione ma assicurando il primato delle strutture pubbliche con seri investimenti in mezzi e personale. 

Alla seconda domanda la risposta deve essere necessariamente più complessa.  In Umbria abbiamo votato per le regionali con anticipo per i problemi legati proprio alla sanità utilizzata come “ufficio di collocamento degli amici” e la sinistra ha perso le elezioni perché si è resa poco credibile.  L’attuale centro-destra si è presentata spiegando di voler rendere un servizio di eccellenza ai cittadini.  Oggi non è proprio così.  Diminuiscono i servizi, si tagliano presidi e il cittadino soffre.  Il paragone con il Veneto non può valere.  Anche orograficamente l’Umbria è totalmente diversa e le distanze sono ampliate dalla difficoltà nei collegamenti stradali in particolare per alcuni territori, e tra questi c’è sicuramente l’orvietano che avrebbe il vantaggio di avere una struttura ospedaliera che però è in sofferenza per persone e mezzi ma soprattutto per la risposta ad eventuali emergenze e urgenze.  Anche il Veneto entra in sofferenza nell’area montana per motivi simili, così come la Lombardia.  E poi c’è la questione dei numeri.  Non si possono legare le prestazioni esclusivamente alla massa degli interventi e della popolazione, si deve superare questo metodo o almeno si deve inserire quello delle patologie tempo-dipendenti, altrimenti si rischia un peggioramento delle condizioni di vita di un intero territorio se non di un’intera Regione

Per l’attuale opposizione il gioco sembrerebbe apparentemente facile, ma poi, basta andare a ritroso nel tempo, rileggere i dossier delle tante commissioni locali e regionali, per rendersi conto che il processo di privatizzazione era iniziato ben prima e senza paracadute per i meno abbienti.  Ma soprattutto che alcuni territori sono stati impoveriti da tempo.  L’unica USL, prima della ulteriore riforma, ad essere sacrificata fu quella di Orvieto, dai bilanci in equilibrio e con cespiti di tutto rispetto; il nuovo ospedale è stato inaugurato già vecchio; il turn-over dei primari assomiglia molto a quello dei calciatori delle squadre di Serie A di secondo livello e quindi non si è assicurata una crescita sia delle prestazioni che professionale; al centro dei ragionamenti politici c’è Perugia, poi Terni e ancora Foligno, mentre all’orvietano restano le briciole con interventi spot di maquillage che nascondono i difetti ma solo per un breve periodo di tempo.  E Orvieto? E gli orvietani?  Sembrano rassegnati a subire il progressivo e non più lento impoverimento di servizi sul territorio, quasi senza colpo ferire.  Se poi piangono in particolare i coccodrilli allora la reazione non s’innesca.  Nella vicina Pantalla in una domenica assolata e post-lockdown, i cittadini si sono messi a manifestare di fronte all’ospedale insieme ai sindacati, tutti, senza distinzione politica, per difendere un bene comune.  Basterebbe prendere esempio da lì facendo rete, una parola quasi sconosciuta nella Città del tufo, ma che oggi è necessaria per tentare di non perdere ulteriori servizi di primaria importanza e perché vengano rispettati le decisioni unanimi del consiglio regionale in materia di urgenze sanitarie e crescita professionale dell’ospedale.




Il PNRR, tanti sogni e due incubi, sanità e rifiuti. Sindaci, siamo sicuri che va tutto bene?

Il PNRR dell’Umbria è stato consegnato a Roma.  Come quello di altre Regioni è un po’ un libro dei sogni, dove c’è dentro tutto, ma proprio tutto.  E come tutti i libri dei sogni che si rispettano, leggendolo si intravede il progetto futuro di Regione che ha in testa la presidente Tesei.  Si spinge sul digitale, certamente, si implementa la centralità (sic!) di Bastia Umbra, si pensa a una mission adeguata per Terni sempre meno a trazione industriale pesante.  E Orvieto?  Ecco, anche il futuro di Orvieto è disegnato.  Soprattutto è delineato il grado d’importanza della città all’interno dell’Umbria.  Otto volte è citata la città del Duomo; sembrano tante ma nella realtà così non è, visto che l’unica ripetizione e gli unici progetti definiti già nel libro dei sogni riguardano l’incubo-rifiuti.  Sarà un caso?

Ma vediamo brevemente come è pensata Orvieto del futuro per l’Umbria.  I collegamenti dovrebbero essere il piatto forte e invece, solo generici impegni a migliorare, migliorare, migliorare…nulla di più.  Ma cosa e dove?  Sicuramente i collegamenti ferroviari da e per Roma e Firenze, andandosi a collegare in maniera veloce con i due punti extra-regionali dell’AV umbra (il pensiero di utilizzare Orvieto non è mai venuto né a sinistra né a destra) e con l’aeroporto di Roma Fiumicino, quello di riferimento per la città del Tufo.  Sarebbe auspicabile un netto miglioramento della viabilità da e verso il capoluogo regionale nei punti dei cosiddetti “Fori di Baschi” e rendendo meno tortuosa, laddove economicamente sostenibile, la Orvieto-Todi che poi si collega alle E45 per Perugia.  Orvieto città isolata, ma allo stesso tempo di confine con alto Lazio e bassa Toscana e attraversata da tre direttrici di grande traffico nazionale (due linee ferroviarie e una autostradale) dovrebbe avere una sanità semi-autonoma, non si pretende di avere in house anche i trapianti, per rispondere in particolare alle emergenze denominate “tempo-dipendenti”.  Ci ritroviamo con un hospice a due passi dal Duomo e ambulatori, in un punto dalla viabilità difficile e dove auspicabilmente non si dovrebbe proprio arrivare in auto.  Un ospedale DEA di I livello con alcune operazioni di maquillage e una manciata di operatori in più.  Per il resto Orvieto è inserita in “altre città” nel PNRR targato Tesei.

Poi, per finire, c’è l’incubo dei rifiuti, un male ma necessario.  E’ vero, i rifiuti li produciamo tutti ma perché poi il conto lo paga solo uno?  Insomma, anche nell’ossatura del nuovo piano e nel libro dei sogni, Orvieto appare come punto di riferimento per il settore.  Sì da una parte si recupera e si mette in sicurezza il calanco più “antico” quello con i rifiuti importati per intenderci, ma dall’altro non si nasconde più la mano che ha scritto “revamping”.  Sì, ci si è giustamente preoccupati della vicinanza di un possibile futuro impianto di trasformazioni di rifiuti plastici, ancora una volta sempre di rifiuti si parla, perché troppo vicino a zone di alto pregio vitivinicolo, e poco più in là c’è la discarica che dovrebbe, il condizionale è d’obbligo, rimanere come riferimento per l’intero ATO2, anche se in forma residuale, ma tanto basta per sapere che continueranno gli scarichi a “Le Crete”.  Contro questa realtà hanno alzato la voce, di un tono, sindaci e amministratori, di più, le associazioni, ma alla fine la discarica continua a rimanere a Orvieto come un moloc.

In sintesi, per quanto possibile, questo è il profilo che viene delineato per Orvieto nel “libro dei sogni” della Regione Umbria, un territorio ancora marginale, con qualche “aiutino” di facciata e nulla di sostanzioso e due incubi: la sanità e l’ambiente.  E allora per finire due domande agli amministratori dell’orvietano, semplici e dirette.  Ai sindaci dell’intero territorio piace questa situazione?  I sindaci del territorio sono pronti a combattere fino alle barricate senza distintivi politici?